Andrea Donati: Blog https://www.andreadonati.it/blog en-us (C) Andrea Donati (Andrea Donati) Thu, 22 Sep 2022 09:38:00 GMT Thu, 22 Sep 2022 09:38:00 GMT https://www.andreadonati.it/img/s/v-12/u101526205-o428665162-50.jpg Andrea Donati: Blog https://www.andreadonati.it/blog 120 120 Utilizzare Microsoft 365 mantenendo la posta elettronica con Google Workshop https://www.andreadonati.it/blog/2022/9/utilizzare-microsoft-365-mantenendo-la-posta-elettronica-con-google-workshop Un'azienda (che chiamerò CONTOSO) ha un dominio configurato con Google Workspace e i dipendenti di CONTOSO vogliono utilizzare Office 365 e lavorare sui file in condivisione con altre aziende della struttura, che usano SharePoint. La soluzione migliore è quindi quella di acquistare licenze Microsoft 365 Business Standard che, guarda caso, contiene sia le app desktop di Office sia i servizi SharePoint/OneDrive/Teams.

Tuttavia l'azienda CONTOSO non vuole dismettere Gmail. Pertanto l'obiettivo è attivare le licenze Microsoft 365 mantenendo i server MX configurati su Google Workspace. Ok fin qui?

Bene, Microsoft 365 con la posta elettronica è stupido.

Per prima cosa aggiungo il dominio CONTOSO.it e non imposto Exchange - cosa che è possibile fare tramite una spunta quindi si presume che Microsoft 365 preveda tale eventualità.

Microsoft 365 si offende. Prima prevede la possibilità di non usare Exchange, poi nell'elenco dei domini dice che mancano dei servizi.

È sicuro al 100% che Microsoft 365 di quella spunta se ne freghi proprio: quando qualcuno nel tenant manda un'email ad un ipotetico Mario Rossi di CONTOSO - [email protected] - Microsoft 365 insiste nel volerlo inviare internamente, e l'email torna indietro e dà errore dicendo che l'indirizzo email è sconosciuto.

Come si risolve il problema? Bisogna andare nei domini accettati su Exchange e dire che CONTOSO.it non utilizza Exchange (dev'essere "relay" e non "authoritative"). Se ci pensate è un'operazione ridondante. Se aggiungendo CONTOSO.it non flaggo Exchange, è ovvio che CONTOSO.it non utilizza Exchange.

Ma non è finita qui. Bisogna anche creare un connettore per dire di nuovo a Exchange che se mando un'email a CONTOSO.it, devo usare un MX esterno.

In pratica se voglio configurare un dominio in Microsoft 365 mantenendo gli MX di Google, Microsoft infila un bel bastone tra le ruote (per non dire da un'altra parte) e mi chiede conferma tre volte e in tre posti diversi che no, non voglio usare Exchange, che tra l'altro pago comunque (non è che se non uso Exchange pago meno eh).

Basterebbe quella piccola e semplice spunta iniziale in cui si dice di non usare Exchange per risolvere il problema.

Ma no, Microsoft 365 con la posta elettronica è stupido.

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(Andrea Donati) authoritative connectors connettore domains email exchange google google workshop mail microsoft microsoft 365 mx relay https://www.andreadonati.it/blog/2022/9/utilizzare-microsoft-365-mantenendo-la-posta-elettronica-con-google-workshop Thu, 22 Sep 2022 09:37:53 GMT
Hitman 3 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2022/8/hitman-3---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/1659040

Hitman 3 è il capitolo conclusivo della trilogia stealth dedicata a 47, all'ICA e a Providence.

La premessa necessaria è che Hitman 3 va acquistato e giocato esclusivamente se si sono già completati i primi due capitoli. Le innovazioni tecnico/grafiche di Hitman 3 sono impercettibili, la trama è strettamente intrecciata agli eventi narrati nelle missioni precedenti e, pertanto, se ci si vuole avvicinare a questo gioco partendo da zero, va fatto acquistando il primo capitolo o l'intera trilogia (quest'ultima opzione la consiglio caldamente).

Sintetizzo il genere: stealth. Ma è uno stealth atipico, non è frustrante e anzi, paradossalmente permette approcci anche aggressivi e chiassoni senza per questo motivo far fallire la missione. In Hitman 3 resta infatti la caratteristica principe di questa serie, ovvero la possibilità di poter completare le missioni in mille modi diversi. Se gli obiettivi sono sempre gli stessi, ovvero uccidere qualcuno, ci sono una quantità abnorme di modi per farlo. Ad esempio in una festa puoi travestirti da guardia di sicurezza, da giardiniere, da cameriere, da avvocato, da cuoco, da soldato e così via, in base a chi stordisci. Una volta indossato il travestimento, puoi sfruttarlo in mille modi diversi per raggiungere l'obiettivo o, in alternativa, puoi seguire le "Storie delle missioni" che suggeriscono tre/quattro modi per completare la missione step-by-step.

Le ambientazioni sono anche in questo caso straordinarie, ci si sente completamente immersi nei luoghi creati dai programmatori. La bellezza e la cura nei dettagli è incantevole e impressionante, un lavoro certosino che si riflette nel coinvolgimento che dà il muoversi intorno ad essi.
Anche gli NPC che popolano queste ambientazioni sono gestiti ottimamente: certo, rimanere venti minuti a guardarli fa capire che sono programmati per fare sempre le stesse cose, ma si prova davvero la sensazione di trovarsi circondati da gente dal comportamento realistico. L'IA di quelli che sono i veri nemici da "occultare", invece, quindi guardie, soldati o vittime designate per i nostri travestimenti, tendono ad avere comportamenti più statici. Si tratta di una scelta a mio avviso necessaria, perché un comportamento imprevedibile avrebbe reso le missioni frustranti se non impossibili da completare.

Come sempre è possibile, nella preparazione delle missioni, intervenire sulla difficoltà delle stesse disattivando alcuni aiuti, e come sempre, al termine delle missioni, è possibile ripeterle partendo da nuove location o con un inventario differente per concentrarsi sulle sfide/achievement ancora da completare.

In sintesi Hitman 3 è la perfetta conclusione di una trilogia altrettanto perfetta. Chi possiede i primi 2 titoli non si lasci sfuggire questo capitolo finale, e chi non possiede Hitman ma vuole provare questo genere, ignori questo terzo capitolo e acquisti la trilogia completa, che finalmente si inizia a trovare a prezzi accessibili. Per farvi capire quanto mi sia piaciuto, non vedo l'ora che IO Interactive sveli quali saranno i progetti futuri per 47.

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(Andrea Donati) 47 agent 47 agente 47 hitman hitman 3 hitman iii ica pc providence recensione review stealth https://www.andreadonati.it/blog/2022/8/hitman-3---recensione Tue, 23 Aug 2022 09:29:34 GMT
Just Cause 3 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2022/8/just-cause-3---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/225540/

Just Cause 3 conferma quanto visto nel capitolo precedente (ignorate il primo, al solito), e lo porta ai massimi livelli, infarcendolo di avamposti militari e cittadini da conquistare, un numero abnorme di sfide e qualche missione principale a fare da contorno.
In sintesi, JC3 è un open world d'azione (e distruzione) dove il protagonista, Rico Rodriguez, deve cercare di liberare l'arcipelago di Medici dalla dittatura instaurata da Sebastiano Di Ravello, conquistando/distruggendo (tanti) avamposti e svolgendo (poche) missioni.

Partiamo dall'ambientazione: giocate a Just Cause 3 in inglese. Medici è un arcipelago del mediterraneo, tra Italia e Spagna, e da queste due nazioni eredita tutte le loro tipiche caratteristiche e stereotipi.
Paesi tipicamente latini, resti archeologici esageratamente Sicilia-style, automobili e soprattutto i dialoghi.
Tutti i personaggi, dal protagonista in giù, hanno un fortissimo accento italo-spagnolo, motivo per cui questo gioco va assolutamente affrontato in lingua inglese, così da rimanere spiazzati e ridicolmente confusi da dialoghi al limite dell'oltraggioso per via di accenti stereotipati al massimo.

Per il resto, come detto sopra, è il tipico Just Cause: fin dall'inizio ci si ritrova costretti a conquistare un'infinità di avamposti, dove con "conquistare" si intende "distruggere": a colpi di lanciarazzi e armi d'assalto si dovranno distruggere radar, trasformatori, generatori e così via, tutti ben riconoscibili perché sagomati di rosso con annessi led per il riconoscimento in lontananza. Le milizie che occupano gli avamposti non solo spareranno ma invieranno anche elicotteri da combattimento, tank, militari corazzati e via dicendo, in un turbinio di caos che in sostanza è il marchio di fabbrica del gioco.
Distrutti tutti (tutti) i dispositivi, la città o l'avamposto militare vengono conquistati dai ribelli, sbloccando veicoli e sfide.

Le sfide sono anch'esse un'infinità, e insieme alla conquista degli avamposti sono il cuore del gioco: gare con la tuta alare, corse contro il tempo, distruzioni a tempo di avamposti e così via, ci sono tonnellate di sfide che in cambio permettono di migliorare notevolmente abilità e caratteristiche del protagonista.

Per muoversi lungo l'arcipelago ci sono svariate opzioni: la più semplice è la combo paracadute-rampino, che una volta padroneggiata permette di muoversi in lungo e in largo in pochi semplici click.
Usare l'auto è sconsigliato, le strade sono tortuose, lunghe, e non c'è quasi nulla di interessante da vedere.
L'elicottero è facilmente manovrabile con mouse+tastiera, l'aereo no, si governa solo col gamepad. Io ho usato la tastiera ma è un inferno, bisogna intrecciare due mani per non far confusione tra rollio e imbarcata.
C'è anche il fast-travel che toglie parecchio divertimento (clicchi lì, vai lì, e si perde tutta l'esplorazione).

Le missioni principali tenetele per ultime. Cioè sono da fare, a volte sono necessarie per sbloccare alcune zone, ma per l'amor di Dio fatele solo quando non avete altra scelta. Perché sono pochissime, e perché quando si finiscono il gioco perde qualunque interesse. Le mie ore di gioco coprono un completamento di avamposti e sfide (tutte con 5 stelle/ingranaggi) al 90% circa e tutte le missioni. Facendo solo le missioni e solo avamposti/sfide necessari, le ore di gioco potrebbero anche ridursi ad un quarto.

In ogni caso, riassumendo, Just Cause 3 è un gran gioco sapendo che tipo di gioco è: ovvero è un gioco scassone, chiassone e stupido. Ed è perfetto così. Graficamente ottimo, dialoghi comicamente disagianti, trama da terza elementare, divertimento garantito per decine di ore.
Assolutamente da provare.

 

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(Andrea Donati) azione cause di ravello just just cause just cause 3 medici pc recensione rico rico rodriguez rodriguez third person shooter tps https://www.andreadonati.it/blog/2022/8/just-cause-3---recensione Tue, 02 Aug 2022 13:54:41 GMT
Wreckfest - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2022/5/wreckfest---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/228380/

Wreckfest è un gioco sì bello, ma vecchio, tanto vecchio. Sarebbe stato un gran gioco se fosse uscito 20 anni fa.
Stiamo parlando di un destruction derby classico, dove si alternano corse su circuiti alle tipiche arene.
Il tutto chiaramente puntando sulla distruzione di auto e di come il motore del gioco rappresenti al meglio questa distruzione.

Cominciamo dalla trama: inesistente. L'impostazione della modalità singleplayer è una mera sequenza di gare che, poco a poco, ne sbloccano altre. Finite le gare e conquistati tutti i punti, finisce il gioco.

Come detto sopra, le gare si dividono sostanzialmente in due tipologie: i circuiti e le arene.
I circuiti a loro volta si dividono in tre categorie: quelli classici, quelli ad anello e quelli con la pista che si incrocia.

I circuiti classici in breve diventano noiosi. Sono disegnati male, non parlo della grafica ma proprio della loro progettazione: sono noiosi. Non hanno personalità, sono solo una sequenza di curve destra-sinistra tutte più o meno uguali tra loro, con ambientazioni anch'esse troppo simili. Si sente un'incredibile mancanza di varietà nei disegni dei percorsi e nella loro ambientazione.
La varietà è talmente limitata che gli sviluppatori del gioco hanno ben pensato di creare gare affrontando i circuiti anche al contrario. Si tratta di una scelta vecchio stampo, quando nei giochi di guida il design dei circuiti era talmente scadente che si potevano affrontare in qualunque direzione. Ricordo che un circuito ben progettato lo è perché ci si concentra sull'unica direzione in cui le auto devono percorrerlo.

I circuiti ad anello con il destruction derby hanno un senso limitato. Per distruggere gli avversari bisogna sforzarsi non poco, perché i frontali e gli urti laterali sono praticamente impossibili e non si può perdere troppo tempo ad accanirsi sui nemici altrimenti gli avversari prendono il largo e non li si raggiunge più. In pratica nei circuiti ad anello, a meno che gli achievement non richiedano espressamente di distruggere o far schiantare le auto (cosa, come detto, complicatissima), sono dei classici race-game senza alcuna componente distruttiva.

Per finire i circuiti che si incrociano sono decisamente i più divertenti e quelli che provocano più danni e di conseguenza più divertimento: ma sono pochi, pochissimi, e anche questi sono sempre gli stessi 2-3 circuiti ripetuti più volte. Una tristezza infinita.

Le arene purtroppo non sono meglio. Intanto sono pochissime, e poi quasi tutte hanno al loro interno una moltitudine di salti e buche che mal si addicono alle gare di destruction derby, dove il mero lo scopo è lo scontro. Mi spiego: un paio di salti ok, un paio di buche ok, ma se l'intera arena è un sali-scendi, colpire le altre auto diventa quasi impossibile.

Terminata la questione circuiti, passiamo alle auto.
C'è una scelta piuttosto variegata, dalle auto compatte e agili alle lunghe berline pesanti, con qualche eccezione rappresentata da divani (!), bus, camper, auto a due piani, tosaerba o mietitrebbia. Purtroppo la gestione dei potenziamenti è macchinosa: intanto le migliorie alle performance non aumentano la velocità massima o la tenuta in curva, ma solo l'accelerazione.
Inoltre se si potenzia al massimo un'auto, portandola ad esempio dal grado C al grado B, ecco che all'improvviso non sarà più disponibile per le gare di auto al grado C. Quindi tocca tornare al menu dei potenziamenti e iniziare una infinita sequenza di sostituzione delle parti del motore fino a quando l'auto torna al grado C.
E ancora, è possibile disattivare i sistemi elettronici di un'auto, come ABS o ESP, solo se si disattiva anche il cambio automatico. Perché?

Restiamo in tema di auto con la questione dei danni. Bugbear ha fatto un lavoro straordinario sui danni. Le auto si disfano in maniera "realistica" quando si tratta di carrozzeria. Ma il motore, alberi, sospensioni, ruote, sono tutte in una qualche lega aliena indistruttibile. Pertanto un'auto potrà diventare grande quanto una scatoletta di tonno eppure sarà sempre lì a fare i 150km/h e a curvare come fosse appena uscita dal concessionario.
E quindi ecco un'altra grande idea anni '90: c'è una "barra della vita", che piano piano subendo i colpi avversari scende, e quando arriva a zero ecco che a quel punto l'auto si rompe.
In sintesi la struttura dell'auto e la sua "barra della vita" hanno due percorsi completamente separati, pertanto questo miracoloso ed effettivamente appagante sistema di distruzione della carrozzeria, è solo una mera questione estetica.

Com'è la IA degli altri piloti? Stupida. L'IA è chiaramente studiata per essere veloce in pista. Quelle rare volte in cui i piloti sono aggressivi, sono inclini al suicidio. Ad esempio se in curva hai un avversario all'interno, molto probabilmente allargherà la curva per farti finire fuori: basterà quindi premere leggermente il freno e l'auto dell'IA continuerà la sua spinta verso l'esterno fino a finire da sola fuori dalla curva.
Non mi esprimo sul comportamento nei circuiti invertiti... e invece lo farò: la IA non è evidentemente stata studiata per i circuiti presi al contrario, e le auto vanno a sbattere ovunque. Se l'obiettivo è finire primo, basta starci lontano e dopo pochi giri ci si ritrova quasi da soli in pista, con le altre auto tutte distrutte.
In arena la situazione non migliora, con auto che si incastrano nei posti più disparati e non c'è un sistema che automaticamente le resetti nel caso in cui non si muovano per più di qualche secondo.
Gli unici circuiti in cui si comportano bene sono quelli con gli incroci che, non fosse che sono tipo 2 o 3 in tutto, sarebbero come già detto gli unici divertenti.

Il tutto, tra l'altro, con una navigazione nei menu che è stata progettata da chi utilizza un gamepad. Se si usa una tastiera, si passa indiscriminatamente dall'utilizzo delle frecce ai tasti Q ed E. Navigare rapidamente per potenziare le auto richiede che le dita e le mani si muovano in un turbinio interminabile di tasti da far impallidire un dattilografo. A volte si può usare il mouse e a volte questo non funziona, a seconda di quale voce del menu si va a selezionare: non scherzo, "Inizia gara" - per esempio - non si può selezionare con il mouse, solo con la tastiera. Le altre voci si possono selezionare con il mouse ma a quel punto per usare di nuovo la tastiera bisogna uscire e rientrare nel menu.
Inoltre il gioco non memorizza la difficoltà della IA, quindi per ogni singola gara bisognerà andare nell'apposito menu per verificare il grado di difficoltà e nel caso correggerlo.
A questo si aggiunge che i caricamenti dei circuiti richiedono tempi esorbitanti (e il mio PC è di fascia alta).

Ma insomma, in sostanza, possibile che questo gioco sia così brutto? Fosse uscito 20 anni fa no. Ma ad oggi è una schifezza, i circuiti sono tutti uguali e noiosi, le arene sono inaffrontabili, i menu da navigare sono astrusi e non c'è assolutamente nulla che ti spinga a rimanere attaccato al gioco.
Le mie tante ore passate su Wreckfest sono dovute al tentativo di completare la campagna "platinando" anche tutti i bonus. Ci sono riuscito, ma a che pro? Nessuno. Nessun premio, nessun "bravo hai completato tutti gli achievement". Ma allora che li hai messi a fare? Boh.

Ci sono tanti giochi di guida tripla A che hanno al loro interno delle modalità destruction derby (un esempio a caso, The Crew 2): giocate a quelli e lasciate perdere Wreckfest. È un bel gioco, ma stufa troppo presto.

 

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(Andrea Donati) arcade bugbear destruction destruction derby distruzione gara guida pc race recensione recensioni review wreckfest https://www.andreadonati.it/blog/2022/5/wreckfest---recensione Fri, 27 May 2022 15:31:28 GMT
Rise of the Tomb Raider - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2022/4/rise-of-the-tomb-raider---recensione Secondo capitolo della trilogia di Lara Croft, Rise of the Tomb Rider conferma i pregi del primo capitolo e riesce a colmarne qualche difetto.
Questa recensione è in esclusiva su questo sito, dato che mi era stata data in regalo dall'Epic Store e non è possibile fare recensioni in quella piattaforma.

Per chi non ne conoscesse genere, si tratta di un gioco di azione in terza persona con elementi molto basilari di platform, stealth, rompicapo, rpg e arcade. È chiaramente concepito per essere giocato con un gamepad, "console-based", ma riesce ad essere efficace anche con tastiera e mouse, laddove mirare diventa estremamente più semplice ed immediato.
La trama è decisamente più efficace rispetto al primo capitolo, dove si andava avanti a furia di "colpi di fortuna". Anche l'ambientazione riesce ad essere decisamente più variegata, spaziando da vette innevate a foreste, da antichi villaggi a immense caverne.
La progressione del gioco è intervallata da accampamenti, numerosi e in grado di far riprendere fiato tra una sessione e l'altra. Tuttavia i checkpoint del gioco sono innumerevoli, e morire significa dover riprendere la partita pochi istanti prima, rendendo il gioco nient'affatto frustrante.
La grafica è veramente fantastica per essere un gioco comunque di svariati anni fa. Sia le ambientazioni che i personaggi sono riccamente dettagliati e realistici. Il comparto audio è altrettanto ottimo: io ho giocato con il doppiaggio inglese e i sottotitoli in italiano.
Proprio il doppiaggio è quello che è rimasto un punto negativo come nel primo capitolo: mentre la voce di Lara è meno stridula, rimane traccia di un uso eccessivo di versi e gemiti, un continuo per tutto il gioco che alla lunga è un po' fastidioso.
Volendo rimanere in ambito di punti negativi, un altro tassello lo metto sulla crescita del personaggio. Negli accampamenti sarà infatti possibile dare/migliorare alcune caratteristiche di Lara, siano esse relative alle sue armi o alle sue abilità in combattimento. Tuttavia la sensazione è che questi miglioramenti influiscano in maniera molto relativa sul gioco: non si ha la percezione che Lara diventi via via più forte.
Come detto prima le mappe sono molto variegate, ricchissime di sfide con oggetti da trovare ma soprattutto zone "opzionali" da esplorare. All'interno di queste, così come di tanto in tanto nella missione principale, occorrerà riflettere su come completare le sfide proposte, altrimenti non si riuscirà a proseguire nella storia.
La linearità del gioco è presente, ma il percorso che conduce dal punto A al punto B è comunque liberamente esplorabile (le mappe sono discretamente vaste).
Per finire i combattimenti risentono moltissimo del livello di difficoltà scelto. A quello base risultano dei meri "acchiappa la talpa", e Lara risulterà quasi immortale. Per evitare che questo gioco dia delle sfide in più rispetto ad essere un mero "film", conviene puntare su difficoltà più elevate, senza la mira assistita e con la salute che non si rigenera nei combattimenti. L'IA dei nemici è discreta, non se ne stanno fermi ma cercano di trovare percorsi per avvicinarsi e sfruttare il corpo a corpo, dove Lara è certamente più debole.

In conclusione, Rise of the Tomb Raider è un gran gioco, degno successore del primo capitolo che comunque consiglio di giocare prima di questo. Regalerà parecchie ore di divertimento, specie se si cercheranno tutte le sfide opzionali.

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(Andrea Donati) 2016 action arcade croft lara of raider recensione review rider rise rottr the tomb videogame videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2022/4/rise-of-the-tomb-raider---recensione Sat, 02 Apr 2022 21:15:36 GMT
Hitman - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2021/6/hitman---recensione Premessa: se si possiede la versione di Hitman che l'Epic Game Store rese gratuita per una settimana qualche anno fa, procedere come segue:
- Acquistare (gratuitamente) Hitman 3 Free Starter Pack
- Acquistare Pass di accesso Hitman 3 GOTY Edition (14,99 euro che nel carrello diventeranno 0,00 euro)
- Installare Hitman 3 e giocare a Hitman GOTY all'interno di Hitman 3.

Se invece si possiede già Hitman GOTY, procedere come segue:
- Acquistare (gratuitamente) Hitman 3 Free Starter Pack
- Installare Hitman 3 e giocare a Hitman GOTY all'interno di Hitman 3.

Questa recensione di Hitman (Hitman "1", il primo capitolo della trilogia, quello del 2016) è dedicata soprattutto a chi non ha mai giocato ai capitoli precedenti, quindi è senza confronti col passato.
Si tratta di uno stealth puro, in terza persona, dove gli amanti delle mappe lineari e dei giochi d'azione troveranno realizzati i propri incubi peggiori.
Eppure, per esperienza personale data dall'apprezzare gli FPS action e lineari, ho amato Hitman, ho amato l'Agente 47 e l'ho giocato volentieri, rimanendoci persino male dal vederlo "finire" dopo poche missioni.
Il bello di Hitman infatti è che si tratta di un gioco che ha la rigiocabilità insita nella propria anima. Ogni missione ha un obiettivo semplicissimo, solitamente eliminare un paio di nemici, ma per completare quell'obiettivo è possibile agire in un'infinità di modi differenti. E per poter sperimentare, verificare, completare ogni modalità, sarà necessario giocare ogni missione e ogni step di missione più e più volte.
Detto in parole povere, ogni missione è composta da una manciata di missioni differenti.
Per questo dicevo che gli amanti del lineare si ritroveranno completamente spiazzati. Per andare dal punto A al punto B ci si potrà aprire la strada sbarazzandosi di tutti i nemici, oppure infiltrandosi tra essi, oppure evitandoli, oppure distraendoli e così via.
E il tutto in mezzo ad un numero di NPC incredibile, tutti differenti tra loro, ciascuno con il proprio "percorso", unico rispetto agli altri, e che probabilmente porterà all'unico vero difetto (ci arriviamo dopo).

A tutto questo ci aggiungiamo il carisma del protagonista, "47", il suo essere sempre serio, professionale, asettico quando intorno a lui invece è un continuo cumulo di emozioni e di situazioni portate all'esagerazione.
In un gioco stealth come Hitman ci si concentra sempre nell'agire nel silenzio, con precisione, e in molti casi i risultati al limite dell'assurdo (recensione no-spoiler) sono al limite dell'esilarante e anche per questo danno una soddisfazione e un divertimento incredibili.

Tecnicamente il gioco è ottimo: ambienti dettagliatissimi, personaggi ottimamente raffigurati e diversi tra loro, con richieste hardware non esagerate e un sistema audio degno di questo nome: il gioco ha i sottotitoli in italiano ed è doppiato egregiamente in inglese, senza stupidi stereotipi e inflessioni della lingua quando ci si trova in paesi stranieri (cioè sempre).

Difetti ne abbiamo? L'ho accennato prima: gli NPC si muovono costantemente nella mappa, ma seguendo percorsi ben precisi, ripetitivi, sempre uguali. Pertanto se si punta a stordire un NPC ben preciso, basta guardare quello che fa, attendere qualche secondo o minuto ed ecco che tornerà a fare esattamente quello che faceva prima.
Ma il vero difetto è che Hitman 1 dura troppo poco. Sei missioni sono poche: è vero che con la versione GOTY ce ne sono altre tre, è vero che ogni missione può essere rigiocata tante volte in tanti modi differenti... ma resta un po' di amaro in bocca quando la storia si conclude e si deve scegliere se comprare Hitman 2 o rigiocare nuovamente le missioni.
Il mio consiglio è: finita una missione, rigiocatela subito. Provate alternative, provate nuove opportunità, controllate le sfide. E una volta che quella missione vi esce dalle orecchie, è il momento di passare alla successiva, da sfruttare anch'essa fino in fondo e via così, fino all'ultima.

In sintesi, Hitman è un gioco per gli amanti dello stealth ma è anche rivolto ai casual gamer e, perché no, anche agli amanti dei giochi d'azione che vogliono un prodotto di qualità altissima e assolutamente non frustrante. In Hitman non è possibile aumentare o diminuire la difficoltà ma si potrà agire sull'interfaccia di gioco per renderla più ostica, nascondendo gli obiettivi, i suggerimenti, e così via, fino a raggiungere un altissimo realismo e un'altissima difficoltà. E comunque pronti a tenere d'occhio il secondo e terzo capitolo, perché li acquisterete immediatamente finita l'ultima missione di Hitman 1.

 

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(Andrea Donati) 2016 47 agent 47 agente 47 hitman hitman 1 hitman 2016 recensione stealth terza persona tps trilogia https://www.andreadonati.it/blog/2021/6/hitman---recensione Tue, 01 Jun 2021 13:51:34 GMT
Prototype 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/prototype-2---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/115320/

Premessa: se lanciando Prototype 2 il gioco mostra una schermata nera e poi si chiude, è necessario - con i permessi di amministratore - andare in "Gestione dispositivi" e disabilitare tutte le voci chiamate "Dispositivo controllo consumi compatibile HID".

Prima di giocare a Prototype 2, oltre alle mille recensioni lette per capirne le caratteristiche, ho anche riletto la recensione che scrissi qualche anno fa sul primo capitolo.
Che dire: è un degno successore.
Personalmente consiglio di giocarli entrambi: le dinamiche di gioco sono praticamente identiche, e l'arco narrativo segue - pur da lontano - un'unica traccia.
L'avvio di Prototype 2 è un po' confusionario, e lo è ancor di più per chi non ha giocato al primo capitolo. 

In sintesi si tratta di un Open World (per modo di dire, ci arriviamo) in terza persona, in cui un "anonimo" soldato delle forze speciali si ritroverà a tu per tu con il collega del primo capitolo, il quale gli inietterà i suoi poteri. Niente dettagli perché come sempre le mie recensioni sono no-spoiler.
E' un gioco d'azione, molto (MOLTO) splatter, pieno (PIENO) di parolacce, in cui bisognerà destreggiarsi con combo di grande impatto contro nemici infetti, soldati e forze speciali.
C'è anche una microscopica e primitiva componente stealth, quando si tratta di "consumare" ("assorbire" sarebbe stato un termine migliore) i nemici evitando che altri in quel momento ti guardino.
Un ruolo non da poco - ma anch'esso in formato molto semplificato - veste la componente RPG del gioco: il personaggio livella e si possono selezionare abilità e migliorie di svariato genere, con effetti ben visibili all'atto pratico.

Dopo pochi minuti di smarrimento si inizia a comprendere meglio gli strani - e pessimi - sistemi di movimento del personaggio. Se devo scegliere un difetto di questo gioco, di sicuro è il sistema di movimento. Premendo "W" il personaggio non va avanti, ma inizia a correre nella direzione in cui in quel momento sta guardando, per poi ruotare e andare avanti. Se si lascia andare "W" il personaggio non si ferma, ma rallenta e poi si ferma. Se si vuole effettuare un piccolo movimento in avanti, quindi si preme "W" e lo si lascia andare dopo mezzo secondo, il personaggio o non si muove oppure si muove troppo. Non ci si può girare su se stessi.
Questo è il tipico problema di quei giochi realizzati da chi ha un joypad tatuato sulla fronte.
Chi utilizza una tastiera+mouse si ritroverà di fronte ad un gioco in (pur minima) parte menomato da un sistema di movimento astruso, legnoso, lento, poco reattivo.

Continuando coi difetti, occhio perché è un gioco che si spaccia per Open World ma lo è fino ad un certo punto: d'accordo, puoi esplorare la parte sud di Manhattan e i quartieri ad essi limitrofi, ma le missioni sono sempre una o due al massimo tra cui scegliere. Non ci sono missioni secondarie, non si possono prendere le missioni per poi fare quella che si desidera. L'unica cosa che rende Prototype un Open World sono dei "bonus" che si trovano sparsi nella mappa: covi, nemici "speciali", scatole nere e altre location o nemici in grado di aumentare le abilità del personaggio.

La trama è ben costruita: all'apparenza semplice e all'inizio ingarbugliata di nomi, ha un suo perché e la scenografia aiuta. Dal punto di vista tecnico infatti il gioco ha qualche anno sulle spalle ma si comporta egregiamente. Soprattutto la south Manhattan devastata dall'infezione è uno spettacolo, ma in generale l'ambientazione è immersiva al massimo. Anche il comparto sonoro non è niente male, fortemente d'impatto. Tuttavia il doppiaggio (ho giocato a Prototype 2 in italiano) è mediocre: labiale non perfettamente a sincrono, sempre le stesse voci, recitazione da "compitino".

La longevità del gioco non è niente male. Col fatto che ci si può muovere sfruttando dei "poteri" che permettono lunghi salti e planate, in aggiunta all'ambientazione coinvolgente, e alle zone o nemici "bonus", il tempo passa velocemente e le mie 30 e passa ore di gioco sono volate in un attimo.

In sintesi, Prototype 2 è un degno successore del primo capitolo, direi un'ottima prosecuzione che consiglio di affrontare anche una dopo l'altra. Vale la pena giocare anche al primo capitolo - per chi l'ha ignorato - ma si può partire direttamente da questo capitolo, pur perdendo parte del background narrativo.
Un gioco in terza persona veramente d'impatto, tipo da "ora mi sfogo", in cui devasti nemici a manciate con un colpo solo e arrivi ad un livello di potenza tale che ogni tanto dovrai trattenerti per evitare di disintegrare nemici che invece ti serviranno in fin di vita per poterli "consumare".
Non fate questo gioco a difficoltà "Facile", è talmente banale che toglie il divertimento.

 

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(Andrea Donati) azione gioco heller infetti infezione new york prototype prototype 2 recensione terza persona third person shooter tps https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/prototype-2---recensione Fri, 21 May 2021 17:21:19 GMT
Dishonored - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/dishonored---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/205100/

Si presenta come un FPS, ma dopo pochi istanti di gioco Dishonored svela le sue carte: un puro stealth-game, dall'inizio alla fine.
Immerso in una cupa atmosfera steampunk, dove la peste e i tradimenti fanno a gara a chi miete più vittime, Corvo - il protagonista del gioco - dovrà affrontare poche ma lunghe e complesse missioni nel tentativo di salvare la vita ad una futura piccola imperatrice.
Per chi ama gli stealth, Dishonored risulterà quasi un capolavoro. Il nostro alter-ego avrà dalla sua armi e munizioni limitatissime, ma molti poteri dati dalla magia nera in grado di rendere la sua presenza invisibile ai nemici.
Tuttavia l'approccio permetterà anche agli amanti dei giochi d'azione una certa dose di sano divertimento.
Sono infatti tre i modi in cui affrontare le missioni: il primo, il più brutale, è facendosi strada nell'ombra ma con il mero scopo di far fuori tutti coi dardi o con pugnalate alle spalle. Poi, spianata la strada, si potrà completare indisturbati le missioni, usando la pistola per far fuori gli eventuali nemici rimasti. E' un metodo che, come detto, è adatto a chi non ama troppo gli stealth ma vuole cimentarsi in qualcosa di (molto) diverso dal classico spara-spara.
Il secondo metodo è cercare di non farsi vedere e stordire chi si frappone tra noi e gli obiettivi finali. Ideale per chi apprezza gli stealth ma è un casual-gamer; in pratica giocare in questa modalità diventa una sorta di sfida nella sfida: affrontare i nemici solo se necessario, ma tramortendoli alle spalle o con dardi stordenti.
Il terzo metodo è per i pro-gamer e/o per chi ama lo stealth puro. Dishonored permetterà infatti di affrontare tutte le missioni senza mai farsi scoprire. Grazie soprattutto ai poteri magici, sarà possibile affrontare le missioni senza che a nessuno venga torto un capello. E' una modalità di gioco estremamente difficile.
Come vedete è una varietà di gioco notevole, che rende Dishonored in grado di soddisfare un'enorme fetta di giocatori.

Il comparto tecnico è di assoluto rilievo: l'ambientazione steampunk è riprodotta con grande cura nei dettagli, la città dove si svolge il gioco però fin dalle prime missioni dà l'idea che non ci sia una gran varietà di scenografie, che infatti rimangono pressoché identiche per tutto il gioco.
Ho giocato a Dishonored in italiano e il doppiaggio - sempre le solite voci già sentite in mille giochi, film, serie, documentari - è abbastanza "piatto" nella recitazione.
Il sonoro è invece d'impatto, e i suoni riprodotti dalle magie e dal pattugliamento dei soldati sono sicuramente di ottima qualità.
Graficamente, scenografie a parte, la qualità è discreta. Mentre si vede chiaramente una grande cura nei dettagli degli edifici, quando si vanno a vedere le texture da vicino o si osservano i volti dei personaggi, ci si rende conto che Dishonored si porta parecchi anni sulle spalle. Niente di drammatico, ma ad esempio molti volti sono particolarmente (e involontariamente) inquietanti.

All'inizio accennavo alle missioni. Sono poche, ma sono anche molto lunghe. Senza fare spoiler, molte di queste missioni danno l'idea che il gioco finisca rapidamente ma fidatevi, la lunghezza di Dishonored è particolarmente alta (lo vedete anche dalle mie ore di gioco), specie se si vuole affrontare anche le missioni facoltative (io l'ho fatto) e cercare tutte le rune (che donano o migliorano i poteri magici) o gli amuleti d'osso (che migliorano alcune caratteristiche o abilità del personaggio).
L'unico problema delle missioni - che per certi versi è anche un pregio, sia chiaro - è che per completarle è possibile percorrere svariate strade. Si tratta di una possibilità necessaria a causa delle tre modalità accennate poco sopra, ma proprio per questo motivo alcune scelte modificheranno notevolmente la durata delle missioni. Ad esempio all'ingresso di un edificio avevo la possibilità di andare a sinistra o a destra. Sono andato a destra, e mi sono ritrovato immediatamente davanti alla possibilità di concludere la missione. Se fossi andato a sinistra sarei finito in un labirinto di stanze e corridoi e avrei impiegato parecchio tempo prima di capire che... sarei dovuto andare a destra. Questo dilemma si presenterà svariate volte nel corso del gioco, ma l'importante è non darci troppo peso e godersi le lunghe e lente esplorazioni in attesa del momento più opportuno per muoversi.

In sintesi, Dishonored è un bello stealth. E' chiaramente pensato anche per giocatori amanti degli FPS spara-spara, ma in ogni caso va affrontato con pazienza, cogliendo gli attimi giusti per proseguire lungo il gioco. E' possibile arrivare a fine gioco usando solo un paio di armi e due o tre poteri magici. Ma è anche possibile ottenere achievement e un finale alternativo giocando in puro stealth, sfruttando tutti i poteri per non farsi mai vedere e non uccidendo (quasi) nessuno. Il tutto in un'ambientazione strafiga, peste e ratti a parte, e con un alter-ego dal carisma eccezionale.

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(Andrea Donati) azione corvo dishonored dishonored 1 fps game gioco giudizio opinioni recensione stealth steampunk videogame videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/dishonored---recensione Thu, 13 May 2021 22:05:55 GMT
Call of Juarez: Gunslinger - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/call-of-juarez-gunslinger---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/204450/

Gunslinger è l'ultimo capitolo della serie Call of Juarez.
Ammetto di non aver mai visto una serie di videogame così diversi tra loro. Il primo era un mix di combattimenti sia dalla distanza che corpo a corpo in trame differenti intrecciate tra loro. Il secondo era una sorta di open world dove prendere missioni e cavalcare lunghe distese desertiche alla ricerca dei nemici.
Quest'ultimo capitolo (ignoro volutamente il pessimo "The Cartel") è invece un FPS più classico, incentrato esclusivamente sulle sparatorie.

La trama è semplice ma intrigante: Silas Greaves entra in un saloon e racconta la sua storia, con evidenti esagerazioni, ad un piccolo gruppo di interessati uditori tra cui il barista, la cameriera e un giovane di nome Dwight. Questa recensione è no-spoiler quindi non entrerò maggiormente nei dettagli, ma nel momento in cui Silas inizia a raccontare le sue avventure, noi vestiremo i suoi panni e rivivremo le storie come lui dice di averle vissute.
Le missioni sono tutte molto simili tra loro: si parte in relativa calma, si affrontano gruppetti da tre nemici alla volta (sì, sempre da tre, per tutto il gioco i gruppi di nemici sono sempre formati da tre avversari), e ogni tanto - in punti ben prestabiliti del gioco - ci sono delle piccole ondate di nemici. Grazie all'abilità di "concentrazione" (che si ricarica man mano che si uccidono i nemici), nei momenti in cui gli avversari si fanno numerosi si potrà rallentare il tempo di gioco, identificare e sparare ai nemici che durante l'utilizzo di questa abilità saranno marchiati di rosso. Inoltre un'altra abilità (che si può utilizzare circa una volta al minuto) ci permetterà di schivare i proiettili mortali.
Non ci sono cure: il nostro personaggio potrà subire fino a 3 colpi e il quarto lo ucciderà. Se dopo uno, due o tre colpi ci si riposa qualche secondo, le ferite si auto-rimargineranno e si potrà nuovamente tornare all'assalto senza timore.
Attenzione a non buttarsi a testa bassa sui nemici: non è un FPS da corpo a corpo. Bisogna trovare nascondigli, attendere che i nemici ricarichino le proprie armi, puntare da lontano, mirare, far fuoco e nascondersi nuovamente.
Attenzione anche perché non esiste un mirino, ma bisogna utilizzare quelli integrati in pistole e fucili.

Proseguendo lungo la storia sarà possibile livellare il proprio personaggio, e saranno a disposizione tre "alberi" per migliorarlo. Personalmente ho trovato che il ramo dedicato all'utilizzo del fucile sia il migliore, e in generale utilizzare il fucile l'ho trovata sempre la scelta più saggia.
Al termine di ogni missione bisognerà affrontare il "boss" in un duello. Per quanto nei film siano riusciti a rendere i duelli dei momenti entusiasmanti, nei videogiochi non mai stato semplice. In Gunslinger hanno tentato di aumentare il pathos obbligando il giocatore a gestire sia la mano sopra la pistola (tramite i tasti "A" e "D" bisogna spostare la mano per far sì che sia esattamente sopra il manico) e contemporaneamente bisogna tenere il puntatore del mouse sul nemico (cosa non semplice perché il nemico si sposta di lato e il puntatore tende ad andare dove gli pare).
Quando il nemico abbassa le mani per prendere la pistola, il giocatore dovrà premere il tasto sinistro del mouse, e sparare appena appare il puntatore rosso (che anch'esso si muove un po' dove gli pare).
L'effetto finale è, diciamo così, "interessante". Non regala chissà quale pathos ma è comunque un sistema nuovo e intrigante per affrontare i duelli.

Concludo con il comparto tecnico: graficamente il gioco sente il peso degli anni, con una grafica super-satura, slavata e pixelosa. Ma le scenografie riescono comunque ad essere immersive, e si integra bene con un audio ben studiato, d'impatto senza essere esagerato.
Il doppiaggio è inglese con sottotitoli in italiano, è recitato molto bene ma se non si conosce bene l'inglese conviene fermarsi durante i dialoghi altrimenti non si riesce a giocare e a leggere contemporaneamente.

In sintesi: Call of Juarez Gunslinger è un FPS ben fatto e coinvolgente. Per terminare la campagna ho impiegato circa 10-11 ore, dopodiché la longevità praticamente si conclude. Se non vi sono piaciuti i capitoli precedenti non fatevi fregare, perché questo Gunslinger è diverso dagli altri in tutti i modi possibili. Se invece siete scettici su quale capitolo comprare e dovete sceglierne uno... vi consiglio decisamente questo.

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(Andrea Donati) azione call of juarez coj far west fps gunslinger recensione recensioni videogame western https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/call-of-juarez-gunslinger---recensione Sun, 02 May 2021 09:25:54 GMT
Strange Brigade - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/strange-brigade---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/312670/

Strange Brigade è uno Zombie Army versione "Eroi leggendari".
Se non conoscete Zombie Army, stiamo parlando di un TPS votato al cecchinaggio: una sorta di Left 4 Dead leggermente più "ragionato".

Quello che più salta all'occhio di Strange Brigade è l'ambientazione: un manipolo di personaggi iper-stereotipati (la meccanica, il colono, la tribale, l'esploratore, la pilota, il capitano e via dicendo) in un'epoca risalente ad un secolo fa, con scenografie di tutto rispetto che spaziano da foreste a piramidi, da isole tropicali a templi, da villaggi abbandonati a siti archeologi. L'immersione che dà il gioco è incredibile e ci si ritrova proiettati in un passato che solitamente si ritrova solo nei libri o nei film.

Meccanicamente, come accennato all'inizio, si tratta di un TPS: nei panni di uno "strano" protagonista, dovremo farci largo tra zombie, mummie, scorpioni, minotauri ed altri nemici che poco a poco appariranno nel gioco con presentazioni tipiche dei fumetti anni '30 del 900. La maggior parte dei nemici vanno uccisi da lontano: purtroppo non avremo a disposizione un intero arsenale, ma solo un'arma principale e una secondaria. La principale sarà quella che caratterizzerà il gioco e le tattiche da utilizzare coi nemici. Ad esempio se si sceglie il fucile da cecchino, si dovrà fare il possibile per eliminare i nemici quando sono distanti, si dovrà scappare spesso e, corpo a corpo, ci si dovrà affidare ai pugni o all'arma secondaria. Tuttavia se si preferisce stare in zona mischia, sarà possibile scegliere ad esempio mitragliette.

Il comparto audio è per la maggior parte concentrato in versi e mugugni dei nemici, intervallati dai nostri spari. Niente di particolarmente significativo, e il doppiaggio fa coppia con una trama che in entrambi i casi risultano trascurabili.

Lo consiglio? Ouch. E' un gioco da fare necessariamente in cooperativa. Bastano due amici eh, ma da soli è come Zombie Army: terribilmente noioso. Invece ecco che dai due giocatori in su diventa incredibilmente divertente, una sfida dietro l'altra. Il meglio lo dà in 4, ma anche in 2 o in 3 è incredibile come questo gioco cambi faccia.
Consiglio di prenderlo in saldo insieme al season pass, così da aggiungere una nuova serie di missioni che aumentano la longevità del gioco.
 

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(Andrea Donati) azione cecchino coop cooperativo recensione recensioni strange brigade tps videogame zombie zombie army https://www.andreadonati.it/blog/2021/5/strange-brigade---recensione Sun, 02 May 2021 09:22:59 GMT
Wolfenstein: The Old Blood - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2021/4/wolfenstein-the-old-blood---recensione Recensione pubblicata anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/350080/
Erroneamente definita da Wikipedia una "espansione", in realtà Wolfenstein: The Old Blood è un titolo a se stante, prequel di "The New Order" anche se uscito dopo quest'ultimo.
La trama è quasi inesistente: ci sono da recuperare dei documenti.
Il castello che fa da cornice alla prima parte del gioco è il vero protagonista, anche se la maggior parte del tempo lo si passerà in stretti corridoi, stanze anguste o ampi spazi aperti ma pieni di ostacoli. C'è sempre quella sensazione di claustrofobia che invade il gioco dall'inizio alla fine.
La grafica è eccellente, per quanto anguste, le ambientazioni sono curate, la profondità delle scenografie ti fa immergere nella storia in maniera convincente. L'audio è anch'esso d'impatto, con le musiche che accompagnano le "ondate" dei nemici e si interrompono al termine delle stesse, forse rompendo un po' il pathos perché si sa quando l'ondata è giunta al termine. Ho giocato in parte con il doppiaggio in inglese (buono, è possibile utilizzare anche i sottotitoli) e in parte in italiano (discreto).
La meccanica di gioco è semplice quanto la trama: The Old Blood è molto lineare, ma per andare dal punto A al punto B spesso e volentieri è possibile compiere più strade. Solitamente ci si butterà nella mischia sparando a tutto spiano, ma sarà possibile anche sfruttare piccoli corridoi e attendere il momento giusto per far fuori la maggior parte dei nemici silenziosamente.
Di The Old Blood posso dire 2 difetti: il primo è che il personaggio non raccoglie automaticamente gli oggetti per terra. La maggior parte del tempo sarà spesa a premere "E" in continuazione per raccogliere tutto: è una scocciatura non da poco e non ho trovato soluzioni né nelle opzioni né nei forum che parlano del gioco.
Il secondo difetto è che è un gioco piuttosto breve. Io ho impiegato otto ore per completare tutta la campagna, esplorando le mappe giusto un minimo ma senza andare ad esaminare tutti gli angoli di tutte le zone. Alle difficoltà più alte il tempo di completamento aumenta un po', ma resta comunque un gioco poco longevo (si finisce la campagna e lo si disinstalla), adatto all'acquisto se in saldo o scontato.
In ogni caso lo consiglio caldamente, vale sia per gli amanti di Wolfenstein sia per gli amanti degli FPS. Può tranquillamente essere giocato prima di The New Order, così da dare un senso cronologico alla trama dei giochi.

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(Andrea Donati) articolo azione bethesda fps guerra id old blood pc recensione recensioni the old blood wolfenstein wolfenstein the old blood https://www.andreadonati.it/blog/2021/4/wolfenstein-the-old-blood---recensione Fri, 16 Apr 2021 13:50:42 GMT
Call of Duty 4: Modern Warfare - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2020/7/call-of-duty-4-modern-warfare---recensione Recensione pubblicata anche su Steam - https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/7940/

Premessa: per giocare a CoD4 con i PC recenti, è necessario cliccare con il tasto destro del mouse sul file "iw3sp.exe" (in Steam si trova in "Steam\steamapps\common\Call of Duty 4"), e in "Proprietà" -> "Compatibilità" -> spuntare le opzioni "Disabilita ottimizzazioni schermo intero" e "Esegui questo programma come amministratore".


Ci sono voluti 4 capitoli per godersi il primo Call of Duty ambientato in epoca moderna.
Uscito nel 2007, ancora oggi riesce ad essere gradevole e attuale, seppur tremendamente poco longevo.
Come nei precedenti CoD, anche questo Modern Warfare - soprattutto all'inizio - risulta molto confusionario, con missioni apparentemente slegate tra loro che non riescono a farsi immedesimare nei personaggi.
Tuttavia dopo poche missioni si capisce che il gioco non vuole affatto farti immedesimare in un singolo protagonista, ma vuole renderti partecipe in prima persona ad una sorta di lungometraggio con numerosi colpi di scena.
Senza spoilerare nulla, lungo la storia gli sceneggiatori non hanno voluto dare quasi nulla per scontato, e complice una longevità del gioco incredibilmente breve (4-6 ore al massimo per completare la trama) si capisce che CoD4 è un gioco da affrontare un una o due lunghe sessioni di gioco, piuttosto che in tante piccole "confusionarie" brevi sessioni di gioco.

Tecnicamente CoD4 è un gioco chiaramente "vecchio" ma curato nei minimi dettagli e l'ambientazione, per quanto graficamente obsoleta, riesce ad essere coinvolgente.
Gli effetti audio sono discreti, così come il doppiaggio: io ho giocato a CoD4 in inglese sottotitolato, ma la qualità non l'ho trovata diversa da quella italiana, con cui avevo cominciato il primo capitolo.

Nel corso delle missioni si nota un po' l'effetto dei vecchi CoD, ovvero quel sistema fastidioso per cui se non ti muovi continuamente in avanti, i nemici continuano a spuntare all'infinito.
In realtà in CoD4 questo difetto è stato risolto, ma parzialmente: infatti se si continua a "camperare" i nemici prima o poi ok, finiranno, ma dopo lunghe ondate. Se invece ci si muove in avanti, la squadra ti seguirà a ruota, interrompendo l'ondata nemica e attivando quella successiva.
L'IA dei nemici è scarsa, per la maggior parte delle volte è un "acchiappa-la-talpa" style.

Le missioni in generale sono piuttosto variegate: mentre nella maggior parte si combatte con fucili d'assalto, in alcune missioni bisognerà cimentarsi con fucili di precisione, in altre (poche) lo stealth giocherà un ruolo importante (non fondamentale) e in una missione si manovrerà un cannone da un elicottero per bombardare i nemici dall'alto durante un raid notturno. E' una missione estremamente affascinante, probabilmente un esperimento della Infinity Ward che a mio parere è estremamente riuscito ed è un peccato sia limitato ad una singola missione.
Manca una missione di guida a bordo di un tank, presente invece in un paio di precedenti capitoli.
Per concludere, abbiate pazienza e fate scorrere tutti i riconoscimenti finali, perché al termine ci sarà una brevissima ma bella missione su un aereo, slegata completamente dal contesto (...?).

In sintesi, CoD4: Modern Warfare lo consiglio. Non abbiate paura per l'età del gioco, è ancora godibile. E' possibile settare la difficoltà così da non risultare frustrante per i casual gamer né una sfida troppo banale per i pro gamer. Non ci sono chissà quali innovazioni, è un gioco vecchio stampo a tutti gli effetti, ma resta comunque un bel gioco.

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(Andrea Donati) azione call od duty call of duty 4 cod4 crash fps grafica modern warfare prima persona problema recensione recensioni steam https://www.andreadonati.it/blog/2020/7/call-of-duty-4-modern-warfare---recensione Sun, 26 Jul 2020 11:47:34 GMT
Doom - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2020/6/doom---recensione Recensione pubblicata su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/379720/

Doom ha un enorme pregio: quello di essere una bella esperienza per chi non ha mai giocato i "primi" Doom, e quello di essere un gran ritorno alle origini per i vecchiardi (come me) che invece ci hanno giocato, quando i computer erano di plastica grigia ingiallita, i monitor a tubo catodico da 14 pollici, la grafica una fluida esperienza in 320x200 pixel, e una directory in DOS stracolma di mappe create dalla community e rigorosamente scambiate con gli amici sui floppy disk.

Dopo quel brutto "jumpscare" di Doom 3, è stato bello tornare a fare casino affrontando ondate di mostri chiaramente ispirati ai capolavori dei primi anni '90.

Doom ha una trama che si può scrivere in un post-it, 3 ambientazioni (base scientifico-militare, ambiente esterno, <no spoiler>), una decina di nemici e una decina di armi. Poco? Quanto basta perché sia divertente, complesso ma non frustrante, vasto, mai noioso.
Sono solo due i difetti del gioco: il primo è che c'è una costante necessità di guardare la mappa. Doom è un gioco lineare, tuttavia le mappe sono stracolme di zone segrete, molte di queste necessarie per migliorare il proprio personaggio/armi così da riuscire a gestire meglio le ondate più difficili. E poi perché ogni tanto c'è un effetto "labirinto", un intreccio di corridoi e slarghi che - appunto - richiedono di controllare più e più volte la mappa per capire dove diavolo si stia andando.
Questo genera un po' d'ansia, perché si prosegue il gioco con il timore di aver dimenticato qualcosa.

Il secondo difetto è che alla fine io mi sono trovato ad usare solo 2 armi. Una per i mostri "piccoli", una per quelli "grossi". E basta, le altre non le ho praticamente mai usate. La tattica per affrontare le ondate piano piano diventa molto "semplice": scappare continuamente in modo da disperdere i mostri - la cui IA è piuttosto scarsa - e farli fuori uno per uno con l'arma giusta.

Tutto qui. Il resto è tutto positivo.
Doom è un gioco che all'inizio ti spinge a "pushare", cioè a buttarti nella mischia senza star troppo a pensare. Questa tattica è sbagliata e si viene puniti in fretta, anche alle difficoltà più basse. Per quanto il numero di mostri sia limitato, la varietà di caratteristiche è invece elevatissima, quindi affrontarli in massa è un terribile errore. Come detto prima, o li si affronta uno alla volta sfruttando i tanti corridoi e stanze, oppure è richiesta un'abilità di cambio-arma molto professionale per riuscire ad affrontare ogni mostro con l'arma giusta.

Graficamente il gioco è veramente ottimo, le ambientazioni sono un po' banali ma i mostri sono realizzati egregiamente e il comparto sonoro ne amplifica l'impatto.
Io l'ho giocato in inglese, sinceramente potreste giocarlo anche in esperanto, tanto i dialoghi sono rari e quasi ininfluenti.

La campagna dura tra le 10 e le 20 ore: la differenza è tanta a seconda di quanto decidete di esplorare ogni singola mappa. Le zone segrete nascondono spesso miglioramenti all'armatura, alle armi e, tramite le rune, ad alcune abilità del personaggio. Ci sono poi le "glory kill", in pratica quando un mostro sta per morire inizia a lampeggiare di giallo e - premendo "F" - lo si finisce con un guadagno extra di salute e munizioni.
Sia le rune che le glory kill sono l'emblema "arcade" di Doom, un gioco che non si prende troppo sul serio e che preferisce regalare momenti "fuori tema" tra un'ondata e l'altra da affrontare.

In sintesi Doom è un vero e proprio "remake" del Doom classico. Ovvio che gli anni passati siano talmente tanti che ok, il confronto è impietoso: resta adatto a tutti coloro che cercano un gioco mentalmente non impegnativo ma comunque non banale.

E per i vecchietti come me, è stato bello affrontare di nuovo nemici che non vedevo da 25 anni.

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(Andrea Donati) doom doom 2016 id software idsoftware pc recensione videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2020/6/doom---recensione Sat, 13 Jun 2020 17:23:03 GMT
The Wolf Among Us - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2020/3/the-wolf-among-us---recensione Recensione originale su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/250320

The Wolf Among Us è un'avventura "alla Telltale" basata su Fables, graphic novel Vertigo di Bill Willingham.
Cinque capitoli in cui il protagonista - Bigby, il Lupo Cattivo - dovrà indagare sull'uccisione di personaggi delle fiabe commessi da un presunto serial killer. Questa è una recensione no-spoiler, quindi mi fermo qui.
Intanto è bene precisarlo: The Wolf Among Us quando uscì nel 2013 seguiva la solita procedura Telltale, ovvero a puntate rilasciate periodicamente (più o meno). Giocarlo ora significa invece avere tra le mani tutti gli episodi e quindi poter goderseli uno dopo l'altro, senza dover approfondire il singolo dettaglio del singolo capitolo o passare settimane a fare sondaggi su chi sia l'assassino.
All'inizio parlavo di un gioco "alla Telltale": oltre che diviso in episodi, stiamo parlando di un'avventura punta-e-clicca estremamente semplice, intervallata da momenti arcade altrettanto semplici e, in sostanza, dove è la storia che la fa da padrona, mentre la nostra interazione si limita all'indispensabile e ad alcune scelte che influenzeranno il resto della storia stessa... anche se in minima parte.
Ricordo infatti che la trama si plasma sulle proprie scelte, ma parliamo di scelte "secondarie": se io devo andare da Bologna a Firenze in auto, posso prendere la Direttissima, la Panoramica o la Futa, ma sempre a Firenze arrivo. Qui funziona allo stesso modo: la trama principale è sempre quella, mentre con le nostre scelte cambiamo aspetti secondari della storia.

Basandosi su un fumetto di qualità eccelsa, e dalle caratteristiche decisamente particolari, Telltale si è trovata immersa nell'oro: personaggi strepitosi, ben caratterizzati, immersi in un'atmosfera noir, che li trasporta dal magico mondo delle fiabe in una periferia degradata di New York dove è dura pagare l'affitto, si è costretti a vivere nell'ombra e a guardarsi le spalle con sospetto.
Immergersi nella storia è immediato, proprio grazie all'ottima realizzazione di ambientazione e personaggi, unita a dialoghi ben strutturati, doppiati egregiamente e a quegli intermezzi d'azione che mantengono vivo l'interesse.

Il gioco è in inglese con sottotitoli in inglese. Chi ha una conoscenza scolastica dell'inglese si troverà in difficoltà, ma nella community di Steam troverà i link ad una traduzione dei sottotitoli in italiano realizzata amatorialmente. Chi invece ha conoscenze discrete dell'inglese, riuscirà comunque a cavarsela senza la necessità di traduzioni, e solo un paio di volte si ritroverà davanti a scelte o dialoghi non pienamente comprensibili.

Occhio al sistema di salvataggio, che è automatico: non interrompete le scene a metà, altrimenti dovrete rifarle tutte da capo. Attendete quindi la fine di una sequenza, di una ricerca o comunque l'icona di salvataggio in basso a destra o in alto a destra per chiudere il gioco con la tranquillità di riprenderlo esattamente da quel punto la volta successiva.

In sintesi, The Wolf Among Us è ancora oggi una fantastica avventura, un lungo film interattivo. Semplice e immediato ma profondo, grazie ad una ambientazione eccezionale e una storia ben scritta. Attenzione perché ci sono alcune scene un po' splatter e i dialoghi sono molto volgari (per quanto in inglese), quindi tenetene da conto se giocate vicino a dei bambini.

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(Andrea Donati) action adventure arcade avventura bigby pc ps4 recensione telltale the wolf among us videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2020/3/the-wolf-among-us---recensione Sun, 01 Mar 2020 12:00:42 GMT
Tomb Raider - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2019/12/tomb-raider---recensione Articolo originale su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/203160/

E' difficile identificare questo genere di gioco. Tomb Raider è infatti un mix di third-person-shooter, action, arcade e una goccia di rpg. Nato e studiato per console, con tastiera e mouse risulta ben diverso dai tipici TPS.

Ci ritroviamo catapultati in un'isola ma, a differenza di quello che avviene in altri giochi, non esiste open world. La sensazione è quindi quella di trovarsi in un Far Cry o Just Cause lineare, con una possibilità di esplorazione presente ma fortemente limitata, soprattutto all'inizio.

Si ha una missione dopo l'altra da completare, ci sono numerosi challenge secondari, le zone si scoprono un po' per volta e lo stesso avviene con le armi, che migliorano pian piano in linea con la crescita in punti esperienza di Lara, che livellando le permetteranno di sbloccare alcune skill secondarie.

La trama nel complesso è "banalmente interessante": c'è la solita isola, il solito mistero sulla popolazione che ci viveva, il mix realtà/magia, i buoni/cattivi e così via. I buchi di trama sono ovviamente tantissimi, in sostanza si raggiunge la fine del gioco con una infinita sequenza di colpi di fortuna. I personaggi che circondano Lara sono puro-stereotipo, si intuisce fin dalla prima battuta cosa succederà nella scena dopo ma tant'è, non è su questo aspetto che si concentra il gioco.

Il comparto grafico è decisamente positivo: resta una produzione del 2013 ma molto ben curata e dettagliata, invecchiata più che dignitosamente.
Gli effetti audio sono ottimi e coinvolgenti. Il doppiaggio (ho giocato alla versione inglese sottotitolata) è invece nella media, mentre ho trovato (parere assolutamente soggettivo) la voce data a Lara sbagliata, con il tono troppo fanciullesco, poco azzeccato col personaggio e che le fa perdere un po' di carisma, che altrimenti avrebbe a iosa.

Come detto è un mix di generi. Come TPS è perfetto: i controlli con mouse e tastiera danno il giusto feeling. Ogni tanto si richiederà prontezza di riflessi e premere al momento giusto alcuni tasti. In altri momenti bisognerà invece destreggiarsi in parkour e salti circondati da strutture che cedono sotto i propri piedi.

Tomb Raider è un ottimo gioco. Ignorate la sequela infinita di buchi di trama. E' adatto a chi cerca un gioco impegnativo (mettete la difficoltà al massimo) ma anche al casual gamer (difficoltà al minimo). Chi lo adora troverà nei challenge motivo di giocarci per molte ore, ma a chi piace la linearità non avrà difficoltà a completare le missioni principali.

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(Andrea Donati) 2013 action arcade lara lara croft recensione review tomb raider tomb rider videogame videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2019/12/tomb-raider---recensione Sun, 22 Dec 2019 11:22:44 GMT
BioShock Infinite - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2019/12/bioshock-infinite---recensione Articolo originale su Steam - https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/8870/

Con BioShock Infinite e i suoi due DLC "Burial at Sea" si chiude - diciamo così - la trilogia di BioShock iniziata qualche anno prima. Conviene fare questo gioco dopo aver giocato gli altri due? Questa è una recensione no-spoiler, ma la risposta curiosamente è "no". Si può giocare a Infinite anche senza aver fatto gli altri due BioShock. Tuttavia è d'obbligo farli prima di affrontare le due parti di Burial at Sea.
Chi ricorda i primi due capitoli, l'inizio di Infinite dà una certa sensazione di spaesamento.
Dagli ambienti claustrofobici del primo e a quelli più ampi ma ancora "sigillati" del secondo, si passa ad un'ambientazione completamente ribaltata, con una Columbia che fluttua nel cielo dando quella sensazione di "spazi sconfinati" mai vista nei precedenti capitoli.
Poi, poco a poco, percorrendo le zone, si inizia a riconoscere il marchio di fabbrica che ha contraddistinto BioShock fin dal primo capitolo: nel bene e nel male.
Columbine è l'esatto opposto di Rapture: lo è negli spazi aperti, nella gente che ci vive, nei colori, nei nemici. Ma le meccaniche di gioco sono sempre le stesse: un continuo cercare cercare e cercare oggetti ovunque, senza sosta, alla spasmodica ricerca di monete e consumabili, esplorando ampie zone anche slegate dal percorso principale e che puntualmente tornerai a rivisitare più tardi. E lo stesso con i pessimi automatismi del gioco, ovvero si libera un'area dai nemici, si entra in un'altra zona/porta/strada concludendo uno step di una missione, si torna indietro e bummm: nuovi nemici nella stessa zona precedente. Sempre.
I difetti finiscono qui.
I combattimenti con armi e plasmid rimangono anch'essi simili ai precedenti capitoli. I nemici hanno una IA piuttosto elementare: spesso si incastrano negli angoli, corrono poco o scoordinati, si dimenticano quasi subito di noi se ci nascondiamo e hanno in generale comportamenti più da allucinati che da gente normale. Però combatterli con le "forze della natura" e con una discreta varietà d'armi è divertente e regala grandi soddisfazioni.
Le ambientazioni sono meravigliose, i personaggi buoni e cattivi sono caratterizzati alla grande, i dettagli sia scenografici che di sceneggiatura sono ammirevoli.
La trama generale è incredibilmente complessa, riuscire a starci dietro è complicato e l'effetto è amplificato se si sceglie la lingua inglese sottotitolata. Tuttavia il doppiaggio inglese è sublime, gli effetti sonori veramente d'impatto e le musiche accompagnano i combattimenti donando la giusta dose d'ansia.
I due DLC da una parte chiudono la trama della trilogia, dall'altra riescono ad essere ancor più un ritorno alle origini con ambientazioni claustrofobiche e vecchi personaggi e nemici mai dimenticati.
In sintesi parliamo di un gioco veramente superlativo, non perfetto ma carismatico a non finire. Si passa troppo tempo a cercare, cercare e cercare, con l'ansia di non avere abbastanza "lockpick" per aprire le serrature, di non avere abbastanza bonus per sconfiggere i nemici, di ritrovarsi in aree precedentemente ripulite con un fastidioso "respawn" dei nemici.
Ma che capolavoro scenico, che trama coinvolgente, che personaggi fantastici!
Consigliatissimo, anche a tanti anni di distanza dalla sua uscita.

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(Andrea Donati) bioshock bioshock infinite bioshock infinite dlc burial at sea columbia dlc elizabeth infinite rapture recensione review steam videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2019/12/bioshock-infinite---recensione Thu, 05 Dec 2019 23:06:43 GMT
Tre premiazioni e un ritorno in albergo https://www.andreadonati.it/blog/2018/6/tre-premiazioni-e-un-ritorno-in-albergo Adesso vi spiego il motivo per cui questa foto mi piace.

Mi piace il contrasto tra il giocatore a fuoco e lo sfondo, un effetto bokeh che coi cellulari va tanto di moda dire.
Mi piace il fango sulla divisa, sporca, stropicciata sopra al sedere, il simbolo del Punitore sul casco, i guanti con la linguetta aperta, le braccia luride, insomma quel senso di selvaggio che fa tanto stereotipo del football americano.
Poi mi piacciono i colori, con il giocatore in primo piano quasi in bianco e nero (vabbè è grigio, ci siamo capiti, poi il fango accentua questa sensazione) e lo sfondo anch'esso fangoso ma con i marker gialli, l'erba e il giocatore blu che fanno da contrasto e risaltano ancor di più il giocatore in primo piano.
Ho parlato di sfondo: cosa non mi piace di questa foto? Non mi piacciono gli elementi dello sfondo - appunto - che risultano anonimi: non c'è una squadra schierata o in huddle, non c'è un giocatore rivolto verso il protagonista. Pazienza. Personalmente gli elementi positivi hanno superato il negativo.
Per dire, avevo tante foto d'azione, ne ho scelta una che è esattamente l'opposto.
Qui c'è l'attesa tra un'azione e l'altra, in mezzo ad un campo melmoso, a riprendere fiato contro una squadra tosta. E questo per me è stato il più forte significato del football fotografato fino alla data del concorso, a cui ho partecipato inviando questa foto.
Comunque sia.
Come anticipato nell'altro post, non l'ho condivisa, non l'ho promossa, non ho chiesto like in un sistema di voto peggiore del campo in cui Giovanni, i suoi compagni dei Braves e i Warriors calcavano quella sera. E infatti non è finita in finale. Non saprò se non c'è finita perché è una foto di merda - e probabilmente è così - o perché non l'ho voluta condividere. Ma un sistema dove vince chi chiede i like agli amici non merita di essere promosso. Almeno non da me.
Il mio applauso va alle (belle) foto, non a chi sarà il vincitore. Che spero non se la prenderà se durante la premiazione io starò impacchettando armi e bagagli per tornare in albergo.
Ci vediamo a Parma.

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(Andrea Donati) americano concorso facebook football foto fotografie like social sondaggio trofeo https://www.andreadonati.it/blog/2018/6/tre-premiazioni-e-un-ritorno-in-albergo Tue, 26 Jun 2018 17:21:18 GMT
Non si chiede consiglio a Internet per fare le cose https://www.andreadonati.it/blog/2018/6/non-si-chiede-consiglio-a-internet-per-fare-le-cose Il 17 aprile 2016 un'agenzia del Regno Unito fece un sondaggio su Internet per dare il nome ad una sua imbarcazione di ricerca e vinse "Boaty McBoatface", che si potrebbe tradurre suppergiù con Barcotta Facciadibarca. (1)
Il 17 maggio 2018 la città estone di Kanepi fece un sondaggio su Internet per decidere quale logo utilizzare per la città e vinse una foglia di cannabis. (2)

Non si chiede consiglio a Internet per fare le cose.

Nel 2015 per decidere la foto migliore di football americano, gli organizzatori basarono la scelta sui like di Facebook. Il risultato fu che un autore chiese alla squadra e ai suoi millemila amici di votare in massa per la sua foto che vinse il concorso. Ci fu un gran trambusto tra i fotografi perché era una foto oggettivamente mediocre (è un eufemismo), l'iniziativa fu ritirata e fu invece premiata una (bellissima) foto scelta da una giuria.

Quest'anno ricomincia la trafila dei like per realizzare 15 stampe giganti fra 30 foto. In mezzo ce n'è una mia.
Se le mie foto devono essere giudicate in un concorso, vorrei che a scegliere fossero persone competenti, non gli amici perché "cosa vuoi mai che ti dica di no", non la squadra perché "mi hai fatto la foto quindi ti voto", non gli estranei perché "mettete tutti quanti un like sulla mia foto!".
Io non condividerò la foto chiedendone i like e probabilmente a causa di questo la mia foto non finirà tra le prime 15. Sono un pessimo social media manager? Sticazzi.
Ma io al football americano vorrei fare fotografie, non gare di like.

fonti: 1) https://www.ilpost.it/flashes/se-vuoi-dare-un-nome-a-una-barca-non-chiedere-a-internet/
2) https://www.ilpost.it/flashes/kanepi-estonia/

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(Andrea Donati) americano concorso facebook football foto fotografie like social sondaggio trofeo https://www.andreadonati.it/blog/2018/6/non-si-chiede-consiglio-a-internet-per-fare-le-cose Tue, 12 Jun 2018 15:23:09 GMT
Seconda divisione e palle gialle https://www.andreadonati.it/blog/2017/2/seconda-divisione-e-palle-gialle La stagione di football partirà questo week end ma il 2017 sarà un anno particolare, dato che praticamente tutte le squadre bolognesi (e del bolognese, i soliti ormai famosi "60 minuti di raggio da casa mia") tra promozioni e retrocessioni sono finite in seconda divisione.

A spezzare quello che sarà il quasi monopolio dell'ex "LENAF", in prima divisione restano solo i Guelfi - che data la distanza terrò giusto se il viaggio sarà in compagnia - mentre in terza divisione restano i Doves e ci finiscono le Aquile, e la cosa mi dispiace un sacco, perché Ferrara era una trasferta piacevole sia per le foto (giocavano in pieno giorno ed era una goduria) che per la famiglia, che mi seguiva volentieri tra il breve viaggio e parchi e gelaterie da provare. Adesso le partite di Ferrara ho il timore siano come 4 anni fa, ovvero con risultati "tanto a poco", e quindi prive di interesse e con priorità molto bassa.

E poi - ecco la novità - a tutto questo si aggiungono la ISL - Italian Softball League - con relativa Coppa Italia e campionati "under": le partite spesso andranno a sbattere contro quelle di football. Per ragioni familiari - mia figlia giocherà in uno di questi campionati - e per la voglia e la curiosità di provare a fotografare uno sport nuovo, quest'anno il softball avrà la priorità in caso di eventi coincidenti.

Pertanto il "mio" campionato di football 2017 partirà il 4 marzo, con due bei partitoni di II divisione che vedranno in campo i Braves in piena luce e i Warriors nell'ormai classico orario delle 21. Da aprile gli album di football saranno intervallati da album con mazze di alluminio e palle gialle (niente foto di tornei con minori, al solito).

Sempre la prima settimana di marzo poi, potrebbe saltar fuori una galleria piena di colori... ne riparleremo. :-)

Chiudo con un "saluto": solitamente non mi affeziono agli oggetti ma la particolarità della mia Pentax blu sarà comunque difficile da dimenticare. Adesso è in mano ad altri e ha preso il suo posto una Nikon, banalmente nera. Vedremo se finalmente cancellerò solo le foto brutte e non anche quelle sfuocate. La vecchia Pentax tornerà a farci visita in estate, quando pubblicherò gli ultimi 2-3 micro album che non ho pubblicato l'anno scorso.

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(Andrea Donati) aquile braves ferrara football americano foto isl lenaf nikon pentax softball warriors https://www.andreadonati.it/blog/2017/2/seconda-divisione-e-palle-gialle Sat, 18 Feb 2017 00:00:17 GMT
Un po' di sano narcisismo: Andrea Donati e andreadonati.it https://www.andreadonati.it/blog/2017/1/un-po-di-sano-narcisismo-andrea-donati-e-andreadonati-it Quando a Cesena, durante l'ultimo ItalianBowl, un collega fotografo mi disse che era bello il mio sito, chiamandolo "Lorbrog... Logbror... Luggrug..." ho capito che era giunta l'ora di darci un taglio. Poi naturalmente i mesi passano in un lampo, un po' come quando la mattina chiudi un attimo gli occhi e quando li riapri la sveglia è andata avanti di mezz'ora.
Dato che ho ancora la cattiva abitudine di scrivere, non posso semplicemente mettere "Andrea Donati - Fotografo" o robe così, sia perché ai fotografi veri verrebbe un'eritema, sia perché sarebbe un po' troppo limitativo.
Quindi "Andrea Donati" e basta. Cioè, ho un dominio che mi porto dietro da dieci anni - http://www.andreadonati.it - tanto vale usarlo e approfittarne per unificare un po' tutti i social che mi porto dietro.
A questo faranno seguito un po' di novità, alcune minori e altre meno, tipo che per il campionato 2017 gli album delle foto delle partite (sia di football che di eventuali altri sport) saranno - purtroppo - anche su Facebook in questa pagina, così che possiate taggarle e condividerle con più facilità, senza doverle tagliare in maniera tremenda dal sito, magari eliminando senza pietà la firma... poi nei prossimi giorni vedrò di entrare più nei dettagli su altre novità, intervallate da nuove recensioni di videogiochi e un paio di mini-album che avrei dovuto pubblicare in autunno... vabbè, era il periodo in cui gli occhi erano chiusi per un attimo, no?

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(Andrea Donati) andrea andreadonati blog donati logblog https://www.andreadonati.it/blog/2017/1/un-po-di-sano-narcisismo-andrea-donati-e-andreadonati-it Thu, 12 Jan 2017 23:19:58 GMT
Wolfenstein: The New Order - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/12/wolfenstein-the-new-order---recensione Questa recensione è anche su Steam: https://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/201810

FPS puro e semplice, ma con una trama coinvolgente fin dal primo istante e una qualità grafica sbalorditiva.
Questo è Wolfenstein: The New Order, ambientato in un "passato distopico" in cui - senza spoilerare nulla - il nazismo ha fatto della tecnologia e della robotica i suoi cavalli - vincenti - di battaglia.

E' praticamente impossibile riuscire a trovare dei difetti ad un gioco che è adatto a chiunque ami gli FPS: ha una trama che riesce a tenerti incollato al gioco, una difficoltà scalabile in grado di intrattenere qualunque tipo di giocatore senza mai essere frustrante, una grafica di ottimo livello in grado di girare a dettagli altissimi anche in PC di fascia media.
Ho giocato a TNO in inglese sottotitolato, con un doppiaggio ottimo e piuttosto semplice da capire anche per chi ha una conoscenza scolastica. Gli effetti audio sono ottimi e le musiche rock & metal di accompagnamento donano al gioco un'atmosfera tetra, disperata e rabbiosa insieme.
Per il resto è un FPS classico: ci sono armi che spaziano dalle pistole ai mitra, dai fucili ai coltelli fino ad armi laser e, naturalmente, granate e lanciamissili. In giro si possono trovare anche armature e medikit, in un gioco dove i punti vita contano e la corazza spesso è l'unica fonte di tranquillità.

Tranne in rari casi, dove l'assalto ad armi spianate è praticamente un obbligo, il gioco permette la scelta tra il classico spara-spara e un approccio stealth. Con coltelli o il silenziatore sarà possibile riuscire a ripulire un'intera area senza mai farsi notare, anche a chi non è avvezzo ai giochi stealth, risultando una modalità divertente da portare avanti sapendo che comunque, se si viene scoperti, non tutto è perduto. A questo si aggiunge l'IA dei nemici, piuttosto basilare ma con chicche interessanti che è possibile sfruttare per coglierli di sorpresa - ad esempio è possibile distrarli e radunarli in un punto per poi sfruttare dei corridoi per prenderli tutti insieme alle spalle.
I salvataggi procedono a checkpoint, che sono in realtà molto frequenti e quindi non causano frustrazione in caso di morti frequenti.
Il gioco è lineare, ma di tanto in tanto sarà possibile percorrere percorsi alternativi, così da evitare gli scontri più duri o affrontarli partendo da un letale attacco alle spalle.
Interessante anche notare come nel corso del gioco sia possibile raccogliere oggetti di vario genere - coppe d'oro, codici "enigma", lettere, ecc. - per completare svariati achievement. Solitamente sono stratagemmi sfruttati molto per compensare trame non eccelse o momenti morti del gioco: in TNO si è così tanto presi dalla trama e dagli obiettivi principali, che spesso si potrebbero lasciare per strada e ricordarsi di raccoglierli solo quando ormai si è già al livello successivo.

Le animazioni di intermezzo sono frequenti e accompagnano le sessioni di gioco senza spezzare la tensione. E' un gioco che PEGI vieta ai minori per la violenza costante, le frequenti scene splatter e un paio di brevi e "censurate" scene di sesso, tenetene da conto nel caso abbiate spettatori minorenni alle spalle.
La scenografia è incredibile, spaziando da roccaforti in pietra a bunker sotterranei, da palazzi cittadini a sommergibili e via discorrendo - solito "no spoiler" - con il risultato che non si fa praticamente mai in tempo a stufarsi di un'ambientazione che si è già proiettati nella successiva.

In sintesi, Wolfenstein: The New Order è un tripla A meraviglioso. Un FPS che consiglio a tutti, un esempio di come dovrebbero essere i giochi d'azione. Consigliatissimo, anche non in saldo, per quanto ormai lo si trovi con frequenza a prezzi talmente bassi da non rendergli nemmeno giustizia.
 

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(Andrea Donati) azione fps pc recensione the new order wolfenstein https://www.andreadonati.it/blog/2016/12/wolfenstein-the-new-order---recensione Thu, 08 Dec 2016 18:15:00 GMT
Bartlet for President https://www.andreadonati.it/blog/2016/9/bartlet-for-president Ho passato un'intera stagione estiva dietro ad una serie TV, interrompendo di fatto tutte le attività che riuscivo a portare avanti nei buchi delle giornate. Parlo di The West Wing, serie a me sconosciuta fino a che Francesco Costa ha cominciato a parlarne nella sua newsletter sulle elezioni americane.
Poi vabbè, tutto tornava: serie sui "dietro le quinte" della politica americana, dalle recensioni eccezionali, realistica ai massimi livelli e quindi senza intrighi improbabili, storie d'amore inutili o scene d'azione fuori luogo.

Sono riuscito a recuperarla in lingua originale non senza fatica in HD, così come per i sottotitoli, trovati soltanto in inglese e che, a differenza di quelli attuali, invece di trascrivere i dialoghi ne fanno spesso un riassunto. E ho cominciato a guardarla.

The West Wing è una serie TV complicatissima. E' composta da sette stagioni: ogni puntata delle prime 4 segue i ritmi di una serie classica, autoconclusiva, con due/tre mini-storie distinte che saltuariamente si intrecciano tra loro e dalle trame verticali appena accennate. Ma queste storie sono incredibilmente complesse, intrise di politica fino all'osso, e spaziano in ogni ambito, da questioni militari a politiche economiche, dai rapporti con l'estero agli stati d'emergenza e così via, in una moltitudine di tematiche ancora oggi attuali, a più di 10 anni dalla conclusione della serie.

Il tutto con protagonisti unici e carismatici, con dialoghi lunghi, fitti e stracolmi di tecnicismi e modi di dire che, soprattutto all'inizio, mi hanno lasciato spiazzato, abituato al "simple english" con cui sono di solito caratterizzate le serie TV.

La quinta stagione è un cuscinetto: Aaron Sorkin, l'acclamato sceneggiatore delle prime 4, ha salutato tutti e i nuovi hanno provato a replicarne il format con risultati un po' noiosi. Il risultato è che la sesta e settima stagione abbandonano quasi completamente gli intrecci orizzontali e creano un'unica e coinvolgente trama verticale - molto più fluida e semplice rispetto alle stagioni precedenti - che mi ha accompagnato fino all'ultima puntata dell'ultima stagione.

In vita mia non ho mai visto una serie così ricca di argomenti, così intelligente, così complessa e mai noiosa: certo, deve piacere la politica, ovvero devono piacere le complessità, i problemi e le modalità che muovono la politica ai "bassi livelli".
The West Wing è una tipica serie "classica" da Netflix - non a caso in Netflix US c'è - e mi sono già ripromesso, se ne compreranno davvero i diritti, di riguardarla per intero sottotitolata in italiano: non passeranno di nuovo 5 mesi, certo, ma ne varrà assolutamente la pena.

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(Andrea Donati) serie tv the west wing tutti gli uomini del presidente west west wing wing https://www.andreadonati.it/blog/2016/9/bartlet-for-president Thu, 29 Sep 2016 16:15:00 GMT
Just Cause 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/6/just-cause-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/8190/

Il "caos" è la parola predominante in Just Cause 2, ma per quanto ci siano elementi di caos nel gioco e lo stesso caos vada accuratamente procurato per raggiungere determinati obiettivi del gioco, Just Cause 2 è molto più di questo.
Stiamo parlando di un open world con free roaming: per ambientazione, missioni, storia principale e altre minuzie è molto simile a Far Cry 3 (ma uscito 2 anni prima).
Tuttavia ha alcune differenze di base che gli donano unicità e che lo portano ad essere un gran gioco.

Innanzi tutto la trama principale del gioco, per quanto plasmi, introduca e dia un senso all'ambientazione e al motivo per cui il protagonista è lì, sembra quasi che per i programmatori del gioco realizzarla sia stato un fastidio, un obbligo richiesto da qualcuno per creare un minimo di linearità che, nei fatti, è inesistente. Le missioni principali sono sette - sul serio, sette. E ciascuna di esse la si completa in 10-30 minuti a seconda di quante volte si riparte da un checkpoint.

Il resto del gioco è esplorazione, distruzione e combattimento.

L'esplorazione del "mondo" di Just Cause 2 è il classico free roaming nell'enorme arcipelago di Panau con vari mezzi di trasporto. Mezzi a due e tre ruote, auto di ogni tipo, furgoni, autobus, camion, carri armati e anche mezzi volanti come elicotteri, biplani, aerei di linea. Ovviamente ci si può muovere anche a piedi, aiutati da un rampino che ti accompagna per tutta la durata del gioco e, con un'estensione che supera i 100 metri, si aggancia a praticamente qualunque oggetto permettendo di muoversi rapidamente in ogni direzione.
La guida dei mezzi terrestri è intuitiva ma spesso si ha la sensazione che la strada sia ricoperta di sapone, inoltre il raggio di sterzata dei veicoli è immenso rendendo complicato effettuare manovre brusche con il controllo del mezzo.
I veicoli aerei invece si dividono in due grandi categorie: gli elicotteri, facili da governare, duttili, veloci, indispensabili per generare caos (lo vedremo dopo). Dall'altra tutti gli altri aerei, governabili esclusivamente con un pad e comunque fino ad un certo punto, estremamente sensibili e poco intuitivi. Sfido chiunque a riuscire a far atterrare un aereo senza prima aver passato ore a far prove.

L'arcipelago di Panau, oltre ad essere immenso, è anche molto popolato e ricco di città, villaggi e avamposti militari. Nel corso delle esplorazioni e missioni si andranno piano piano a scoprire una moltitudine di queste costruzioni, con la possibilità di distruggere alcune specifiche installazioni governative (depositi di carburante, statue raffiguranti il presidente, cisterne d'acqua, piccoli trabiccoli che tramite altoparlanti diffondono la voce del regìme, ecc.) generando di conseguenza il "caos". Creando tanto caos, e guadagnando di conseguenza molti punti caos, si andranno a sbloccare nuove roccaforti da conquistare, nuove armi al mercato nero, nuove missioni secondarie e, di tanto in tanto, una missione principale.
Questo in sostanza significa che non è possibile fare le sette missioni principali, cui accennavo sopra, una dopo l'altra e finire il gioco in 2-3 ore. Per poter proseguire con la trama bisogna generare caos, ovvero completare la distruzione di quante più installazioni governative possibili, che vanno cercate esplorando e, naturalmente combattendo.

Combattere è la terza cosa da fare in Just Cause 2, e si combatte in continuazione. Quando si fanno le missioni, quando si distruggono le installazioni governative, quando si esplora guidando con un po' troppa veemenza (ovvero sempre).
Il combattimento è divertente, persino il rampino è comodo per strappare via dalle loro postazioni cecchini e mitraglieri. Mirare è semplice e intuitivo, i nemici sono tanti, appaiono ovunque ma per contro non sono mai infiniti e di tanto in tanto c'è tempo per respirare.

Oltre alle missioni principali ci sono anche una moltitudine di missioni secondarie, fornite dalle tre organizzazioni criminali di Panau: Roaches, Reapers e Ular Boys. Sono tre organizzazioni in competizione tra loro, anche se i loro intrecci sono esclusivamente di trama e nel gioco non vengono mai coinvolte tra di loro. Il giocatore può decidere autonomamente quali missioni fare, senza alcun ordine preciso, tenendo conto che dovrà comunque soddisfare le necessità di tutte e tre le fazioni per avere abbastanza punti caos da sbloccare ulteriori missioni e roccaforti.
Le roccaforti (stronghold) da conquistare permettono alle varie fazioni di aumentare la loro influenza su Panau (solo sulla carta, ripeto). Sono delle missioni sostanzialmente tutte uguali, dove va conquistato un avamposto sconfiggendo i militari che lo stanno occupando (la cui IA è piuttosto basilare ma comunque non statica), aiutando e difendendo il tecnico che si occuperà di riprogrammare le difese militari dell'avamposto stesso.
Per finire ci sono molte gare che coinvolgono i più disparati veicoli, con tre livelli di difficoltà e che in cambio danno soldi e punti per comprare e migliorare dal mercato nero armi, armature e veicoli da usare all'occorrenza.

Sul lato tecnico la grafica, soprattutto quella dei personaggi, sente i segni del tempo (il gioco è del 2010) ma è comunque ottimamente realizzata, dettagliata al massimo nelle ambientazioni e ben curata. Il campo di visuale è eccellente in un gioco per il quale è un elemento importantissimo. L'audio - il gioco l'ho fatto in inglese con i sottotitoli - è incredibilmente d'impatto, con esplosioni ottimamente realizzate e rumori d'ambiente, spari e veicoli ben riprodotti. Il doppiaggio è ai minimi termini a causa dei pochi dialoghi, ma gli accenti sono molto forti e interessanti da ascoltare.

In conclusione Just Cause 2 è un open world free roaming convincente, equilibrato, ben fatto. Tecnicamente ancora oggi ottimo, ricchissimo di cose da fare tra missioni secondarie, gare e mera esplorazione. Completare la trama principale, esplorare le zone lungo il tragitto delle missioni e passando un po' di tempo a conquistare qualche avamposto/villaggio, mi ha portato via molte ore che alla fine erano meno del 30% dell'offerta di JC2. Bisogna quindi dedicarci del tempo, anche se i combattimenti e le distruzioni alla lunga diventano un po' noiosi, e l'elicottero diventi sostanzialmente il mezzo per spostare e distruggere principale in tutto il gioco. Consigliatissimo, spesso è in saldo e vale la pena al 100%.

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(Andrea Donati) arcipelago azione free roaming freeroaming isola jc2 just cause just cause 2 open world openworld panau pc rampino reapers recensione roaches scorpio terza persona ular ular boys ulars https://www.andreadonati.it/blog/2016/6/just-cause-2---recensione Fri, 24 Jun 2016 17:56:13 GMT
Call of Duty: World at War - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/6/call-of-duty-world-at-war---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/10090/

World at War è il terzo gioco della serie "Call of Duty" per PC (il quarto se si considera anche CoD 3 per console), pubblicato nel 2008 dopo la "pausa" nel 2007 con il primo capitolo di Modern Warfare.
Sono passati tre anni ma, purtroppo, solo sulla carta. WaW è un'esperienza di gioco purtroppo peggiore rispetto ai suoi predecessori e non me la sento di consigliarlo.

Dal punto di vista tecnologico finalmente ecco il primo CoD compatibile con i sistemi più moderni, senza dover intervenire sui file .ini per impostare la risoluzione. La campagna è possibile giocarla da soli o in cooperativa - attenzione perché in quest'ultimo caso non funzionerà con PC con IP identico (ad esempio con due giocatori in LAN e uno in WAN).
Graficamente WaW non è male, certo i dettagli sono quelli "dell'epoca", il realismo è mitigato dai colori saturi, dagli spigoli e dalle texture slavate, ma essendo un gioco piuttosto frenetico non ci si fa poi tanto caso.
L'audio è in linea con i predecessori, con le voci che si attivano per la trama o script precalcolati, e i suoni d'ambiente ben riprodotti - poi ok, la guerra è un caos, ma in questo caso è un caos ben riprodotto.
Il doppiaggio in italiano è il solito, buona dizione senza nemmeno un tentativo per imitare accenti stranieri, e risulta quindi impersonale.

Ma veniamo ai fatti. Rispetto alle recensioni che ho letto su questo capitolo, del tipo "Best CoD ever!" io sono realmente spiazzato, perché mi sono trovato di fronte ad un gioco peggiorato rispetto ai predecessori.
E' stato ripreso il difetto dei precedenti, ovvero capitoli slegati tra loro e mescolati, con il risultato che non ci si riesce ad immedesimare in nessuno dei protagonisti perché continuamente sballottati da un esercito all'altro, in campagne che si fa fatica a tenere insieme tra loro.
A questo si è aggiunto uno script invasivo, a strettissimo contatto con un respawn dei nemici frustrante all'inverosimile, che insieme portano come risultato al dover affrontare le mappe sempre di corsa.
Nei dettagli: in ogni mappa i nemici appaiono all'infinito, sbucando da porte e accessi inaccessibili senza sosta fintanto che, correndo, non si arriva ad un checkpoint successivo, in cui i respawn precedenti si interrompono di colpo, i tuoi commilitoni ti raggiungono, e comincia il respawn dei nemici dai punti di accesso successivi. Così via, fino al termine della mappa.
Questo sistema spinge il giocatore a rischiare continuamente la vita del proprio alter ego buttandolo in mezzo alla mischia, nella speranza di concludere l'inarrestabile ondata di nemici e facendo partire con estrema frustrazione l'ondata successiva.
World at War come gioco di guerra ha solo l'aspetto scenografico, ma nei fatti non esiste cecchinaggio, non esiste copertura, non esistono pause: attendere significa vedersi continuamente avvolti da nemici che sbucano ovunque e l'unico imperativo è correre in avanti sperando di imboccare la strada giusta verso il successivo checkpoint.
Questo non è un gioco di guerra, è uno shoot'em up travestito malamente da gioco di guerra.
Il continuo correre in avanti rende anche il gioco poco longevo, più o meno 6 ore, come i precedenti capitoli.
C'è solo una missione in cui si pilota un carro armato, con uno stile di guida molto intuitivo, ma non basta per trovare un po' di distrazione dal resto delle missioni.

Il comparto multiplayer, mettendo da parte i problemi sugli IP descritti sopra, presenta la mitica modalità survival con gli zombie nazisti. Ebbe grande gloria nel 2008, oggi è naturalmente deserta; giocata con gli amici perde il confronto con survival più moderni.

In conclusione Call of Duty: World at War è troppo simile ai suoi predecessori nella struttura del gioco, risultando quindi estremamente "vecchio", con in più il respawn infinito dei nemici che lo rende frustrante e mono-tattico. Continuo a suggerire i precedenti due capitoli, per quanto i problemi tecnologici possano rappresentare un ostacolo per i meno smanettoni, ma questo World at War è un vero e proprio shoot'em up da cui consiglio di stare alla larga, o da giocare consapevoli del genere di gioco che rappresenta.

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(Andrea Donati) azione call of duty cod fps guerra pc prima guerra mondiale recensione respawn respawn infiniti shoot em up shootemup war waw world at war zombi zombie https://www.andreadonati.it/blog/2016/6/call-of-duty-world-at-war---recensione Fri, 24 Jun 2016 17:47:24 GMT
Murdered: soul suspect - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/4/murdered-soul-suspect---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/233290/

Poliziesco orientato all'esplorazione e soprattutto allo hidden object questo "Murdered: Soul Suspect", con una trama originale, una grafica semplice ma dettagliata là dove serve, tante missioni secondarie e qualche difetto di troppo.

Eviterò qualunque tipo di spoiler, sebbene il trailer stesso del gioco e la sua sinossi svelino fin da subito il colpo di scena iniziale. Farò quindi finta vi fidiate di questa recensione e degli ottimi voti che in generale ha preso il gioco per convincervi all'acquisto.
Tornando a noi, nel gioco si impersonerà un detective che dovrà indagare su un serial killer, affiancato da una medium in grado di vedere e parlare con gli spiriti. Per farlo dovrà esplorare alcune costruzioni sparse in una piccola cittadina, cercando indizi alla ricostruzione del modus operandi del killer, cercando di trovare il suo nascondiglio e tentando di prevedere dove si terrà il prossimo omicidio.
Quando nel gioco si mescola realtà e sovrannaturale, come avviene in Murdered: Soul Suspect, è ovvio che le incongruenze balzino immediatamente agli occhi. Una a caso: gli spiriti possono attraversare i muri e non riescono a toccare gli oggetti, ma camminano tranquillamente per strada, toccando quindi il terreno senza sprofondare e, per contro, non possono volare. Tuttavia sono difetti un po' scontati, senza i quali il gioco stesso non sarebbe neppure esistito.

La componente investigativa della trama principale si basa sul ritrovamento di oggetti/indizi in relativamente piccole zone, ad esempio un tratto di strada dove è avvenuto un omicidio, un piccolo appartamento o una stanza. La componente esplorativa in questi casi è quindi azzerata e tutto si concentra sulla tipologia di gioco "hidden object" di cui parlavo sopra. Una volta che si hanno tutti gli indizi, o che si sono scoperti quelli più importanti, bisognerà selezionarne tre inerenti all'obiettivo di quell'esplorazione per trovare la soluzione all'enigma e proseguire nella trama.
A fianco della missione principale ce ne sono svariate secondarie, che non hanno alcuna attinenza con quella principale ma che aumentano un po' la longevità del gioco. In questo caso gli oggetti da cercare spaziano da una singola zona come nella missione principale, a intere costruzioni se non all'intera piccola cittadina in cui è ambientato il gioco, e in questo caso la componente esplorativa - sempre finalizzata alla ricerca degli oggetti - balza in primo piano.

Le componenti d'azione sono rare e abbastanza semplici da padroneggiare: dei demoni cercheranno di impedirti l'esplorazione o l'attraversamento di determinate stanze, costringendoti a scacciarli sfruttando i percorsi prestabiliti che i demoni stessi seguono e nascondendosi in alcuni punti chiave - chiamiamoli così per esigenze di no-spoiler.
Bisognerà quindi avvicinarsi mentre ti danno le spalle e premere una precisa combiazione di tasti per scacciarli (un tasto della tastiera e uno del mouse, ogni volta diversi). Niente di che, ma anche in questo caso si dà un po' di scossa alla trama e all'investigazione.

Il comparto grafico non è niente male, il gioco è in terza persona con la solita oscena visuale di sbieco, ma ci si fa presto l'abitudine. I personaggi sono ben realizzati, molto espressivi e dettagliati, forse un po' rigidi nei movimenti ma nel complesso promossi a pieni voti. Gli scenari sono anch'essi molto dettagliati, a volte un po' caotici ma realizzati con cura e coinvolgenti. E' un tipico gioco noir-gotico, dall'atmosfera cupa e al limite del bianco e nero, con un bell'effetto dato dalle strutture sovrannaturali che si sovrappongono a quelle reali.
L'audio è senza infamia e senza lode, l'ho giocato in inglese con sottotitoli. Non c'è quasi mai musica ma solo effetti sonori distorti e inquietanti (sottolineo però che non è un horror) e i dialoghi rientrano nella norma come qualità di doppiaggio.
I salvataggi non ci sono, il gioco va a checkpoint che, attenzione, si attivano esclusivamente lungo la trama principale. Se al seguito di un salvataggio automatico per la trama principale ci si getta su una missione secondaria e si passano minuti/ore dietro ad essa, al termine della stessa sarà quindi necessario ritornare alla trama principale e proseguirne un piccolo pezzo, altrimenti il gioco non salva nulla e bisognerà rifare la missione secondaria da capo.

Ma veniamo ai difetti. Qua e là si saranno notati accenni velati alla "noia". Murdered: Soul Suspect non è un gioco noioso, ma a volte sembra far di tutto per mostrarsi tale. Cercare, e poi cercare ancora, e poi cercare ancora, in una trama sicuramente originale ma banale nel suo svolgimento, alla lunga diventa noioso. E' difficile riuscire a fare un'unica lunghissima sessione di gioco: le 20 ore per completarlo sono frutto di continue interruzioni perché non esistono colpi di scena, gli scontri con i demoni si contano sulle dita di una mano e, come detto, è tutto un cercare, cercare, cercare.
A questo si aggiunge un'interfaccia di gioco costruita per le console, con il mouse che è un accessorio inutile nel navigare tra i menu e tra le missioni secondarie e la principale, e sfogliarli diventa presto frustrante.
Alcune missioni secondarie sono quasi impossibili da completare: per trovare tutti gli oggetti è necessario passare le zone in ogni angolo più nascosto, e finché si tratta di singole stanze o appartamenti è un conto, ma quando per completarne una si deve passare al setaccio un intero palazzo o addirittura l'intera cittadina, l'impresa diventa titanica.
Il colmo è che per concludere la trama principale si deve di fatto interrompere definitivamente la ricerca di tutti gli oggetti secondari, ponendo il giocatore nel dilemma se posticipare a tempo indeterminato il finale del gioco o mandare al diavolo tutto e portarsi a casa i titoli di coda.

In conclusione, nonostante questi difetti Murdered: Soul Suspect lo consiglio. L'atmosfera noir è egregia, la trama ha uno svolgimento banale e ha delle incongruenze di fondo ma si fonda su un'idea molto interessante e originale, la grafica non è affatto male ci si affeziona fin dal primo istante al protagonista e al suo sbigottimento di fronte ad una cittadina che non è più quella che conosceva. E' un gioco che per quanto dark è senza ansie; sì a volte è un po' noioso ma scorre comunque bene ed è un'esperienza che vale la pena fare. Magari, ecco, in saldo.

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(Andrea Donati) detective hidden object murdered murdered soul suspect noir oggetti nascosti poliziesco recensione soul suspect terza persona https://www.andreadonati.it/blog/2016/4/murdered-soul-suspect---recensione Sat, 02 Apr 2016 21:28:12 GMT
Borderlands 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/3/borderlands-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/49520

Riuscire a sintetizzare le mie opinioni su Borderlands 2 è complicato, data la vastità di caratteristiche del gioco, ma cercherò di fare il possibile.
Stiamo parlando di un gioco di ruolo d'azione in prima persona con mondo aperto. Acronicamente un FPS RPG sandbox.
Chi ha già avuto modo di giocare al primo capitolo si ritroverà la stessa ambientazione, la stessa grafica in cel shading e uno stile cyberpunk, western & post-apocalittico che è portato ancor più all'estremo così come la caratterizzazione dei personaggi.
Volgarità, umorismo becero e macabro, violenza, crudeltà e demenzialità sono una costante per tutto l'arco del gioco.
Le esclamazioni del/dei protagonista/i (si può giocare l'intera campagna da soli o in cooperativa), i personaggi di contorno, i cattivi e in generale tutta la popolazione di Pandora coinvolta nella trama di Borderlands 2, hanno caratteristiche uniche tra loro che rendono il gioco un continuo susseguirsi di autoironie, consapevoli stereotipi e dialoghi surreali.
La stessa trama soccombe sotto l'impetuosità dei personaggi e la freneticità delle missioni, e diventa solo un contorno appena accennato.

Il gioco, come il primo capitolo, è lunghissimo grazie ad un numero elevato di missioni, impreziosite da un'infinità di DLC altrettanto corposi, alcuni di essi completamente fuori contesto, altri un po' più noiosi, ma comunque tutti imperdibili.
Come per il primo capitolo, Borderlands 2 dà il suo meglio giocato in cooperativa: la natura del gioco, con i continui respawn dei nemici e le lunghe strade da percorrere per completare le missioni, possono alla lunga risultare noiose e frustranti se giocate in singolo.

Tecnicamente il gioco è molto scalabile, e grazie alla grafica in cel shading è possibile ridurre i dettagli anche per i PC meno potenti senza realmente perdere in qualità. L'audio del gioco è interamente in italiano, una volta tanto doppiato degnamente e con le voci giuste appioppate ai personaggi giusti, con un intercalare molto diversificato e immediatamente riconoscibile.
Restano immutate, per quanto vagamente migliorate, le assurde complicazioni nella gestione dell'interfaccia di gioco, palesemente realizzata per console, e mettere le mani all'inventario, operazione che si effettua in continuazione lungo tutto il proseguio del gioco, è al limite dello snervante.

L'elemento RPG è ottimamente realizzato ed equilibrato, la progressione in livelli dei personaggi ben si adatta alla potenza dei nemici che si ha di fronte, anche se a volte le missioni sono talmente tante che, se le si vuole fare tutte, alcune di esse risulteranno eccessivamente semplici a causa di una progressione forse un po' troppo rapida dei livelli.
Le abilità sono formate dai tipici tre rami da sviluppare un po' alla volta, e i premi in gettoni conquistati grazie ad achievement interni migliorano ulteriormente le unicità dei personaggi, già molto diversi tra loro fin dal principio.

In sostanza Borderlands 2 si un conferma un prodotto di ottima qualità e dettagliatissimo in ogni suo aspetto, dalle ambientazioni ai personaggi, dai dialoghi agli oggetti, dalle componenti RPG alle innumerevoli missioni. E' di una longevità spaventosa, per quanto al termine del gioco e dei DLC non resti poi molto da fare. Permangono alcune pecche del primo capitolo, come un'interfaccia confusionaria, la frustrazione dei continui respawn dei nemici e una trama verticale che si perde nella miriade di micro-trame date dalle missioni secondarie.
Se giocato in singolo è sicuramente un signor prodotto ma con tanti "meh", in cooperativa dà il meglio di sé e per gli appassionati degli FPS-RPG è assolutamente imperdibile.

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(Andrea Donati) borderlands 2 cel shading coop cooperativo cyberpunk fps pandora recensione rpg sandbox https://www.andreadonati.it/blog/2016/3/borderlands-2---recensione Fri, 25 Mar 2016 17:26:54 GMT
Bioshock 2: Minerva's Den - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/3/bioshock-2---minervas-den---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/244610/

Minerva's Den è un DLC - l'unico - per BioShock 2, che aggiunge un nuovo capitolo alla già lunga trama del gioco originale: per quanto ci siano svariati apparizioni di personaggi e registrazioni già incontrati in precedenza, questo DLC ha comunque una sceneggiatura interamente autonoma.
Stiamo parlando di circa 4 ore di gioco, inclusa l'esplorazione di tutte le stanze per la raccolta di Adam e potenziamenti.

Essendo un DLC, l'esperienza di gioco ricalca in tutto e per tutto quella di BioShock 2 che ho già recensito qui su Steam e su LogBLog.it: sintetizzando, stiamo parlando di un'ambientazione dettagliata, unica e immersiva, una trama un po' scontata ma coinvolgente e tanti dialoghi ottimamente recitati (l'ho giocato in inglese con sottotitoli). Il tutto impreziosito da una nuova arma, un nuovo plasmide e un paio di nuovi nemici.

Resta intatto quello che ormai è l'unico difetto palese del gioco, ovvero l'apparizione - o, peggio, la riapparizione - dei nemici secondo script precisi, come la raccolta di determinati oggetti o l'ingresso in determinate stanze.

Minerva's Den non è un sequel, non aggiunge nulla alla trama di BioShock 2, ma è comunque una bella storia che mantiene a livelli altissimi lo spirito dei primi due capitoli del gioco. Se il genere e il gioco piacciono, si tratta di un acquisto obbligato per arricchire e continuare l'esperienza di BioShock che, per gli indecisi, merita assolutamente di essere affrontata. Anche a prezzo pieno.
 

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(Andrea Donati) action azione bioshock bioshock 2 dlc fps minerva's den rapture recensione script the thinker https://www.andreadonati.it/blog/2016/3/bioshock-2---minervas-den---recensione Fri, 25 Mar 2016 17:17:27 GMT
The Stanley Parable - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/1/the-stanley-parable---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/221910/

Quanto è difficile riuscire a recensire un gioco cercando di preservare l'ingenuità con cui lo si deve obbligatoriamente affrontare fin dall'inizio?
E' impossibile descrivere The Stanley Parable spiegando ciò che è, perché se ne rivelerebbero i dettagli che devono essere scoperti giocandolo. Ma è anche impossibile descrivere The Stanley Parable spiegando ciò che non è, perché... è qualcosa che non avevo mai visto prima.

Il protagonista è Stanley. Lavora in un ufficio e il suo compito, come quello di tutti i suoi colleghi, è premere dei tasti sulla tastiera a seconda di ciò che appare nel monitor, senza fare domande.
Un giorno però lo schermo rimane nero. Senza più comandi da eseguire, senza più un apparente scopo per cui continuare a restare seduto ad obbedire ciecamente agli ordini impartiti, Stanley, perplesso e preoccupato, si alza dalla sua postazione e da lì comincia il gioco.

The Stanley Parable è in prima persona, estremamente intuitivo nelle meccaniche di gioco, con un'interazione con l'ambiente quasi nulla e di tipo non lineare... a seconda del concetto che vogliamo esprimere con lineare, e mi fermo qui.
E' corto, questo sì. Uno degli achievement recita "Complete The Stanley Parable in under 4 minutes 22 seconds (not including load times)", tanto per farci capire. Eppure il mio tempo di gioco è di una manciata di ore, ben al di sopra di quei 4 minuti e mezzo. Già.
Per alcuni aspetti del gioco è richiesta pazienza, su Internet è possibile comunque trovare una valanga di informazioni che aiutano a scovare anche quelli meno visibili o intuibili.

Tecnicamente la grafica è basilare, essenziale, poco immersiva. I suoni sono anch'essi estremamente semplici, mentre il parlato, in inglese con sottotitoli anche in italiano, è superlativo.

Ma insomma, che diavolo è The Stanley Parable? E' un gioco estremamente semplice ma profondo, riflessivo, surreale, ironico. E' molto, molto bello. Dura poco, costa poco, ed è diverso da tutti gli altri giochi. Non c'è motivo per non comprarlo, ritagliandosi un paio d'ore (non solo quattro minuti e mezzo) per provarlo.
Purtroppo alcune recensioni svelano i dettagli del gioco. Io ho avuto la fortuna di giocarlo con i consigli di amici e di recensioni che sono state in grado di darmi tanta curiosità senza rivelare nulla. Spero facciate così anche voi: giocatelo sulla fiducia, perché piaccia o non piaccia, la sua "diversità" ne varrà la pena.

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(Andrea Donati) bivi bivio finali first person narratore prima persona puzzle recensione rompicapo scelta scelte stanley the stanley parable https://www.andreadonati.it/blog/2016/1/the-stanley-parable---recensione Tue, 26 Jan 2016 17:31:07 GMT
Aliens: Colonial Marines - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2016/1/aliens-colonial-marines---recensione Articolo originale su Steam: http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/49540/

Siamo seri, Aliens: Colonial Marines è un gioco veramente brutto.
Solitamente anche nei giochi peggiori c'è sempre qualcosa che si salva, ma qui siamo di fronte ad un prodotto che non riesce a raggiungere la sufficienza in nessuna sua parte.
Ma andiamo con ordine.
Si tratta di un FPS ambientato nell'inquietante mondo fantascientifico ideato da Dan O'Bannon e Ronald Shusett, in cui si impersonerà un marine inviato su un pianeta per una missione di investigazione.
La prima cosa che salta agli occhi è la grafica: per quanto sia palese il tentativo di renderla dettagliata, il risultato è scarso. Le texture sono di bassa qualità, le location si assomigliano tutte e l'interazione è ridotta a zero.
Il peggio lo si raggiunge con gli xenomorfi, realizzati pessimamente, dalle animazioni scattose - sembrano modelli 2D - e, di conseguenza, decisamente meno spaventosi di quanto ci si potrebbe aspettare.
La varietà dei nemici è anch'essa ridotta al lumicino e stereotipata: ci si troverà di fronte ad un militare "standard", che va giù in un colpo o due, e quello corazzato; molti di loro spareranno con mitra, pochi con un lanciamissili. Fine.
Negli scontri a fuoco o corpo a corpo non c'è interattività: il nemico colpito dai proiettili continua imperterrito a mantenere la sua posa.
L'IA dei nemici è anch'essa basilare: gli xenomorfi escono fuori dai buchi (non interattivi) e ti attaccano, saltando sulle pareti a casaccio senza dare l'impressione di farlo per una precisa strategia.
Anche i "bot" che ti accompagnano in alcune missioni ogni tanto si bloccano senza motivo o corrono via lasciandoti da solo. La totale mancanza di mappe fa sì che a volte si insegua a vuoto un proprio compagno di squadra governato dalla CPU, nella speranza di trovarlo dietro qualche angolo.

L'audio non aiuta, i suoni riprodotti da xenomorfi e armi sono certamente quelli a cui siamo abituati dai film ma, vuoi per un campionamento superficiale e per un'utilizzo degli stessi in maniera non ottimale, non riescono mai a farti immergere nell'ambientazione. Il gioco è anche in italiano: il doppiaggio, come spesso avviene nelle versioni italiane dei giochi, ha la solita dizione perfetta ma è privo di qualunque passione e personalità.

La campagna è lineare, semplice, un po' artificiosa e banale ma stiamo parlando di un franchise che spazia tra il survival, il fuggi-fuggi e lo spara-spara, quindi non si può pretendere chissà quali intrecci o sorprese. Il problema è che è veramente corta. Le 11 ore di gioco del mio profilo si riferiscono al gioco base e all'espansione Stasis Interrupted, un prequel che aggiunge (poche) ore di gioco in più ad una campagna che è troppo breve.
La possibilità di giocare alla campagna Aliens: Colonial Marines in cooperativa è sicuramente un suo punto di forza: tuttavia stiamo parlando di un gioco che, come abbiamo visto, è sostanzialmente brutto, quindi giocare in cooperativa è più una sorta di godimento causato dal "mal comune", piuttosto che da un'esperienza di gioco "diversa" e divertente.

Siamo di fronte ad un gioco insufficiente. Troppo corto, grafica orribile, immersione nulla, interattività a zero, audio piatto. Il divertimento della modalità cooperativa è dato esclusivamente dal divertimento della compagnia con cui lo si gioca.
Aliens: Colonial Marines sembra un gioco mediocre di inizio anni 2000. Questo è il pensiero che racchiude tutta la mia esperienza con questo gioco, che secondo me in singleplayer non vale la pena neanche in saldo, mentre in cooperativa con degli amici può valere l'acquisto giusto per irriderlo mentre lo si gioca.

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(Andrea Donati) action alien aliens azione campagna colonial marines coop cooperativa cooperativo fps recensione stasis interrupted https://www.andreadonati.it/blog/2016/1/aliens-colonial-marines---recensione Thu, 14 Jan 2016 12:40:31 GMT
Batman: Arkham City - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/12/batman-arkham-city---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/200260

Avevo recensito il primo capitolo della serie Batman: Arkham in modo talmente positivo, che le aspettative su questo seguito erano altissime. Sono state tutte ripagate.
Tanto più che Batman: Arkham City non solo mantiene gli stessi livelli del suo predecessore (Arkham Asylum) ma riesce ad ampliarli e migliorarli ancor di più, rendendo questo gioco un vero gioiello ed un esempio sul genere.

Già, ma di che genere stiamo parlando? Catalogabile banalmente come TPS, Arkham City è molto di più: è un parkour, picchiaduro, platform, action, stealth game, realizzato con meccaniche incredibilmente intuitive, semplici e immediate. Nei panni di Batman, ma anche di Catwoman e Robin, il gioco è un inarrestabile e fluidissimo percorso all'interno di mille trame, eventi ed enigmi che ci avvolgono in continuazione dall'inizio alla fine, all'interno di una Arkham City certamente non immensa ma dettagliatissima e incredibilmente d'atmosfera.

Le ombre cupe di Gotham sono qui portate all'estremo in un'ambientazione palesemente simile a 1997: Fuga da New York, e le abilità di Batman lo porteranno a sorvolare questa micro-città in lungo e in largo, senza sosta e, sia chiaro, senza mai un momento di noia.
La grafica infatti è molto simile ad Arkham Asylum, migliorata però nei dettagli e nella quantità di cose mostrate. Chi si è occupato di scenografia meriterebbe una medaglia.
La missione principale, presa da sola, è molto breve, ma nel corso degli spostamenti da una parte all'altra della città si verrà coinvolti in una decina di missioni secondarie che si intervallano una dopo l'altra, rendendo questo gioco estremamente longevo. Ho avuto modo di giocare anche all'espansione e a tutte le aggiunte incluse nel GOTY, pertanto consiglio vivamente il bundle, senza alcun dubbio.
Sempre rimanendo nel comparto tecnico, i suoni sono molto d'impatto e coinvolgenti, mentre per l'audio l'ho giocato in inglese con sottotitoli, ottimamente doppiato e con un linguaggio molto semplice da capire.

I combattimenti sono il punto di forza di questo gioco e Rocksteady ha centrato l'obiettivo: anche con mouse e tastiera sono incredibilmente intuitivi e fluidi. Gli aspetti stealth ricalcano Asylum, ovvero sono opzionali e semplici da padroneggiare, mentre il "detective mode" aiuterà molto nell'analisi delle varie situazioni di pericolo che si presentano davanti a noi.
La ricca scelta di gadget rende gli enigmi mai noiosi, e un sistema che pian piano accompagna il giocatore nel conoscerli ed usarli al meglio elimina ogni possibilità di frustrazione.

Insomma, potrei andare avanti parecchio decantando le lodi di questo gioco e consigliandolo senza alcuna esitazione.
Possibile che non ci siano difetti?
Sicuramente un paio si notano: il primo è che gli enigmi dell'Enigmista sono talmente tanti che arrivano quasi a snaturare la città di Arkham. Ovunque ci si guardi intorno si notano enormi punti interrogativi, chiazze di vernice e luci verdi, e in alcuni momenti più che in una città-prigione sembra di stare nel regno dell'Enigmista.
Il secondo difetto è dato dai personaggi alternativi, come Catwoman e Robin, che raramente (per fortuna) si andranno ad impersonare durante il gioco: prendere le redini di Batman, conoscere a menadito tutti i suoi gadget, le sue abilità e le sue modalità di movimento, spiazzano parecchio nel momento in cui ci si ritrova a combattere con personaggi dalle abilità differenti, rischiando di mantenere il combattimento su livelli molto basilari e divertirsi quindi di meno.
Tuttavia, come detto, questi momenti durano molto poco e alla fin fine è sempre un sollievo tornare ad impersonare i panni del protagonista.

In conclusione, Batman: Arkham City è un gioco che rasenta la perfezione, quasi un capolavoro, che riesce ad essere persino migliore del suo già ottimo capitolo precedente. Gli amanti dei giochi d'azione in terza persona e gli amanti di Batman hanno il dovere di comprarlo e goderselo fino all'ultima missione. Per gli altri, AC è da provare per vedere con i propri occhi il meglio che questo genere di gioco possa offrire.

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(Andrea Donati) action arkham arkham city batman catwoman enigmista goty harley quinn joker pc recensione robin rocksteady tps https://www.andreadonati.it/blog/2015/12/batman-arkham-city---recensione Thu, 31 Dec 2015 11:02:52 GMT
Call of Juarez: Bound in Blood - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/11/call-of-juarez-bound-in-blood---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/21980

La mia recensione del primo Call of Juarez è di un anno fa e ne ricordo bene i tanti pregi rovinati dagli altrettanti difetti. Si guadagnò il "pollice su" principalmente per la novità in fatto di ambientazione e del coraggio in scelte di giocabilità, ben lontane dall'essere perfette ma diverse dai classici FPS.
Call of Juarez: Bound in Blood, uscito nel 2011, eredita dal primo la storia e un personaggio (anche più di uno in realtà, ma in questa recensione non ci sono spoiler). Ambientato 20 anni prima rispetto al primo capitolo, narra la storia di tre fratelli - Ray, Thomas e William - uniti contro altri personaggi e molteplici nemici alla ricerca di un antico e maledetto tesoro azteco.

L'ambientazione western è incredibilmente vasta e dettagliata. Va detto che le texture slavate e di bassa qualità di questo gioco rovinano molto i singoli dettagli, ma traspare la cura con cui sono stati realizzati i luoghi che i tre fratelli percorrono nelle loro missioni.
L'inizio del gioco è da subito piuttosto frenetico ma, attenzione, è molto distante da scenari, trama e giocabilità che si riveleranno successivamente. Per questo il primo impatto può risultare un po' disorientante e frustrante, ma sia ben chiaro che, superati alcuni minuti di gioco, si avrà tempo e modo di studiare attentamente i propri personaggi e le loro abilità.

Ok, Bound in Blood è un FPS d'azione, assolutamente privo di elementi RPG se non una rudimentale gestione delle armi e delle basilari abilità speciali dei due fratelli protagonisti principali del gioco: Ray e Thomas.
Il primo è forte fisicamente, perfetto negli scontri d'arma da fuoco ravvicinati, e con due pistole dà il meglio di sé. Thomas invece è un cecchino perfetto, un asso nell'uso del fucile ma più debole fisicamente.
Ciascuno di loro ha un'abilità speciale, in realtà molto simili, che si attivano all'uccisione di un certo numero di nemici (si caricano più in fretta in caso di headshot). Attivando queste abilità speciali, il tempo rallenta: con Ray bisogna muoversi con il mouse per inquadrare i nemici, che saranno successivamente colpiti al termine dell'esplorazione visiva; con Thomas la mira sarà automatica e bisognerà essere veloci nello spostare il mouse verso il basso per colpirli uno alla volta.
Inoltre Thomas può utilizzare il lazo per arrampicarsi su alberi e case, un'abilità presente anche nel primo capitolo ma qui molto più rara e intuitiva da utilizzare.

A parte all'inizio (come tutorial) e alla fine (per esigenze di trama) del gioco, all'inizio di ogni capitolo si potrà decidere di chi prendere i panni, se di Ray o di Thomas. Sta al giocatore decidere se preferire un approccio spara-spara diretto contro i nemici o rimanere in seconda linea cercando di ucciderli da lontano. Qualunque sia la scelta non si rimarrà mai soli, e il proprio fratello resterà sempre a stretto contatto con noi: una compagnia che nel corso del gioco aiuterà ad immedesimarsi nei personaggi e ad entrare più in sintonia con la trama.
La trama, già. Banale e stereotipata ai massimi livelli, con alcune stupidaggini qua e là, scorre comunque bene ed è molto simile nei suoi drammi e vendette al primo capitolo, rendendo questo western malinconico e crudo.

Tecnicamente il gioco è ottimo. La giocabilità è molto buona, anche se la mira semi-automatica di Ray risulta un po' fastidiosa. Fortunatamente in questo secondo capitolo i programmatori hanno eliminato le scazzottate, che nel primo erano veramente pessime e poco intuitive.

I personaggi e i dettagli delle texture, come scritto sopra, sono di bassa qualità e le animazioni risultano legnose. Tuttavia siamo di fronte ad un gioco molto curato, con ambientazioni incredibilmente vaste e lunghe da percorrere, soprattutto in un paio di pause dalla trama principale in cui si potranno effettuare missioni secondarie, che permetteranno di guadagnare denaro a sufficienza per comprare nuove e più potenti armi. Queste missioni - sei in tutto in due gruppi da tre - da affrontare andando in lungo e in largo per queste immense ambientazioni, mi hanno lasciato un po' perplesso, perché spezzano la trama e sono incredibilmente simili alle missioni dei MMORPG theme park.
Sembrano quasi una sorta di esercizio di stile per dimostrare le potenzialità del motore del gioco... che, sia chiaro, funziona a meraviglia e poteva tranquillamente essere un buon MMO western free to play... di 6-7 anni fa (questa recensione è di fine 2015).
Gli effetti sonori sono nella media, per quanto riguarda l'audio io l'ho selezionato in inglese con sottotitoli ma è possibile goderselo anche in italiano. Il doppiaggio inglese è mediocre, Ray a parte che è su un altro livello e da solo vale la scelta dell'inglese.

In sintesi: Call of Juarez - Bound in Blood è un FPS western ben realizzato, dalla trama banale ma fluida e con personaggi carismatici. Graficamente vecchio, è comunque molto ben curato. I combattimenti sono l'anima del gioco e risultano efficaci, intuitivi e non frustranti. Certo, l'ambientazione - realizzata magistralmente - deve piacere e questo gioco merita di essere giocato da chi ama i western: per loro lo consiglio senza ombra di dubbio.

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(Andrea Donati) action azione bound in blood call of juarez far west fps mccall pc ray recensione thomas western https://www.andreadonati.it/blog/2015/11/call-of-juarez-bound-in-blood---recensione Tue, 24 Nov 2015 13:04:45 GMT
Sleeping Dogs - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/10/sleeping-dogs---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/202170

L'inizio non è dei più convincenti. Sleeping Dogs dà l'impressione di essere estremamente "legnoso", con movimenti poco reattivi, forzati. I primi combattimenti corpo a corpo non migliorano la situazione, mentre si cerca vanamente di gestire la visuale in terza persona girando il protagonista verso i nemici.

Poi, piano piano, salta fuori il gioco esattamente come quelli della United Front Games lo avevano pensato. Le scomodità del sistema di movimento si imparano a padroneggiare, così come il combattimento. Con un'ottima trama e una marea di missioni e achievement, Sleeping Dogs lentamente si apre in tutto il suo splendore, donando parecchie ore di divertimento.

Dopo questa lunga premessa, vediamo di scoprire di cosa stiamo parlando. Sleeping Dogs è un open world d'azione in terza persona ambientato ad Hong Kong. Si potrà viaggiare in lungo e in largo per tutta la mappa della città fin dall'inizio del gioco, e le missioni che si sceglierà di affrontare (ci sono sostanzialmente due filoni principali) punteranno moltissimo su questo continuo spostarsi da un distretto all'altro.
Qui devo già fermarmi per sottolineare un difetto, ovvero non c'è una accurata diversificazione dei vari quartieri, tanto più che bisognerà consultare la mappa in continuazione per capire dove ci si trovi. In sostanza si gira in auto ma l'ambientazione è sempre uguale a se stessa, risultando quindi all'inizio estremamente affascinante - tutto è riprodotto con estrema cura, dagli enormi grattacieli ai piccoli mercatini rionali - per poi piano piano diventare un contorno che si nota appena.

Il protagonista è estremamente carismatico, attorniato da personaggi altrettanto memorabili, per quanto forse un po' troppo fisicamente e caratterialmente stereotipati. Boccio sicuramente il sistema di vestiario del personaggio, customizzabile a piacere ma estremamente assurdo. Alcuni vestiti e accessori donano infatti dei bonus e indossarli quindi conviene. Tuttavia a volte ci si ritroverà con il nostro personaggio vestito da perfetto idiota mentre fa da protagonista a scene a volte seriose o struggenti del gioco, rendendole alquanto ridicole e snaturando la trama.
Comunque voto positivo alla grafica, che per quanto non sia certo perfetta, riesce comunque ad essere convincente, soprattutto nei combattimenti corpo a corpo, il cuore del gioco, dove traspare l'enorme impegno nel renderlo quanto più possibile fluido, realistico e d'impatto.
Il gioco non è però solo combattimento corpo a corpo: le missioni prevedono anche scontri a fuoco, realizzati in maniera più che discreta; inseguimenti e sparatorie in auto, che promuovo in pieno - per quanto le auto abbiano un raggio di sterzata immenso e le moto siano per lo più ingovernabili; inseguimenti a piedi, che purtroppo non raggiungono la sufficienza a causa della legnosità di risposta ai comandi.
In merito al comparto sonoro, io ho giocato a Sleeping Dogs con audio e sottotitoli in inglese. Il doppiaggio è nella norma, gli effetti sonori - soprattutto durante i combattimenti - sono di alto livello e la lingua non risulta complicata da capire.

La durata di questo gioco è variabile a seconda di quanto si deciderà di affiancare le missioni secondarie e gli achievement alle trame principali. Diciamo che con solo queste ultime il gioco si fa in meno di 20 ore; insieme alle missioni secondarie e agli achievement principali, come ho fatto io, si arriva alle 30 ore. Aggiungendo anche achievement un po' più lunghi da completare, si potrebbe arrivare anche a 40 ore, ma anticipo che sarebbero una decina d'ore molto meno divertenti rispetto alle altre. A differenza di altri open world quale può essere GTA, tanto per fare un nome, diciamo che Sleeping Dogs al termine della trama tende a concludersi definitivamente, senza più stimoli che diano un senso al continuare a giocarlo.

In sintesi Sleeping Dogs è un open world orientato al combattimento corpo a corpo, ma che non disdegna scontri a fuoco e inseguimenti sia a piedi che in auto. Stracolmo di missioni, con una bella trama, personaggi carismatici, impegnativo ma per nulla frustrante, è un gioco che consiglio ma, perché c'è un "ma", soltanto agli amanti del genere. Purtroppo, pur abituandosi, il gioco resta malamente reattivo, i combattimenti sono un piacere per gli occhi e le orecchie ma alla lunga diventano tutti un "appena il nemico diventa rosso premi il tasto destro del mouse" e Hong Kong è meravigliosa e dettagliata ma anch'essa alla lunga resta sempre uguale a se stessa.
E' un bel gioco, ben lontano dall'essere perfetto, ma un ottimo passatempo per gli amanti degli open world d'azione.

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(Andrea Donati) azione clan combattimenti corpo a corpo hong kong inseguimenti mafia open world pc polizia recensione sandbox singleplayer sleeping dogs https://www.andreadonati.it/blog/2015/10/sleeping-dogs---recensione Sun, 25 Oct 2015 11:20:55 GMT
Crysis 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/10/crysis-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/108800

Avevo un po' di timori nell'affrontare Crysis 2, memore delle difficoltà avute con il primo capitolo, ai limiti del frustrante. Tuttavia avevo ben in mente anche tutti i pregi di quel gioco, e dopo aver concluso la campagna, posso dire che Crysis 2 riesce ad essere un classico FPS d'azione praticamente perfetto.
Questo gioco riesce ad essere equilibrato in ogni suo aspetto, dalla difficoltà alle molteplici possibilità tattiche.
Entriamo un attimo nei dettagli.

Crysis 2 riprende solo alcuni aspetti della trama del primo capitolo, catapultandoci in una New York invasa o, per meglio dire, infettata da una razza aliena tecnologicamente superiore.
Armati di una nanotuta in grado di curare le proprie ferite e conferire particolari abilità, dovremo farci strada attraverso una città devastata fino al cuore della struttura aliena.

Fin dal principio si capisce che il gioco si adatta decisamente meglio alle capacità del giocatore, con livelli di difficoltà finalmente ben calibrati e numerosi checkpoint. La stessa nanotuta è stata "revisionata" con l'obiettivo di risultare più semplice e immediata nel suo utilizzo e nei cambi di abilità. Scompaiono le modalità "forza" e "velocità", mentre l'occultamento diventerà un costante compagno d'avventura e l'armatura farà la sua parte nei momenti di maggior frenesia.

Per quanto il gioco sia estremamente lineare, qualunque scenografia presente nel gioco, siano essi ambienti interni o esterni, permettono al giocatore la più completa libertà tattica. Grazie all'occultamento e all'armatura si potranno pianificare silenziose eliminazioni dei nemici o assalti ad armi spianate. In alcune mappe sarà possibile raggiungere gli obiettivi preposti anche saltanto in toto il combattimento con i nemici.
Non ci sono trucchi, non ci sono respawn, gli script che fanno apparire i nemici si notano ma non danno alcun fastidio e non falsano i combattimenti.

Dal punto di vista tecnico, stiamo parlando di un gioco sviluppato con il CryEngine 3, quindi esteticamente è strabiliante. Non ho avuto crash di alcun tipo durante tutto il periodo in cui ho fatto la campagna, mentre ho notato qualche glitch e una distanza visiva un po' troppo limitata. Anche il comparto audio regala numerose soddisfazioni, con effetti sonori d'impatto. Io ho scelto di giocare a Crysis 2 in inglese con sottotitoli, ed è ben doppiato con un inglese piuttosto semplice da capire. 
La riproduzione di New York è stata un po' una delusione. Non c'è quel feeling della grande mela che altri giochi sono stati in grado di darmi, poteva essere anche una città inventata che non avrebbe fatto molta differenza. Si percorrono strade che sembrano estremamente anonime, così come le costruzioni che raramente risultano riconoscibili.
La trama poi, vabbè, fa da contorno. Stracolma di assurdità, incongruenze, casualità: è meglio non farsi domande e fare un po' come il protagonista, ovvero obbedire agli ordini e seguire gli obiettivi senza stare a riflettere sul perché delle cose. 
I nemici hanno una discreta IA, ma hanno poca varietà. Alla fin fine quante tipologie di alieni ci saranno, toh, cinque o sei in tutto. E alla fin fine più che con intriganti alieni sembra di combattere contro tanti robottini tutti uguali.

Ricapitolando, all'inizio ho scritto che Crysis 2 è un FPS praticamente perfetto, poi entrando nei dettagli sono saltati fuori un sacco di "ma", tanto che mi sento in dovere di dire che tutti questi difettucoli non scalfiscono per nulla un gioco che è un deciso passo avanti rispetto al primo capitolo, a cui rimane solo il l'effetto "sorpresa" per dargli ancora ragion d'essere.
Crysis 2 è ottimamente bilanciato, lineare e allo stesso tempo in grado di offrire notevoli libertà d'azione, semplice nell'interfaccia e ricco di sfide complicate ma mai frustranti.
E' un gioco veramente bello che consiglio caldamente, un must per gli amanti degli FPS d'azione.

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(Andrea Donati) alieni azione crysis crysis 2 crytech fps nanotuta new pc prophet recensione spore virus york https://www.andreadonati.it/blog/2015/10/crysis-2---recensione Thu, 08 Oct 2015 10:44:39 GMT
Valiant Hearts: The Great War - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/valiant-hearts-the-great-war---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/260230/

Valiant Hearts è un piccolo capolavoro.
E' un fumetto interattivo, di genere adventure, ambientato in Francia durante la Prima Guerra Mondiale.
La trama, per quanto estremamente semplice e fin troppo spesso ricca di fortuite casualità, è molto poetica e coinvolgente. I vari protagonisti - nel corso del gioco si prendono le redini di quattro distinti personaggi (e il cane, non bisogna dimenticare il cane!) - sono carismatici ed è facile identificarsi con loro nel corso degli eventi.

Come detto si tratta di un adventure, in cui i dialoghi sono sostituiti da fumetti e le esclamazioni appena abbozzate. L'unica voce narrante è quella che fa da contorno agli eventi del gioco e che narra la storia dei protagonisti e delle battaglie (vere) che si svolgono intorno ad essi.
Gli enigmi sono piuttosto semplici e raramente ci si ferma a pensare al da farsi, anche quando le schermate in cui cercare o utilizzare gli oggetti sono tante. Data l'ambientazione e la relativa semplicità del gioco, avvicinare i più giocatori più giovani permetterà loro di divertirsi non solo per il gioco in sé, ma anche per il lato educativo e coinvolgente verso un periodo storico troppo spesso messo in secondo piano rispetto alla Guerra Mondiale successiva.

L'interfaccia è immediata, ci sono anche dei momenti di azione molto intuitivi e, inutile negarlo, la trama scorre fluida dall'inizio alla fine aumentando il coinvolgimento e facendo volar via in un lampo le 10 ore di gioco richieste per completarlo.
Dei requisiti tecnici neanche ne parlo, è un fumetto animato, ovvero le ambientazioni, realizzate a mano, sono per la maggior parte statiche, mentre le animazioni si limitano ai personaggi principali e a specifici eventi che si manifestano intorno ad essi. Tuttavia questo non rappresenta un difetto del gioco, anzi, c'è molta espressività ed effetti come le esplosioni o gli spari sono comunque ottimamente riprodotti, nel perfetto stile del gioco.

In definitiva Valiant Hearts: The Great War è un gioco splendido, dalla trama bella e fluida, da enigmi ben congeniati e mai frustranti, da un briciolo d'azione intuitiva, con un'estetica originale e ottimamente realizzata, il tutto contornato da un'ambientazione ricca di riferimenti storici reali che amplificano il coinvolgimento e l'immedesimazione nei quattro protagonisti del gioco.
Assolutamente da non perdere.

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(Andrea Donati) adventure avventura cane francia fumetto germania pc prima guerra mondiale recensione storia ubisoft valiant hearts https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/valiant-hearts-the-great-war---recensione Thu, 27 Aug 2015 18:02:11 GMT
Machinarium - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/machinarium---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/40700/

Machinarium è un adventure di stampo classico molto vecchio stile, con numerosi rompicapo e un briciolo di arcade anni '80. Fosse solo questo non sarebbe neanche un gioco da consigliare, perché è estremamente corto, le scenografie si contano quasi sulle dita di una mano, la trama è appena abbozzata, la grafica incredibilmente statica, alcuni enigmi sono dei meri colpi di fortuna e altri un po' frustranti per chi non è abituato ai puzzle game.
Tuttavia Machinarium è, perdonatemi la smanceria, incredibilmente carino, e questo riesce sorprendentemente a mettere in secondo piano tutta la selva di difetti di cui sopra.
Questa "carineria" è data da un'immedesimazione totale con il piccolo robottino protagonista del gioco e tutti gli altri personaggi meccanici buoni e cattivi, da una sceneggiatura completamente muta ma piena di tante piccole ironie, da un sistema di indizi ben congeniato perché limitato all'ambiente in cui ci si trova in quel momento.
Il gioco è molto corto e gli scenari limitati, ma il livello di dettaglio è sublime e la forma d'arte in cui ci si ritrova ci avvolge fin dai primi istanti.
Come detto è un adventure in tutto e per tutto, bisognerà quindi raccogliere oggetti, eventualmente unirli, lasciarli nel punto giusto e vedere cosa succede. Ogni tanto ci saranno degli enigmi che gli amanti dei puzzle game da tablet sapranno risolvere in breve tempo, e un paio di micro-giochi arcade anni '80 senza alcuna pretesa né difficoltà che non rappresenteranno un ostacolo.
E' un gioco adatto anche ai bambini, ricondandosi che alcuni rompicapo sono comunque complicati per chi ha meno di 8 anni e quindi è meglio farsi aiutare da un adulto durante tutto lo svolgimento del gioco.

Machinarium lo consiglio, dura poco ma è di qualità, e vale comunque il costo. Non bisogna avere pretese grafiche eccelse (ad esempio su uno schermo FullHD fa dei cornicioni neri giganti intorno) ma è sufficiente concentrarsi sul robottino e le sue missioni per rimanere intrappolati in questo mondo meccanico così incredibilmente... carino.

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(Andrea Donati) adventure ambientazione avventura disegni enigmi immersione machinarium pc recensione robot rompicapo https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/machinarium---recensione Sun, 16 Aug 2015 21:47:36 GMT
The Walking Dead: Season 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/the-walking-dead-season-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/261030/

Ho un po' di difficoltà a recensire questa seconda stagione di The Walking Dead senza trovarmi ad elencare le stesse cose scritte sul precedente capitolo. Questo gioco è esattamente quello che ci si aspettava: una serie TV interattiva, con una trama degna dell'ottima che ha caratterizzato la prima stagione e un'interattività estremamente basilare.
TellTale non delude, siamo di fronte ad un gioco che risponde esattamente alle aspettative.

Si potrebbe definire un adventure ma, a mio avviso, questo gioco rientra in un genere molto particolare in cui la trama e la recitazione dominano qualunque altro aspetto, rendendo le interazioni di tipo adventure o action estremamente banali e limitate al necessario.
In sostanza durante il gioco il 95% del tempo lo si passerà a cercare di cliccare sulle frasi giuste per stabilire un personale e profondo rapporto con gli altri personaggi o per influire su alcuni aspetti secondari della trama principale.

In effetti è bene ricordare che, nonostante la stessa TellTale evidenzi il contrario, le scelte che si compiono durante il gioco influiscono raramente e in maniera superficiale rispetto alla trama principale che, qualunque decisione si prenda, resta sempre la stessa.
Senza spoilerare nulla, ripeto, senza alcuno spoiler, soltanto gli ultimi minuti del gioco cambiano radicalmente a seconda delle proprie scelte.

Tecnicamente il gioco rimane identico al precedente, con una grafica cartoonesca che elimina completamente qualunque aspetto horror che può ereditare dal titolo, enfatizzando invece l'espressività dei personaggi, fondamentale per poter capire il loro approccio nei confronti nostri e degli altri.
I salvataggi sono nel cloud di Steam quindi il gioco si può attivare ovunque e in qualunque momento ma occhio perché, essendo un gioco che fa riferimento ai salvataggi del primo capitolo e della sua espansione, conviene avere anch'essi già preinstallati sui PC in cui si gioca.
I dialoghi sono in inglese così come i sottotitoli. Il doppiaggio è buono, l'inglese piuttosto semplice ma, essendo un gioco che punta moltissimo sui dialoghi, una conoscenza almeno "B1" (meglio "B2" - qui i livelli Europass) della lettura inglese ci vuole.

In conclusione, The Walking Dead: Season 2 va necessariamente giocato dopo la prima stagione e dopo il relativo DLC 400 Days. Possibilmente in un lasso di tempo breve, per godere appieno di tutti i personaggi che di tanto in tanto si ritroveranno lungo la propria strada. La durata del gioco è di un paio d'ore per capitolo, per un totale di 5 capitoli e 10 ore. Vi assicuro che queste 10 ore volano.
Per chi fosse curioso di avere maggiori dettagli su questa serie della TellTale Games, lo invito a leggere la recensione che ho fatto del primo capitolo.
Per chi ha invece ha già giocato e amato TWD1, questo secondo capitolo merita senza indugio, anche a prezzo pieno.

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(Andrea Donati) adventure avventura horror pc recensione season 2 stagione 2 storia the walking dead zombi zombie https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/the-walking-dead-season-2---recensione Sun, 09 Aug 2015 09:48:45 GMT
BioShock 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/bioshock-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/8850

Come ormai la maggior parte dei numeri 2 a cui ho giocato, anche questo secondo capitolo di BioShock si conferma identico al primo, nei pregi e nei difetti.
L'ambientazione è sicuramente la prima cosa che risente di questo deja vu: la sorpresa, l'ammirazione, la spettacolarità delle scenografie vengono sostituite da una sensazione comunque piacevole, come l'essere tornati in un luogo "sicuro" (è pur sempre a tratti un horror) e conosciuto com'era, appunto, la Rapture del primo capitolo.
Gli scenari sono infatti sempre curati fin nei minimi dettagli, ancora più diversificati tra loro e, finalmente, un po' meno claustrofobici.
La trama si mantiene su livelli aulici e poetici: sebbene resti una forte linearità nello svolgimento delle missioni, la storia che affianca le esplorazioni è di grande qualità e non è mai banale.

BioShock 2, come il primo capitolo, è un FPS lineare ma che dà spazio ad un minimo di esplorazione. Per il giocatore sarà possibile scegliere se seguire a testa bassa i percorsi per il compimento delle missioni, o se intraprendere una via più tranquilla, esplorando ogni angolo delle ambientazioni e/o completando alcune imprese facoltative (salvare le little sister, raccogliere l'adam, ecc.).
La durata del gioco varia molto sulla base di questa scelta, che indicativamente va dalle 10 alle 20 ore.

La grafica resta molto simile al primo capitolo, direi praticamente identica dal punto di vista qualitativo. Ho notato dei crash al salvataggio veloce che ho risolto forzando il gioco con le DirectX 9 mentre per il resto, rispetto al primo capitolo, non mi ha mai dato problemi.
Anche in questo caso l'ho giocato in inglese con i sottotitoli e anche in questo caso il doppiaggio è ottimo ma l'inglese è piuttosto complesso per chi non lo mastica bene.

I combattimenti restano il fulcro del gioco e l'accoppiata armi/poteri, per quanto ampliata notevolmente, cambia poco.
L'IA è superficiale e la vera difficoltà nell'uccidere i nemici resta sempre lo scegliere la giusta combinazione di armi, munizioni e poteri.
Purtroppo resta anche il pessimo sistema dell'apparizione improvvisa dei nemici dopo aver raggiunto i checkpoint, in pratica causati da alcuni script molto invasivi che rovinano parecchio l'immersione del gioco.

In conclusione BioShock 2 è in tutto e per tutto un "seguito" di BioShock: per quanto il protagonista sia (completamente) differente, la tipologia di gioco è identica, l'ambientazione pure, i nemici pure, lo scopo del gioco pure.
Contando la qualità del primo BioShock questo non può che essere positivo, motivo per cui lo consiglio senza alcun dubbio, con l'obbligo però di giocarli in sequenza.

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(Andrea Donati) big daddy bioshock bioshock 2 fps horror little sister pc rapture recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/8/bioshock-2---recensione Thu, 06 Aug 2015 19:30:27 GMT
Un week end di finali https://www.andreadonati.it/blog/2015/7/un-week-end-di-finali Se avessi dato ascolto ai segnali arrivati fino al minuto d'inizio della prima partita, non avrei fotografato le finali di sabato e domenica di football americano.

La sera prima parte una gran craniata su uno spigolo così oltre al male si aggiunge una ferita che sembra non smettere mai di sanguinare. Di notte mi sveglio alle 3 e tra caldo e umidità non riesco più a prendere sonno. Quel giorno ero in toscana dai bimbi e il treno che mi porta a Firenze è in perfetto orario, non fosse che dentro c'erano i pinguini e io ero in maglietta, conscio delle temperature infuocate di Milano, senza niente da mettermi sopra.

Poi vediamo, il frecciarossa che viaggia a 300 chilometri all'ora arriva a Milano con 20 minuti di ritardo, così ho il tempo soltanto di volare in albergo a mollare lo zaino con il portatile per correre allo stadio. Ma intanto in albergo ci devo arrivare, e ovviamente sbaglio le scale della metro e la M5 mi parte davanti al naso, ma è il meno.

Arrivato in albergo quello davanti a me deve pagare. Ma deve pagare solo la sua parte, solo una camera, con la tassa, senza gli extra, e i minuti passano. Quando mancano 10 minuti alla partita e finalmente è il mio turno, la mia prenotazione non è stata segnata e le camere sono tutte piene. "Le chiedo di aspettare un attimo" mi fa, e la speranza di non dormire sotto ad un ponte mi fa dimenticare che il tempo passa. E' di nuovo il mio turno: "L'avete trovata?", "Non si preoccupi, la chiameremo noi" mi rispondono e a quel corro allo stadio mentre si concludono gli inni, prendo il pass mentre le squadre si preparano al coin toss, preparo l'attrezzatura quando scendono in campo per il kick off e riesco a coprire tutta la partita.

Ma il caldo è esagerato, è mezzogiorno, dal campo si alza un calore micidiale. Cerco di stare nella sideline delle Neptunes, in ombra ma poco prima al sole, e quindi l'aria è bollente e resisto solo un quarto e mezzo, mentre loro si infortunano una dietro l'altra e non riesco in nessun modo ad incrociare i loro sguardi.
Dal lato One Team il caldo non manca ma c'è l'ombra e l'aria è più fresca, le foto proseguono, vengono bene mentre la partita finisce.

Lo stadio si svuota all'istante mentre tutti scappano all'ombra, dal lato One Team non conosco praticamente nessuno (e temo che nessuno conosca me) mentre le Neptunes fanno gruppo vicino all'uscita dove gli sguardi si incrociano ma non riesco e non voglio che si soffermino troppo a lungo. I loro occhi sono tristi, preoccupati, stanchi. E a confronto le mie vicissitudini sono state poca roba.

E' cominciato così il weekend di finali al Vigorelli, e chi ben comincia...

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(Andrea Donati) bologna cifaf femminile football americano milano neptunes one team oneteam rose bowl rosebowl underdog underdogs vigorelli https://www.andreadonati.it/blog/2015/7/un-week-end-di-finali Sat, 04 Jul 2015 19:15:00 GMT
Suture cutanee adesive rinforzate https://www.andreadonati.it/blog/2015/6/Suture-cutanee-adesive-rinforzate

Premessa: giusto per chiarire, questa storia è di due anni fa.

Chiaro che il detto “beata ignoranza” valga soprattutto quando si parla di salute, vista la vastità degli argomenti. Ad esempio non avevo idea di cosa fossero le suture cutanee adesive rinforzate.

Quando ho guardato la tempia di Ricciolo e ho visto un bel taglio triangolare, per quanto piccolo fosse, non è che disinfetti, piazzi un cerotto e bona lé. Perché in un taglietto triangolare poi la cicatrice si vede; va quindi chiuso, ci vanno messi i punti.

Poi vedi che quest’ignoranza sfocia nel ritorno a casa del bimbo dal Pronto Soccorso con 'sto cerottone gigante in fronte e sotto – sorpresa sorpresa – neanche un punto, ma solo dei cerottini fatti apposta per tenere chiusa la pelle senza alcun punto.

Comodo!

Tra l’altro mi sono trovato costretto a cedere alle pressanti richieste di SantaPazienza, affinché fosse lei a contattare il Comune di Pianoro.
Sì perché il castello di legno nel Parco ha delle viti con il cappuccio scoperto, in pratica con la capocchia della vite a vista: se poi queste viti sono lungo un corrimano e un bimbo cade o inciampa e ci batte o striscia la testa si può fare anche molto male.

Tipo un taglio triangolare sulla tempia.

Li ha contattati lei perché sapeva che se lo facevo io mi facevo prendere dal nervoso e li infamavo, se non a voce sicuramente su carta. Ha avuto ragione, pochi giorni dopo i cappucci sono tornati al loro posto.
E Ricciolo nel frattempo si è grattato via tutti i cerotti e adesso ha la cicatrice.

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(Andrea Donati) bruntullo cerotti famiglia ferita giochi punti suture taglio vite https://www.andreadonati.it/blog/2015/6/Suture-cutanee-adesive-rinforzate Tue, 23 Jun 2015 19:04:26 GMT
Black Out https://www.andreadonati.it/blog/2015/6/black-out Venerdì torno a casa presto dal lavoro, Ricciolo è malato, Boccola è a casa causa neve e SantaPazienza rende degno il proprio soprannome badando ai bimbi e pulendo casa.

Arrivato al cancello di casa infilo strategicamente la mano tra le inferriate per raggiungere il "tiro". Premo il pulsante ma la serratura non scatta. Orpola. Prendo il cellulare per chiamare SantaPazienza quando vedo un suo messaggio che tra le altre cose recita "è saltata la luce 5 minuti fa". Sono le 15.35 di venerdì.

Quando salta la luce e hai due bimbi chiusi in casa, con fuori la neve, puoi fare solo una cosa: portarli fuori. Ma Ricciolo è malato e soprattutto sveglio, se vede che scende soltanto Boccola dà in escandescenze, quindi per il momento si sta a casa. Senza luce non c'è molta alternativa: mentre aspettiamo che torni si tirano fuori tutti i giochi di società e si cerca di passare il tempo.

Il problema è che la luce non torna. Manca in tutta la via.

Dopo neanche un'ora Ricciolo si è bello che stufato dei giochi di società, io intanto guardo fuori dalla finestra e noto che la luce inizia lentamente a calare. Aspettiamo ancora. Con un po' di trenino Duplo e l'immancabile tablet, si fanno le cinque e mezza. Due ore di black out. Siamo in inverno, il sole tramonta presto.

A questo punto si cerca di coinvolgere Boccola e Ricciolo nell'accensione delle candele, ovvero si raccattano da ogni parte di casa candele tipo Ikea o quelle artigianali o quelle super preziose, perché arrivi ad un punto in cui non ti importa come, ma un po' di luce in casa la devi avere. A tutto questo si aggiunge anche la preoccupazione su un paio di cose non da poco: frigorifero e notte. Perché il frigo non va, non va neanche la caldaia e la temperatura sta calando.
E Ricciolo è malato.

Così si cerca di sedare l'impazienza dei bimbetti con qualche cartone animato salvato nel portatile, pregando che la batteria regga, mentre io e SantaPazienza ci rifugiamo in qualche lettura. Si fanno le sei e mezza. E' buio, che diavolo si fa?
Guardo fuori dalla finestra, in lontananza si vede la cabina elettrica con, intorno ad essa, la neve completamente intonsa.
Proviamo a chiamare il distributore locale, Hera, ma i centralini sono colmi di chiamate. Lo sapranno? La mamma di una compagna di Ricciolo dice di sì. Però non si vede nessuno.

I bimbi sono distratti tra disegni e cartoni animati, l'effetto della Tachipirina di Ricciolo inizia a svanire e l'ora di cena dista ancora parecchio.
Che si fa? Si anticipa tutto di un'ora e mezza.
Cena alle sette.
Poi pipì, denti, e poi i bimbi nel lettone, con la temperatura a quota 18 e una candela a illuminare il bicchierino della Tachipirina mentre alle 20.30, 5 ore di black out, si cerca nuovamente di placare il febbrone di Ricciolo.

Intanto ringrazio alcuni inutili accorgimenti pronti all'uso, nati non per le emergenze ma venuti subito utili durante il black out, come la chiavetta internet, il caricabatterie portatile (carico), il notebook e il kindle paperwhite (non è per pubblicità, è per sottolineare che è illuminato).
Però non ce la faccio, l'ansia del black out, del freddo, di Ricciolo malato riescono a distrarmi solo un'ora. E alle 21.30 spengo l'ultima candela e accendo la lucina vicino al letto, che rimane tristemente spenta.

La notte è piena d'ansia. Dopo solo 4 ore Ricciolo trema come una foglia, mani e piedi gelati e rovente in corpo. La lucina è ancora spenta, 9 ore di black out, e questa volta è la torcia del cellulare a illuminare il bicchiere di Tachipirina.
Durante la notte, in un orario imprecisato, mi sveglio al suonare dell'allarme di un appartamento. E' tornata la luce? La lucina dice di no. Faccio mente locale, sveglio il cervello e capisco che l'allarme suona per la batteria scarica a causa del black out. Si torna a dormire.

La mattina dopo è angosciante. Sveglia alle 7.30. Lucina spenta. 16 ore di black out. 15 gradi. Guardo fuori dalla finestra, la cabina elettrica ha sempre la neve di ieri, senza impronte, senza nessuna auto intorno.

Non sembra freddo ma l'aria in gola dice il contrario. La vicina con i suoi due bimbi andrà via prima di pranzo, un'altra vicina, sempre con due bimbi, era andata a dormire dai parenti il giorno prima. E noi?
Facciamo colazione, il gas c'è, latte caldo e biscotti. Ricciolo viaggia sui 37 e mezzo. Boccola aiuta SantaPazienza a preparare la borsa della piscina.
Alle 9.30 sono 18 ore di black out. Chiamiamo una zia che abita vicino, ci si arma di una borsa con i giochi, una con dei vestiti e una con aerosol e medicine e ci trasferiamo da lei.
Prima di uscire mi accerto che sia tutto spento tranne la ciabatta con il cordless, che lascio accesa.

Ricciolo intanto sta meglio, la febbre viaggia tra i 37 e i 38 ma non supera mai quest'ultimo valore, e la Tachipirina se ne sta chiusa nella borsa. Intanto io aiuto mia zia a rompere piegare piantare chiodi nel muro per appendere dei quadri, collegare in cascata dvd e tivusat e, di tanto in tanto, chiamo a casa. Tututu...muto. Errore di chiamata.

Più tardi SantaPazienza esce con Boccola per andare in piscina. Le saluto, mi giro e vedo il mio cellulare. Ripeti. Tuuuuuu... tuuuuuu... è libero, il cordless è acceso!
E' tornata la luce.
Pranziamo con mia zia, mentre dalla sua finestra sorrido quando vedo il camino di uno dei condomìni coinvolti dal blackout eruttare un'esplosione ininterrotta di vapore.

Armi e bagagli, si torna a casa.

Mentre sono in camera a cambiarmi guardo la sveglia, lampeggia segnando le 5. Guardo il mio orologio, segna le 16.30 che, meno 5, fa 11.30.
20 ore di black out. Intanto SantaPazienza mi racconta che la mamma di una compagna di Boccola è senza acqua, e in un'altra frazione del nostro comune la luce tornerà due giorni dopo, mentre è stato allestito un centro d'accoglienza per la notte.

Alzo lo sguardo, vedo Ricciolo in guarigione che gioca con la Wii insieme a Boccola e al figlio della vicina. Intanto nel retro del cortile del condominio, sorridente, c'è un pupazzo di neve che i bimbetti avevano tirato su un'ora prima quando siamo tornati a casa.
Venti ore di black out. Poteva andare peggio.

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(Andrea Donati) blackout bologna bruntullo buio elettricità enel febbre freddo hera neve pianoro rastignano https://www.andreadonati.it/blog/2015/6/black-out Tue, 02 Jun 2015 14:27:04 GMT
Prototype - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/prototype---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/10150

Prototype spiazza fin dalla prima scena di gioco. E' palesemente una scelta voluta, e nell'arco di in un battito di ciglia sei immerso nella battaglia, con lame o mazzuoli che si plasmano al posto delle mani, con la possibilità di distruggere ogni cosa, di arrampicarti sui muri, di uccidere ogni persona, di interagire con qualunque oggetto e di combattere contro militari e terribili mostri.

E' il caos, e Prototype è sostanzialmente il caos, voluto e gestito piuttosto bene.

Si tratta di un action game in terza persona orientato sui combattimenti corpo a corpo, con una dose notevole di parkour portato all'estremo, morbosamente truce e ambientato in una New York distopica dei giorni nostri.
La trama, sia chiaro, sarebbe oggettivamente notevole per quanto caotica e con una sceneggiatura davvero terribile. Le missioni vengono introdotte con superficialità, con frequenti buchi e incongruenze, con animazioni brevi e dialoghi pomposi.

Il gioco è a campo aperto, tuttavia non esistono missioni secondarie e il gioco libero consiste in gare a tempo, nella distruzione di basi militari o "alveari" nemici, nella ricerca di personaggi che aiutano ad entrare nei dettagli della trama o a trofei e tutorial sparsi in giro per la città.
Pertanto non me la sento di definire Prototype un sandbox: è sostanzialmente un gioco molto lineare, e attraversare la città per prendere l'unica missione disponibile non è esattamente ciò che un amante dei sandbox si aspetta.

I combattimenti sono indubbiamente il fiore all'occhiello del gioco, ed è palese lo sforzo degli sviluppatori nel creare un gioco d'azione frenetico e tipicamente da console, dove i combattimenti si traducono in una serie di combo e di abilità che è quasi necessario selezionare con cura a seconda delle situazioni di gioco in cui ci si trova.
Queste nuove caratteristiche del protagonista si sbloccano con il passare del gioco, guadagnando punti esperienza che non portano alcun aumento di livello ma che vanno invece spesi per l'acquisto delle combo e abilità di cui sopra.
Sarà quindi possibile correre più velocemente, effettuare salti più lunghi, avere più punti vita, cammuffarsi di nascosto e sbloccare abilità che tagliano, affettano, tritano, sminuzzano, e così via (non sto scherzando).
La potenza del personaggio e la varietà di gioco crescono in maniera direttamente proporzionale alla difficoltà nel gestire una mole di combo e abilità che in breve tempo diventano tantissime, pure troppe.

La giocabilità è ulteriormente impreziosita dalla possibilità di interagire in maniera molto completa con la popolazione e gli oggetti. New York è una sorta di immensa composizione di Lego che è possibile distruggere o lanciare ovunque, oltre che, nel caso di carri armati ed elicotteri, guidare in maniera estremamente intuitiva ed efficace.

Tecnicamente il gioco sente il peso degli anni ma si difende bene. Le scene di gioco sono talmente frenetiche che l'occhio difficilmente si ferma sui dettagli, che appaiono invece in tutta la loro pochezza durante le animazioni d'intermezzo (forse è per questo che sono così brevi). Spiace che le tipologie di mostri si contino sulle dita di una mano e che l'IA della popolazione e dei militari rasenti la stupidità totale.
L'audio è in inglese con sottotitoli in italiano, discretamente doppiato, anche se per via di una sceneggiatura indegna non rimane impresso. Notevoli invece i suoni d'ambiente, di forte impatto e dispensatori di tante soddisfazioni durante i combattimenti più duri.
La difficoltà del gioco è ben calibrata, anche se non mancano dei momenti di frustrazione dovuti ai salvataggi a checkpoint, che a volte costringono a rifare quasi un'intera missione da capo in caso di fallimento.

Tiriamo le conclusioni: Prototype è un gioco incredibilmente d'azione, incredibilmente pomposo, che punta tutto sulla frenesia e la varietà dei combattimenti corpo a corpo. E' un gioco la cui trama si prende troppo sul serio ed è tutto da godere nell'attraversare New York in lungo e in largo, distraendosi di tanto in tanto con qualche prova a tempo o distruzioni di basi nemiche. I poteri del protagonista sono il punto di forza del gioco, e con l'esperienza si impara a capire quali abilità usare in determinate situazioni. Padroneggiare Prototype rende il gioco ancor più longevo, proprio per la vastità di poteri che è possibile utilizzare.
Ideale per sfogare le frustrazioni accumulate durante il giorno: proprio per questo lo consiglio assolutamente.

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(Andrea Donati) action azione corpo a corpo new york parkour pc prototype recensione terza persona tps https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/prototype---recensione Thu, 28 May 2015 22:49:54 GMT
450 ore con David Letterman https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/450-ore-con-David-Letterman "The only thing I have left to do, for the last time, on a television program: 'thank you, and good night'".

Ho cominciato a seguire Letterman a metà del 2009, per caso. Non lo avevo neanche sentito nominare quando un amico nel 2008 mi fece vedere uno spezzone di una puntata trasmessa da Rai Extra e, nel 2009, Fiorello debuttò sul nuovo canale SkyUno tra le altre cose imitando proprio Letterman, che avrebbe fatto il suo debutto su quello stesso canale l'autunno successivo.

Da allora, e ringrazio il MySKY per questo, ho visto tutte le puntate - tutte - fino a ieri, quando su Rai5 è andata in onda l'ultima puntata del Late Show.

Quando si parla di un programma in onda dal 1982 per 6028 (seimila e ventotto) puntate, seguirlo dall'autunno 2009 sembra poco. Per dire, tra le millemila serie che ho seguito e seguo tutt'ora in tante hanno superato, per numero di anni, il Late Show. Ad esempio Friends e CSI: Las Vegas che ho seguito per 10 stagioni, Grey's Anatomy (ebbene sì) per 11, South Park 15, Top Gear 21, mettiamoci anche i Simpson, per quanto sparpagliati tra Sky e Mediaset. Per quest'ultima serie, sopra a tutte per numero di stagioni ed episodi, volendo anche dire che ne ho visti parecchi, sono ben lontano dai 574 episodi trasmessi negli USA.

Con il Late Show di David Letterman, se contiamo che sono quasi 150 puntate a stagione, per sei stagioni, ho visto quasi 900 episodi.

Per questo l'ultima puntata trasmessa ieri è stata per me così emozionante, perché Letterman mi ha accompagnato (televisivamente parlando) con costanza negli ultimi 6 anni, senza la possibilità di fare "maratone" che esaurivano un intero anno di programmazione in pochi giorni, come avviene ormai sempre più spesso con le serie TV.

Mi ha fatto compagnia fin da quando Boccola aveva 2 anni, che lo guardava insieme a me e dopo 5 minuti si addormentava. Mi hanno fatto compagnia i monologhi iniziali, pieni di stoccate politiche e filmati di pura demenzialità, così come i monologhi che seguivano la pausa pubblicitaria, a volte seri, a volte senza senso, seguiti dall'immancabile top ten e dalle interviste alla mostruosa quantità di VIP americani. Alcuni dei quali qui in Italia nessuno sa chi siano, spesso volti della TV pomeridiana che non varcano mai i confini degli USA, che nel tempo diventavano conoscenti e poi compagni di vecchia data.

E poi gli speciali erano il massimo. Halloween, i giochi estivi e invernali, gli stupid human tricks, le ospitate al vincitore nazionale di imbustamento della spesa e agli imitatori di uccelli, gli esperimenti chimici... e l'elenco potrebbe andare avanti per molto tempo, proprio per la quantità di puntate che permettevano una quantità di iniziative sempre uguali negli anni ma, ogni volta, sempre diverse tra loro.

Ieri è andata in onda l'ultima puntata, solo in parte simile alle altre e, naturalmente, molto autocelebrativa e autoironica. Commovente ma per nulla lacrimevole.

Dopo tanti anni rimetterò mano alla programmazione del MySKY, cancellando quel "Letterman" che, puntualmente, ogni giorno dalle 23.00 alle 00.30 registrava la puntata e la metteva nella omonima cartella dalla quale, quasi ogni giorno, attingevo per passare il tempo sempre con un sorrisetto scemo in faccia, laddove la definizione di "varietà" era espressa al meglio in quel programma quotidiano che non è mai - mai - stato né pesante né volgare.

900 episodi per 30 minuti ciascuno fanno 450 ore, 18 giorni, goduti uno per uno, mezz'ora alla volta, per 6 anni. Tanti, pochi, chissà: di sicuro ne sono valsi la pena e mi mancheranno moltissimo.

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(Andrea Donati) addio cbs david letterman late show letterman rai 5 rai extra serie finale sky tv ultima puntata varietà https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/450-ore-con-David-Letterman Fri, 22 May 2015 16:30:57 GMT
Battlefield Bad Company 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/battlefield-bad-company-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/24960/

Questo gioco dura poco, troppo poco. Ti affezioni ai compagni della tua squadra, resti sommerso da ambientazioni dettagliate, ti lasci trasportare da una trama semplice ma mai noiosa, con un grado di sfida ben tarato e tante animazioni che mantengono fluido lo scorrere degli eventi, lasciandoti al tempo stesso respirare un po' dalla frenesia degli scontri a fuoco.
E poi finisce. Che rabbia.

Battlefield: Bad Company 2 è un FPS d'azione e di guerra ambientato ai giorni nostri, estremamente lineare nelle missioni e nelle mappe. Durante il 90% della campagna sarai costantamente accompagnato dai tuoi compagni di squadra, composta da una manciata di soldati ritrovatisi catapultati in eventi più grandi di loro, decisi a rischiare le proprie vite per interrompere l'avanzata del nemico.
Questo senso di appartenenza ad un gruppo non manca mai dall'inizio alla fine, e ti senti realmente parte di una squadra immerso in ambientazioni sempre diverse e tutte quante ottimamente realizzate: foreste, montagne, coste, ambienti urbani... la trama giustifica in maniera banale questi cambi di scenario, ma la sceneggiatura spesso ironica è valida quanto basta da renderla complessivamente positiva.

Tecnicamente il gioco è una meraviglia. Anche con i dettagli al massimo il gioco è fluido e non perde un colpo. L'ho giocato con le voci in inglese e i sottotitoli in italiano: il doppiaggio è ottimo e il sonoro del gioco estremamente immersivo.
L'IA di tutti gli NPC, amici e nemici, è appena discreta, mentre un punto negativo è la gestione degli script, veramente tanto invasivi, Man mano che il gioco prosegue diventa sempre più chiaro che camminando lentamente si attivano pochi nemici alla volta, mentre correndo si attivano tutti quanti in una volta sola, tanto più che spesso appaiono dal nulla in un sistema che evidentemente non contempla un tipo di movimento così rapido.

Battlefield: Bad Company 2 è considerato un sotto-marchio di Battlefield, ma il risultato finale non è affatto inferiore ai concorrenti. Dovessi trovare un termine per descriverlo al meglio, direi "fluido": fluida la trama, fluida la grafica, fluido lo scorrimento del gioco.
Peccato, come ho già scritto, che finisca così in fretta.
Consigliatissimo!

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(Andrea Donati) azione bad bad company 2 battlefield campagna company fps giocatore guerra recensione singleplayer singolo https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/battlefield-bad-company-2---recensione Thu, 07 May 2015 16:55:21 GMT
Dead Island Riptide - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/dead-island-riptide---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/216250

Presentato e distribuito come gioco a sé stante, Dead Island Riptide è nientemeno che un'espansione di Dead Island. Tutto è rimasto pressocché identico al capitolo precedente, dalla grafica alla giocabilità, dalle meccaniche di gioco ai numerosi difetti.

Si tratta di un sandbox FPS d'azione con elementi RPG ben strutturati per quanto superficiali, ambientato in un'isola infestata da zombie. Il contenuto esplorativo è molto ampio e si trascorre la maggior parte del tempo spostandosi qua e là per l'isola per completare le numerose missioni, tra pincipali, secondarie e bonus.
Ogni aspetto del gioco riesce ad essere ben congeniato ma "infestato" (sic!) da difetti, sostanzialmente gli stessi di Dead Island.

Tecnicamente la grafica è molto dettagliata, ben ottimizzata ma per niente fluida. Anche con 60 FPS fissi si ha sempre la sensazione che la visuale e i movimenti del personaggio rispondano in ritardo e a scatti.
Ambientazione e nemici sono ottimamente realizzati, mentre l'espressività dei protagonisti, soprattutto nelle animazioni d'intermezzo, risulta inesistente.
Il sonoro è di forte impatto, il parlato è in inglese con i sottotitoli in italiano, doppiato discretamente anche se, come detto, le animazioni inespressive non aiutano per nulla.

La trama non è complicata ma caotica, e quando si tirano le somme riesce a diventare persino assurda. Tuttavia si tende a completare le missioni una dietro l'altra senza dover star troppo dietro alla storia principale che, beninteso, consiglio di tenere sempre per ultima rispetto alle missioni secondarie per evitare di finire il gioco troppo presto.

I combattimenti sono il fulcro del gioco e, allo stesso tempo, il peggior difetto. Sono indubbiamente d'impatto, focalizzati principalmente sul corpo a corpo. Le armi utilizzate provocano danni "realistici" ai nemici, ad esempio quelle ad impatto spappolano e quelle a taglio decapitano. Tuttavia resta sempre il problema dell'immediatezza d'uso: complice il peso delle armi, la risposta che si ha quando ad esempio si colpisce con armi pesanti è frustrante. Non pretendo ovviamente che un mazzuolo abbia la stessa velocità d'uso di un pugnale, ma fin dal primo click contro un nemico, nonostante l'arma sia pronta all'uso, il ritardo che si ha nel colpire il nemico è molto elevato, e questo ritardo continua anche nei colpi successivi. Questo genera scontri in cui bisogna intuire in anticipo dove finirà il colpo tra il click e il colpo stesso.
Molto interessante invece è il dettaglio con cui vengono gestiti i colpi portati ai nemici: se miro alla testa la mia arma colpisce alla testa, se miro al corpo l'arma colpisce il corpo e così via. E così i nemici più potenti, i cui colpi alla testa possono non portarli alla morte istantanea, possono essere comunque mutilati portando colpi alle braccia, permettendo di subire meno danni.
Purtroppo questa gestione così meticolosa avviene anche per i corpi a terra, rendendo complicato eseguire dei "colpi di grazia" (se si esclude il salto a due piedi sulla testa) con i nemici a terra.
Ecco, un aspetto che indubbiamente è migliorato rispetto al precedente capitolo è l'utilizzo delle armi a distanza: le munizioni restano merce rara e vanno sparate con cautela, ma in Riptide se ne trovano decisamente di più, e specializzare un personaggio sulle armi a distanza ha finalmente un senso.

La gestione RPG del gioco si concentra sul miglioramento del proprio personaggio nelle proprie caratteristiche base, nell'utilizzo di specifiche armi o di nuove abilità, grazie ad una progressione di livelli che permettono di assegnare punti distribuiti in tre alberi. Completando il gioco con tutte le missioni secondarie, ci si ritroverà ad avere talmente tanti livelli da non avere più idea di dove spendere i punti abilità, mettendoli in caratteristiche meno utili.
Le armi si degradano un po' troppo in fretta e bisogna, soprattutto all'inizio, girare con una scorta di due/tre armi in inventario pronte all'uso. La gestione dell'inventario rimane pessima, soprattutto quando si confrontano le armi.

Argomento respawn: i mostri "ripoppano". Quindi liberi una strada, liberi un villaggio, liberi un quartiere, e puntualmente dopo pochi minuti si ripopolano tutti con nuovi mostri, identici ai precedenti. Fai una missione facendoti largo tra i nemici, torni facendoti di nuovo largo tra i nemici, prendi una nuova missione che magari ti riporta nelle vicinanze della precedente e... indovina un po', ecco di nuovo i nemici ad aspettarti.
Questo rende il gioco in singleplayer piuttosto frustrante, mentre in cooperativa è chiaro che Riptide dia il meglio di sé. Fino a quattro giocatori possono godersi l'intera campagna del gioco per parecchie ore di divertimento.

Sintetizzando, Dead Island Riptide è consigliabile solo ed esclusivamente a chi ha già giocato il primo Dead Island e ha voglia di un seguito sostanzialmente identico, sia nei pregi che nei difetti.
Graficamente notevole, ambientazione ottima per quanto già vista mille volte, trama da ignorare, combattimenti d'impatto ma a volte frustranti causa respawn e pessimo feedback.
Di sicuro non ha senso giocare a questo capitolo se prima non si ha giocato il precedente.
Consigliato quindi con riserve.

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(Andrea Donati) action azione dead island fps open recensione riptide rpg sandbox survival zombie https://www.andreadonati.it/blog/2015/5/dead-island-riptide---recensione Fri, 01 May 2015 12:23:06 GMT
Batman: Arkham Asylum - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/4/batman-arkham-asylum---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/35140/

Concluso il filmato iniziale, comincia il gioco. La visuale di gioco vede Batman inquadrato da dietro la sua spalla destra.
Trattengo a stento un urlo di terrore. L'inquadratura è tutta "storta", mi ricorda Alan Wake, altro gioco in terza persona con visuale di lato invece che sopra la testa.
Mai giudicare un gioco nei primi minuti.
Bastano pochi passi e con un briciolo di abitudine ecco che quello che è praticamente l'unico difetto di Batman: Arkham Asylum si dissolve e lascia spazio ad un gran gioco.

Perché questo primo capitolo della serie Arkham è veramente molto, molto bello.

L'ambientazione riesce da sola a prendere ogni singolo aspetto di questo gioco e portarlo ai massimi livelli di azione, tensione, coinvolgimento e sfida. Arkham Asylum è realizzata magistralmente, grande e dettagliata, mentre i principali villain che la popolano sono riprodotti alla perfezione.
Il comparto audio non è da meno, io ho giocato a Batman in inglese con sottotitoli, e il doppiaggio è azzeccato e recitato alla grande, mentre il sonoro è di forte impatto e le musiche coinvolgenti.

La trama è certamente semplice e scontata ma scorre bene. Presa a sé stante non risulta certamente nella lista dei pregi, ma unita all'ambientazione e ai suoi personaggi riesce a diventare interessante. La durata del gioco è di una decina d'ore, più il tempo che si decide di passare ad esplorare le zone e a completare gli obiettivi secondari.

Ma veniamo ai fatti. Batman: Arkham Asylum è un gioco d'azione in terza persona con intuitivi elementi stealth e minimi componenti esplorativi. Si tratta sostanzialmente di seguire una serie di missioni in un unico filone, senza missioni secondarie, spaziando nel manicomio di Arkham tra le sue varie strutture.
Oltre alla trama principale ci sono degli oggetti da ritrovare che si dividono in tre categorie: trofei dell'Enigmista, nastri con le registrazioni di colloqui psichiatrici effettuati ai principali villain del gioco e incisioni su apposite pietre contenenti la storia del manicomio.
Questi oggetti però non sono essenziali per il proseguimento del gioco, e rientrano nella serie di achievement che è possibile ottenere per completare il gioco in ogni suo aspetto.

I combattimenti si alternano a fasi esplorative e sono molto intuitivi e di grande impatto scenico. Sostanzialmente si tirano pugni a destra e a manca, ma grazie alle combo e alle abilità aggiuntive che è possibile imparare salendo di livello, questi diventano via via sempre più frenetici e divertenti.
Qui sopra ho menzionato "salendo di livello" ma, sia chiaro, la componente RPG del gioco è ridotta ai minimi termini, con un inventario inesistente, una scelta di oggettistica limitata a poco più di una manciata di elementi e le abilità che, per quanto utili, non sono comunque fondamentali per il completamento della trama.
La componente stealth è parte integrante del gioco ed è molto intuitiva e per niente stressante: anche chi non è portato o non ama i giochi stealth troverà in Batman: AA una sfida ottimamente realizzata.

Non riesco a sintetizzare Batman: Arkham Asylum senza ripetere quanto scritto in precedenza: è un gran gioco, ottimo in ogni suo aspetto, sia per l'ambientazione, per le meccaniche di gioco, per il coinvolgimento e le sfide. Non fatevi prendere dallo sconforto per quell'assurda "visuale di lato": dategli tempo, e tutto il resto ve la farà dimenticare alla svelta.
Consigliatissimo senza riserve, anche a prezzo pieno.

 

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(Andrea Donati) arkham asylum azione bane batman joker manicomio pc recensione stealth terza persona https://www.andreadonati.it/blog/2015/4/batman-arkham-asylum---recensione Tue, 21 Apr 2015 21:04:33 GMT
Call of Duty 2 - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/3/call-of-duty-2---recensione Articolo originale su Steam - http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/2630/
 
 
Mi riesce molto difficile recensire questo Call of Duty 2 senza pensare al primo Call of Duty, perché i due giochi sono sostanzialmente identici.
Fatto salvo il comparto grafico, migliorato certamente ma senza differenze che saltino all'occhio ad un occhio abituato agli standard odierni (questa recensione è del 2015), CoD2 mantiene le stesse caratteristiche tecniche, di gameplay e trama del primo capitolo. Pertanto i pregi e i difetti rimangono sostanzialmente gli stessi.
 
Per quanto "vecchio", il gioco graficamente è molto curato. Certo, alla lunga si nota che molti dettagli, come gli interni delle abitazioni, sono ripetuti più volte, ma l'impressione generale è molto buona e la caratterizzazione delle ambientazioni aiuta il giocatore ad immergersi negli eventi.
Anche in questo caso ho avuto dei problemi tecnici: CoD2 finalmente supporta le risoluzioni diverse dal 4:3, ma va in crash ad ogni cambio di risoluzione, obbligandomi a mettere mano al file di configurazione per poter modificare le impostazioni grafiche.
Rimanendo nel comparto tecnico, i dialoghi sono in italiano. Il doppiaggio è mediocre, gli effetti audio sono invece più che buoni.
 
La trama purtroppo manca di potenzialità. La seconda guerra mondiale potrebbe raccontare storie meravigliose e, sia chiaro, Call of Duty 2 riesce a riproporne alcune in maniera molto intensa.
Tuttavia ognuna delle tre campagne viene brutalmente spezzata in capitoli che poco hanno a che vedere l'uno con l'altro, facendo perdere l'immersione negli eventi. L'effetto finale di tutto questo è che molto spesso le missioni sono un mero tentativo di raggiungere gli obiettivi prefissati, senza sentirsi veramente parte della storia.
 
Restano i caricamenti delle missioni "statici", ovvero privi di animazioni o filmati di presentazione. Dover leggere delle pagine di un diario prima di partire con la missione è ciò che rende maggiormente Call of Duty 2 un gioco molto vecchio. Gli incipit delle missioni si risolvono in una manciata di secondi, e si è proiettati direttamente nel campo di battaglia.
 
Il gameplay resta quello del primo capitolo, CoD2 è un classico FPS molto basilare. Fortunatamente scompare la brutta sensazione di sparare a delle marionette che vanno su e giù, frequente nel primo capitolo: i nemici tendono a muoversi spesso da un nascondiglio all'altro, anche se spesso capita che la loro apparizione sia il risultato di script, togliendo realismo.
Ho notato maggior enfasi da parte degli sviluppatori nel realizzare strade alternative per assaltare i nemici dai fianchi o da dietro. Non c'è assolutamente libertà di azione e di esplorazione, sia chiaro: tuttavia spesso e volentieri non è necessario fiondarsi di fronte ai nemici per ucciderli ma, guardandosi intorno, si possono sfruttare vie alternative per coglierli di sorpresa.
Rimane un capitolo in cui si guida un carro armato, ma CoD2 tende ad essere molto più classico del primo capitolo o della sua espansione, United Offensive, e praticamente tutte le missioni vedono il protagonista a piedi.
 
Sostanzialmente Call of Duty 2 è l'esempio perfetto degli FPS di prima generazione, quei giochi in cui si punta tutto sul gioco, sullo spara-spara, lasciando una trama dalle potenzialità meravigliose un po' in disparte, lasciando a zero i dialoghi, le scene di intermezzo e qualunque cosa possa mettersi tra la mera uccisione dei nemici e il raggiungimento degli obiettivi. L'azione è sempre viva ma non è mai frenetica, a meno che non si giochi alle difficoltà basse, che permettono al giocatore di buttarsi a testa bassa sui nemici senza preoccuparsi troppo della salute.
 
Lo consiglio? Sì. Anche perché, parlando di FPS di prima generazione, è uno degli ultimi e vale la pena provarlo. Molto basilare, molto semplice, sufficientemente coinvolgente. E, dovendo scegliere tra CoD e CoD2, certamente quest'ultimo vince, seppur di poco.
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(Andrea Donati) 2 call of duty combattimento crash fps generazione guerra mondiale recensione risoluzione steam videogioco https://www.andreadonati.it/blog/2015/3/call-of-duty-2---recensione Tue, 24 Mar 2015 18:08:39 GMT
Umidità e riso https://www.andreadonati.it/blog/2015/3/umidit-e-riso Ripensare al secondo memorial Erika Lazzari è complicato. Vorrei poterlo ricordare come un giorno di ricordi e di festa, ma personalmente è stata una sequenza di incazzature miste a dispiaceri.

Tutto comincia con un sacchetto dimenticato a casa, quello del Cuki Gelo, grande e profondo abbastanza da contenere fotocamera e obiettivo. L'avevo tirato fuori per provarlo ed era perfetto, copriva tutto e non intralciava i movimenti dello zoom.

Ma l'ho lasciato a casa sopra il tavolo, di fianco allo zaino che ho chiuso e mi sono portato dietro.

Così, in tribuna al coperto, mentre sul campo la pioggia è debole ma costante, provo soluzioni alternative che peggiorano la maneggevolezza della fotocamera o risultano essere al più inutili.

Guardo la mia K-30, si era già fatta una partita sotto la pioggia, più forte ma decisamente più incostante, e un pomeriggio in giro per Bologna, anche in quel caso con gli onnipresenti portici che permettevano frequenti momenti di asciutto.

Oggi no, la pioggia è debole ma non accenna a smettere, il campo è interamente all'aperto e a parte la tribuna non c'è altra copertura.

Un collega di fianco a me sgancia fuori il cannone, si piazza in tribuna e farà le foto da lì.

Guardo nel suo mirino e subito mi accorgo del secondo errore. Ho lasciato a casa anche il mio Sigma. Il cannone del collega arriva a 300mm e dalla tribuna copre degnamente il campo. Certo, dalla parte opposta le figure sono un po' troppo piccole, ma il risultato è comunque sopra la media, vista la giornataccia. Il mio arriva a 200, ma con il sensore APS-C supero i 300. Perfetto. No, perfetto un corno, perché è a casa, a pochi passi dal Cuki Gelo.

Così a pochi secondi dal coin toss mi avvio in campo sotto la pioggia, coperto in ogni dove tra K-Way, giacca e triplo cappuccio.
La fotocamera no, quella è aperta alle intemperie.

Comincia la partita e naturalmente si alza il vento. Il vento muove le leggerissime gocce di pioggia che come piccoli proiettili vanno ad impattare sul vetro dell'obiettivo, ignorando il paraluce intorno che solitamente si rivela un ottimo antigoccia.

Il terreno è un pantano, una distesa di fango e acqua, e le scene da immortalare sono infinite. Ma le gocce spinte dal vento continuano imperterrite a sfocare le foto e a sballare i colori.

E' uno schifo e verso la fine del primo tempo, mentre asciugo per l'ennesima volta il vetro dell'obiettivo, lo schermo comincia a sfarfallare.

Urca.

Corro in tribuna, tiro fuori fazzoletti e un panno, comincio un'accurata asciugatura che impiega quasi tutto l'intervallo.

Accendo la fotocamera, lo schermo non lampeggia più ma in controluce si vedono aloni di umidità, le ghiere non funzionano, e improvvisamente lo schermo comincia di nuovo a lampeggiare.

E' ora di tornare a casa.

Il tempo di correre a prendere il treno, il viaggio è breve, neanche 15 minuti. Arrivato a casa prendo la bentonite bianca, questa, tolgo memoria, batteria e obiettivo, chiudo e sigillo tutto, metto la fotocamera in una scatola da scarpe e la immergo completamente.

Dopo poche ore la tiro fuori, e comincia una lunga fase di pulitura e asciugatura manuale tra fazzoletti e spazzolini, a cui segue il secondo step di asciugatura: tutti gli sportelli aperti e fotocamera appoggiata sopra la bentonite per 48 ore.

Dopo due giorni accendo la fotocamera. La accendo senza obiettivo quindi i controlli sono in gran parte bloccati ma non faccio neanche in tempo a provarli perché lo schermo è ancora colmo di macchie d'umidità.

Rimuovo la batteria, verifico che tutti gli sportellini della fotocamera siano completamente chiusi e comincia la terza fase: immersione nel riso per 24 ore.

Il giorno successivo non la accendo neanche, la pulisco per bene, apro tutti gli sportelli, compreso quello dell'obiettivo e la metto in uno scaffale al chiuso affiancata da un sacchetto di riso.

Sta lì altre 24 ore poi mi rompo le balle e la provo, questa volta con l'obiettivo attaccato.

All'accensione ci sono ancora macchie, meno dei giorni precedenti. La tentazione di imprecare e spegnerla è forte ma 'sto giro provo anche le ghiere: funzionano. La messa a fuoco funziona, il selettore del fuoco pure, i pulsanti rispondono e tutto sembra funzionare.

Sembra andata. Dopo 3 giorni ho la partita a Imola; la settimana successiva l'umidità è sparita e le foto, tra il sereno e la luce, hanno ampiamente compensato la pessima esperienza.

Quando riguardo l'album di quella mezza partita non trovo una sola foto decente, a parte una, la prima, l'unica fatta all'asciutto della tribuna. Ma per quanto mi possa piacere è anche la foto peggiore, perché inquadra un campo vuoto, quando quel giorno vuoto non era, né voleva, né doveva esserlo. Metto l'album su LogBLog.it, lo metto su Facebook ma a differenza delle altre volte non avviso nessuno, non lo pubblicizzo in nessun modo. La settimana passa come ho descritto sopra, concentrato sul gestire l'istinto che in ogni momento mi forza ad accendere la fotocamera. Mi guardo bene dal mettere in evidenza le foto e, quando la K-30 riprende a funzionare, ormai il sabato successivo è alle porte, c'è un'altra partita, c'è il sole, e non si può chiedere nulla di più.

Oh, se prima o poi doveva accadermi la sfiga dell'inesperienza, ho già dato.

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(Andrea Donati) acqua asciugatura attesa bentonite football americano foto fotografia k-30 pentax pioggia riso umidità weather resistent wr https://www.andreadonati.it/blog/2015/3/umidit-e-riso Thu, 12 Mar 2015 22:58:01 GMT
Far Cry - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/2/far-cry---recensione Articolo originale su Steam: http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/13520/

 
L'uscita del gioco è datata 2004. Si torna quindi indietro di parecchi anni, quando a farla da padrona erano Half Life 2 e DooM 3.
Far Cry si discosta molto da questi FPS, puntando sugli spazi aperti, apertissimi, e sulle molteplici possibilità di raggiungere gli obiettivi.
Ci riesce? Certo. Ma in modo frustrante.
 
Far Cry è un classico FPS, la trama è strutturata ad obiettivi e per raggiungerli bisogna farsi strada lasciandosi alle spalle tonnellate di bossoli. Tuttavia il motore del gioco unito alla struttura delle mappe permette frequenti piacevoli alternative, distribuendo tra se e l'obiettivo un'infinità di percorsi possibili, siano essi diretti e quindi votati al più classico dei spara-spara, oppure decisamente più lunghi e impegnativi, fatti di appostamenti, mappatura dei nemici con il binocolo, ricerca di sentieri alternativi e, a volte, raggiungimento del traguardo senza (quasi) sparare un colpo.
 
Il problema è che FarCry è frustrante, quindi queste strade alternative, percorse a chinino, senza far rumore, lentamente, che richiedono parecchio tempo tra studio ed esecuzione, con un minimo errore vanno in fumo e richiedono di essere rifatte interamente da capo. Questo a causa di due fattori: la difficoltà e i salvataggi.
 
FarCry è difficile. Anche con la difficoltà più bassa bastano un paio di proiettili per stenderti. E quando ti ritrovi in un'isola con una fitta foresta dove mimetizzarsi è un attimo, o quando apri la porta in un hangar e ti ritrovi di fronte una manciata di nemici pronti a sparare, questo colpo o due diventano un continuo morire e ti chiedi veramente quale sia la reale differenza tra i vari livelli di difficoltà.
 
A questo si aggiunge il difetto più grande del gioco, ovvero i salvataggi. In Far Cry non si salva, ci sono i checkpoint. Vuol dire che durante il tuo avanzare nell'ambientazione, ci saranno alcuni punti preimpostati in cui verrà eseguito un salvataggio in background. Il problema è che questi checkpoint sono notevolmente distanti l'uno dall'altro.
In sostanza gli amanti dello stealth-game, come scritto sopra, si troveranno a preparare con minuzia appostamenti o accerchiamenti senza possibilità di salvare il gioco prima dell'azione, con il risultato che al minimo errore andrà rifatto tutto da capo. Chi invece si butterà a capofitto nella mischia, sempre che non rimanga ucciso da quell'unico proiettile vagante, sarà in grado di far scattare i checkpoint che sono sostanzialmente posizionati in modo da premiare la linearità del gioco a scapito dell'esplorazione.
Questo rende Far Cry frustrante all'inverosimile, perché rifare più e più volte le stesse zone di combattimento, che come detto sono estremamente grandi, genera più stress che divertimento.
 
Un piccolo appunto: negli interni, formati per lo più da tantissimi stretti corridoi, gli sviluppatori hanno comunque cercato di fornire percorsi alternativi al giocatore, studiando le mappe in modo da avere sempre più corridoi che si intrecciano tra di loro: il tutto genera uno spiacevole "effetto labirinto" soprattutto a causa dell'assenza di una visualizzazione delle mappe che permetta di sapere con esattezza dove si stia andando.
 
La grafica è in linea con gli standard dell'epoca, anzi, nonostante oggi sia senza dubbio di bassa qualità, è ottimamente dettagliata e riesce piuttosto bene ad immergerti nell'atmosfera.
Gli esterni soprattutto sono uno spettacolo per gli occhi, nonostante la distanza di visualizzazione sia molto ridotta, mentre gli interni sono un po' meno rifiniti.
I nemici sono probabilmente l'aspetto meno riuscito, molto squadrati e privi di varietà: alla fin fine quante tipologie di nemici ci sono? Si fa una carrellata a mente e sono molto, molto poche.
 
La trama è spicciola, il gioco è interamente in inglese, audio e testi, senza sottotitoli, ma anche chi non mastica una sola parola di inglese capirà perfettamente la storia, dal gran che è semplice e tirata via. Con il doppiaggio si torna alle frasi fatte dei videogiochi degli anni '90, inascoltabile, gli effetti sonori sono anch'essi molto basilari. Gli intermezzi video sono un pugno nell'occhio, spesso e volentieri spezzano brutalmente l'atmosfera e, a volte, sembrano realizzati per tagliare la trama in quei punti in cui gli sceneggiatori non sapevano come realizzarla.
 
In sostanza chi cerca un gioco vintage, una pietra miliare del primo lustro degli anni 2000, stia alla larga da Far Cry. E' frustrante, dalla trama scadente, con personaggi dal carisma pari a zero, graficamente non superiore ai tripla A dell'epoca e ben lontano dal Far Cry che conosciamo oggi, con cui non condivide assolutamente nulla.
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(Andrea Donati) action azione checkpoint cry far far cry fps italiano recensione salvataggi stealth traduzione https://www.andreadonati.it/blog/2015/2/far-cry---recensione Thu, 19 Feb 2015 21:36:31 GMT
I pidocchi https://www.andreadonati.it/blog/2014/5/i-pidocchi SantaPazienza si è fatta un'incredibile cultura sui pidocchi.
Oserei dire che è diventata una spidocchiatrice d'eccellenza, contando che Boccola torna a casa piena di uova, SP gliene toglie quante più possibile, le fa il trattamento, e il giorno dopo torna a casa da scuola di nuovo ricoperta di uova.

A questo aggiungiamo il fatto che le donne di casa sono terreno fertile per i pidocchi, mentre gli uomini di casa, forse per affinità (con i pidocchi), ne sono immuni.
La cosa rende ancora più nervosa SP, non solo per i pidocchi in sé, non solo perché lei ce li ha e io no ma, soprattutto, perché a volte io me ne esco con 'ste frasi:

IO - Ma perché ti ci arrabatti tanto? Come tante cose, càpitano.
Le sue imprecazioni nei miei confronti mi fanno intuire che non apprezzi.

In casa poi l'arrivo dei pidocchi ha causato l'arrivo di nuovi prodotti, come se la scatola dei medicinali non fosse già abbastanza piena.
SP all'inizio partì con quelli "naturali": erbe, acqua profumata, quelle stronzate lì, naturalmente non sono serviti a nulla.
Hanno quindi fatto seguito prodotti decisamente più efficaci ma "di vecchio stampo", certamente economici ma che ti costringono a impacchi di un'intera notte con la cuffia in testa per non ungere il letto.
SP c'ha provato una volta, è stato al tempo stesso scomodo e schifoso, decidendo poi che era ora di fare sul serio.

Con una spesa in grado di ripagare il debito nazionale vendono prodotti da affiancare ad un normale lavaggio dei capelli, e la vita al loro interno viene atomizzata seduta stante.
Sono prodotti riconoscibili per l'odore di fogna che pervade il bagno dopo l'uso.
E' poi lo stesso odore che ci si porta in testa dopo l'applicazione.

A queste operazioni fanno seguito cambi di vestiti, lenzuola e federe seduta stante.
Se già l'applicazione dei prodotti in testa è una gran rottura, anche questa parte non è da meno, contando che andrebbe ripetuta ad ogni trattamento. Il che vuol dire dotarsi di numerosi ricambi o fare lavatrici a ripetizione modello ciclo industriale.

Un effetto collaterale in tutto questo è l'arrivo dei "pettinini".


Sono pettini dai denti lunghi, sottili e ravvicinati tra loro, assomigliano molto ai pettini che si utilizzano per i cani e i gatti. I più economici sono in plastica, quelli di "fascia alta" sono metallici, e solitamente li regalano insieme a ciascuna confezione dedicata alla rimozione dei pidocchi.
SP ne tiene uno nell'ingresso, vicino al portachiavi, uno in cucina, vicino al porta-medicine, uno sul tavolo nella zona giorno, uno in camera nostra, uno probabilmente anche in camera dei bimbi e una manciata in bagno.
Per essere più precisi, una manciata distribuita qua e là in bagno.
Sono ovunque.

Se non fosse che SP non apprezza la battuta, direi che ci sono più pettinini che pidocchi.

Vediamo il ciclo dei pidocchi.
I pidocchi si passano da un bimbo all'altro con un semplice contatto, sia con i capelli che con i vestiti, cosa che accade di frequente a scuola. Poi fortunatamente questi episodi diminuiscono con l'avanzare dell'età, ovvero quando arriva la pubertà, la pre-adolescenza, insomma quel periodo in cui improvvisamente non vuoi più avere contatti con gli altri bimbi senza saperne realmente il motivo (poi arriva l'adolescenza e i tuoi ormoni te lo fanno capire fin troppo bene).

I pidocchi tornano a fare la loro comparsa quando diventi genitore proprio perché hai dei bimbi piccoli, bimbi che giocano vicino ai propri compagni di scuola.
I pidocchi saltano in testa a tuo figlio e da tuo figlio passano in testa a te.
O meglio, passano forse in testa a te.
A me, per esempio no.
A SP sì, sempre.

Credo che SP mi odi.

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(Andrea Donati) bimbi bruntullo lavaggio pettini pettinini pidocchi trattamento uova https://www.andreadonati.it/blog/2014/5/i-pidocchi Tue, 17 Feb 2015 22:15:10 GMT
Straziante https://www.andreadonati.it/blog/2015/2/straziante Il termine "straziante" lo si impara a conoscere per bene quando si ha la sventura di avere un figlio malato.
Boccola in sei anni si sarà ammalata (con febbre alta, intendo) una decina di volte - forse anche di più ma è sempre talmente buona e pacata che probabilmente non ce ne siamo accorti. Se a questo aggiungiamo il fatto che è più grande e quindi riusciamo ad interagire meglio con lei e i suoi mali, all'arrivo di una malattia io e SantaPazienza agiamo con relativa tranquillità e freddezza.
 
Il decorso febbrile di Ricciolo, che si ammala in media una volta al mese (una ogni due mesi nel periodo estivo, due al mese nel periodo invernale), è, appunto, straziante.
 
Il mio subconscio di padre cerca di ignorare i segnali premonitori della malattia, solitamente manifestati da sonno fuori orario (tipo prima di cena) e dal rifiuto del cibo (qui in realtà i campanelli iniziano a suonare talmente forte che ammiro il mio subconscio nell'essere in grado di ignorarli).
In sostanza si prende atto che qualcosa non va dal momento in cui Ricciolo inizia ad emanare calore.
 
Adesso io vorrei essere particolarmente chiaro in questo. "Emanare calore" è un termine molto azzeccato e non lo si comprende fino a che non si ha un bimbo malato.
Quando la febbre sta salendo il corpo ribolle ma le mani e i piedi sono molto freddi, quasi gelati. Quando la febbre ha raggiunto il suo apice, Ricciolo si trasforma in un termosifone.
 
Nel frattempo il morale scende sottoterra, perché non hai idea di che malattia sia, se virale o batterica, quali medicine usare e via discorrendo.
Siamo impotenti di fronte a Ricciolo che cambia completamente carattere, diventando abbacchiato e insofferente.
E nel frattempo lasciamo che la febbre faccia il suo corso, sperando utopicamente che passi in un lampo, finché la temperatura non supera i 38,5 e si parte con i farmaci.
 
 
Fa quindi il suo ingresso il paracetamolo, la Tachipirina per intenderci. Le abbiamo passate tutte in base all'età: pipetta, supposte e ora sciroppo. Mancano solo le compresse e la polverina effervescente.
Già qui si inizia ad avere un'idea sul tipo di febbre del bimbo, perché se il paracetamolo porta la febbre a 36 e mezzo allora parte un mezzo sospiro di sollievo: se la febbre è virale passerà in un giorno o due, se è batterica la scalata verso i febbroni sarà comunque controllabile.
 
Se invece il paracetamolo fa un effetto ridotto, per esempio da 39 si passa a 38, allora il peggio non è ancora passato. Si preannunciano almeno due notti insonni in attesa di capire come evolverà. Oltretutto Ricciolo ha già sofferto di convulsioni, questo significa che ogni volta che la febbre supera i 37,5 dobbiamo tenerlo costantemente d'occhio. A tutto questo si aggiunge il fatto che sta ancora imparando a fare conversazione, quindi spesso non riesce a capire bene le domande, anche banali, tipo se ha male da qualche parte, e operazioni anche semplici come guardargli la gola diventano un po' complicate.
 
La sensazione di impotenza diventa quindi ancora più forte, vorresti fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non la puoi fare, perché non ne hai il controllo. Puoi solo aspettare e vedere cosa succede, nella più cupa depressione.
Paradossalmente, nel momento in cui ad esempio si scopre che la gola è diventata una coltura di placche e pertanto il destino è nelle mani dell'antibiotico, senti di riprendere il controllo della situazione e, anche se Ricciolo è ancora malato, pervade un ottimismo che offusca pena e strazio, perché in un giorno o due la febbre sparirà e quello che resta sarà l'organizzazione dei turni a casa per stare con lui.
 
Poi ripenso a quando ero piccolo io, sempre malato come Ricciolo, e ammetto di avere sì dei ricordi ma sbiaditi. Per dire, ricordo che avevo la febbre, poi andava via, fine.
Senza preoccupazioni. Perché, appunto, la vittima ero io, ero piccolo e non capivo cosa provavano i miei genitori.
Con l'esperienza che ho adesso è chiaro perché ancora oggi mia madre parli delle mie tante malattie infantili con così tanta emozione.
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(Andrea Donati) antibiotico bimbi bruntullo febbre malattia malattie medicina medicine paracetamolo sintomi tachipirina https://www.andreadonati.it/blog/2015/2/straziante Fri, 13 Feb 2015 21:36:22 GMT
Football Americano for dummies https://www.andreadonati.it/blog/2015/2/football-americano-per-negati Guida rapida - molto rapida - alle basi del football americano. Si rivolge a chi non ne ha mai sentito parlare o a chi ne ha sentito parlare solo in abbinamento al termine "superbowl" o "lo-show-durante-l'intervallo-del-superbowl-dove-la-jackson-ha-tirato-fuori-una-tetta".
E' una guida facile facile, persino SantaPazienza, quando l'ho costretta a leggerla per vedere se era comprensibile, ha detto "si capisce ma adesso bastaaa!!!".
Se notate errori o punti complicati fatemelo sapere: buona lettura!

Premesse:
- per alcuni termini metterò tra parentesi la terminologia in inglese, per altri utilizzerò direttamente quella in inglese, che è anche quella utilizzata nelle telecronache in italiano.
- le misure si fanno sempre in yard, non in metri. 1 yard = 0,91 metri, non che importi, basta sostituire "yard" con "metri".
 
Promemoria:
- 100 yard di lunghezza del campo, delimitata alle estremità da una linea di goal (goal line) dopo la quale si trova la end zone; in fondo alla endzone si erge una porta a forma di "U"
- 11 giocatori in campo per ogni squadra
- quarti da 15 minuti l'uno (i primi due quarti sono soliti essere indicati come "primo tempo", gli ultimi due come "secondo tempo")
- time out per tempo per ogni squadra
- 12 minuti di intervallo tra il primo e il secondo tempo
- 15 minuti di supplementari (overtime, OT) in caso di parità alla fine del tempo regolamentare: vince la prima squadra che segna un touchdown
 
Basi:
Lo scopo del gioco è muovere la palla in avanti fino a raggiungere la "end zone" avversaria.
Questo è possibile correndo con la palla o lanciandola verso un compagno.
Vince chi fa più punti.
Down:
La squadra in attacco (offence), ha quattro possibilità (down) per muovere la palla in avanti di almeno 10 yard.
Quando la palla è avanzata di almeno 10 yard, l'attacco guadagna un "first down", ovvero quattro nuove possibilità per guadagnare ulteriori 10 yard.
Se l'attacco non riesce ad avanzare di 10 yard in quattro tentativi, perde il possesso di palla che passa nelle mani dell'altra squadra; solitamente l'attacco al quarto tentativo calcia la palla (punt), in modo da allontanarla il più possibile dalla propria end zone.
 
Segnature:
- Touchdown (sei punti)
Un touchdown viene segnato quando una squadra porta la palla fino alla linea di goal (goal line) avversaria, oppure se riceve o raccoglie la palla dentro la end zone avversaria.
- Extra point (uno o due punti)
Dopo un touchdown si ha la possibilità di guadagnare un punto calciando la palla attraverso i pali della porta; in alternativa, sempre dopo un touchdown, si possono guadagnare due punti portando nuovamente la palla nella end zone.
- Field goal (tre punti)
Al quarto tentativo, se la squadra in attacco è abbastanza vicina alla porta avversaria, il "kicker" può calciare la palla attraverso i pali della porta.
- Safety (due punti)
Li guadagna la difesa, se placca il portatore di palla nella end zone avversaria.
 
Schemi:
Sono i movimenti complicati che coinvolgono tutti e 11 i giocatori di ciascuna squadra.
Gli schemi sono chiamati dall'head coach o dal quarterback, il fulcro dell'attacco di ogni squadra.
Anche la difesa utilizza specifici schemi per fermare il movimento in avanti degli avversari.
La squadra d'attacco ha fino a 30 secondi di pausa tra un'azione e l'altra.
 
Posizioni:
Sebbene ci siano solo 11 giocatori per squadra sul campo, una squadra di American Football può avere decine di giocatori, differenti in corporatura e velocità oltre che per i ruoli nella squadra.
 
 
 
- Attacco
I giocatori dell'attacco cercano di muovere la palla in avanti per segnare dei touchdown.
L'uomo chiave è il quarterback (QB).
Al segnale del quarterback, il centro "snappa" la palla tra le sue gambe verso il QB.
A questo punto il quarterback può decidere di correre con la palla, darla ad un running back o passarla in avanti verso un suo ricevitore.
Gli schemi utilizzati dal quarterback possono essere decisi a priori o improvvisati pochi istanti prima dello snap.
- Difesa
Lo scopo della difesa è fermare l'altra squadra placcando il portatore di palla, intercettando i passaggi o causando perdite di palloni (fumble).
La difesa è composta da grossi e potenti giocatori che cercano di fermare le corse avversarie, e da veloci e atletici giocatori che cercano di evitare che i passaggi del quarterback raggiungano i suoi ricevitori.
Inoltre i giocatori più forti cercano anche di placcare il quarterback prima che passi il pallone (sack).
 
- Special team
E' coinvolto in tutti gli schemi di calci o punt.
Gli special team giocano poco ma hanno un ruolo fondamentale. Entrano in campo al posto dell'attacco per eseguire un field goal o tentativi di punti extra (extra point) e quando una squadra vuole effettuare un punt al quarto down.
Entrano in campo al posto della difesa per cercare di bloccare i calci e i punt e, dopo aver preso il pallone calciato dagli avversari, per portarlo verso la end zone avversaria 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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(Andrea Donati) americano basilari come funziona dummies football guida novizi principianti regolamento regole superbowl https://www.andreadonati.it/blog/2015/2/football-americano-per-negati Sun, 01 Feb 2015 17:48:54 GMT
In un luogo lontano, nascosto tra rovi e cespugli... https://www.andreadonati.it/blog/2014/6/peeeppa-pig Io adoro la Astley Baker Davies. E cos'è? E' lo studio di animazione che ha creato due serie animate che apprezzo molto.
La prima è Peppa Pig: tra i bambini più piccoli va di moda, è ovunque. La serie è stucchevole e alla lunga irrita, la protagonista su Internet è costantemente bersaglio di infinite cattiverie ma, ripeto, mi piace perché ha tantissimi lati positivi che spiegherò più avanti.
La seconda si intitola Ben & Holly Little Kingdom, in italiano Il Piccolo Regno di Ben & Holly, un piccolo capolavoro con fate ed elfi che riesce ad essere semplice, immediato e divertente come Peppa Pig, senza la sua stucchevolezza.
 
 
I disegni della Astley Baker Davies sono semplici, le animazioni lente e fluide, e le espressioni dei personaggi ottimamente rappresentate; le storie sono brevi, chiare come i disegni, non vanno alla ricerca di chissà quali morali, sono completamente prive di violenza o volgarità, ma nel contempo riescono a descrivere con semplicità e un pizzico di ironia i tipici rapporti tra bambini e adulti.
Le risate ci sono - sempre che sia apprezzato il tipico humor britannico - con espressioni e situazioni che possono far divertire anche i grandi.
 
Ma tutti i cartoni animati per bambini piccoli sono così? Ah no, assolutamente no. Nei commenti possiamo parlarne insieme, in questo post ne cito solo un paio, tutti per la fascia 4-6 anni circa.
 
Comincio con i Barbapapà. Le storie sono corte ma anche assurde, pregne di morali ecologiste senza senso o semplicemente sbagliate. D'accordo, stiamo parlando di un cartone animato degli anni '70, ma dato che ancora oggi tira molto, è bene far notare alcune ingenuità nelle storie. Ad esempio, i Barbapapà lottano contro una petroliera che scarica apposta - apposta, ripeto - il petrolio in mare solo per cattiveria; per sfuggire all'inquinamento i Barbapapà costruiscono un razzo che è grande all'incirca come uno shuttle, in cui mettono dentro tutti - tutti, ripeto - gli animali della terra e in pochi minuti raggiungono un altro pianeta abitabile identico al nostro; le ruspe vogliono abbattere delle case abusive e i Barbapapà le scacciano fondendo della plastica e lanciandola come fossero palle di cannone; la popolazione vuole ridurre l'inquinamento, e per farlo sotterra le industrie ancora in funzione le cui ciminiere ancora fumanti sbucano dal terreno. Poi il massimo avviene con Barbazò: un vigile gli vuole fare una multa perché ha dormito in un'aiuola in cui non poteva stare; la sua reazione: "Una multa? Non la pagherò mai!" e scappa. Poi ok, i barbatrucchi ignorano palesemente tutte le leggi della fisica, ma fa niente.
 
(La) Pimpa è già meglio, le puntate sono sempre molto corte e prive di imbarazzanti insegnamenti morali. Tuttavia sono completamente senza senso e di conseguenza incomprensibili per i bambini piccoli. Intanto faccio presente che qualunque cosa ha occhi e parla, anche gli oggetti commestibili, tanto che sono un po' preoccupato che un giorno Pimpa mangi una foglia di insalata con questa che emette urla strazianti. Ma proprio le trame sono completamente prive di senso logico: sembra che le sceneggiature partano dai pensierini - "Oggi faccio un picnic con Armando." - farciti di una marea di assurdità - "Dopo il pincnic Armando si addormenta, una nuvola parlante e a forma di cavallino bianco fa salire in groppa Pimpa e la porta in un'isola lontana dove una scimmia le offre una banana, poi incontrano Armando che dorme e lo riportano al pic-nic, lui dopo che è stato rimesso al suo posto si sveglia e il suo cappello è in testa al cavallino".
Chiaro.
Poi oh, questo è un problema mio, ma leggere "La Pimpa" e "L'Armando", tipico del fighetto lombardo, mi fa venire un gran nervoso.
 
Anche Disney non se la cava meglio. Per quanto Topolino, Oso, Manny e via discorrendo siano indubbiamente istruttivi e tentino un'interessante interattività con chi li guarda, spesso e volentieri le storie sono troppo lunghe o piuttosto complicate. E, mi spiace dirlo, ma Disney Junior è diventato un canale per bambine. I nuovi cartoni animati sono praticamente tutti per femmine: Dott.ssa Peluche, Callie sceriffa del West, Zazì, Sofia la Principessa... sotto questo punto di vista Rai Yoyo o Cartoonito, per quanto qualitativamente inferiori nei contenuti, sono decisamente più equilibrati in termini di offerta per maschi e femmine.
 
Peppa Pig è un cartone brittannico, ed è riuscito a coniugare tutti gli elementi che solitamente mancano a tanti altri cartoni animati, famosi e non.
Non credo che sia un caso che altri cartoni britannici abbiano le stesse caratteristiche di semplicità e divertimento. Non parlo solo di Ben & Holly: anche serie come Piccolo Grande Timmy o il Trenino Thomas non sono da meno.
 
Poi ripenso a Disney Junior, e ai suoi cartoni ormai parodie di se stessi. Hanno messo una zebra protagonista di una serie in cui in ogni puntata costruisce oggetti o afferra le cose usando gli zoccoli. Ma questo vabbè, è niente. Ogni stracavolo di famiglia ha una stracavolo di villa a due o tre piani con uno stracavolo di immenso giardino privato davanti.
Ok anche Peppa Pig vive in un villone e al posto del giardino ha un enorme parco.
Nessuno che stia in un condominio.
Poi ogni protagonista soffre di una qualche forma di schizofrenia. Dottie parla con i pupazzi, Manny con gli attrezzi, Sofia con gli animali.
Topolino ha una casa che si apre e si chiude, non ho mai chiesto ai bimbi cosa succede quando la casa si chiude con lui dentro.
Oso, poveretto, è tonto. Hanno creato una serie istruttiva, di sicuro molto interessante, ma il protagonista lo hanno reso imbranato e distratto. E il problema è che un bimbo si identifica con il protagonista, prima che con la storia in sé.
 
Comunque il peggio del peggio l'ho visto con il cartone animato dei Rabbids Rabbits. Stupido, diseducativo e con un becero e demenziale umorismo che fa sbellicare i bambini dalle risate. Lo adorano. Stupidità, irresponsabilità e demenzialità formano un cocktail devastante. Un'esperienza che vi consiglio di evitare il più possibile.
Ma qui il target cresce, e ne riparleremo tra un po' di tempo, con l'arrivo dei canali dello step successivo come Nickelodeon, Disney XD o Cartoon Network.
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(Andrea Donati) armando astley baker davies barbapapa barbapapà ben & holly ben e holly bruntullo disney disney junior manny oso peppa pig pimpa rabbids rabbits topolino https://www.andreadonati.it/blog/2014/6/peeeppa-pig Tue, 27 Jan 2015 21:49:31 GMT
The Lego Movie - Videogame - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/1/the-lego-movie---videogame---recensione
Articolo originale su Steam: http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/267530/
 
Prendi il film The LEGO Movie, taglialo un po' ovunque in modo da rendere la trama quasi impossibile da comprendere e, tra i brevi filmati rimasti, mettici come intermezzo un gioco dettagliatissimo e coloratissimo basato su una miscela di action, platform e rompicapo.
Il videogioco ufficiale di The LEGO Movie è sicuramente due cose: per bambini (da circa 6 anni in su) e per console. E se il primo può essere anche un pregio - per i bambini - il secondo è ovviamente un grosso difetto.
 
 
L'essere un gioco palesemente per console implica che i comandi via tastiera sono macchinosi e scomodi all'inverosimile: consiglio vivamente di giocare con un pad. Ad esempio durante il gioco è possibile gestire personaggi diversi, e per scegliere quello giusto bisogna muoversi con i tasti in un menu circolare, con il risultato che per effettuare una scelta ci si debba spostare continuamente su e giù tra le altre finché l'indicatore non si ferma nel punto esatto.
Inoltre la telecamera di gioco non resta fissa alle spalle del personaggio che si sta governando, ma si gira con molta lentezza ed esclusivamente durante il movimento, con la necessità quindi di muoverla continuamente a mano - con altri tasti - per riuscire a vedere bene dove si sta andando.
La telecamera si muove correttamente solo quando si guida, per il resto saltare è un terno al lotto e mirare è un continuo cliccare sui tasti. C'è un motivo per cui la maggior parte dei porting da console abilita l'utilizzo del mouse, che qui non è previsto, di fatto tagliando le gambe alla giocabilità per i bambini sotto i 5-6 anni o che hanno poca dimestichezza con la tastiera.
 
Torniamo a noi. The LEGO Movie - Videogame è un action game in terza persona che ha, come detto, basilari elementi d'azione, un briciolo di fasi platform ed enigmi decisamente semplici. La trama è quella del film ma è solo un pretesto e si fa molta fatica a seguirla a causa delle lunghe pause di gioco libero, oltre che per colpa dei succitati tagli.
Per dire, il finale è completamente tirato via, presente ma ad impatto emotivo pari a zero, come se gli autori del gioco non avessero avuto il tempo per impostarne uno ad effetto.
Inoltre il gioco è esclusivamente in inglese con i sottotitoli in italiano, e questo taglia le gambe ai bimbi più piccoli che non conoscono l'inglese o non leggono abbastanza in fretta da star dietro ai sottotitoli.
 
Tuttavia ai bambini importerà poco, perché saranno catturati dai momenti d'azione o dai rompicapo che, beninteso, sono semplici, intuitivi e (quasi) mai frustranti; inoltre è sempre possibile godersi il gioco libero, ovvero la possibilità di esplorare le zone precedentemente protagoniste delle scene del gioco, aumentando a dismisura la longevità e risultando molto divertenti, grazie alla possibilità di utilizzare tanti personaggi dalle abilità differenti e dall'interattività delle aree di gioco stesse.
Proprio a proposito di queste aree, sfortunatamente sono molto piccole, per quanto piene di dettagli, e in poco tempo vengono completamente esplorate. Sono comunque una manciata, molto diverse tra loro, piene di enigmi e in grado quindi di intrattenere per un bel po' di tempo.
 
In sintesi, The LEGO Movie - Videogame è un gioco molto divertente per i bimbi che però devono aver già visto il film e devono avere dimestichezza con l'utilizzo della tastiera. Per i "grandoni", adulti compresi, è un passatempo forse un po' troppo leggero e tirato via, privo di profondità e molto semplice. Tuttavia basare un gioco su un signor film porta a risultati un po' scontati: poter mettere mano a decine di personaggini LEGO, soprattutto Batman, Uni-Kitty e Barbacciaio, è un'esperienza che da sola vale l'acquisto.
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(Andrea Donati) action barbacciaio batman lego movie pad pc platform recensione rompicapo steam tastiera terza persona unikitty https://www.andreadonati.it/blog/2015/1/the-lego-movie---videogame---recensione Sat, 17 Jan 2015 18:23:48 GMT
TV (p)&(r) Bambini https://www.andreadonati.it/blog/2014/4/tv-p-bambini Chi ha un figlio capisce l'utilità della TV a partire più o meno da quando compie due anni.
Prima, per il bimbo, è solo un oggetto come un altro: quando la TV è accesa di tanto in tanto la fissa, raramente più di 2 o 3 secondi, un po' come fanno gli animali: sanno che c'è, è colorata e fa rumore, ma non è nulla di interessante.
 
 
Nel tempo questo miscuglio di suoni e colori che escono dalla TV iniziano ad avere un qualche vago senso, e te ne accorgi subito, perché lo sguardo inizia a restare rapìto per 10 secondi.
Nel corso dei mesi successivi, quei 10 secondi diventano 30, un minuto, due minuti, tre minuti e via discorrendo, fino a quando, improvvisamente, la TV si trasforma in una vera e propria baby sitter.
Adesso non sto qui a parlare di quanto la TV sia distruttiva, un danno per la salute fisica e mentale, causi cecità, giramenti di testa, alterazioni della personalità, catarro, vomito, diarrea, gomito che fa contatto col piede, inflazione e si stava meglio quando si stava peggio.
Questo non è un post per i finti moralisti, solitamente post adolescenti o adulti senza figli, del tipo "i bimbi a quell'età devono stare fuori a giocare". Chi scrive frasi come quelle o non è un genitore o è un Amish, e solo in quest'ultimo caso ha il mio rispetto.
Ma ne parleremo più avanti.
Tornando a noi, ciò che è interessante è che oggi la TV offre canali studiati ad hoc per precise età dei bambini.
 
Il canale dedicato a quelli più piccini è indubbiamente BabyTV, canale 624 di Sky.
Bastano pochi secondi di visione per capire il target: 12-36 mesi; tuttavia fino a 4 anni circa, grazie alle tante musiche, intrattiene senza grossi problemi.
Voi direte: ma che cavolo di TV può essere quella dedicata a dei bimbi così piccoli?
Esatto, è proprio quella TV lì, "del cavolo".
I programmi durano al più 5 minuti, si alternano a strofe e musiche di un minuto o due, vanno a rotazione continua, senza pubblicità. Per un adulto questo canale è impossibile da seguire, non ha né capo né coda.
Alcune trasmissioni sono solo una sequela di giochi di luce da crisi epilettica, insetti che cantano, filmati amatoriali fatti dai genitori ai propri bimbi piccoli, palline colorate che cadono formando dei disegni, video di animali, chiacchiere tra pupazzi o dei puzzle che autonomamente si compongono sullo schermo.
E poi ci sono tante piccole serie, quasi tutte realizzate in CGI, qualitativamente modeste se non proprio minimali.
 
Ad esempio c'è 'sto katzo di Henry che, poveretto, è un po' sfortunato.
Tutte le volte che va al ristorante puntualmente ordina qualcosa il cui ingrediente principale non c'è; per dire, vuole una limonata e non c'è il limone, o il passato di piselli e non ci sono i piselli. Così il cuoco, che in inglese parla in una spudorata cadenza italico-meridionale, chiede a Henry di andare a prendere 'sto benedetto ingrediente al negozio.
Al negozio non c'è, gli dicono di provare al mercato.
Al mercato non c'è, gli dicono di andare alla fattoria.
Alla fattoria c'è, lo prende e lo porta al ristorante.
Il cuoco gli prepara il piatto e Henry lo può mangiare.
Fine.
La storia si ripete uguale a se stessa tutte le volte. Cambia solo l'ingrediente mancante.
Capirete che un bambino è stregato da questo oggetto mancante, mentre l'adulto vede solo la stessa storia ripetuta mille volte.
 
E questo avviene per quasi tutti i cartoni animati: sempre le stesse identiche storie, sempre gli stessi identici giochi. Cambiano solo minimi particolari.
 
Oppure ci sono i 4 rimbambiti.
Un giorno SantaPazienza ha visto un episodio, me l'ha raccontato e io non le ho creduto finché non l'ho visto con i miei occhi.
I 4 rimbambiti si chiamano "The Cuddlies", in italiano "I Tenerotti". Sono 4 pupazzi colorati animati in CGI, 4 stereotipi classici ai limiti del MOIGE: c'è il ciccione mangione, il mezzo addormentato col dito in bocca, la femmina che vuol sempre fare troppe cose e... ok lo dico: il gay.
Allora a me dispiace ma viene proprio stereotipato al massimo. E' palesemente un pupazzo maschio che ama il balletto classico, raccoglie fiorellini, cammina zompettando con le mani sollevate e sviene quando prova emozioni forti.
Scusate eh.
Comunque, questa è la storia:
 
Il pupazzo gay decide di andare a fare le pulizie (e vai di stereotipo) sul tetto. Apre il lucernario, va sul tetto e sbam! Il lucernario si chiude. Invano cerca di aprirlo e così chiede aiuto al ciccione, che passava di lì per caso.
Questo va in casa, apre il lucernario e, da gran furbone, non fa scendere il pupazzo gay (che in realtà neanche ci prova) ma ci si infila lui dentro per andare sul tetto. Essendo ciccione rimane incastrato (e vai di stereotipo). Ora c'è un rimbambito sul tetto e un fesso incastrato nel lucernario.
Dal tetto il pupazzo gay vede quello mezzo addormentato - che passava di lì per caso - e lo chiama. Quest'ultimo prende un palloncino e vola, voola, vooola... e quando raggiunge il tetto cosa fa, ovviamente lascia andare il palloncino. Ora ci sono due rimbambiti sul tetto e il fesso di prima incastrato nel lucernario.
Chiamano così il quarto pupazzo (la femmina) che, con un'incredibile lucidità, prende una scala e la appoggia al tetto.
Poi ci sale lei. Ditemi voi. Non fa scendere gli altri. Ci sale lei. Raggiunge il tetto e con un ultimo sgraziato passo spinge la scala che cade inesorabilmente per terra.
Ora ci sono tutti: 3 rimbambiti sul tetto e sempre il fesso incastrato.
 
Mi sarebbe piaciuto che la storia finisse lì, con il destino che tiene intrappolati per sempre i 4 rimbambiti sul tetto: la serie finisce per sempre e i bambini sono liberi dalle storie dei quattro rimbambiti.
E invece niente, arriva il colpo di genio, i 3 sul tetto spingono il ciccione incastrato giù dal lucernario, riuscendo a liberare l'uscita.
 
Fine.
 
Adesso Ricciolo ha 3 anni e gli vieto di guardare 'sto canale.
Oh, di pregi ne ha eh? Naturalmente ho preso come esempi alcune sue caratteristiche un po' estreme e grottesche.
Lo guarda solo quando è rimbambito dalla malattia, è l'unico canale che lo distrae un po' e gli concilia il sonno.
Poi cambio o spengo.
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(Andrea Donati) baby babytv bambini bruntullo cartoni cuddlies henry programmi ricciolo sky stereotipo tenerotti tv https://www.andreadonati.it/blog/2014/4/tv-p-bambini Thu, 15 Jan 2015 21:44:27 GMT
C'erano una volta 5 minuti https://www.andreadonati.it/blog/2014/6/cerano-una-volta-5-minuti Boccola è sempre stata un'amante dei libri, fin da piccola.
Ora che sa leggere non ha più bisogno di qualcuno che le legga una storia prima di dormire, ma fino a pochi mesi fa la favola della buonanotte era per lei un momento speciale, una sorta di premio di fine giornata.
 
 
Con una bimba così affamata di storie ho fin da subito cercato di trovare quelle giuste, scoprendo che non basta semplicemente prendere un libro e leggerlo, ma dietro c'è un'accurata scelta su durata e contenuti.
 
La durata è fondamentale nella scelta di un libro di fiabe: ogni storia deve durare circa cinque minuti, mi raccomando guardateci sempre all'atto dell'acquisto di un libro.
Un bambino non si ricorda dov'era arrivato il giorno prima: se una storia è troppo lunga, la dovete comunque leggere tutta. Piuttosto meglio storie brevi, e al più ne leggerete due.
Nelle librerie ed edicole si trovano numerosi libri con favole per bambini, basta una velocissima occhiata per capire se leggerle sarà un lungo tormento o un veloce passatempo.
 
Per i contenuti invece, occhio alle repliche.
Tonnellate di libri apparentemente diversi hanno dentro le stesse storie.
Io in casa avrò una manciata de "I musicanti di Brema", contenuta nelle "Storie di animali", "Favole dei fratelli Grimm", "Storie classiche", "Fiabe per bambini" e via discorrendo. Sempre la stessa storia, con qualche parola cambiata qui e là.
Per questo il mio consiglio è di evitare i grandi classici e andare a spulciare libri più originali; a volte ci sono libri molto carini, ad esempio quelli di Olivia contengono storie di 5 minuti molto originali e divertenti. Peccato che i libri costino uno sproposito, in quel caso conviene farseli regalare...
 
Inoltre i contenuti di un libro devono essere adatti ad un bambino piccolo.
Il problema è che Boccola spesso e volentieri ti interrompe quando non capisce parole o frasi: quindi se una storia contiene parole o scene non adatte ad un bambino, andargliele a spiegare è complicato.
 
Questa può sembrare una banalità ma non lo è, perché alcune storie, soprattutto quelle meno recenti (potrei dire "classiche") o quelle "etniche", sono infarcite di uccisioni, violenze e comportamenti non molto edificanti.
Un po' come i cartoni animati Disney di alcuni anni fa o favole come molte di quelle dei fratelli Grimm, ben poco adatte ai bambini piccoli.
Una banalità come Cappuccetto Rosso, con il cacciatore che squarcia la pancia del lupo, o una scena praticamente identica dei sette capretti, possono essere adatte per bambini in età scolare, in grado di capire le esagerazioni e le finzioni delle storie.
 
Pensate che stia esagerando?
Prendiamo Hansel e Gretel.
 
Una famiglia con padre, madre e due figli, vivono in grande povertà ai margini del bosco.
La madre convince il padre ad abbandonare i bimbi nel bosco, così da avere due bocche in meno da sfamare.
Così i bimbi vanno con la famiglia nel bosco e vengono lì abbandonati; grazie alle briciole di pane ritrovano la strada di casa.
La madre si infuria e il giorno dopo li portano ancora più lontano, e ancora una volta li abbandonano: questa volta i bimbi si perdono nel bosco.
Dopo tre giorni trovano una casetta di marzapane e, affamati, ne mangiano un po'. Ma è la casa di una strega che li imprigiona per ucciderli a mangiarli.
Per questo motivo la strega schiavizza Gretel e mette all'ingrasso Hansel.
Dopo quattro settimane la strega prepara il forno per metterci dentro Hansel, ma Gretel la spinge dentro, chiude il forno e la strega, urlando, viene bruciata viva.
I due bimbi ritrovano la strada di casa dove vengono accolti con gioia dal padre.
Dalla madre no, è morta qualche giorno prima.
 
Voi raccontereste una storia così ad un bimbo piccolo?
 
 
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(Andrea Donati) bruntullo cappuccetto capretti favole fiabe gretel grimm hansel lupo storie https://www.andreadonati.it/blog/2014/6/cerano-una-volta-5-minuti Mon, 12 Jan 2015 00:34:23 GMT
La messa a letto - parte III https://www.andreadonati.it/blog/2011/12/la-messa-a-letto-parte-iii Siamo arrivati finalmente alla messa a letto.

La soluzione più semplice, ovvero sistemare le coperte a Boccola, salutarla e dedicarmi alla messa a letto di Ricciolo, non è praticabile. Come ho scritto nel post precedente, Boccola ha bisogno di un scaletta ben precisa e siamo arrivati alla favola. Non si può saltare ne' posticipare, perché la pazienza della bimba si è esaurita durante la canzone dei dentini e se le chiedessi di aspettare ancora sentirei la sua voce ripetere "quando hai fatto vieni quiiiii?" ogni 30 secondi (se va bene), all'infinito.

Ovvio che così non si può fare, quindi devo trovare qualcosa per intrattenere Ricciolo nel corso della favola. E non c’è nulla di meglio del pasto finale: il biberon. Solitamente il bimbetto beve il biberon nel lettino di fianco a mamma, prima di "rotolare" nel sonno. Questa volta bisogna cambiare un po' le carte in tavola e anticipare la nutrizione. Quindi mentre Boccola si mette il pigiama e Ricciolo viene lasciato per terra a compiere le sue ultime demolizioni sulle costruzioni Duplo rimaste ancora in piedi, io preparo il biberon.
L'idea è quella di tornare in camera dei bimbi, mettere Ricciolo in fondo al letto con il biberon in bocca e leggere la favola a Boccola; purtroppo questo è uno scenario ideale che quasi mai avviene.

In realtà quando torno trovo Boccola che se va bene si è tolta i vestiti, solitamente si distratta a canticchiare qualcosa. Ha quattro anni, fa tutto da sola, che mi lamento! Ok, fa tutto da sola ma non è da sola. Guardo in basso e Ricciolo, che nel frattempo ha gattonato verso di me, inizia ad arrampicarsi sulle mie gambe in direzione biberon, già pronto ad urlare se non dovessi sbrigarmi a dargli il dovuto.

Quindi la mia speranza di avere tutto sotto controllo va a farsi benedire, e mentre Boccola lotta nel cercare l’etichetta dei pantaloni da mettere dietro, pronta per occupare tutto il letto mentre li tira per indossarli, depongo Ricciolo nell'angolo opposto del lettino, mentre mi guarda con i suoi occhioni lucidi strillando a più non posso. Il problema è che il biberon non glielo posso dare subito altrimenti si scombinano i tempi (più sotto spiego le conseguenze): quindi c’è la snervante attesa che Boccola si metta i pantaloni del pigiama, un'attesa che mi sembra non finire mai.

Poi avviene il miracolo, con Boccola sdraiata da una parte pronta a godersi la favola, Ricciolo dall'altra tutto gioioso a "ciupare" il suo biberon.

La favola! Allora ne parlerò diffusamente in un altro post, ma una sintesi comunque ci vuole: per almeno 2 anni ho cercato i libri “ideali”, ovvero quelli con storie ricche di disegni e lunghe non più di 5 minuti ciascuna. Questo perché Boccola ama guardare quello che leggo, e dato che non sa leggere si rifugia nei disegni di contorno. Mentre leggo le indico col dito le immagini che rappresentano ciò che sto leggendo, quindi quei libri senza disegni o con pagine fitte-fitte di scritte con una misera figura rimangono nello scaffale delle librerie.
Poi le storie devono essere corte, corte, corte per la miseria! Da bravo genitore ignorante, uno dei primi libri che ho comprato aveva storie che duravano pagine e pagine, e un genitore ignorante non sa che un bimbo fa mooolta fatica ad accettare di interrompere di punto in bianco una favola per finirla il giorno dopo.
Beh alla fin fine qualche libro in grado di soddisfare questi due punti l'ho trovato, solo che quando c’è Ricciolo di fianco è bene verificare in anticipo l'effettiva lunghezza della storia.

Se finisce prima del biberon è tutto ok.
Se finisce dopo, vi descrivo cosa accade: Ricciolo appoggia di fianco il biberon, con uno sforzo sovrumano si mette seduto (c’è un quarto di litro di latte nella sua panza e lui pesa 10 chili, è come se noi bevessimo due litri d’acqua in cinque minuti).
Si guarda intorno e vede un libro aperto: i libri ha imparato a sfogliarli, gli piace molto farlo, ok, ma questo non è il momento giusto per farlo perché sto leggendo! Beh vaglielo a dire, ha 14 mesi. Quindi devo sollevare il libro per allontanarlo, il tutto mentre leggo, con Boccola che si allunga per vedere le figure del libro e Ricciolo che si arrampica sul bordo del letto per raggiungere le pagine da sfogliare.

In pratica il libro è diventato il centro di gravità della cameretta, dove tutto converge.

Insomma, devo dosare la velocità di lettura buttando sempre un occhio al livello di latte, perché l’ideale è finire esattamente quando finisce il biberon: a quel punto Ricciolo lo si può prendere in braccio, ciaociao Boccola, luce spenta e si va nell'altra stanza, dove ci sono il lettone e l'altro lettino.

Addormentare Ricciolo è un terno al lotto: se è già cotto in pochi istanti veleggia beato nel mondo dei sogni, ma se ha ancora qualche forza in corpo, mi basta ricordare quanto scritto all'inizio: è figlio del demonio. Se metto il mio viso troppo vicino al suo per salutarlo, con i suoi “modini delicati” ti accarezza le guance, solitamente a suon di sberloni, di quelli che fanno un “ccciafff” assordante, poi ovviamente parte la modalità "gattonamento" e cerca di lanciarsi giù dal letto. In sostanza addormentare Ricciolo significa costruire una muraglia intorno a lui e sperare che tenga le mani occupate a ciucciare il pollice con una mentre si fa i riccioletti nei capelli con l’altra. Il tutto con gli occhi spalancati, che poi, nel tempo del mai, si chiudono.

Mi alzo, barcollo fino al PC e guardo l’ora: 22.30. E dire che mi sembravano le 2 di notte. SantaPazienza è malata, e il giorno dopo dirà la stessa cosa che dice quando arriva la sera dopo cena: "i bimbi sono nei loro letti? Come hai fatto?". E che ne so, in quei momenti non ci penso più, mi butto a pesce nell'agognata soddisfazione di essere riuscito nella mia "organizzazione perfetta".
Per questo l’ho scritto qui: per non dimenticare.

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(Andrea Donati) biberon bruntullo dormire favola favole figli lettino lettone pigiama sonno storie https://www.andreadonati.it/blog/2011/12/la-messa-a-letto-parte-iii Tue, 06 Jan 2015 19:09:54 GMT
La messa a letto - parte II https://www.andreadonati.it/blog/2011/12/la-messa-a-letto-parte-ii Parlavamo dell’impresa di mettere a letto due bimbi cercando di rendere tutto ordinato, semplice ed efficiente.

Penso che tutto stia nel gestire i tempi in maniera ottimale. E per farlo è necessario conoscere questi tempi in anticipo, così da riuscire a combinarli nel migliore dei modi.

Boccola come detto è buona come il pane, e per mantenerla tale è sufficiente seguire una precisa scaletta prima di andare a letto, molto semplice, e consiste in: TV, latte, pipì, denti e favola.

Parliamo delle tempistiche. Per prima cosa bisogna tenere a mente che cartoni animati come "La casa di Topolino" o i "Little Einsteins" durano 20 minuti, altri come "Agente Speciale Oso" o "Manny Tuttofare" ne durano 10 e altri come "Peppa Pig" ne durano 5. Chi non li conosce tenga a mente la regola generale per cui ci sono dei cartoni che durano 20 minuti (a volte sono due da 10 minuti in sequenza), altri 10 (a volte sono due da 5 in sequenza) e altri 5 minuti. E questo è già fondamentale.

A Boccola è permesso di guardare un episodio di una serie da 20 minuti o due da 10 o quattro da 5, a seconda di quello che vuole vedere. Devo sempre fare attenzione a questo perché se una sera mi sbaglio e ne guarda uno da 10 e poi le chiedo di alzarsi, odo in lontananza una fleeebile vocina che scopro in realtà provenire dalla sua bocca e che, appoggiatole l’orecchio vicino, fa più o meno così: “ma questo era cooortooo…”. Quindi se nel frattempo avevo preparato Ricciolo per il trasporto in bagno, saltano tutti i piani e questo non deve accadere.

“Preparare” Ricciolo in realtà consiste nell'inseguirlo per tutta casa, mentre tutto gioioso apre cassetti, sposta le sedie, lancia i suoi libri ovunque (i miei ho dovuto piano piano spostarli in alto), e naturalmente altre cose che devono essere precedute dal verbo “tentare”, come “tentare di aprire il bidone della spazzatura”, “tentare di bere dall'acqua dei gatti”, “tentare di entrare nella lettiera”, “tentare di allagare casa aprendo l'acqua del bidè a tutta potenza con il rubinetto rivolto verso l'alto” e via discorrendo.
Sembrerà un controsenso, ma questi 20 minuti durano spesso come un'intera giornata.

Sempre nel corso di questi 20 minuti, ovvero con Ricciolo distratto, devo ricordarmi di dare il bicchiere di latte a Boccola, altrimenti mi tocca darglielo con Ricciolo in braccio e la reazione di lui è: prima immobile e serio, con lo sguardo fisso sul il bicchiere di latte che la sorellina sta bevendo. Poi, quando i suoi occhi cadono sul bicchiere di latte vuoto, comincia un lavoro di contorsionismo per buttarsi di sotto; mentre cerco di tenerlo fermo mi sforzo di pensare a quanti soldi per la palestra sto risparmiando.

In bagno le cose sono più semplici: mentre Boccola fa la pipì io preparo gli spazzolini, e poi si parte con la canzoncina. Il testo è un unico ritornello ripetuto molte volte: “Io canto una lettera, canto la lettera…” seguito da “IIIIIIH” o “AAAAAAH” a seconda che Boccola debba tenere i denti “chiusi” o “aperti”.
Nel frattempo spazzolo i 6 denti di Ricciolo, o meglio, Ricciolo prende possesso dello spazzolino e ne mastica le setole: io ogni tanto cerco di rubarglielo per strofinare meglio i dentini ma il bimbetto non è dell’idea. In ogni modo nel corso della canzoncina il tempo per fare una degna pulizia lo si trova.

Poi c’è la messa a letto, che scriverò nella terza e ultima parte.

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(Andrea Donati) bagno bruntullo cartoni denti figli latte letto serie spazzolino tv https://www.andreadonati.it/blog/2011/12/la-messa-a-letto-parte-ii Sun, 04 Jan 2015 14:25:52 GMT
La messa a letto - parte I https://www.andreadonati.it/blog/2015/1/la-messa-a-letto-parte-i Quando LogBLog.it era su Tumblr c'erano già parecchi post dedicati alla famiglia. Li ripropongo qui un po' alla volta, riveduti e corretti ma sempre ambientati due/tre anni fa. In questo caso si torna indietro fino al dicembre del 2011.

Quando SantaPazienza è malata è un po' come quando resta fuori a cena con le amiche. Quelle serate le vedo come un'utopica speranza di organizzare tutto perfettamente, per mettere ogni bimbo nel suo letto e dedicarmi al mio personalissimo 22.30/00.30 quotidiano come se avessi avuto SantaPazienza ad affiancarmi.

Ora, quando sono io ad essere fuori la sera e torno a casa, solitamente trovo il trio composto da mamma, Boccola e Ricciolo sul mio (nostro) letto matrimoniale, in uno stadio ormai avanzato del sonno. Quindi devo occuparmi di mettere a letto i bimbi.

Comincio con Boccola, il cui peso è pari alla sua bontà, perché crescendo si sarà sicuramente snellita tanto, ma devo ancora trovare dove nasconda il piombo.
Prendere in braccio un "peso morto" di 20 e passa chili è un'operazione che non consiglio a nessuno; non è come una scatola o dei sacchi, non ci sono maniglie, non si possono lanciare sulle spalle: i bimbi addormentati scivolano in ogni dove, il mento perfora la spalla, le gambe colpiscono l’inguine e soprattutto ti muovi con il terrore che il peso morto riprenda vita, quindi facendo piano, pregando che per terra non ci siano dei Duplo pronti ad essere involontariamente calciati, con quel tipico rumore di plastica che rotola sul pavimento o le urla di dolore che perforano le pareti.
Poi dire che "poso delicatamente" la bimba nel letto è una bugia, perché non esiste che la riesca a ruotare decentemente per metterla a letto distesa: il meglio che posso fare è tenerla in braccio ruotandola in posizione ad “A”, ovvero con il sedere in aria e le gambe e la braccia protese verso il centro della terra, per poi sentire l’ernia che prova a farsi largo quando cerco di appoggiarla sul letto senza che ci cada di testa.
Coperte su e tocca al maschietto.

Ricciolo sarebbe più semplice, vuoi per la statura, vuoi per il peso, non fosse che è esattamente al centro del letto e per arrivare a prenderlo devo passare sopra a SantaPazienza. Prenderlo dall'altro lato è impossibile, perché il tragitto verso il lettino è troppo lungo e ricco di trappole sveglia-bimbi pronte per essere pestate.
Quindi per afferrare Ricciolo mi devo inventare posizioni assurde, perché il baricentro deve restare al suo posto, altrimenti sollevo Ricciolo e poi qualcuno deve sollevare me dal letto. In tutto questo "posizionamento" naturalmente SantaPazienza si sveglia, i suoi occhi ancora a mezz'asta vedono il suo bimbo che sta levitando e il risucchio d’aria del suo urlo strozzato mi fa scendere un goccia di sudore freddo sulla fronte… il bimbo dorme ancora! E via nel suo lettino.

In ogni modo, ho aperto questa enorme parentesi per descrivere le mie acrobazie quando sono io a non esserci la sera, per cui onde evitare di raddoppiarle quando a non esserci è SantaPazienza, come nel caso in cui è malata, devo inventarmi qualcosa.

Io l'ho chiamata "organizzazione perfetta", ma può avere anche altri nomi, dai più altisonanti a quelli più deplorevoli.

Ne parlerò nel prossimo capitolo.

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(Andrea Donati) braccio bruntullo dormire figli lettino letto sonno spostare https://www.andreadonati.it/blog/2015/1/la-messa-a-letto-parte-i Fri, 02 Jan 2015 13:54:43 GMT
Saints Row: The Third - Recensione https://www.andreadonati.it/blog/2015/1/saints-row-the-third---recensione Debuttano su LogBLog.it le recensioni di alcuni videogiochi che ho provato nel corso del 2014. A parte quella odierna di Saints Row: The Third, uscita in questi giorni, le altre le pubblicherò "retrodatate" nella loro data di uscita originale e le raccoglierò in un menu ad hoc come per le altre sezioni del sito. Per i voti e i commenti vi invito ad andare nella recensione originale all'interno del mio profilo di Steam, linkato comunque all'inizio di ogni recensione e nel menu in alto di questo sito.

Saints Row: The Third

Articolo originale su Steam: http://steamcommunity.com/id/siv0968/recommended/55230/

E' raro trovarsi di fronte a giochi dalla trama così assurda. Saints Row: The Third è un concentrato di demenzialità, esagerazione, boriosità, muscoli, citazioni, adrenalina, non-sense, umorismo, ironia e tutto quello che di fuori dall'ordinario può venire in mente. Il tutto triturato, mescolato, centrifugato e servito in una sequela assurda di missioni con una trama appena abbozzata, del tipo "e adesso distruggiamo tutto!" in ogni singola missione e priva del minimo buon senso. La trama del precedente capitolo, assurda anch'essa soprattutto nel finale, perde il confronto a colpi ripetuti di esplosioni, carneficine, volgarità e misoginia.

Ma al di là della trama, com'è il gioco? Partiamo dal lato tecnico.
Graficamente è mille passi avanti rispetto al secondo capitolo: molto pastelloso, fluido, abbastanza dettagliato e focalizzato soprattutto sui personaggi, espressivi e ottimamente caratterizzati. Certo, la personalizzazione del protagonista lo rende soggettivamente più "bello" ma oggettivamente meno coinvolgente, tuttavia è una caratteristica già presente negli antenati e che non poteva mancare anche in questo capitolo.
L'audio è altrettanto positivo, in inglese con i sottotitoli, recitato discretamente.
Il gioco è ben ottimizzato, non ho mai notato rallentamenti e non ho mai avuto episodi di crash.

Saints Row: The Third si presenta come un classico gioco d'azione sandbox in terza persona, alla GTA, per capirci. Ma fin dalla prima missione o, meglio, fin dal primissimo istante di gioco, è chiaro l'andazzo della trama assurda. Le missioni sono molto adrenaliniche, distruttive al massimo livello, per la maggior parte molto semplici e una goduria per occhi e orecchie - ovviamente se apprezzate esplosioni e massacri virtuali.

E' per questo che il resto passa in secondo piano, con i pregi e i difetti che ne conseguono. Ad esempio Steelport, la cittadina protagonista del gioco, è ben lontana dal convolgerti come, per dire, Liberty o Vice City.
Fino alla conclusione del gioco non si riescono a ricordare le strade né i quartieri, macinando chilometri in una città che evolve insieme alla trama ma rimane per lo più anonima. Lo stesso si può dire per i cittadini che la popolano, altrettanto anonimi e, certamente anche per colpa di alcune missioni, più assimilabili a birilli da buttar giù che a esseri viventi. La loro intelligenza artificiale è assente, così come quella dei veicoli in movimento e della polizia, che non si scomoda a far partire inseguimenti nemmeno quando si causano carneficine tutte intorno a sé.

Anche le missioni secondarie, per quanto alcune di esse possano certamente essere avvincenti, non riescono a distogliere l'attenzione dalla trama principale, e per la maggior parte vengono dimenticate in fretta.
In pratica le si scoprono grazie ad apposite missioni introduttive, e non ci sono incentivi importanti per continuare ad eseguirle una volta che queste vengono terminate per la prima volta.

Fin qui i lati negativi, perchè per il resto il gioco è come detto sopra, ovvero uno sfogo simile a quello che si prova leggendo Ken il Guerriero, dove da soli contro mille se ne esce senza un graffio e dove i momenti di difficoltà si contano sulle dita di una mano.
La sequenza delle missioni è piuttosto coerente, io ho sempre effettuato quelle in cima all'elenco e un po' alla volta sono giunto alla conclusione della trama principale con un paio di sottotrame ancora da completare. Non che ci siano chissà quali intrecci, sia chiaro.

In conclusione, Saints Row: The Third è dedicato a chi ama le trame demenziali e tremendamente d'azione, a chi cerca uno sfogo senza complicazioni, a chi non vuole essere preso dall'ansia e dallo stress ma è alla ricerca di una "sana" distruzione senza rimorsi. Un grandioso e stupido passatempo dallo scarso impegno intellettivo e dalle incredibili soddisfazioni.

Un must, insomma.

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(Andrea Donati) gta pc recensione saints row saints row 3 sandbox steam steelport https://www.andreadonati.it/blog/2015/1/saints-row-the-third---recensione Thu, 01 Jan 2015 01:24:01 GMT
Contiamo i tortelloni https://www.andreadonati.it/blog/2014/3/contiamo-i-tortelloni Ricciolo è buffo.
E' buffo per i suoi comportamenti, i suoi modi di fare, le sue iniziative, i suoi capricci.

Ecco un esempio, ambientato quando aveva compiuto da poco 3 anni.
Stiamo mangiando i tortelloni.

Ricciolo vuole sempre fare il bis direttamente dalla pentola: visto che è un bimbo viziato, glielo concediamo.

Solo che 'sto giro i tortelloni sono pochi.
Boccola vuole il bis, io e SantaPazienza facciamo dieta (non volutamente; ripeto, i tortelloni sono pochi), e nella pentola rimangono tre tortelloni.

Allungo la pentola a Ricciolo.
Ricciolo la guarda, sgrana gli occhi, butta in fuori il labbro di sotto, di colpo si gira di lato e serra gli occhi.

IO - Beh? Non vuoi i tortelloni?

E' una domanda retorica, so perfettamente perché è arrabbiato.

IO - Ma dai, guarda, sembrano pochi ma sono grandi!
RICCIOLO -  (Sempre con la testa girata da un lato) NNNNNNNNNNNNOOO!!! (Ricciolo enfatizza molto le esclamazioni.)
IO - Li contiamo insieme? Dai! Uno... due... e tre! Contali anche tu!
RICCIOLO - No uno due tre!!! Unoduetrequattrocinqueseisetteottonovedieci!!!!!!

In quel momento abbiamo scoperto che Ricciolo sa contare fino a dieci.

Tra l'altro la stessa scena l'ha fatta pochi giorni dopo durante il bagnetto.

SANTAPAZIENZA - Tra due minuti basta bagnetto eh?

Mi ha detto che è arrivato a quattordici.
Penso con terrore a quando imparerà a contare fino a mille.

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(Andrea Donati) bagnetto bis bruntullo cena contare dieci tortelloni https://www.andreadonati.it/blog/2014/3/contiamo-i-tortelloni Sun, 28 Dec 2014 22:26:57 GMT
Regali ai bambini (e ai genitori) https://www.andreadonati.it/blog/2014/12/regali-ai-bambini-e-ai-genitori Oggi avrei dovuto pubblicare una breve storia di Ricciolo alle prese con i tortelloni, ma dato che siamo quasi a Natale, indubbiamente un post sui regali ai bambini può tornare utile, soprattutto per gli acquirenti dell'ultimo minuto. Dopo l'esperienza di tanti regali fatti ad altri bimbi e ricevuti dai miei nel corso degli ultimi anni, spero che i consigli che seguono possano essere utili in caso di dubbi!
 
E' splendido vedere la gioia negli occhi dei bimbi quando gli si fa un regalo, ma se non si seguono alcuni accorgimenti si rischia di fare più un danno che un bene.
Se dovessimo seguire una guida passo-passo, la prima cosa da fare è valutare l'età del bambino.
Se il bimbo ha meno di 1 anno, non ha idea di cosa tu stia facendo. Lo stesso concetto di "regalo" non ha un senso. Quindi puoi prendergli un giochino o regalargli un vestitino, alla fine non cambia nulla. Proprio per questo motivo può convenire concentrarsi sulle necessità dei genitori.
Dai due anni circa in poi, ovvero dal momento in cui il bimbo comincia a capire il significato di un regalo e ad apprezzarne la sorpresa, fai che questo regalo sia per il bimbo. Quindi, per capirci, i vestitini non sono un bel regalo per un bambino. Il bambino vuole dei giochi, vuole cose che gli piacciano, che possa fare e disfare immediatamente. Quest'ultima frase è fondamentale. Regalargli cose tipo "libri da ritagliare con comodo a casa" non vanno bene, perché il bimbo vuole ritagliarli subito. E li vuole tagliare lui. Anche se ha 2 anni.
 
Se compri un vestitino, il regalo lo fai ai genitori, non al bambino.
Detto questo, sempre in merito al vestitino, siamo schietti: solo cose semplici.
E fa lo stesso se una magliettina o un body ce l'ha già uguale identico, fa lo stesso! Tanto si sbrodola in continuazione: al genitore non frega nulla che un vestitino sia uguale ad un altro, basta che sia facile da aprire/chiudere e da lavare nel mucchio dei vestiti.
I vestitini per le occasioni speciali, le repliche dei vestitini eleganti degli adulti in formato mignon, i merletti, i pizzetti, i bottoni (aaaaaggggghhhhh!!!), i vestiti "da lavare separatamente" sono da evitare. Evitare! Li porterebbe una volta se è tanto, forse mai!
I vestitini migliori hanno le chiusure con gli automatici o le zip, sono morbidi (niente jeans!), semplici perché si infilano velocemente (evviva la cintura elastica!), semplici anche nel design (niente colletti!).
E in caso di dubbio il regalo migliore che si possa fare è il buono-prepagato dei negozi.
 
Inoltre ignorate gli indumenti come cappelli, giacche o scarpe. Soprattutto le scarpe, lasciatele dove stanno. Perché un conto è un vestitino, il bimbo lo porta spesso ma lo cambia anche parecchie volte. Le scarpine invece devono essere di un certo tipo, di una certa misura, di una certa qualità. E il bimbo porterà solo quelle per mesi. Quindi lasciate che siano i genitori a deciderle.
Stesso discorso per giacche, cappelli, occhiali da sole e altri oggetti che in generale non hanno scorte e comportano un utilizzo prolungato nel tempo.
 
Mia madre mi regalava spesso i pannolini, sapeva che era un regalo apprezzato. Ma anche lì c'è il problema.
Ci sono dei genitori che preferiscono utilizzare i pannolini riciclabili. Regalargli degli usa e getta, per quanto un gesto apprezzabile nella sua perfidia, li metterebbe a disagio.
Per gli usa e getta c'è anche il problema della marca. Quando hai un figlio capisci al volo il significato delle numerose pubblicità dei pannolini; capisci anche come mai alcuni pannolini costano 1 euro la dozzina e altri 1 euro a pannolino.
Paghi la qualità di quel che compri.
Spesso e volentieri, preferirai pagare di più ed evitare cambi notturni di pigiama, coperte e lenzuola, con il materasso a cavallo della finestra a prendere aria, giusto per dare un'idea.
Ed esistono davvero i pannolini che tengono fiumi di piscio e non perdono neanche una goccia!
Ma costano, quindi va bene regalare pannolini, basta chiedere quale misura, marca e modello prendere.
 
Un'altra cosa da considerare sono le dimensioni del regalo.
Dei parenti un giorno hanno regalato a Boccola un tavolo per disegnare con tutti gli accessori, dal seggiolino al portapenne e non so che altro, color rosa shocking interamente in plastica.
Questo è un genere di regalo molto ingombrante, non va bene!
Se al bambino può piacere tantissimo, ai genitori non piacerà affatto: dove diavolo si mette un tavolo del genere?
Anche qui una regola aurea: il regalo dalle giuste dimensioni è quello che, una volta chiuso, è grande non più di una scatola da scarpe.
 
Un tavolo da mettere... mah... dove?
 
Un altro regalo da evitare è il regalo antico, pregiato o prezioso.
Boccola ha delle bambole che abbiamo immediatamente "archiviato" nel ripostiglio, roba di pelle o con parti in legno o talmente vecchie da essere sul punto di sgretolarsi. Anche Ricciolo ha rischiato di avere in regalo macchinine in ferro e legno o altri antichi oggetti con parti meccaniche, delicati fin dal primo sguardo.
No, Ricciolo e "delicato" non stanno bene insieme.
Una nonna voleva regalare a Boccola delle matite colorate molto vecchie e costose: quando le ho risposto che le avrei messe dentro allo stesso astuccio delle Giotto e delle Multicolor, ha riposto: "allora le tengo a casa io che ci gioca quando viene da me".
Abbiamo risolto.
Sia chiaro, capisco che sia molto romantico e commovente voler regalare i giochi "di quando eravamo bambini". Ma, appunto, vediamo di confinarli a quei ricordi, senza riciclarli ai nuovi arrivati.
I bimbi non apprezzano "l'antichità" dell'oggetto, si soffermano solo sull'utilizzo dell'oggetto.
Sarebbe uno spreco e, molto probabilmente, il regalo finirebbe per rompersi o per essere perduto.
 
Non serve che dica di non regalare alimenti zuccherati o confezionati. Mai. Mai! L'unica eccezione, toh sono le uova di pasqua, ma solo per la sorpresa che c'è dentro.
Cioè, questo deve essere chiaro. Niente caramelle ad Halloween. Niente Tartufoni a Natale. Niente cioccolatini a carnevale.
Se proprio devi portare qualcosa da mangiare, che sia salato e al forno ma non fritto o confezionato: ricorda che al bimbo a cui regali "delizie" ha dei genitori che potrebbero considerarle "schifezze".
 
Poi, non regalate pupazzi se il bimbo ha più di 2 o 3 anni. Dopo quell'età ha già il suo pupazzo preferito, quelli che vengono dopo non faranno altro che raccogliere polvere, esattamente come le altre decine di pupazzi che ha ricevuto in regalo fino ai 2 o 3 anni e che non hanno avuto la fortuna di essere selezionati come "pupazzo preferito".
 
Non regalate alcun oggetto meccanico o elettronico ai bambini se non avete avuto prima il consenso dei genitori: console, tablet per bambini, orologi, macchine radiocomandate, qualunque oggetto vada a pile o con la corrente elettrica dev'essere sempre pre-approvato!
 
I libri sono un capitolo a parte, ne parlo la prossima volta.
 
E, soprattutto, non regalate mai, mai, mai soldi ad un bambino. MAI! Lasciate che siano i genitori a dover gestire e insegnare al bimbo il significato e il valore del denaro. Anche solo 5 euro, anche una monetina da 2 euro "per un gelato" possono vanificare completamente insegnamenti di mesi.
Vuoi regalargli un gelato? Regalagli un gelato, non una moneta da 2 euro!
 
Per finire, non chiamate i genitori dicendo "cosa gli regalo?". La risposta sarà sempre la stessa: "niente".
La domanda giusta è: "va bene se gli regalo <questo o quello>?". In quel caso la risposta sarà "sì" o "no grazie".
 
E se proprio non avete idea di cosa prendere, ma nemmeno una lontana idea, la risposta è semplice: una scatolina con i Duplo fino ai 5 anni, una scatolina con i Lego oltre i 5 anni.
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(Andrea Donati) bruntullo console duplo lego pannolini pregiato prezioso pupazzi regali regalo soldi vestitino zuccheri https://www.andreadonati.it/blog/2014/12/regali-ai-bambini-e-ai-genitori Sun, 21 Dec 2014 21:15:35 GMT
Tre anni di LogBLog.it - Bruntullo, Terremoto e Traggedia https://www.andreadonati.it/blog/2014/12/logblog-tre-anni-terremoto-traggedia LogBLog.it compie tre anni.

Gli scorsi anniversari li ho festeggiati con post che raccontavano alcuni numeri curiosi sulle statistiche del sito, ma quest'anno non posso farlo perché il sito si è spostato e le statistiche azzerate. Sarebbero numeri falsati, sarà per il prossimo anno.

Per compensare questa terribile (...) mancanza butto di seguito un post scritto parecchio tempo fa e che non ho mai pubblicato.
Stravolgeva i nomi, a partire dal mio, a cui avevo dedicato persino una introduzione:

Io sono Bruntullo.

O meglio, Bruntullo è il nome con cui SantaPazienza ogni tanto mi apostrofa quando brontolo.
Il fatto che SantaPazienza abbia quel nome è indice della quantità delle mie brontolate.

Le storie che seguono raccontano vicende passate: a volte il giorno prima, a volte mesi prima, a volte anni prima.
Altre non sono storie, sono considerazioni. O brontolate, fate voi. Sono comunque tutte basate su esperienza personale.

Il post è vecchio di parecchi mesi, per questo accenno a "Terremoto" il gatto a cui dedico la foto di questo post e che ci ha lasciati qualche settimana fa.
Se tutto va bene i prossimi capitoli (sì, ci sono anche dei "prossimi capitoli") li pubblicherò ogni lunedì.

A casa vivo con SantaPazienza, Boccola, Ricciolo, Terremoto e Traggedia.
SantaPazienza mi sopporta con grande sforzo. Sì, tipo quando hai la cacca dura. La amo.
Boccola ha 6 anni, buona, brava, in salute.
Ricciolo ha 3 anni, un carinissimo demonio, viziato, sempre malato.
Terremoto e Traggedia sono due gatti, sono fratelli, 10 anni, due rompicojoni mai visti.
Il loro nomignolo non è scelto a caso.

Con i due gatti vige un rapporto di amore/odio.
Questo perché, come detto sopra, i gatti sono due rompicojoni a cui è toccato abitare insieme ad un collega altrettanto rompicojoni (io).

Allora magari di notte Terremoto inizia a miagolare, lo fa con un tale vigore (è sordo) che il "miao" si trasforma in un muggito acuto che fa vibrare le pareti, e a questo si aggiunge che lo fa rivolto al muro, perché oltre che rompicojoni è un impedito, e io, che sono altrettanto rompicojoni, mi alzo dal letto, barcollo in giro per casa e inizia una gara ad inseguimento in cui solitamente Terremoto si rifugia nella lettiera e io di nuovo a letto.
Terremoto è furbo perché sa che nella lettiera io non oserò toccarlo.
La lettiera è un luogo sacro, se lo profani e il gatto associa la lettiera al terrore della profanazione, piscerà nello zaino e farà le cacche sopra alle prese d'aria del decoder.
Se invece mantieni intatta la sacralità della lettiera, rimarrà la delusione di non aver punito il miagolio molesto, ma zaino e decoder non rilasceranno odori spiacevoli né avranno cristalli d'urina a brillare in controluce.

Traggedia invece è invisibile.
Si nasconde un po' ovunque e salta fuori di punto in bianco esattamente quando ti metti sul divano.
Io mi siedo, distendo le gambe, metto la copertina da vecchio nonnino, afferro il telecomando e me la trovo sulla pancia.
Ma da dov'è arrivata?
Poi ecco, mi tocca stare fermo, quindi dopo un po' ho perso totalmente la sensibilità alle gambe. Perché se le muovo c'è il rischio che si alzi, e quando un gatto si alza vicino a te, specialmente alla tua faccia, ti dà il culo.
Sempre.
E mi fa anche un po' schifo, così con una pacca Traggedia fa "bbbrrrgnè!!!" scende e torna invisibile.
Io mi sistemo le gambe, sistemo la coperta, riprendo il telecomando.
E indovina chi ho di nuovo sulla pancia.
"bbbrrrgnè!!!"

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(Andrea Donati) anniversario bruntullo gatti gatto lettiera logblog miagolio https://www.andreadonati.it/blog/2014/12/logblog-tre-anni-terremoto-traggedia Mon, 15 Dec 2014 22:42:24 GMT
Aggiornamento pre-natalizio https://www.andreadonati.it/blog/2014/12/aggiornamento-pre-natalizio Recap mensile sulle novità pubblicate su LogBLog.it e nei siti collegati:

- sono uscite le recensioni di Bioshock e Call of Juarez nel profilo Steam: al solito, se avete un utente Steam potete richiedermi l'amicizia così possiamo fare due chiacchiere da lì;

- ho pubblicato su LogBLog.it le foto che ho fatto al Model Game 2014, alla Fiera di Bologna. Considero il risultato disastroso, ne ho salvate una trentina ma solo una manciata le ho considerate di qualità: serve molta esperienza, ma il giro mi è piaciuto e, organizzazione permettendo, lo rifarò volentieri il prossimo anno.

- su Rastignano nei avrei da dire in merito alla pulizia del Savena, alla nuova rotonda e alla riqualificazione di via Toscana, ma i toni da bullismo di alcuni, soprattutto sul primo dei tre punti elencati, mi stanno trattenendo dallo scrivere qualcosa.

Con il terzo compleanno di LogBLog.it, che si terrà tra qualche giorno, partirà anche una nuova rubrica, sperando riesca a sistemarla per tempo, perché ha avuto un travaglio un po' complesso. Lo stesso dovrebbe avvenire con la pubblicazione di alcune foto a ciclo continuo, lì invece è una questione di gestione di watermark, vedrò il da farsi.

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(Andrea Donati) bioshock call of juarez foto galleria logblog.it model game modellismo rastignano rotonda savena steam toscana https://www.andreadonati.it/blog/2014/12/aggiornamento-pre-natalizio Wed, 10 Dec 2014 22:12:19 GMT
Troppa polvere https://www.andreadonati.it/blog/2014/10/troppa-polvere Finalmente, dopo un mese dall'ultimo aggiornamento, quasi tutti i pezzi sono tornati al loro posto.
Pwnd è replicato in versione completa, in attesa che il dominio che attualmente lo ospita scada.
Lo stesso vale per Rastignano(.net) (già scaduto) e per tutti gli articoli di LogBLog.it ospitati su Tumblr (in chiusura).

Adesso si torna indietro negli anni, al 2006, con Release Spirit. 88 puntate del webcomic su World of Warcraft che, un po' alla volta, andranno a popolare i vecchi archivi di LogBLog.it. E' un altro dei tasselli che sono riuscito a recuperare dai vecchi archivi.

Bisogna che la smetta di soffiare via polvere dalla cantina altrimenti non vado più avanti.

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(Andrea Donati) archivio blog post https://www.andreadonati.it/blog/2014/10/troppa-polvere Sun, 26 Oct 2014 14:25:07 GMT
Guardare indietro e guardare avanti https://www.andreadonati.it/blog/2014/9/guardare-indietro-e-guardare-avanti Non ci sono aggiornamenti da mesi, e dire che metto mano al blog in continuazione.

L'ho spostato, e poi ho cominciato a spostare tutti gli altri blog - Pwnd, Rastignano.net, Release Spirit, ecc (???). Il problema è che essendo su piattaforme diverse, l'importazione li ha tutti "rotti" e quindi sto ripassando tutti i post, uno a uno, per sistemarli in questa nuova casa.

Non scrivo nemmeno che è "definitiva" perché ormai l'ho già fatto troppe volte e tutte le volte me ne sono pentito.

Se non altro questa la pago, è il famoso "Zenfolio" che non smetterò mai di consigliare e che, tra le altre cose, permette anche di avere un blog a disposizione incluso nel prezzo.

Nelle scorse settimane ho preso un hard disk vecchio, ho iniziato a svuotarlo per prepararlo ad altri scopi, e sono saltate fuori una marea di foto nuove. Risultato: una settimana mi dedico a sistemare le vecchie foto, una settimana torno sui post.

E così tutto rallenta, ma in realtà io continuo a lavorarci dietro come un matto.

Poi oh, il tempo libero è quel che è, e ogni tanto gioco.

Nelle ultime due settimane sono uscite nuove recensioni, sono tutte su Steam disponibili pubblicamente.

Dato che non sono mere frasi del tipo "bel gioco!" o "fa schifo" ma all'interno ci sono elucubrazioni un pochino più dettagliate, le considero alla stessa altezza di questi post, pertanto nel blog le trovate linkate in alto, nel menu sotto alla voce "Steam" (poi magari in futuro le sposto anche qui).

Nell'ultima stagione mi sono dedicato ad un po' di giochi "vintage", roba del periodo 2003-2005, per intenderci. Parliamo di grandi classici come GTA 3, Vice City e San Andreas, insieme al primo Call of Duty (attualmente ho cominciato la sua espansione). Chi ha voglia di fare un salto nel passato, nell'attesa della ripresa dei post "classici" e di nuove foto, può fare un salto qui.

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(Andrea Donati) Call of duty blog gta3 recensioni san andreas steam vice city zenfolio https://www.andreadonati.it/blog/2014/9/guardare-indietro-e-guardare-avanti Thu, 25 Sep 2014 17:09:24 GMT
Doppio debutto https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/doppio-debutto

Solo nel tardo pomeriggio di oggi mi sono accorto che ho fotografato la partita di “debutto” dei campionati 2014 di football: Knights Persiceto vs Doves Bologna, III divisione – CIF9.

E così finalmente si inizia a riempire la casellina “2014” di Football:
http://photos.logblog.it/2014_02_22_knights_vs_doves

Quest’anno ho cambiato metodo rispetto allo scorso anno, selezionando con ancor più severità le foto e controllandole nei dettagli una per una.

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(Andrea Donati) doves bologna football americano foto knights persiceto https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/doppio-debutto Sat, 22 Feb 2014 19:30:00 GMT
Waterproof https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/-1

Il bello di dovermi preoccupare delle foto e non della fotocamera.

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(Andrea Donati) k-30 pentax pioggia waterproof https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/-1 Thu, 06 Feb 2014 19:30:00 GMT
21/04/2013 - Neptunes vs Knights - III https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/21/04/2013---neptunes-vs-knights---iii

Quando ho rivisto questa foto ho capito che avevo tra le mani un gioiello. Questa è LA foto della partita, un altro di quei momenti che non ricapiteranno e che, se mai accadrà, non pubblicherò perché ormai già immortalato qui.

La palla che sfugge dalle mani dell'holder mentre sta arrivando il piede del kicker è stata un'immagine da colpo di fortuna. Il bianco e nero e la bruciatura dei chiari-scuri hanno dato ancora più risalto all'immagine che è banalmente formata da mano-palla-piedi e che, per un appassionato di football, in situazioni simili vuol dire disastro.

Ho immortalato un disastro imminente, e ne sono felicissimo.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/21/04/2013---neptunes-vs-knights---iii Wed, 05 Feb 2014 20:00:00 GMT
21/04/2013 - Neptunes vs Knights - II https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/21/04/2013---neptunes-vs-knights---ii E' sempre più complicato, partita dopo partita, trovare foto veramente uniche e originali.
Questo lo considero un bene, perché trovo importante riuscire nel tempo a creare una collezione di foto rare ma veramente belle.

Sfogliando l'album della partita dei Neptunes contro i Knights, non sono riuscito a trovare questa unicità e bellezza se non in rari casi.
Mi va bene eh? Mi va bene perché comunque i risultati ci sono stati, in due foto che mi sono piaciute tantissimo.

La prima di queste la trovo un ottimo manifesto del football americano. Tanta determinazione e voglia di bloccare l'avversario, in uno sforzo congiunto che è venuto immortalato piuttosto bene. "Piuttosto"? La foto è un po' fuori fuoco.

La seconda foto parla da sola.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/21/04/2013---neptunes-vs-knights---ii Tue, 04 Feb 2014 20:00:00 GMT
21/04/2013 - Neptunes vs Knights - I https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/21/04/2013---neptunes-vs-knights---i Di questa partita ho ricordi sbiaditi, e le foto ne sono una conseguenza.

Non ricordo scene particolari, momenti indimenticabili.

E' stata una partita "normale" e le foto sono state "normali". Tranne una, meravigliosa (a parer mio) e un altro paio d'azione che si salvano da un mare di banalità.

La cosa non mi ha infastidito, tutt'altro: mi piace essere molto selettivo e, soprattutto, mi piace che da questa auto-cattiveria saltino fuori comunque foto che ritengo degne di essere ripubblicate qui.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/21/04/2013---neptunes-vs-knights---i Mon, 03 Feb 2014 20:00:00 GMT
Il timore del blackout https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/-3

Sta per cominciare il Super Bowl XLVIII, da mezzanotte e mezza alle 4 del mattino, sempre che non saltino le luci come l’anno scorso, quando la via del letto arrivò soltanto alle 5.

Al solito, il prossimo aggiornamento sarà con il finale di partita!

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(Andrea Donati) football americano superbowl https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/-3 Sun, 02 Feb 2014 19:30:00 GMT
Il dominio di Seattle https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/-2 Dominio assoluto per Seattle, partita terminata puntuale alle 4. Mi aspettavo una lotta punto a punto, tutto il contrario. Ma non l’ho trovata noiosa: ad ogni drive era divertente scoprire in che modo i Seahawks avrebbero portato a casa dei punti!

Appuntamento al Super Bowl Italia? L’anno scorso non è andata così, quest’anno, spero, neanche, se sarò a bordo campo a scattare foto…

Andiamo sul sicuro con l’appuntamento al Super Bowl XLIX!

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(Andrea Donati) denver broncos football americano seattle seahawks superbowl https://www.andreadonati.it/blog/2014/2/-2 Sun, 02 Feb 2014 19:30:00 GMT
14/04/2013 - Aquile vs Neptunes - IV https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---iv E finalmente spazio alla partita!

Come dicevo, a differenza delle partite precedenti, inizierò a mostrare le migliori foto per categoria. Questa volta tocca alle scene d'azione.

Questa foto mi piace, ma i colori e il contrasto sono un po' andati in malora a causa del sole. Resta il fatto che mi piace il placcaggio, la palla in bilico, le espressioni appena intraviste dei due giocatori.

Di questa foto mi piace tutto quanto. Mi piace la scena d'azione, lo sfondo con arbitro, giocatori e spettatori, sfocati al punto giusto.

Anche la foto che segue la adoro.

Ecco l'ennesima foto da "una volta e mai più". Ne ho viste altre simili in giro, ma questa mi piace per il grado di sfocato del kicker, ripreso al punto giusto da capire perfettamente la sua posizione e quella della palla, davanti ai suoi piedi, appena calciata.
Il difetto? La foto è storta. Ok, ora che l'ho detto darà sicuramente fastidio, ma un occhio allenato l'avrebbe notato comunque.

Ouch... la caviglia! Qui il campo di patate emerge in tutta la sua interezza.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---iv Fri, 31 Jan 2014 20:15:00 GMT
14/04/2013 - Aquile vs Neptunes - III https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---iii Del pubblico di Ferrara ho un brutto ricordo.

Sia quando le Aquile sono venute a Bologna, sia a Ferrara, sia negli incontri successivi.

La settimana prima avevo fotografato bambini, famiglie, atmosfere molto festose e, suona strano dirlo, di relax.

Col pubblico di Ferrara sembrava di stare tra i cori di una partita di calcio.

Questo non toglie che di fianco alle tribune ci fossero dei bambini che giocavano a palla, ma dagli spalti si levavano in continuazione urla e improperi, cose che negli altri campi non ho mai sentito.

Poi oh, l'ho voluto considerare un caso, diciamo una sorta di coincidenza avvenuta guarda caso ogni singola volta che le Aquile scendevano in campo.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---iii Thu, 30 Jan 2014 20:15:00 GMT
14/04/2013 - Aquile vs Neptunes - II https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---ii Le partite avanzano e vorrei dare sempre più spazio alle foto e sempre meno alle chiacchiere.

I capitoli per ogni partita quindi inizieranno a calare e saranno più frequenti quelli con più foto.

Cominciamo quindi con le foto prese dalla sideline.

Questa prima foto mi è piaciuta molto nella sua semplicità. Mostra il football americano nella sua veste più "cruda", quello giocato in campi poco curati (si vede che sono un fan del sintetico?), con nessuna tribuna (c'è il trucco, era dalla parte opposta), affiancata da case, alberi e industrie, come un qualunque campetto di quartiere.

Paradossalmente, se mai il football in Italia riscuoterà un tale successo da portare le squadre a giocare in veri e propri stadi, queste scene mi mancheranno molto.

La faccina è un capolavoro.

Sponsor nuovo di pacca, davanti a vecchi cartelloni arrugginiti, erbaccia e una rete che separa il campo dal magazzino a fianco.

Quando lo staff delle Aquile mi ha detto che ci sono grandi progetti per il loro campo da gioco, mi è piaciuto pensare che tutto potesse partire da qui, da un bordo campo poco curato da cui salta fuori un nuovo sponsor, dal tessuto ancora intonso, ad annunciare che le cose cambieranno.

Dalla sideline in questa partita non ho raccolto molti volti, è un aspetto che ho curato poco per una sorta di soggezione nei confronti dei giocatori. Ma ogni tanto qualche inquadratura saltava fuori. Poi è arrivato uno scatto forse un po' banale ma che mostrava alla grande la fatica e la delusione per il risultato negativo.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---ii Wed, 29 Jan 2014 20:15:00 GMT
14/04/2013 - Aquile vs Neptunes - I https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---i

La mia prima trasferta è a Ferrara, al campo delle Aquile, il Mike Wyatt Field.

Più che un campo da football è un campo di patate.

Lo scrivo allegramente, sapendo che le Aquile stanno facendo le cose in grande, e il futuro per questo campo sarà certamente migliore delle condizioni in cui sta versando quando mi presento per la partita della squadra di Ferrara contro i Neptunes Bologna.

L'accoglienza dello staff ferrarese è pari a quella ricevuta con i Neptunes: calorosa. Questo mi ha fatto un gran piacere perché in effetti il Mike Wyatt Field è a Ferrara ma comunque ad uno sputo da Bologna, vicino all'autostrada.

Avere tante squadre così disponibili per le foto così vicino a casa è una gran bella notizia.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/14/04/2013---aquile-vs-neptunes---i Tue, 28 Jan 2014 20:15:00 GMT
La prima vera “trasferta” https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/La-prima-vera-trasferta

Sembra che ormai l’appuntamento con Foto & Football, senza volerlo, sia fissato per gli ultimi giorni di ogni mese. E’ stato così dallo scorso settembre, per ogni partita che ho raccontato a parole e con le foto.

Così è anche per quella che pubblicherò in questi giorni, dedicata alla mia prima trasferta fuori Bologna, per la precisione a Ferrara, in casa delle Aquile.

Come anticipato in passato, i capitoli dedicati ad ogni partita vanno calando ma, per contro, aumentano le foto per ciascun capitolo (ad esclusione di qualche eccezione, come il primo).

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(Andrea Donati) aquile ferrara football americano foto & football fotografia neptunes bologna https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/La-prima-vera-trasferta Tue, 28 Jan 2014 19:30:00 GMT
Diritto e dovere di compiere un reato – Parte II https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Diritto-e-dovere-di-compiere-un-reato-Parte-II image

La banalità del post di ieri trova una spiegazione oggi.

Abbiamo visto che, per tutelare le indagini e l’indagato, sia vietata la divulgazione di notizie coperte dal segreto investigativo.

Bene.

Pochi giorni fa l’edizione di Bologna de “Il Resto del Carlino” ha pubblicato una notizia intitolata:

Giornalisti condannati per aver scritto la verità

Lì per lì sono rimasto un po’ perplesso, che diavolo di titolo è, come possono essere stati condannati? Poi ho letto l’articolo e la verità si è palesata.

Tre giornalisti sono stati condannati a pagare, ciascuno, 154 euro (ieri dicevo che la pena pecuniara è trascurabile) per aver violato l’articolo 684 del codice penale. Ovvero hanno pubblicato una notizia che parlava del fratello del governatore dell’Emilia-Romagna Vasco Errani e un milione di euro erogati, secondo i magistrati, in maniera illecita alla cooperativa da lui presieduta (“lui” fratello di Vasco Errani, non Vasco Errani).
Peccato che il fratello di Vasco Errani non fosse a conoscenza di nulla quando sono stati pubblicati gli articoli.

Quindi, come abbiamo visto, aveva tutto il tempo di cominciare a nascondere le prove, a tirar su testimoni, ad aggiustare gli incartamenti. A scappare, volendo.

E vabbè, una vicenda come tante, ma la reazione scomposta de “Il Resto del Carlino” e quella piccata dell’Ordine dei Giornalisti mi ha fatto molto ridere. Non c’è una sola riga di quegli articoli che si salvi, mi limiterò a qualche estratto, altrimenti non la finiamo più:

Condannati senza processo per aver lavorato bene, forse troppo. Condannati per aver dato, cioè, una notizia vera, di interesse pubblico rilevante, che riguardava il fratello del governatore dell’Emilia-Romagna Vasco Errani e un milione di euro erogati, secondo i magistrati, in maniera illecita alla cooperativa da lui presieduta. Ma, hanno deciso sempre i magistrati della Procura di Bologna ottenendo l’ok del tribunale, quella notizia non andava data.

Non siete stati condannati per aver dato una notizia vera, ma per aver dato una notizia che non potevate dare. Perché le investigazioni erano ancora in corso e, dando quella notizia, avete messo a rischio le indagini. Indagini che pago io e che pagate voi.

E non sono i magistrati ad aver deciso che quella notizia non andava data, ma è la legge. Per la precisione l’articolo 684 del codice penale.

L’ammenda da 129 euro (che non saranno milioni ma, salvo opposizione, son pur sempre una condanna a tutti gli effetti e rappresentano un grave e quasi inedito precedente per chi lavora nell’informazione a Bologna)

A parte che “quasi inedito” non vuol dir nulla. O è inedito, o non è inedito. E non è un grave precedente, perché non si parla di un’interpretazione sbagliata od opinabile di una legge, ma di una chiara infrazione. Cioè non è che visto che voi siete stati condannati per aver pubblicato una notizia coperta da segreto investigativo, chiunque avrà il terrore di essere condannato per una qualunque notizia! Vi piacerebbe, sarebbe una giustificazione, ma non funziona così. Se pubblichi una notizia che non puoi pubblicare, vieni condannato. Ma guarda un po’!

il provvedimento viene preso — toh — proprio quando entrano in ballo notizie e protagonisti di un certo tipo. Non risulta essere mai stato preso, invece, con protagonisti meno importanti.

Il “toh” non è male, eh? E il provvedimento non viene mai preso con protagonisti meno importanti? Ma va? I giornali sono i primi a fregarsene dei protagonisti meno importanti. E se non scrivono nulla su di loro, non c’è nulla per cui essere condannati.

l’indagine nacque per rivelazione di segreto d’ufficio dopo l’articolo del 22 agosto 2010: questo reato si compie in concorso con un pubblico ufficiale (ad esempio un magistrato o un militare). Ma — toh — tutto in questo caso è finito in nulla: sarebbe stato interessante, visto il puntiglio dei pm, capire chi rivelò la notizia.

Ancora con ‘sto “toh”, la professionalità è scomparsa. Dite che sarebbe stato interessante capire chi rivelò la notizia. Non male come idea! Secondo voi basta chiederlo qua e là e sperare che il colpevole dica “sì, sono stato io!”? O forse non sarebbe meglio che voi, che avete avuto la soffiata, andaste a denunciare l’accaduto e il colpevole? Sarebbe ancora più facile, sarebbe ancora più intelligente che sperare nell’autoaccusa del colpevole. Forse è chiedere troppo.

La notizia, per noi, andava data. E, proprio perché stiamo solo dalla parte dei lettori, lo faremo ancora.

Ai lettori interessa che i loro soldi siano spesi bene, in indagini compiute con professionalità e che i giornali ne parlino quando sia il momento giusto, ovvero quando sono concluse o non ci siano pericoli di inquinamento delle prove.

Pubblicare queste notizie, e minacciare di farlo ancora, altro non è che uno spreco di tempo per gli investigatori, un rischio per la dignità di un indagato che nulla c’entra con il reato, e la dimostrazione che la capacità di chiedere “scusa” per una cazzata punita dalla legge per le ormai ovvie e sacrosante ragioni, sia una mera utopia.

Poi ci si mette l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, che solidarizza con i tre colpevoli. Sia mai che l’informazione possa correre a braccetto con il rispetto di un’indagine o la dignità di una persona. Mai.

La notizia della condanna […] lascia letteralmente sconcertati.

Per i tempi, per i contenuti e per la logica […] non è comprensibile.

Sarà meglio che l’Ordine impari a leggere e dia un’occhiata al Codice Penale. Ciò che è successo non è né “sconcertante” né “incomprensibile”. E’, anzi, ovvio e dovuto. I tre giornalisti hanno fatto la cappellata, paghino.

In ogni caso, l’attribuzione di reato di <pubblicazione arbitraria> non è giustificata di fronte al diritto-dovere del giornalista, una volta che ne sia entrato in possesso, di informare i propri lettori su una notizia che aveva un indiscutibile carattere di interesse pubblico. E non facciamo (o non dovremmo mai fare) distinzione tra il ‘”potente di turno e il povero cristo’’.

Ma l’avete appena fatto! Prima scrivete che la notizia aveva interesse pubblico, e poi scrivete che non fate distinzione di poteri! Allora se la notizia aveva interesse pubblico, il “diritto-dovere” del giornalista era tenerla pronta per spararla in prima pagina nel minuto successivo in cui il segreto investigativo andava a cadere! Non prima, rischiando di inficiarne i lavori!

Va da sé che il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna […] sarà sempre al fianco dei giornalisti nelle battaglie per la libertà di stampa.

Eccola là, la “libertà di stampa”. Che diavolo c’entra la libertà di stampa? I tre giornalisti non hanno scritto una notizia, hanno fatto la spia!

Quando i bambini giocano a nascondino, se uno di loro che non gioca vede un compagno nascosto e lo urla a tutti, non sta “esprimendo un pensiero libero perché ha il diritto e dovere di divulgarlo”. Ha semplicemente rovinato il nascondino agli amici, e poi piange e fa i capricci se lo allontanano, dicendo che lo farà ancora.

UGUALE.

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(Andrea Donati) il resto del carlino libertà di stampa ordine dei giornalisti segreto investigativo terremerse vasco errani https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Diritto-e-dovere-di-compiere-un-reato-Parte-II Wed, 22 Jan 2014 19:30:00 GMT
Diritto e dovere di compiere un reato – Parte I https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Diritto-e-dovere-di-compiere-un-reato-Parte-I

(fonte della foto)

  • Primo esempio:

Tu compi un reato, e bello come il sole ti crogioli nei risultati di tale reato, sapendo che nessuno ti ha beccato.

Poi una mattina prendi il giornale, e trovi spiattellato in prima pagina che, ohibò, la magistratura sta indagando su di te per quel reato!

Cosa succede?

La risposta è banale: nascondi le prove, oppure le “inquini” o, se non ci riesci, scappi.

  • Secondo esempio:

Hai una famiglia felice, un bel lavoro, economicamente sei tranquillo e con una salute di ferro.

Poi una mattina prendi il giornale, e trovi spiattellato in prima pagina che, ohibò, la magistratura sta indagando su di te per un reato che non hai commesso!

Cosa succede?

La risposta è banale: la tua immagine viene lordata da media e opinione pubblica che ti hanno già condannato, la felicità della tua famiglia scompare insieme alla privacy, perdi il lavoro (vuoi perché “sei costretto” a dimetterti, vuoi perché ti licenziano in tronco) e, ovviamente, la salute inizia ad essere scalfita da stress e depressione.

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Bene, proprio per evitare queste situazioni esiste un articolo del codice penale, precisamente il numero 684, che recita:

Art. 684 Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale.
Chiunque pubblica (57, 58), in tutto o in parte, anche per riassunto o a guisa d’informazione, atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione (114, 115, 329 c.p.p.), è punito con l’arresto fino a trenta giorni o con l’ammenda da € 51 a € 258 (162 bis).

Ok, la pena pecuniaria è una miseria, talmente ridicola che, non fosse per la condanna e i precedenti penali, chiunque potrebbe beatamente ignorare questo articolo.

Interessante notare anche che due sentenze della Cassazione (Cass pen. sez. V – 27 settembre 1984 – n. 7674 e Cass. pen. sez. I. 24 settembre 1994 n. 10135) hanno in sintesi ribadito il principio secondo cui se io ti rivelo un segreto quel segreto rimane tale, non diventa improvvisamente di dominio pubblico.

E il perché è chiaro: se un quotidiano pubblica un’indagine ancora in corso, le cui persone coinvolte ancora non sanno nulla, commette un reato perché le persone coinvolte possono agire illegalmente nei propri interessi, ad esempio scappando o inquinando le prove oppure possono essere estranee ai fatti, e quindi giustamente associate ad un reato che non hanno commesso.

Domani vedremo il perché di questo post.

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(Andrea Donati) il resto del carlino ordine dei giornalisti segreto investigativo segreto istruttorio terremerse vasco errani https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Diritto-e-dovere-di-compiere-un-reato-Parte-I Tue, 21 Jan 2014 19:30:00 GMT
La montagna di merda https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/montagna-di-merda

“La teoria della montagna di merda”. Essa dice, in sostanza, che un idiota può produrre più merda di quanta tu non possa spalarne.

(fonte)

Un lampante esempio di questa teoria l’ho riscontrato su Twitter ieri, in un rapido botta e risposta tra Andrea Bertaglio, giornalista de La Stampa, e Dario Bressanini, chimico, divulgatore scientifico e scrittore.

Dicevamo, su Twitter un utente mette un link ad un articolo di Bertaglio su “La Stampa”, in cui si parla dello zucchero bianco con toni allarmanti, dal titolo “Zucchero bianco, un nemico invisibile”.

Scrivo “toni allarmanti” non per caso, perché secondo l’articolo lo zucchero causa, nell’ordine: indebolimento delle ossa, carie dentaria, artrosi, osteoporosi, alterazione della flora batterica, coliti, diarrea, stati di irritabilità o euforia, depressione, candidosi, infezioni ginecologiche, caduta dei capelli, formazione di cuscinetti adiposi, cellulite, ritenzione idrica, dipendenza, crisi ipoglicemiche e, ovviamente, il diabete.

Allora, uno legge queste cose e incolpa lo zucchero bianco, un po’ come dire che bere acqua causa iponatremia.
Peccato che l’iponatriemia 
(eccessiva diluizione dei livelli del sodio nel sangue) sia causata dall’assunzione di troppa acqua, che i problemi causati dallo zucchero avvengano a causa di una sua assunzione eccessiva e, in generale, esagerare con qualunque cosa porti a dei danni.

Ok, ci sono voci ben più competenti della mia per rispondere ad un articolo del genere. Come detto, ci pensa Dario Bressanini:

@fabriziozirone @MaurizioPallan @AndreaBertaglio impreciso? dice un sacco di cose false e sbagliate! Dove sono i riferimenti scientifici?

— Dario Bressanini (@DarioBressanini) 15 Gennaio 2014

Ed ecco che la montagna di merda si riempie con la risposta dell’autore dell’articolo, Andrea Bertaglio:

@DarioBressanini @fabriziozirone @MaurizioPallan Ce li fornisca lei, Bressanini. Del resto sappiamo che è l’unico capace, in Italia.

— Andrea Bertaglio (@AndreaBertaglio) 15 Gennaio 2014

“Ce li fornisca lei?” Cioè uno scrive un articolo stracolmo di affermazioni, nessuna, ripeto, nessuna delle quali ha come riferimento studi che ne dimostrino l’attendibilità. Nessuna.
E chi deve fare le verifiche? Chi la contesta!

Così io domani scrivo che nuovi studi dimostrano che lo zucchero bianco fa malissimo, sì, ma solo se assunto in dosi troppo basse, e che i rischi dell’assunzione di troppo zucchero bianco sono niente a confronto di quelli causati dalla sua scarsa assunzione, ed elencando una mole di malesseri generati dalla eccessiva carenza di zucchero, ovviamente enfatizzando quelli più gravi e conosciuti: tremore, ansia, nervosismo, palpitazioni, tachicardia, sudore, sensazione di calore, pallore, pupille dilatate, giramenti di testa, formicolii a braccia e mani, borborigmi, nausea, vomito, malessere addominale, stato mentale alterato, instabilità, disforia aspecifica, ansia, depressione, pianto, sensazione di morte imminente, pessimismo, irritabilità, aggressività, rabbia, cambiamento di personalità, instabilità emotiva, fatica, debolezza, letargia, sogni ad occhi aperti, sonno, confusione, amnesia, delirio, sguardo vitreo, visione doppia, visione sfocata, difficoltà nel parlare, atassia, scoordinazione, problemi motori generali o localizzati, paralisi, emiparesi, parestesia, mal di testa, shock e, naturalmente, coma.

Il tutto senza citare nessuno studio scientifico, senza fare riferimenti ad autori, senza bibliografia. Così attiro lettori, creo un grande passaparola, il tutto con qualche copia e incolla qua e là, senza verificare nulla.

Tanto non spetta a me dimostrare il contrario, no?

P.S. Per fortuna in questo caso Bressanini ha potuto rispondere alla richiesta/ironia da bimbominkia di Bertaglio grazie ad un articolo scritto a metà 2009. Una spalata produttiva, una volta tanto.

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(Andrea Donati) andrea bertaglio bibliografia bufale citazioni dario bressanini effetti collaterali metodo scientifico montagna di merda teoria della montagna di merda zucchero https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/montagna-di-merda Thu, 16 Jan 2014 19:30:00 GMT
Il Mashup del 2013 https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/-1 Robin Skouteris è un DJ greco. Ha creato un mashup di 56 hit del 2013.

Tutti i genitori con figli dai 10 ai 18 anni lo guardino e ascoltino con attenzione, perché un “Bignami” che sintetizzi il 2013 audio & video musicale di questa qualità e completezza non si trova da nessun’altra parte.

Così da capire cosa diavolo ascoltino i vostri figli e perché la musica italiana ne sia distante anni luce.

Trovate anche l’mp3 qui: http://goo.gl/VxouzK

Ecco l’elenco dei brani in ordine di apparizione:

  • John Newman – Love Me Again
  • Pet Shop Boys – Vocal
  • Miley Cyrus – Wrecking Ball
  • Calvin Harris & Ellie Goulding – I Need Your Love
  • Bruno Mars – Locked Out Of Heaven
  • Rihanna – Right Now
  • Robin Thicke – Blurred Lines
  • Selena Gomez – Slow Down
  • Bingo Players – Get Up (Rattle)
  • Eminem & Rihanna – Monster
  • Avicii & Aloe Blacc – Wake Me Up
  • Letta – King Of Wishful Thinking
  • One Direction – Story Of My Life
  • Lana Del Rey – Summetime Sadness 
  • Maroon 5 – Daylight
  • Kylie Minogue – Skirt
  • Capital Cities – Safe & Sound
  • OneRepublic – Lose Myself
  • Britney Spears – Work Bitch
  • Will.i.am. & Britney Spears – Scream & Shout
  • Macklemore & Ryan Lewis – Can’t Hold Us
  • PSY – Gentleman
  • Pitbull – Don’t Stop The Party
  • Daft Punk – Get Lucky
  • Ylvis – The Fox (What Does The Fox Say?)
  • Iggy Azelea – Bounce
  • Iggy Azelea – Work
  • Icona Pop – I Love It
  • Martin Garrix – Animals
  • Robin Thicke – Give It 2 U
  • Baauer – Harlem Shake
  • RedFoo – Let’s Get Ridiculous
  • Lady Gaga – Venus
  • Katy Perry – Unconditionally
  • Celine Dion – Loved Me Back To Life
  • Macklemore & Ryan Lewis – Thrift Shop
  • Lady Gaga – Do What You Want
  • Dev – Kiss It
  • Drake – Started From The Bottom
  • Jason Derulo – Talk Dirty
  • Will.i.am. – Feeling Myself
  • Katy Perry – Roar
  • Justin Timberlake – Suit & Tie
  • Taylor Swift – Trouble
  • Taylor Swift – 22
  • Avril Lavigne – Here’s To Never Growing Up
  • Krewella – Alive
  • Zedd feat. Foxes – Clarity
  • Ke$ha – Crazy Kids
  • Lorde – Royals
  • Will.i.am & Justin Bieber – #ThatPower
  • Naughty Boy – La La La
  • Lady Gaga – Applause
  • Selena Gomez – Come And Get It
  • Pitbull feat. Ke$ha – Timber
  • Cher – Woman’s World

Aiuto!

(Source: https://www.youtube.com/)
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(Andrea Donati) 2013 hits mashup robin skouteris skouteris video https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/-1 Thu, 09 Jan 2014 19:30:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte V https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-V L’esperienza con l’iPhone 4 è durata un paio d’anni.

Mi è piaciuto l’iPhone 4, è stato il cambiamento che ho apprezzato di più dopo il passaggio dal 1611 al 6150. Mi sono trovato di fronte ad un telefono nuovo nell’hardware, nuovo nel software e, decisamente, di fascia altissima.

Poi c’era il problema dell’antenna, ma TIM prende talmente male che non ho mai notato la differenza rispetto ai Nokia.

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All’inizio i Nokia non mi mancavano. La loro stagnazione su Symbian e il voler proporre modelli sempre uguali nel tempo mi avevano tolto ogni interesse.

Poi è arrivato Stephen Elop alla guida di Nokia, l‘“ex-Microsoft”, che ha portato Nokia ad abbandonare Symbian e MeeGo, un nuovo sistema operativo molto promettente ma, appunto, eliminato sul nascere.

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E che cosa mai un ex dipendente Microsoft poteva portare sul piatto di Nokia? Microsoft Windows Phone, naturalmente.

Una bella sfida, che mi ha nuovamente risvegliato l’interesse.

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Così ho aspettato, questa volta non commettendo lo stesso errore fatto con il 5800, ma allungando i tempi fino all’arrivo della generazione successiva.

La scelta si è rivelata azzeccata, i primi Nokia con Windows Phone 7, per quanto ottimi, sono stati presto abbandonati e sostituiti da nuovi terminali con Windows Phone 8.

E’ stato quello il momento in cui ho accantonato l’iPhone 4 per passare ad un Lumia 920.

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Ero entusiasta all’idea di tornare a Nokia e di scommettere sulla sua nuova estetica e il nuovo sistema operativo.

Scommessa persa.

Il peso del 920 era eccessivo, non ai livelli del 1611 (ma neanche molto distante – oh, parliamo di un telefono di 15 anni prima) ma decisamente più pesante della concorrenza.
Il policarbonato della scocca era talmente liscio da sguillare tra le dita. E sentire instabile un telefono già di per sé pesante, non era una gran sensazione.
In giro ho letto tantissimo di questo policarbonato di alta qualità. Certo, resisteva a piccoli urti meglio del vetro dell’iPhone o della plasticaccia dei Samsung, ma restava comunque soggetto a graffi e unto.

Gli angoli del telefono erano ad angolo retto causando fastidio nell’impugnatura, inoltre il peso unito alle dimensioni eccessive del telefono lo sbilanciava, rendendo impossibile la presa e la scrittura con un’unica mano.

Poi la chicca, la batteria. Una durata misera, meno di una giornata con un utilizzo medio. Un giorno ho fatto una trasferta a Milano, usando il telefono esclusivamente per tre-quattro telefonate da 1 minuto ciascuna e una decina di whatsapp. Il telefono si è spento a metà pomeriggio.

Di due cose ero contento: la gestione dei contatti, completamente integrata con messaggistiche e social network, e la scrittura, decisamente più fluida e intuitiva dell’iPhone sia nella digitazione che nella correzione.

Ma due pregi erano niente di fronte ad una gran mole di difetti hardware e software. Windows Phone era acerbo, tantissimo, e la gestione della musica era penosa.
Io ascolto quasi quotidianamente alcuni podcast e gestirli con il Lumia 920 significava suicidarsi. Nessun controllo sulla barra del tempo, nessuna memoria sul punto d’ascolto, pessima gestione dei processi in background. Ogni volta che facevo partire un podcast interrotto, puntualmente Nokia lo rieseguiva dall’inizio riscaricandolo completamente. Quasi ogni mese arrivavo alla soglia dei 2Gb di traffico fornito da TIM. Un disastro.

La ciliegina della torta è avvenuta pochi mesi fa.

La mattina mi alzo, prendo il telefono, è al 100% di carica. Vado in ufficio e, senza utilizzare mai il telefono, all’ora di pranzo è rovente e la batteria segna il 40%.

Lo spengo, lo riaccendo, lo metto in carica. Il pomeriggio devo andare a prendere Giulia, stacco il telefono che è al 70%, esco, ascolto musica, dopo quaranta minuti da quando sono uscito lo tocco, è di nuovo rovente. Guardo la batteria, 20%.

Provo a spegnerlo di nuovo, ma il telefono si pianta, non risponde più ai comandi.
Vado di reboot forzato, il telefono si riavvia, non inserisco PIN né lo tocco più.

Accompagno Giulia a casa, spengo il Lumia 920, prendo l’iPhone 4, lo metto in carica, lo accendo e in 10 minuti lo configuro con impostazioni e app.

Lo provo, funziona perfettamente.

Dopo qualche settimana prendo il Lumia 920, lancio l’hard reset e il telefono si pianta definitivamente durante la riconfigurazione.

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Pochi giorni fa ho dato il Lumia 920 ad un collega, che grazie alla garanzia ancora valida è riuscito a farselo cambiare con uno nuovo.

Fine.

Ora Nokia non c’è più, né globalmente né, nel mio piccolo, in tasca.

Ora c’è “Microsoft Lumia”, o forse solo “Lumia”. Non manca molto, ma di sicuro il marchio Nokia scomparirà.

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E così finisce questa lunga digressione sui telefoni Nokia che ho posseduto. Se dovessi elencare anche quelli che ho usato per pochi giorni, dovrei aggiungerne almeno tre (6630, E5, E72…), mentre è ben oltre la decina il numero di Nokia che ho imparato a conoscere e usare ma non miei, ovvero quelli dei parenti e dei colleghi che nel tempo mi hanno chiesto di configurare.

Tanti alti e bassi, ma tanti anni insieme.
Il marchio Nokia mi mancherà?
Sì.
Ma non mi affeziono agli oggetti.
Un sospiro, e avanti il prossimo.

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(Andrea Donati) 920 iphone lumia microsoft nokia podcast windows phone https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-V Wed, 08 Jan 2014 19:30:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte IV bis https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-IV-bis Questo post consideriamolo una piccola parentesi.

Nel precedente capitolo ho accennato ad un abbandono temporaneo del Nokia E61i in favore di un telefono Nokia touch.
Eravamo nel 2008 ed era un telefono attesissimo.

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Questo sopra è un concept del telefono, in rete se ne trovano altri.
Nokia era il primo produttore di telefoni cellulari al mondo, i fan, come vedremo, erano tantissimi e io con loro.

Ho atteso a lungo l’uscita del Nokia Tube, dopo che HTC, Samsung ma soprattutto Apple avevano cominciato a sfornare telefoni touch di ottima qualità – ed erano già alla terza generazione – ma ai quali mancava l’appeal di Nokia e Symbian.

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Eccolo qua. Il “Tube” cambia nome, ecco il Nokia 5800 XpressMusic.

Fin dall’uscita, per colpa soprattutto degli alti standard di Apple, il risultato fu un disastro. Lo schermo era di tipo resistivo, incredibilmente meno immediato del capacitivo dell’iPhone 3G della stessa epoca (2008).

Inoltre Symbian era stato malamente ottimizzato per un telefono touch: era lento, buggato, limitato nelle applicazioni, obsoleto; il tutto circondato da una scocca dallo spessore eccessivo e fatta di plastica scricchiolante.

Il problema è che queste opinioni erano soffocate dai fan Nokia, che esaltavano a gran voce l’economico schermo resistivo, che portavano in gloria il vetusto Symbian o che ammiravano l’ormai superata estetica e la pessima finitura.

E io sono cascato come una pera cotta sotto questi colpi dei fan Nokia, perché non ci potevo credere, il 5800 doveva essere il modello di punta di Nokia.

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L’ho usato eh? L’ho pagato, l’ho usato, e anche parecchio. Ma non riusciva ad essere neanche lontanamente un “modello di punta”. Per dire, l’E61i era meglio in quanto a finiture, velocità, usabilità.

Non a caso, come detto, dopo un paio d’anni sono tornato all’E61i, poi all’E66, all’E61i di nuovo e infine ho ceduto all’iPhone 4.

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Ok, chiudiamo la parentesi, a domani con la quinta e ultima parte.

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(Andrea Donati) 5800 e61i iphone 3gs nokia tube xpress music https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-IV-bis Tue, 07 Jan 2014 19:30:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte IV https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-IV Nel 2005 Nokia annunciò la serie E, i cellulari “business”. Erano tre telefoni, uno dei quali era un monoblocco con tastiera estesa.

Non giriamoci intorno, era una padella.

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Se non altro Palm e Blackberry, i concorrenti per antonomasia con la tastiera estesa, riuscivano a dare a questi cellulari un aspetto sufficientemente arrotondato da diminuire molto l’effetto padella.

Nokia invece sembrava voler a tutti i costi schiacciare e squadrare il telefono, e il risultato è ad esempio il Nokia E61i, il cellulare che ho avuto tra le mani dal 2007 al 2009.

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Il telefono non era un fulmine ma lo schermo era immenso, le app (all’epoca) erano tante e la digitazione risultava comodissima.

Nel frattempo la concorrenza ha iniziato a sfornare cellulari dallo schermo touch. Inizialmente molto perplesso, e ancora innamorato dello stile Nokia, decisi di rimanere con la casa svedese e attendere la loro controffensiva con il Nokia Tube.

Come vedremo più avanti feci una pessima scelta, tanto più che poi ritornai incredibilmente all’E61i e, più avanti, al mitico E66.

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Non avevo mai provato un telefono a scorrimento e l’E66 offriva questa opportunità.

Non lo acquistai ma me lo trovai tra le mani come scarto non funzionante di un direttore. Lo schermo era rotto, il resto del cellulare funzionava bene.

Guardai su Internet e su eBay c’era un kit schermo + cacciavite per Nokia E66 a 15 euro spedizione inclusa.

Ho ordinato il kit e con appena 10 minuti di lavoro, aiutato da numerosi video che spiegavano la procedura, sono riuscito a sostituire lo schermo.

E il telefono? Uguale all’E61i, con lo schermo più piccolo. Poco soddisfatto dallo slide rispetto all’esperienza avuta con la padella, sono, per la terza volta, tornato all’E61i.

Per poi, nel 2011, tradire un’altra volta Nokia.

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Chi lo riconosce?

Nel prossimo post entrerò nei dettagli di una parentesi “Tube” aperta poco fa.

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(Andrea Donati) blackberry e61i e66 iphone 4 nokia qwerty https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-IV Mon, 06 Jan 2014 19:30:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte III bis https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-III-bis Non ho dato alla mia coinquilina il mio 5210 lasciandomi di colpo senza telefono: avevo un’alternativa. Questa alternativa era un telefono “di scorta” di mio padre, preso con non ricordo quale raccolta punti: il Motorola V66i: ebbene sì, il mio primo telefono non-Nokia tra le mani era una piccola conchiglia.

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Portabilità: eccellente. Usabilità: pessima. Nokia si è fatta conoscere al grande pubblico anche grazie ad un sistema operativo perfetto, semplice, immediato. Il sistema operativo di Motorola aveva già da tempo la fama di essere intricato. Questo telefono non faceva eccezione. Per qualunque operazione erano necessari passaggi su passaggi. E dire che erano già passati anni dai primi, intricati, telefoni.

Ho usato il V66i per circa un anno e poi, nel 2003, ho continuato a rimanere fuori da Nokia con un Sony Ericsson T630, questa volta scelto da me, con il quale mi sono trovato molto bene. Sufficientemente immediato e robusto da diventare, due anni dopo e fino al 2011, il cellulare di mia madre:

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Nel 2005 sono passato a Tre che, come Wind, ha messo sul mercato un’offerta lancio strepitosa, anche in questo caso offrendo cellulari di fascia medio-alta.

Accantonato il Sony, è stata quindi la volta di un LG U8380, il telefono di punta dell’offerta 3.

Ha resistito per parecchio tempo e sarebbe stato un altro telefono da consumare fino in fondo, come il Nokia 6150. Ma il software era di una lentezza disarmante.
Per farvi capire, se scrivevo gli SMS velocemente, il testo appariva in ritardo. Se li scrivevo troppo velocemente, iniziava a saltare le lettere.
Dato che la videochiamata non è stata ‘sto gran successo, a suo tempo le funzioni di punta rimanevano le chiamate e gli SMS. E se una delle due funzioni di punta era fatta male…

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Una lentezza che piano piano, nel corso del mesi, mi ha portato nuovamente a cambiare. Basta LG, basta con gli esperimenti, torniamo al classico, torniamo a Nokia.

Siamo ormai nel 2007, e si prosegue nel prossimo post.

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(Andrea Donati) lg lg u8380 motorola motorola v66i nokia sony ericsson t630 https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-III-bis Sun, 05 Jan 2014 19:15:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte III https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-III Inizio a orientarmi un po’ sulle caratteristiche del mio prossimo telefono. Con Nokia mi sono sempre trovato bene, non cambio, ci sono parecchi nuovi modelli sulla piazza.

Siamo nel 2001, decido di andare in un negozio a vederli di persona.

C’è una famosa frase che recita: “è talmente brutto che è bello”. L’ho trovata accostata spesso ai bulldog.

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Ecco, è stata la stessa sensazione che ho provato dentro al negozio quando, guardandomi intorno, mi sono trovato di fronte a questo cellulare:

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Talmente brutto che mi è piaciuto subito.

Ok, la versione era arancione. Era il Nokia 5210, evoluzione in miniatura dei vecchi cellulari rugged pesanti e ingombranti presenti sul mercato fino ad un anno prima.

Per farvi capire, erano cellulari palesemente simili a quelli di fascia alta dell’epoca con in più un elmetto e la conchiglia:

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A differenza del 6150, il 5210 non era di fascia alta e si notava. Una volta acceso non ho notato nessun miglioramento software rispetto al cellulare di 3 anni prima e, lo ammetto, ci sono rimasto male.
Non bastava la retroilluminazione arancione o la scocca removibile a nascondere il fatto che il 5210 fosse un 6150 più piccolo.

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Ma la sua singolare estetica, le minuscole dimensioni e il grip straordinario dato dal rivestimento in gomma me l’hanno fatto amare come il 6150.

Non è durato molto, la mia coinquilina nel frattempo aveva comprato e usato allo sfinimento un Nokia 8210: una volta rotto le ho passato il mio 5210 e sono andato alla ricerca di un nuovo telefono.

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Nel prossimo post: tradimento!

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(Andrea Donati) 5210 6250 bulldog nokia rugged https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-III Sat, 04 Jan 2014 19:15:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte II https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-II Con TIM e Omnitel che regnavano incontrastate, l’arrivo di Wind è stato un fulmine a ciel sereno.

Tariffe IVA inclusa, calcolate al secondo, senza scatto alla risposta e senza costi di ricarica.
In più, con GoWind, era possibile avere cellulari scontatissimi di fascia alta.

Stufo dell’ingombro e dell’ormai anzianità del 1611, decido di fare il grande salto con il Nokia 6150, abbandonando TIM e la sua mostruosa tariffa giornaliera.

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All’epoca le differenze tra 1611 e 6150 erano le stesse che si provavano al girare nel traffico cittadino con un TIR o una lussuosa piccola berlina.

Il 6150 era l’evoluzione di un altro terminale famosissimo, il 6110, quasi identico nell’aspetto.

C’era una memoria per i numeri di telefono, nel tempo ridotta per lasciar spazio al T9, non presente all’acquisto. Schermo a cinque righe, ovviamente con maiuscole e minuscole, a matrice, quindi supportava anche grafiche che fino a non molto tempo fa erano ancora presenti nei cellulari di fascia “primo prezzo” di Nokia.
Naturalmente era dual band, necessario a suo tempo per Wind un po’ come oggi è necessario il 3G per 3.

La vibrazione era supportata ma non presente, per poterla usare bisognava avere una batteria apposita, che ho acquistato non appena quella originale ha dato segni di cedimento.

Questo è stato l’unico telefono che ho sfruttato fino alla sua rottura definitiva. Dopo un uso assiduo, grazie soprattutto al NoiWind che avevo attivato con la mia coinquilina e che mi dava chiamate e SMS gratuiti, il display ha ceduto e la riparazione fatta da un conoscente me l’ha riportato in vita.

Tuttavia anche il nuovo display non ha retto al passare del tempo: con il secondo cedimento e l’impossibilità di usufruire ancora di una riparazione di fortuna, dato che a suo tempo c’era un solo riparatore Nokia autorizzato e le voci che giravano erano pessime in termine di cortesia, attesa e costi, ho deciso che era ora di voltare pagina.

Seguirà la terza parte.

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(Andrea Donati) 6110 6150 gowind noiwind nokia t9 tim wind https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-II Fri, 03 Jan 2014 19:15:00 GMT
Nokia, connecting me – Parte I https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-I Avere “una certa età” comporta l’aver vissuto in prima persona la nascita e la crescita di alcuni strumenti oggi diffusi e scontati, come il personal computer o i telefoni cellulari.

Oggi dedico questo post a Nokia, che mi ha accompagnato per più di 15 anni e che ho abbandonato soltanto lo scorso anno, dopo qualche tradimento qua e là nel corso del tempo; poi è arrivata Microsoft, che si è comprata i device Lumia nel 2013, eliminando definitivamente il marchio Nokia dai terminali futuri.

Lo faccio elencando tutti i cellulari Nokia che ho posseduto, non sono pochi ma sono un puntino rispetto alla moltitudine di modelli che la casa finlandese ha prodotto dal 1982 al 2013 e mostrati in maniera splendida dal sito nokiamuseum.com:

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Il Nokia 1611 è stato il mio primo telefono cellulare. Me lo regalò mia madre, marchiato TIM, con la mitica “tariffa rossa”, una tariffa che la notte costava relativamente poco, la sera molto, mentre per chiamare di giorno bisognava accendere un mutuo.

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Per quanto questo telefono fosse basilare, era stracolmo di pulsantini secondari, quasi tutti inutili. Era completamente privo di memoria, quindi tutti i numeri andavano memorizzati sulla SIM.

Era enorme.
Capiamoci, era davvero enorme.
Ok, oggi i cellulari hanno qualunque dimensione, anche superiore ai 5 pollici, ma il 1611 non era largo e sottile. Era stretto e tozzo, tozzissimo, come un cetriolo. E pesava un casino.
Un cetriolo di piombo.

Nelle poche tasche in cui riusciva ad entrare, le gonfiava pornograficamente.

Lo schermo, al contrario, si sviluppava su appena due righe.

La cosa più incredibile comunque era la gestione degli SMS. Nel Nokia 1610 non erano supportati, nel 1611 era stata introdotta questa funzione ma erano supportate solo le lettere in maiuscolo.

Questo vuol dire che qualunque SMS io inviassi, usciva in maiuscolo.
Chi ha un minimo di conoscenza di Internet sa che scrivere tutto in maiuscolo equivale ad urlare:

“Dai, andiamo.”
“DAI!!! ANDIAMOOOOOO!!!”

C’ho litigato per colpa di un SMS scritto tutto maiuscolo, perché chi l’ha ricevuto pensava che lo avessi scritto col tono inkatzato.

Mi è durato un paio d’anni circa, 1997 e 1998. In questi due anni la concorrenza, soprattutto Motorola ed Ericsson, ha fatto uscire cellulari più sottili e leggeri, come l’8700 o il T18.

Lo Star Tac e il T28 erano alle porte, Nokia doveva rispondere con un modello di punta. Approfittando di un’offertona… ne parlerò nel prossimo post.

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(Andrea Donati) 1610 1611 maiuscolo microsoft nokia sms tariffa rossa tim https://www.andreadonati.it/blog/2014/1/Nokia-connecting-me-Parte-I Thu, 02 Jan 2014 19:15:00 GMT
ESRB rating: “per stronzetti” https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/ESRB-rating-per-stronzetti

Dal 26 dicembre al 6 gennaio, potrai scaricare un regalo ogni giorno (brani, app, libri, film e altro ancora) grazie all’app 12 giorni di regali. Ogni regalo del giorno sarà disponibile per sole 24 ore, quindi scarica l’app gratuita per assicurarti di non perderli. (fonte: iTunes – App Store)

Vediamo i regali fino ad oggi:

  1. Justin Timberlake – iTunes Festival: London 2013 (Musica)
  2. Rovio Stars Ltd – Tiny Thief (Gioco)
  3. Camilla Läckberg - La principessa di ghiaccio (Libro)
  4. Toca Boca AB – Toca House (Gioco)

Alt.

Fino ad ora la scelta è stata varia, non fosse che al punto 2 e al punto 4 ci sono due giochi. In realtà i target sono diversi: Tiny Thief è un gioco dai 6-8 anni in su, Toca House va dai 2 ai 6 anni.

Questi i commenti fino a ieri, quando il gioco era a pagamento:

  • Carino – […] Svolge una funziona intuitiva per i bambini! […]
  • Si potrebbe fare meglio – Carino anche se a lungo andare scoccia […]
  • Molto molto bello! – Divertentissimo, bello, grafica perfetta […]
  • Bello – […] Grazie ma fate nuovi livelli!
  • Bello, bello – […] A mio figlio piace molto, purtroppo le variabili sono un po’ pochine […]
  • Troppo breve ma bello – […] Mia figlia di 4 anni l’ha terminato in 15 minuti.
  • Divertentissimo! – Mia figlia si diverte tantissimo con questo gioco. […]

Questi i commenti di oggi all’annuncio di Toca House gratuito per 24 ore:

  • Ridicoli – Come da titolo
  • Fate pena – Non so cosa dire è vergognoso
  • Ma non si può dai! – […] Regalate solo applicazioni inutili. […]

Abbiamo appena visto la differenza che corre tra dei genitori che esprimono un’opinione e degli stronzetti che si lagnano.

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(Andrea Donati) 12 giorni di regali app apple bambini bimbiminkia genitori recensioni toca boca toca house https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/ESRB-rating-per-stronzetti Sun, 29 Dec 2013 19:15:00 GMT
Manca il titolare? Manca anche la riserva https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Manca-il-titolare-Manca-anche-la-riserva

Le scuole sono terminate il 23 dicembre. Riprenderanno il 7 gennaio.

Tenere impegnati i bimbi d’inverno è più impegnativo rispetto all’estate, perché le giornate corte e il freddo non sono l’ideale per i passatempi all’aperto.

Per questo gli impegni familiari improvvisamente coinvolgono anche i bimbi, ad esempio scoprendo nuovi modi di fare la spesa o accumulando biro, matite ed evidenziatori in ufficio.

In tutto questo le biblioteche hanno un ruolo centrale, garantendo ai bambini disegni e letture in un ambiente diverso da quello di casa (ed eventualmente dell’ufficio), spesso e volentieri insieme ad altri bimbi.

Magari!

La biblioteca Don Milani di Rastignano chiude il 21 dicembre 2013 e riapre martedì 7 gennaio 2014. (fonte)

Ovvero, quando i servizi scolastici chiudono per quindici giorni, ecco che un servizio pubblico in grado di garantire un passatempo di qualità, al caldo e in compagnia, magari approfittando del periodo per iniziative di festa… è chiuso.

Beh vabbè, andremo a Pianoro, è più grande, sarà aperta.

No, riapre il 2 gennaio. Visto che sto parlando di bambini e non di studenti, non mi soffermerò sul fatto che la sala studio riaprirà il 7. Non mi soffermerò, ho detto, ma anche questo paradosso è lampante.

Siamo ottimisti: a casa i libri non mancano.

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(Andrea Donati) assurdità bambini biblioteca di rastignano biblioteche pianoro rastignano vacanze invernali https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Manca-il-titolare-Manca-anche-la-riserva Sat, 28 Dec 2013 19:15:00 GMT
Win-win https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Win-win

Iron Maiden battono la pirateria suonando dove vengono maggiormente piratati http://t.co/nTxoiWA07d

— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 27 Dicembre 2013

Ovvero: volete che gli Iron Maiden suonino da voi? Non acquistate i loro album, ma piratateli! I soldi dell’album finiranno in quelli del biglietto per il concerto… e vincerete entrambi!

…o no?

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(Andrea Donati) concerto iron maiden pirateria https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Win-win Fri, 27 Dec 2013 19:15:00 GMT
Spoiler: è stata una breve esperienza https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Spoiler-stata-una-breve-esperienza Ok, sono un appassionato cronico di serie TV.
Un giorno racconterò la storia di come è cominciata e si è sviluppata questa mia passione (posso però dirvi chi l’ha accesa: la mia coinquilina), nata quasi 15 anni fa.

Bene, dato che le serie TV sono tante, impegnative, trasmesse ovunque e durante tutto l’anno, da tempo ormai seguo due siti web che mi permettono di capire con largo anticipo se una seria merita e, allo stesso tempo, se il pubblico l’ha premiata con ascolti e rating sufficientemente alti da evitare il rischio di chiusura improvvisa.

Entrambi questi siti, TVBlog.it (soprattutto per le anteprime) e il forum di Itasa (per i commenti), li ho apprezzati anche perché si sono sempre impegnati ad evitare l’errore più grossolano e terribile: lo spoiler.
Per evitare di svelare finali ed eventi clou, TVBlog.it adotta un sistema molto semplice: in prima pagina pubblica solo una sintesi di cosa tratta l’articolo, e con un link si può andare a leggerlo integralmente, con un avviso spoiler a caratteri cubitali.
Itasa dal canto suo raggruppa a parte i messaggi con spoiler, e una moderazione tempestiva evita interventi fuori luogo.

Ultimamente ho notato che TVBlog.it, soprattutto dopo una modifica al layout del sito, sia diventata un po’ dispersiva, così qualche giorno fa ho cercato alternative, trovando un altro sito interessante: DavideMaggio.it.

Fine premessa.

Ieri sera ho festeggiato la vigilia di Natale e la guarigione dall’ennesima febbre di Marco guardandomi le ultime due puntate della terza serie di Homeland.

Finisce la serie, spengo la TV e una scena dell’ultima puntata mi porta a leggere un po’ di commenti su Itasa e le interviste agli autori su TVBlog.it.

Poi, prima di chiudere tutto, vado su DavideMaggio.it. Scendo e all’ottava notizia vedo che si parla di Homeland. Il titolo contiene uno spoiler. Rimango di stucco. La foto riportata nel sito contiene anche lei lo stesso spoiler. Ma sono matti? Dopo quattro righe di notizia, si apre un nuovo paragrafo con un titolo cubitale, contenente ancora una volta lo spoiler.

Uno spoiler svelato non una, non due, ma tre volte in un’unica occhiata. Giusto per essere sicuri che sia stato visto eh.

Aver visto il season finale di Homeland e, dopo pochi minuti, aver visto quella notizia, è stato un colpo di fortuna non da poco. Tra l’altro la notizia era del giorno prima, il 23 dicembre alle 22.46. Questo vuol dire che se il 23 sera Marco non avesse avuto il febbrone, avrei spulciato DavideMaggio.it prima di vedere il season finale (sull’on demand è uscito il 24).

Fiuuu…

…l’esperienza con DavideMaggio.it è nata ed è finita in pochi giorni.

L’immagine che segue mostra la notizia, ho nascosto tutti e tre gli spoiler, giusto per farvi capire che cosa si sono trovati di fronte gli utenti che ancora non avevano visto le puntate:

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(Andrea Donati) davidemaggio homeland itasa serie tv spoiler tvblog https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Spoiler-stata-una-breve-esperienza Wed, 25 Dec 2013 19:15:00 GMT
Metodi a confronto https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Metodi-a-confronto

Ieri abbiamo parlato di metodo scientifico.
Di fronte ad un problema si fa un’ipotesi, si esegue un esperimento, si verificano i risultati, se non sono quelli sperati si ricomincia altrimenti li si divulga a colleghi e pubblicazioni scientifiche.

Purtroppo non tutti seguono questi semplici passi, vediamo di chi sto parlando con una cronologia degli eventi quanto più sintetica possibile (le fonti, con tutti i dettagli, sono WiredChe Futuro):

  • Davide Vannoni è laureato in Lettere e Filosofia, docente di “psicologia della comunicazione” presso l’Università di Udine e amministratore unico di una società di comunicazione e indagini di mercato.
  • Nel 2004 viene curato per un’emiparesi facciale in un’università ucraina: gli prelevano alcune cellule del midollo osseo e in seguito al trattamento con alcune sostanze chimiche gli vengono reimpiantate, con la speranza che possano ripristinare il difetto trasformandosi, nel suo volto, in fibre nervose sane e cancellare le tracce della malattia.
  • Non ci sono documenti né riscontri clinici che attestino la sua guarigione e ancor oggi la paresi è ancora evidente. Ma dopo il trattamento Vannoni si dichiara migliorato ed entusiasta.
  • Porta in Italia i due ricercatori dell’università ucraina e apre un laboratorio di analisi dove attinge a dei finanziamenti pubblici regionali  per “attività promozionali per la conoscenza delle cellule staminali”: in realtà non c’è alcuna promozione, ma somministrazione ai pazienti, e il SSN ne è completamente all’oscuro.
  • Ecco cosa promette Vannoni ai pazienti: “Recuperi dal 70 al 100%” in soggetti colpiti da ictus, lesioni spinali, paralisi cerebrale e una vasta gamma di malattie degenerative del sistema nervoso tra cui il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Come funziona? Si parte con una visita neurologica per prendere coscienza della situazione, si passa a un primo intervento per il prelievo delle cellule del midollo osseo, si attende che queste vengano messe in coltura secondo il “metodo stamina” e infine ci si sottopone a un’iniezione lombare per immettere in circolo e nel sistema nervoso quel che si è formato. Si presume nuovi neuroni.
  • La cura costa? Altroché: dai 20 ai 30mila euro a persona, con punte anche ben sopra i 50. In forma anticipata e a proprio rischio e pericolo, firmando una liberatoria in cui si declina ogni responsabilità.
  • Partono le prime denunce da parte dei pazienti, si parla di morti improvvise ed effetti collaterali mai riscontrati prima della terapia; l’ipotesi di reato è la somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere.
  • Nell’ottobre 2011 la Regione Lombardia apre a Vannoni la possibilità di somministrare le proprie staminali in qualità di cure compassionevoli agli Spedali civili di Brescia e il primo a ricevere le cure è nientemeno che il Direttore dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia.
  • A maggio 2012 l’Agenzia italiana del farmaco verifica le condizioni del laboratorio dove il materiale biologico viene preparato e manipolato, giudicandolo “assolutamente inadeguato sia dal punto di vista strutturale sia per le cattive condizioni di manutenzione e pulizia”. Un’ordinanza interrompe quindi le dodici somministrazioni in corso, di cui quattro su bambini.
  • La trasmissione “Le Iene Show” si occupa del caso. Inquadra bambini malati, lo strazio dei genitori. Le famiglie intervistate chiedono di accedere o riprendere le cure. Si mobilitano personaggi del mondo dello spettacolo come Celentano, Fiorello, Pieraccioni e Lollobrigida.
  • Partono i ricorsi presso i tribunali per poter accedere alle infusioni di Stamina e molti giudici acconsentono. L’ospedale di Brescia non riesce a garantire il trattamento a tutti i pazienti, si crea un’interminabile lista d’attesa.
  • Il 25 marzo 2013 il Senato, sotto l’effetto della pressione mediatica, autorizza chi ha iniziato le terapie con il metodo Stamina a proseguire nel trattamento e avvia una sperimentazione clinica del metodo.
  • La comunità scientifica italiana insorge, quella internazionale si fa sentire attraverso le pagine della più autorevole rivista di riferimento per gli scienziati, Nature.
  • Vannoni risponde che le procedure di preparazione delle staminali sono descritte nei brevetti da lui registrati. Tuttavia le domande di brevetto sottoscritte da Vannoni agli uffici responsabili di Europa, Canada e Stati Uniti, non solo sono state ritirate (le prime due) o rigettate (la terza), ma addirittura contengono foto di colture cellulari rubate da altri studi e dati falsificati. Un errore che gli costerà una serie di accuse di frode scientifica.
  • Vannoni consegna con molto ritardo i protocolli necessari per far partire il trial. Il 10 ottobre il ministero della Salute si pronuncia con un no definitivo alla sperimentazione: il metodo è bollato di inconsistenza scientifica dagli organi deputati alla sua valutazione. Non ci sarà alcun trial.
  • Vannoni accusa i detrattori di essere al soldo delle società farmaceutiche ma poco tempo dopo si scopre una collaborazione tra Stamina Foundation e una multinazionale farmaceutica torinese, Medestea, intenzionata ad aprirsi al mercato delle staminali in Cina.
  • Il Tribunale regionale del Lazio ordina l’istituzione di un nuovo Comitato di valutazione dei protocolli che includa esperti che non abbiano già espresso un parere in merito e scienziati dall’estero.
  • Nel frattempo emergono i dettagli delle ispezioni dei NAS a Brescia: nei campioni analizzati ci sono solo piccole tracce di cellule staminali e in altri casi risultano addirittura assenti. Inoltre il contenuto del siero presenta contaminanti: antibiotici, frammenti di svariati tessuti e siero bovino non certificato. In pratica chi si riceve le cure del metodo stamina rischia di infettarsi con l’HIV o la mucca pazza.

La storia continuerà, speriamo nel silenzio e nel rigore che, fino ad ora, non c’è stato.
Il problema è che la mancanza di metodo scientifico la paghiamo con i nostri soldi. Soldi spesi per la sperimentazione, soldi spesi per le cure compassionevoli fatte con sieri pericolosi, soldi spesi per l’attenzione mediatica data erroneamente ai malati e non alla cura.

Credere nel metodo stamina è un atto di fede, chi manifesta lo fa per fede, per un credo che in medicina non può esistere. I mezzi per dimostrare il funzionamento del metodo ci sarebbero, lo abbiamo visto, ma non sono mai stati seguiti. Perché?

Perché un esperto in psicologia della comunicazione dovrebbe fare tutto questo?

A pensar male si fa peccato.

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(Andrea Donati) cronologia eventi le iene metodo scientifico stamina vannoni https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Metodi-a-confronto Tue, 24 Dec 2013 19:15:00 GMT
Il deja vu natalizio https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Il-deja-vu-natalizio

Volevo scrivere che quest’anno Babbo Natale non è passato da Bologna, disperandomi per non aver ricevuto i miei regali.

Poi ho pensato: “chissà se gli anni scorsi avevo già scritto una kakata simile”… ed è vero! L’avevo già scritta!

Ehi! Quando mancavano ancora più di 20 minuti a mezzanotte, Babbo Natale era già passato dall’Italia! E non è stato a Bologna! Nooo!!! I miei regali!

Nooo!!! I miei regali!

…sigh così non ci faccio bella figura.

Buon Natale a tutti!

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(Andrea Donati) babbo natale bologna buon natale google tracker natale https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Il-deja-vu-natalizio Tue, 24 Dec 2013 19:15:00 GMT
Il metodo scientifico for dummies https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Il-metodo-scientifico-for-dummies image

Mi piacerebbe dire la mia sul caso stamina e Vannoni, ma ci sono voci decisamente più qualificate della mia in grado di spiegare per filo e per segno cosa sia il metodo scientifico, cosa siano le cellule staminali e quale sia stata la cronologia degli eventi.

Personalmente mi ritengo un “dummy” sull’argomento, pertanto l’ho spulciato in tutti i modi per riuscire a capire, quanto più oggettivamente possibile, da che parte fosse la ragione.

La prima cosa che ho capito è che per dare un senso alle polemiche dietro al caso stamina è importante conoscere una base importante, il “metodo scientifico”. Che io, da bravo “dummy”, spiegherò tramite sintetici esempi.

Innanzi tutto il metodo scientifico non è una fede, non si crede nel metodo scientifico, per capirci. Il metodo scientifico si basa su una serie di passi da seguire per arrivare a conclusioni oggettive, condivisibili e verificabili.

Quali sono questi passi? Li vediamo con due esempi (la fonte, con tutti i dettagli, è di RolloWeb):

  1. Osservazione – il lievito agisce nutrendosi dello zucchero dell’impasto, rilasciando quindi del gas che aumenta volume e morbidezza dell’impasto stesso.
  2. Ipotesi – la quantità di zucchero influisce sul volume finale dell’impasto?
  3. Esperimento – si preparano dosi differenti di zucchero (25, 50, 100, 250 e 500 grammi), e si misurerà il volume finale dell’impasto dopo la lievitatura. Tutti gli altri ingredienti di tutti gli impasti, ad eccezione della quantità di zucchero, sono costanti. Tutte le metodologie di preparazione dell’impasto sono altresì costanti.
  4. Risultati – i risultati non sono quelli sperati: con 50 grammi di zucchero, il volume dell’impasto è maggiore rispetto a 25 grammi, ma già a 100 grammi di zucchero il volume diminuisce.
  5. Esperimento – si ritorna quindi al passo precedente e si riprova con dosi differenti di zucchero, questa volta tra i 50 e i 90 grammi (50, 60, 70, 80 e 90 grammi), ovvero all’interno di quel range di peso in cui il volume dell’impasto finale ha il suo valore massimo.
  6. Risultati – finalmente i risultati sono chiari: il volume dell’impasto ha il suo valore massimo a 70 grammi, poi scende. Sulla base di questo e altri risultati si può quindi costruire una formula che definisce il miglior rapporto zucchero/lievito in un determinato quantitativo di impasto.
  7. Teoria – la quantità di zucchero influisce sul volume finale dell’impasto fino a specifiche quantità.
  8. Comunicazione – i propri risultati vengono presentati ad altri ricercatori che proveranno a replicare e confermare il risultato e, se la teoria sarà verificata, si potrà richiedere la pubblicazione nelle riviste scientifiche e si potrà presentare il proprio studio a colleghi e aziende che potranno beneficiare di questo risultato nelle proprie preparazioni.

Voi direte: ecchekkatz c’è bisogno di tutti questi passaggi? Sì, perché con questo sistema il risultato è, come detto, oggettivo, condivisibile e verificabile.

Nell’atto pratico questo è il secondo, famosissimo esempio (la fonte, con tutti i dettagli, è di “Scienze a scuola”):

La comunità scientifica di fine ‘800 attribuiva il carbonchio, malattia che colpiva principalmente le pecore, all’inalazione dei miasmi ambientali. Secondo il chimico francese Pasteur invece l’origine era dovuta ad un batterio, il Bacillus anthracis.

  1. Osservazionele pecore si ammalavano a causa del Bacillus anthracis oppure dei miasmi ambientali?
  2. Ipotesile pecore potevano acquisire l’immunità con un vaccino, ovvero venendo a contatto con il bacillo attenuato?
  3. EsperimentoPasteur selezionò dapprima 60 pecore:
    - 10 di esse furono tenute da parte ed isolate, era il gruppo di controllo;
    25 furono sottoposte alla vaccinazione;
    - 25 non furono vaccinate.
    Successivamente ai due gruppi di pecore da 25 individui furono iniettati i bacilli non attenuati ma perfettamente vitali.
  4. RisultatiPasteur verificò pubblicamente che:
    - del gruppo delle pecore vaccinate, sopravvissero 24 individui su 25. Si registrò quindi un tasso di mortalità del 4%;
    - del gruppo delle pecore non vaccinate, ne sopravvissero 2 (moribonde); le altre risultarono decedute. Si registrò quindi un tasso di mortalità del 92%.
  5. Teoria – il carbonchio era dovuto all’azione del Bacillus anthracis. La vaccinazione attivava le difese immunitarie e preveniva le malattie infettive.

Bene, ora è più chiara l’utilità e l’efficacia del metodo scientifico?

Domani vedremo la storia di un tale che ha fatto di tutto per evitare, contestare e sabotare il metodo scientifico, il tutto per promuovere e vedere riconosciuta la sua cura attraverso vie diverse, ovvero quelle della persuasione e dei mass media.

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(Andrea Donati) carbonchio lievito metodo scientifico pasteur stamina zucchero https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Il-metodo-scientifico-for-dummies Mon, 23 Dec 2013 19:00:00 GMT
Due anni di LogBLog.it https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Due-anni-di-LogBLog-it

Oggi LogBLog.it compie due anni! 264 post totali (compreso questo) e tanti visitatori, più del doppio rispetto al primo anno (i maligni diranno che anche “2” è il doppio di “1”, ok, ma anche se fosse, “2” è comunque più di “0” e di “1”), il 10% dei quali hanno aperto LogBLog.it cercando “sicurezza gas gruppo sip”, “sip srl”, “truffe gas sip” e via discorrendo, di conseguenza hanno portato il mio post d’inchiesta “Puzza di gas” ad essere il più visitato del sito.
La pagina più vista in assoluto in un unico giorno è stata invece quella dedicata al “Semaforo stupido per convenienza”, un altro post d’inchiesta, questa volta sul semaforo dell’incrocio tra via Toscana e via dell’Angelo Custode (e che, dopo pochi giorni dalla pubblicazione del post, ha visto le tempistiche del semaforo cambiare, migliorando la viabilità del traffico).

Diamo spazio anche ai “2”:

Attualmente link ai post di LogBLog.it li trovate anche su TwitterFacebookGoogle Plus e tramite RSS.

Prossimo appuntamento il 23 dicembre 2014!

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(Andrea Donati) anniversario compleanno due logblog secondo https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Due-anni-di-LogBLog-it Sun, 22 Dec 2013 19:00:00 GMT
06/04/2013 - Warriors vs Dolphins - VI https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---vi  

Chiudo con un quartetto di foto d'azione.
Continuo imperterrito a pensare a come sarebbero venute bene queste foto se scattate in un'atmosfera differente.

Per esempio con tanta luce e con una grande cornice di pubblico alle spalle.

Tutte queste quattro foto, come del resto anche le precedenti, potevano avere tutt'altro effetto se applicate in un contesto che, purtroppo, in Italia manca.

Certo, qui c'è anche un problema di esperienza: nelle partite successive riprese in notturna ho notato miglioramenti in tal senso, con foto più colorate e luminose. Ma di lavoro io ne ho ancora parecchio da fare, nella speranza che nel frattempo stadi e pubblico riescano anch'essi a migliorare le cornice che avvolge queste immagini.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---vi Sat, 21 Dec 2013 19:45:00 GMT
06/04/2013 - Warriors vs Dolphins - V https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---v

Anche questa è la tipica foto da "una volta poi basta". Il terreno, reso fangoso dalla pioggia, in questo singolo e unico caso l'ho preferito rispetto al sintetico del pomeriggio per immortalare la flag.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---v Fri, 20 Dec 2013 19:45:00 GMT
06/04/2013 - Warriors vs Dolphins - IV https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---iv Come detto, in questa partita sono riuscito a catturare scene molto particolari, come nella prima foto che segue: questo è il tipico caso in cui la qualità fotografica è molto scarsa, ma le pose dei soggetti ripresi hanno nettamente compensato il problema.

Seguono altre due foto, una con protagonista "la disperazione", che mi è piaciuta molto perché inquadra il giocatore, da solo e steso sul campo, impreca per la mancata presa della palla, ferma a due passi da lui.

La terza e ultima foto l'ho apprezzata per la curiosa posa del giocatore dei Dolphins, quando l'avversario e lo staff intorno a lui mostrano pose tranquille come se nulla fosse.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---iv Thu, 19 Dec 2013 19:45:00 GMT
06/04/2013 - Warriors vs Dolphins - III https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---iii

Quando ho riguardato le foto della partita dei Warriors contro i Dolphins, ho avuto un misto di gioia e rabbia incontenibili.

Alcune foto le ho trovate splendide, ma rovinate pesantemente da un'illuminazione esageratamente scarsa.
Ok, ne ho già parlato nel posto precedente, ma è veramente una situazione indecente.
Il risultato è che una foto come questa, piuttosto interessante, è rovinata dal "puntinato" della scarsa illuminazione: lo si nota soprattutto nei pantaloni del giocatore.
E sempre per cercare di mantenere quanto più luminosa possibile la foto, ho dovuto persino abbassare i tempi, con il risultato che l'immagine non è nettamente congelata ma si notano dei mossi qua e là, ad esempio sui piedi.

Per il resto, come detto, alcune foto mi sono piaciute moltissimo per il risultato molto buffo, con scene che nel corso del campionato non si sono quasi più ripetute.

Le vedremo insieme a partire dal prossimo post.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---iii Wed, 18 Dec 2013 19:45:00 GMT
Lo strano concetto del “rispetto” https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Lo-strano-concetto-del-rispetto Sta per ricominciare Voyager.

Roberto Giacobbo a TV Sorrisi & Canzoni:

Quello che mi inorgoglisce è il rispetto che ci siamo guadagnati (fonte)

Attivissimo:

[…] Roberto Giacobbo ha garantito personalmente che non ci saranno catastrofi nel 2012: “questa catastrofe terribile che – vi voglio anticipare – secondo me non accadrà”. Ma che sorpresa.

Quindi tutte le menate che ci ha fatto in questi mesi, tutte le paure che ha seminato nella testa dei tanti ingenui che si sono fidati di mamma Rai che gli regalava autorevolezza, sono state un’accozzaglia di scemenze. Però lo dice adesso, dopo che ha venduto centomila copie del suo libro.

Bravo. Ha fatto bene. Ha spennato senza pietà i polli che l’hanno seguito, e gli auguro di continuare a farlo. Perché a questo punto Voyager, Mistero, libri e DVD annessi e connessi si rivelano per quello che sono: una doverosa tassa sulla coglionaggine. (fonte)

Ancora Attivissimo:

Stasera Voyager si è occupato delle teorie di complotto secondo le quali gli sbarchi umani sulla Luna avvenuti tra il 1969 e il 1972 sarebbero stati falsificati. E’ stata la solita accozzaglia di scemenze partorite da incompetenti e ripetute a pappagallo da irresponsabili nonostante siano state sbufalate da anni.

Roberto Giacobbo fa una ricostruzione degli eventi storici che non esito a definire falsa e menzognera. Non uso queste parole con leggerezza; l’elenco delle castronerie e dei veri e propri trucchetti di montaggio nel servizio di Voyager di stasera è troppo lungo e squallidamente abbondante. Persino l’audio dell’allunaggio dell’Apollo 11 è stato manipolato intenzionalmente.

Come se questo non fosse già un disservizio sufficiente ai contribuenti che lo sostentano con il canone, Giacobbo rincara la dose: si ripara dietro la solito patetica foglia di fico dei “pare che…”, “alcuni dicono che…”, “gli esperti (rigorosamente senza nome) dicono che forse…” per rigurgitare domande che non esito a definire idiote: una per tutte, quella delle ombre che non sono parallele nelle foto lunari.

[…] Evidentemente nessuno, nello staff di Voyager, ha mai sentito parlare di prospettiva.

Che pena. (fonte)

UAAR:

Sono ormai dieci anni che Rai2 trasmette Voyager. La trasmissione non ha pressoché nulla di scientifico, e dedica anzi una premurosa attenzione a pseudoscienze e presunti misteri. Un esempio per tutti: ha promosso e cavalcato con passione la bufala “maya”.

[…] Riteniamo che il programma in questione violi il Contratto di servizio Rai, che impone di assicurare “qualità dell’informazione” e promozione della cultura. Voyager si contraddistingue invece per un’informazione sensazionalista e per confondere, piuttosto che chiarire, le idee al telespettatore, non fornendogli ragguagli accurati e affidabili.

[…] Per questi motivi chiediamo che la Rai interrompa immediatamente la trasmissione Voyager, sostituendola con un programma di autentica divulgazione scientifica. (fonte)

Aldo Grasso:

La domanda che spesso mi faccio è questa: ma dopo la strepitosa parodia di Maurizio Crozza – «Kazzenger, il programma dove la scienza è a suo agio come un pupazzo di neve in un altoforno» – Roberto Giacobbo riesce ancora ad andare in onda? Riesce ancora a prendersi sul serio? Come fa a restare impassibile quando racconta di un militare risucchiato da una turbina d’aero e rimasto incredibilmente illeso? (fonte)

Continuavo a cercare fonti, ne trovavo centinaia, se poi mettevo su i commenti potevo dire di aver trovato un nuovo lavoro.

Poi ho pensato: che bisogno c’è quando ci pensa lui?

Ancora Giacobbo nella stessa intervista:

Giacobbo, sollecitato sui tanti canali tematici che si occupano di divulgazione scientifica, ha precisato con piglio sicuro, lo stesso mostrato l’anno scorso sul palco del Festival di Sanremo quando disse che un meteorite non avrebbe toccato la Terra (fu puntualmente smentito due giorni dopo):

“Questa concorrenza totalizza, con i programma più forti, l’1% di share. Sommandoli tutti, il 5%. Troppo poco per intaccare il primato della tv generalista.”

Secondo lui le trasmissioni di divulgazione scientifica sono “concorrenza”: eh no, caro Giacobbo, le trasmissioni di divulgazione scientifica e Voyager non hanno proprio nulla in comune.

Al più Voyager può scontrarsi con l’oroscopo di Paolo Fox. Ecco, quella è concorrenza, stessi argomenti.

 

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(Andrea Donati) attivissimo divulgazione giacobbo grasso oroscopo scientifica share voyager https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Lo-strano-concetto-del-rispetto Wed, 18 Dec 2013 19:00:00 GMT
06/04/2013 - Warriors vs Dolphins - II https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---ii

L'Atmosfera all'Alfheim Field di Bologna (la "Lunetta Gamberini", per chi è di Bologna) è completamente diversa: sembra di stare in un vero stadio.

Ok, a rileggerla è un'affermazione molto triste, ma l'impatto rispetto alla partita del pomeriggio è dirompente: un centinaio di tifosi tra Neptunes e Knights, circa 3mila tra Warriors e Dolphins.

L'ambiente è fantastico, peccato sia circondato da "ma". La pioggia dei giorni precedenti ha reso il campo un'immensa pozza di fango, rendendo quasi impossibile camminare a bordo campo senza veder affondare i piedi nella melma.
Il problema più grave però è l'illuminazione. I nuovi fari a led, indubbiamente più economici, illuminano il campo in maniera insufficiente, tanto più che ci sono zone lungo il campo letteralmente buie.
A causa di questo problema ho dovuto di punto in bianco cercare di spremere il più possibile le impostazioni della fotocamera, fortunatamente dotata di una lente molto "luminosa", e il risultato, in termine di luci, l'ho trovato comunque impietoso.

Giocare le notturne su campi così scarsamente illuminati è un delitto per chi gioca, per chi guarda e, ce lo ficco dentro, per chi fotografa.

A suo tempo ebbi modo di commentare negativamente la scelta di giocare le partite di football la sera, di fatto tagliando le gambe alle famiglie con bimbi. La cornice di pubblico era certamente superba e lontana anni luce dalla tipologia di pubblico calcistica, ma si potrebbe fare ancora meglio.

Pubblico qui sotto una foto che rende bene l'idea di cosa voglia dire giocare di pomeriggio. La foto è stata scattata durante la partita pomeridiana tra Knights e Neptunes, ma ho visto scene simili, insieme a vere e proprie partitelle tra bambini, in tutte, ripeto, tutte, le partite che ho fotografato di pomeriggio.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---ii Tue, 17 Dec 2013 19:45:00 GMT
Una (pessima) coincidenza https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Una-pessima-coincidenza image

A Crespellano, il 6 dicembre, uno studente va a prendere l’autobus che lo porterà a scuola. Con indosso le cuffiette, si avvia verso la fermata.

Tra lui e la sua destinazione c’è un passaggio a livello, chiuso.
Lo studente si infila in un varco, fa per attraversare i binari, a causa della musica non sente gli avvertimenti dei ragazzi che in lontananza lo seguono.
Viene investito e ucciso dal treno.

Domenica c’è stata una toccante veglia in ricordo del giovane.
Lo zio:

autobus e treno partono allo stesso minuto, è questo che ha portato alla tragedia.

No, non è colpa di Tper.
Al di là della tragedia, la colpa è chiara.

Nel 2010 in Europa 311 persone sono morte attraversando i binari, quasi una al giorno. Non è una tragica fatalità, è una mancanza di responsabilità.

Poi, il passaggio a livello a Crespellano pare rimanga chiuso 7 minuti. E’ scandaloso, roba da 19esimo secolo, ma non giustifica.
L’autobus parte quando passa il treno, costringendo chi vuole prenderlo ad uscire 10 minuti prima del necessario. E’ incredibilmente stupido e irrispettoso, ma non giustifica.

Attraversare dei binari a sbarre chiuse dovrebbe essere considerato un tabù, un gesto che non è semplicemente sbagliato ma anche assurdo.

Per questo non è stato il passaggio contemporaneo di autobus e treno a causare la tragedia. 
E non ha senso nemmeno la proposta dello zio, ovvero

[…] che il treno arrivi 10 minuti dopo il bus, in questo modo loro [i ragazzi che vanno a scuola] avranno sempre le sbarre alzate senza più quel rischio o, se vogliamo chiamarla quella tentazione, di passare di là anche se non potrebbero farlo per la concomitanza dell’imminente arrivo del treno e del bus.

Perché se posticipi il treno o il bus, o anticipi uno dei due, è molto probabile che da qualche altra parte, in qualche altra fermata, il passaggio di quel treno e/o di quell’autobus avvengano allo stesso minuto, cosa che magari ora non accade, causando gli stessi pericoli.

Basterebbe solo che gli autobus, in concomitanza di fermate a ridosso di passaggi a livello, partano esclusivamente quando le sbarre sono alzate, per permettere alla gente di aspettare tranquilla il passaggio del treno sapendo che l’autobus aspetterà loro.

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(Andrea Donati) attraversamento autobus binari bus coincidenza colpa livello morte passaggio tper treno https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Una-pessima-coincidenza Tue, 17 Dec 2013 19:00:00 GMT
06/04/2013 - Warriors vs Dolphins - I https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---i

E' sempre divertente ripensare all'accredito per il "Saturday night" dei Warriors contro i Dolphins.

Nel corso della prima partita dei Neptunes ho avuto modo di conoscere un collega fotografo, famosissimo nell'ambiente, tra le altre cose anche fotografo ufficiale dei Warriors. Ci stringiamo la mano, due veloci chiacchiere e consigli sulla fotografia e, dopo pochi minuti, non lo vedo più. "E' andato via, ha un sacco di impegni", mi dice lo staff dei Neptunes.

Bene, quando ho richiesto l'accredito per le foto della prima di campionato dei Warriors, stiamo parlando della prima divisione, la massima serie, non è che avessi molte speranze. Pochissima esperienza, due squadre di primo piano nel mondo del football, tanti spettatori, team affollati... beh alla mia richiesta di accredito mi risponde questo fotografo!

Tra le altre cose mi dice che sarà un po' impegnato per gli eventi della serata... e in effetti fino al kick off non l'ho mai visto, se non per i saluti e la consegna del pass.
Però la differenza c'è stata eccome: risposte immediate ai miei messaggi, cortesia, battute, coinvolgimento... questo per dire che anche se si hanno impegni fin sopra i capelli, basta niente per dimostrare cortesia e affiatamento.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/06/04/2013---warriors-vs-dolphins---i Mon, 16 Dec 2013 19:45:00 GMT
Perché sorprendersi…? https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Perch-sorprendersi

Il collettivo Hobo questa mattina ha invaso la libreria Feltrinelli, quella sotto le due torri.
Perché? Ce lo spiegano loro:

Vogliamo uno sconto del 50% su tutti i libri, perché i precari non si accontentano del pane, vogliono anche le rose e i piaceri: i sacrifici li faccia chi ha pance e tasche piene, chi si arricchisce sulla nostra pelle, noi abbiamo tremendamente fame di saperi e desideri… il sole dell’avvenire noi ce lo prendiamo subito!

Che in pratica è come dire: mi serve un’automobile ma ho pochissimi soldi.
Invece di comprare una Fiat Panda usata a 2mila euro, decido di occupare e manifestare alla concessionaria della Fiat per avere una Panda full optional, 20mila euro di listino, pagandola la metà, ovvero 10mila euro.

Perché? Perché chi ha pochi soldi non si accontenta di un’auto usata a poco prezzo, vuole invece un’auto nuova e costosa al 50%. Siano i ricchi a pagarla a prezzo pieno!

Bene. Ignoranti due volte. Non una, due volte.

Sono ignoranti una volta, perché se vuoi pagare poco per un libro ci sono opportunità ovunque di averli con sconti notevoli, anche oltre il 50%. Per esempio sfruttando i mercati, le mostre del libro, online, negli angoli dell’usato delle librerie. In biblioteca. Sapete cos’è una biblioteca?

Sono ignoranti un’altra volta, perché vogliono lo sconto del 50% sui libri nuovi, quando nei luoghi descritti nel paragrafo qui sopra li puoi avere con offerte ben superiori, anche con il 75% di sconto, spesso a solo 1 euro e, guarda un po’, in biblioteca sono gratis. Gratis!

Beh del resto se sono ignoranti (due volte) non si può pretendere.

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(Andrea Donati) biblioteca collettivo feltrinelli gratis hobo ignoranza libreria libri soldi https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Perch-sorprendersi Mon, 16 Dec 2013 19:00:00 GMT
Un chilo di pasta in un volantino https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Un-chilo-di-pasta-in-un-volantino

 

Il Comune di Bologna ha deciso di spendere 76mila euro per la realizzazione e distribuzione di un opuscolo cartaceo, al cui interno è indicato tutto l’operato dell’Amministrazione Comunale eseguito fino a metà mandato.

Praticamente tutti i partiti, ad esclusione del PD, si sono scandalizzati per la cifra spesa, soldi che potevano essere destinati altrove.

Ok, 76mila euro per un unico cittadino sono un bel po’ di soldi, mentre per un Comune sono niente. Il Comune stesso ha detto che per ogni cittadino bolognese questo importo è praticamente trascurabile.

Nei dettagli Benedetto Zacchiroli dice che 76mila euro sono…:

…l’1,5 per mille del bilancio del Comune, e significano una spesa di 19 centesimi a bolognese, quando per il welfare se ne spendono circa 625 (fonte)

Questo, con tutto il rispetto, non vuol dire alcunché. Giustificare una spesa con un “tanto non costa nulla”, “le spese sono altre”, è esattamente come quelli che, quando prendono una multa, insultano il vigile dicendo che dovrebbero occuparsi di problemi più grandi.

La spending review ha spesso cause che nascono proprio da questi atteggiamenti: le spese piccole, le “nano-uscite” di soldi sono trascurabili prese singolarmente, ma sommandole tutte causano danni.

Per questo il Comune faceva più bella figura a vantarsi di non aver speso 76mila euro per la stampa e distribuzione di un volantino, per esempio pubblicando l’operato online.

Ma ecco che salta su Francesco Critelli:

non tutti i cittadini hanno accesso al web.

E allora? Quando il Comune adotta le misure per limitare il traffico cosa fa, stampa volantini? Non mi pare. Quando chiude il centro per i T-Days cosa fa, stampa volantini? Non mi pare. Quando deve pubblicare i matrimoni cosa fa, stampa volantini? Non mi pare.

Potremmo andare avanti per delle ore.

Allora se non pubblica volantini ogni volta che è obbligato a far sapere a tutti i cittadini circa alcune scelte, perché dovrebbe stamparli adesso?

19 centesimi? Sai quanto sono 19 centesimi per una famiglia con due genitori e tre figli? Un euro. Sai cosa ci compri con un euro? Un chilo di pasta.

Forse se il Comune prende atto che stampando quei volantini toglie dalla bocca a due genitori e tre figli un chilo di pasta, ci pensa su due volte prima di spenderli ancora.

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(Andrea Donati) bologna chilo comune euro operato pasta spesa spreco volantino https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Un-chilo-di-pasta-in-un-volantino Sun, 15 Dec 2013 19:00:00 GMT
Io non ti pago, in cambio tu mi paghi https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Io-non-ti-pago-in-cambio-mi-paghi

Poniamo il caso che tu, oltre all’appartamento in cui vivi, ne possegga un altro in centro.
Lo tieni vuoto, non lo affitti, un po’ per pigrizia, un po’ perché andrebbe risistemato: insomma, ci vorrebbe dietro un investimento in tempo e denaro che attualmente non hai perché hai altre priorità o perché non hai soldi.

Un bel giorno scopri che il tuo appartamento è stato occupato abusivamente. Gli occupanti non ne vogliono sapere di andarsene: “l’appartamento era vuoto, ora non lo è più, abbiamo il diritto di avere una casa, non puoi sfrattarci, vattene”.

Beh, a questo punto fai partire le procedure per lo sfratto. Il problema è che richiedono tempo, e durante questo tempo gli abusivi iniziano ad intrattenere rapporti con i vicini, aiutando i vecchietti con la spesa, pulendo la strada, organizzando incontri e via discorrendo.
Certo, in tutto questo ti stanno imbrattando la casa, ma il vicinato è contento e non si lamenta.

Per contro tu continui a pagare le tasse su un appartamento tuo ma occupato senza titolo.

Cosa fai?

Mentre ci pensi ti dico cosa farei io: tornerei da loro spiegando che quell’appartamento non è loro, che io ci pago le tasse sopra, che se vogliono occuparlo lo facciano, visto che a loro piace e loro piacciono ai vicini, ma con regolare contratto e che mi paghino l’affitto.
E se la risposta è ancora “diritto ad un tetto! abolizione degli sfratti!” e corbellerie simili, li faccio cacciar via con la forza e il mio investimento su quell’appartamento comincerà con una robusta porta blindata, relativo cancello e inferriate.

Tu saresti più buono e generoso, lasciando loro l’appartamento a tue spese, sapendo che non ripagherebbero nulla e continuando a rovinarlo con continui vandalismi?
Solo perché gli abusivi aiutano e intrattengono i vicini?
A spese tue?

Bene.

E’ la stessa cosa che sta accadendo all’ex caserma Masini, a Bologna, in via Orfeo.
Di proprietà del demanio, abbandonata da 15 anni, con la previsione di essere trasformata in un parcheggio. Un’idea niente male, contando la posizione (in pieno centro) e i numerosi negozi intorno su strade dove invece non si può parcheggiare.
Nah, è occupata abusivamente dal collettivo Làbas, che non ha perso tempo a imbrattarla, un po’ come fanno i cani col piscio, marchiano il territorio.

Però ci organizzano il mercato biologico, i laboratori, i dibattiti, le proiezioni, il pranzo sociale. E il quartiere è contento. Almeno così sembra da un articolo del Corriere di Bologna:

Làbas l’altro giorno ha pubblicato una lettera in cui gli abitanti della zona dicono di sostenere la riqualificazione dell’ex caserma e ha fatto sapere di aver raccolto 250 firme durante gli appuntamenti pubblici contro lo sgombero del collettivo. In effetti basta passeggiare nei dintorni della caserma, ceduta al Demanio qualche anno fa, per capire che i ragazzi di Làbas, passata la diffidenza iniziale, adesso sono apprezzati e benvoluti. (fonte)

Peccato che siano lì abusivamente, a spese degli altri, non solo del quartiere. Fanno il mercatino biologico? Bene. Che paghino esattamente come pagano gli altri mercati della città. Sono benvoluti? Bene, guadagneranno tanto e potranno permettersi di pagare l’affitto dell’ex caserma. Imbrattano i muri? Quando inizieranno ad investire i guadagni delle loro iniziative sulle quattro mura in cui vivono e/o operano, smetteranno all’istante di rovinarle.

Altrimenti che senso ha vendere prodotti biologici quando si è abusivi? E’ un’ipocrisia. Li dovrebbero regalare, senza farsi pagare, così come fanno loro con lo Stato: non lo pagano.

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(Andrea Donati) abusivi abusivo affitto caserma collettivo contratto labas làbas masini occupata occupazione https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Io-non-ti-pago-in-cambio-mi-paghi Sat, 14 Dec 2013 19:00:00 GMT
In ritardo quanto basta – III https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/In-ritardo-quanto-basta-III (continua)

Nel frattempo il treno inizia a rallentare, si ferma, apro le porte, scendo, guardo il monitor e il treno delle 18.23 è ancora lì, previsto al binario 3, con i suoi 20 minuti di ritardo segnati. Non è ancora arrivato!
“Din don”, è già qui? “Il treno regionale blablabla diretto a Bologna Centrale è in arrivo al binario 3″.

Forse le cose iniziano a girare per il verso giusto!

Oh sveglia! Dov’è il binario 3? Ci manca solo che io mi trovi in un altro binario!
Mi guardo intorno, sono al binario 2, di fianco a me c’è il binario 3.

Aaahhh… un po’ di pace!
Tiro fuori il telefono, scatto la foto che segue e la mando a Simona.

image

Che desolazione, mi giro, da lontano vedo le luci del treno che arriva.

“Din don” ok, ok, il treno è già qui dai, “il treno regionale blablabla diretto a Bologna Centrale è in arrivo al binario 1″.

Uno?

Guardo il monitor, il binario è l’1! Mi fiondo giù per le scale che portano al sottopasso, con un occhio al treno che intanto ha inforcato davvero il binario “sbagliato”.
Corro, memore di quel paio di volte che è successo a Rastignano, dove la strada per andare dal binario 1 al binario 2 è colma di scale che non finiscono più, a causa dell’altezza spropositata dei binari rispetto alla strada.
Salgo le scale quando i freni del treno fischiano, il treno si ferma e io col fiatone sono lì, pronto ad aprire la porta, ad entrare nel vagone pieno di gente ma con ancora dei posti vuoti.

Mi siedo ed è il turno di capire cosa combinerò alla stazione di Bologna Centrale.
Sono le 18.45, il treno dei 40 per Prato sarà già partito, il successivo è alle 19.10.
Inizio a pensare al più classico dei “cheppppalleee” quando mi ricordo della fortuna che ho avuto a prendere il treno su cui sono seduto, e la brontolata si spegne.

Apro di nuovo ProntoTreno, vediamo in che binario arrivo.

8.

Uhm.

Sarà mica…

Cerco il treno delle 18.40 per Prato, guardo lo stato del treno: “Il treno non è ancora partito.”
Sarà mica questo il treno per Prato? Sono sul treno che doveva partire alle 18.40 per Prato?
Naaa, davvero?

Mi rimetto a leggere e faccio finta di non pensarci, vuoi mai che sia così fortunato?
Dopo pochi minuti entriamo a Bologna centrale, guardo di nuovo lo stato del treno dei 40 per Prato: “Il treno non è ancora partito”.
Ghghghghgh.
Comincia il marciapiede, il treno rallenta.

Binario 8.

Ghghghghgh.

Il treno si ferma, la gente scende, la gente sale, io rimango seduto con il Trono di Spade in mano e un occhio sul tabellone che, da lontano, segna ancora “Prato” e “18.40”, al binario 8.
Di fianco a me si siede una signora, brontola perché non hanno scritto sui monitor quanto era in ritardo il treno.

“Quanto basta”, ho pensato.

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(Andrea Donati) binario bologna corticella prato stazione trenitalia treno https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/In-ritardo-quanto-basta-III Fri, 13 Dec 2013 19:00:00 GMT
In ritardo quanto basta – II https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/In-ritardo-quanto-basta-II (continua)

Ho sbagliato treno.

E adesso? Inizio a pensare, calma, una cosa alla volta. Dove minkia ferma il treno per Rovigo? Ferma? Che diavolo di treno ho preso? E se è un interregionale che ferma solo a San Pietro in Casale o a Ferrara? Auguri.

E il biglietto? Non ho mica il biglietto. Devo cercare il capotreno? E che gli dico? Devo comunque pagare una multa, non è che il biglietto non l’ho timbrato… proprio non ce l’ho.
Ah no.
Ho l’abbonamento.
Il MiMuovo City Più, quello mi porta ovunque nell’hinterland bolognese… sì, ma solo se il treno ferma a Bologna.

Tiro fuori il telefono, apro l’app di ProntoTreno, e cosa cerco? Devo andare a cercare i treni che da Bologna Centrale vanno a Rovigo alle 18.20. Davanti a me era rimasta una pagina vecchia, con lo stato dei treni, dove bisogna indicare un numero per sapere se il treno è in orario e in quale punto del suo percorso si trova.
Vado per cambiare pagina e si sente “Dinnn donnn… Trenitalia vi dà il benvenuto sul treno Regionale Veloce numero…”, oh mi dice il numero! Ho la pagina dello stato treno! “2…”, due, “2…”, due, “4…”, quattro, “2…”, due, oh ecco fatto e mentre aspetto il caricamento della pagina, la voce continua a parlare: “il treno ferma a…” e qui non dico a quant’era il battito “…Bologna Corticella”.

Bologna Corticella! E’ Bologna! E’ vicino!
Intanto l’app apre il percorso e mi conferma l’arrivo a Bologna Corticella.
Il viaggio durerà pochi minuti, il mio abbonamento copre la tratta e con qualche “tap” cerco di capire a che ora passerà il primo treno per Bologna: 19.27.
Eccheccazz…, guardo l’ora, sono le 18.40.

Mah, la speranza è l’ultima a morire, forse il treno prima è in ritardo, e torno indietro con l’orario per scoprire a che ora passava il treno precedente: 18.23.
Seee, hai voglia.
Con poche speranza guardo lo stato di quel treno: 22 minuti di ritardo.
22 minuti, 18.23 + 22 minuti fanno 18.45, cavolo potrei riuscire a prenderlo!

(continua)

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(Andrea Donati) app bologna corticella prontotreno regionale ritardo stazione treno https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/In-ritardo-quanto-basta-II Thu, 12 Dec 2013 19:00:00 GMT
In ritardo quanto basta – I https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/In-ritardo-quanto-basta-I Esco dall’ufficio per andare a prendere il treno.
Come al solito esco all’ultimo minuto, quindi ho una certa velocità da mantenere – elevata – e qualunque cosa debba o voglia fare (mettermi le cuffie, rispondere al telefono, guardarmi in giro) lo devo fare continuando il mio rapido passo.

Entro in stazione, prendo le scale mobili, mi avvio verso il binario da dove di solito parte il treno che mi porta a Rastignano.
In passato, di tanto in tanto, quel binario veniva spostato altrove, pertanto – sempre mantenendo il mio rapido passo – controllo il monitor con gli orari e vedo che il treno per Prato è sempre lì, al binario 8.

A volte capita anche che io arrivi e il treno non ci sia ancora. Lo si capisce dal pannello di fianco al numero del binario, nel sottopasso: se è privo di scritte allora il treno non è ancora arrivato, altrimenti appare già la destinazione. Guardo di sfuggita anche quel pannello e vedo le scritte arancioni che lo illuminano, salgo quindi le scale sapendo che il treno è già sul binario.

Così è, arrivo sul marciapiede, controllo i vagoni dai finestrini, il treno è insolitamente lungo e insolitamente vuoto, capita di tanto in tanto che la tipologia di treno cambi, sono più sorpreso dalla poca gente dentro, lo giustifico col fatto che, appunto, il treno ha più vagoni del solito.

Salgo, mi siedo, mi metto a leggere il libro. Dopo pochi istanti si sente il fischio del capotreno e il tipico biiiiiip prolungato che annuncia la chiusura delle porte. “Apperò, ho appena fatto in tempo”, penso, non credevo di essere arrivato così a ridosso della partenza, si vede che il treno oggi è partito al secondo spaccato.

Sì, è partito.

Dalla parte opposta.

“EH?” Guardo fuori dal finestrino, il treno va all’indietro!
“Ma dove ca$$o sta andando?”, inizio a pensare al motivo per cui il treno per Prato stia andando nella direzione contraria.
Capita a volte che il treno, subito prima di partire, faccia qualche centimetro indietro per poi andare avanti, ma qui sta andando indietro di metri e metri, e accelera pure!
Forse sta facendo un giro lungo perché ci sono dei blocchi? Impossibile.
Al che inizia lentamente a salirmi il dubbio di aver preso un treno che va da un’altra parte. Ma è altrettanto impossibile, ero sicuramente al binario 8, il monitor degli orari dava il treno per Prato al binario 8, sul pannello c’era… il dubbio avanza: non ho guardato cosa c’era scritto nel pannello.
Tutti questi pensieri avanzano mentre il treno continua ad andare “indietro”, e a quel punto decido che è ora di guardare seriamente cosa c’era scritto nel pannello: mi appoggio al finestrino, guardo fuori, il marciapiede della stazione scorre e bum! Ecco il pannello!

Rovigo.

Ma che cazz… Rovigo, 18.20, 15 minuti di ritardo. Ma come 15 minuti di ritardo? Guardo l’orologio, segna le 18.36. Non erano i 40, il treno per Prato parte ai 40. Questo non è il treno che va a Prato, questo va a Rovigo!

Ho sbagliato treno.

(continua)

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(Andrea Donati) binario bologna prato ritardo rovigo trenitalia treno https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/In-ritardo-quanto-basta-I Wed, 11 Dec 2013 19:00:00 GMT
Sport minori, foto, speranze e grazie al… https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Sport-minori-foto-speranze-e-grazie-al Sembra che a Pianoro la mia volontà di migliorare l’esperienza nella fotografia sportiva sia un tabù: non che io mi riservi molte scelte ma, escludendo il calcio, non resta molto.

A suo tempo avevo subito puntato i riflettori sui Wizards Bologna, squadra di hockey su ghiaccio che giocava proprio al Palaghiaccio di Rastignano. Niente, la squadra si è sciolta lo scorso anno.

Con il cricket Pianoro fa faville, ma oh, non fotografo il calcio e per lo stesso motivo non fotografo il cricket, e poi la stagione coincide con quella del football.

A baseball la Pianorese milita nella serie B federale, ma il campionato, ho un deja vu, si disputa nello stesso periodo del football, mettiamo una croce pure lì.

Scruto le squadre di pallavolo, pare che a Pianoro di squadre senior non ne esistano. Voi direte: perché solo senior? Perché non voglio casini con le foto ai minori e non voglio casini con eventuali contestazioni. Poi ci saranno liberatorie apposite, ma preferisco che in questi casi siano le squadre a contattare me e non il contrario.

Poi la chicca. A marzo la Pianoro Sport Academy, associazione del luogo che si occupa di una tonnellata di sport “minori”, aveva ospitato i campionati UISP di ginnastica artistica. Arghhh mi sarei mangiato le mani! Così da allora ho seguito le loro iniziative per cogliere al volo qualche evento interessante, e l’attesa è stata ripagata con un evento fotograficamente molto interessante: si tratta di un’esibizione di tutti i corsi, 15 minuti dedicati a ciascun corso. E’ un’occasione più unica che rara, posso sperimentare foto di tanti sport diversi in un’unica giornata!
Così li contatto via Facebook.
La risposta è lapidaria: abbiamo già chi ci fa i servizi fotografici.

E grazie al cazzo, mica voglio prendere il posto di chi fa le foto, anzi, se c’è qualche collega, per di più professionista, per me è anche un’occasione per confrontarmi con loro e migliorare ulteriormente.
Ma mica solo per me. Per la Pianoro Sport Academy è l’occasione per aumentare le fonti fotografiche, farsi conoscere tramite molteplici canali di diffusione. Ma no, abbiamo già chi ci fa le foto.
Ottima mossa, così se un giorno, per qualche motivo, la ditta di fotografia è impegnata in altri eventi, non hanno nemmeno una “riserva” che possa garantire loro foto di qualità (eh beh, eh beh…).

Mi viene da sorridere pensando a tutti gli stadi e i palazzetti stracolmi di fotografi. Saranno tutti di un unico studio fotografico?
Mah, che occasione sprecata. Traspare di certo la mia insofferenza, allo stesso livello della delusione che ho provato quando ho letto quella risposta.

Spostiamoci al basket. Pianoro è un po’ indietro con il basket, la Pallacanestro Pianoro è nata “solo” nel 2008 e, dalle notizie che pubblicano, la squadra senior, pur in crescita, milita nelle serie minori regionali.
Beh, questa è un’ottima notizia! Il campionato è “piccolo”, la squadra è giovane, forse ho trovato una nuova “Neptunes Bologna”!
Allora scrivo ad uno dei dirigenti su Facebook: non ho mai ricevuto risposta.
Riprovo usando il modulo di contatti nel sito: non ho mai ricevuto risposta.
Non c’è due senza tre, provo direttamente via email: il giorno dopo mi hanno risposto.

Forse che forse…

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(Andrea Donati) accredito basket bordo campo bordocampo evento foto pass pianoro rastignano sport academy sportacademy sportive storie https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Sport-minori-foto-speranze-e-grazie-al Tue, 10 Dec 2013 18:45:00 GMT
Qualcuno deve pur riscuotere https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Qualcuno-deve-pur-riscuotere Oggi è la giornata dei forconi, ci sono stati scontri, disagi, il tutto con lo scopo di protestare contro le tasse, le banche e le politiche del governo.

Il problema è che questo tipo di protesta, così violenta e disagiante, fa notizia non per lo scopo, condivisibile o meno che sia, ma per gli effetti.

La gente rimane imbottigliata nel traffico a causa di questa manifestazione, il blocco dei trasporti comporta disagi a causa di questa manifestazione, e c’è chi si fa prendere dal panico e fa la fila al supermercato o dal benzinaio a causa di questa manifestazione.

Insomma, tutto si concentra sugli effetti negativi della manifestazione, e i motivi per cui è stata organizzata rimangono nel buio, o appena appena accennati.

A questo si aggiunge la protesta tout-court, il dover attaccare qualcosa, criticarla, demolirla, senza proposte migliorative in merito.
Fin dal nome.
La manifestazione di oggi, il corteo degli “antiEquitalia” che si è svolto a Bologna, lo dimostra.

Equitalia è un’agenzia di riscossione tributi. Chiunque con un minimo di intelligenza capirebbe che abolirla non avrebbe alcun senso. Si ritornerebbe infatti alla situazione di una decina di anni fa, dove c’erano una quarantina di agenzie di riscossione affidate a terzi, solitamente banche, con spese di gestione più alte e maggiori difficoltà nell’interscambio di informazioni. Potete quindi immaginare quale confusione e quali spese si andrebbero a sostenere se questo servizio venisse suddiviso in agenzie ancora più piccole e numerose, per esempio affidandole ai comuni.

Diverso è invece il discorso inerente ai tassi, aggi, pignoramenti, considerati eccessivi anche a fronte anche di piccoli debiti. Ma in questo caso assaltare le sedi Equitalia, minacciarle con bombe vere o finte, gridare a squarciagola improperi contro i dipendenti o, appunto, creare gruppi “antiEquitalia”, altro non fa che mettere l’Agenzia delle Entrate e, soprattutto, il Ministero dell’Economia, sulla difensiva. E i motivi delle proteste vengono interamente sepolti dai cori di solidarietà politica nei confronti di coloro, “gli ambasciatori” dell’Agenzia delle Entrate ovvero i dipendenti di Equitalia, che sulle decisioni inerenti ai tassi, aggi e pignoramenti non hanno alcun potere.

Politica.

Qui si ricollega un altro discorso, ovvero il metodo con cui si riesce a far arrivare la propria voce alle istituzioni. Perché con il modello politico che abbiamo, per poter cambiare le cose è necessario che siano le istituzioni a farlo, e per farlo è necessario che ci sia qualche elemento all’interno di queste istituzioni in grado di raccogliere la voce della protesta e inoltrarla a chi di dovere.

Per questo il movimento antiEquitalia ha sostanzialmente annunciato la propria totale inutilità, volendo che la propria manifestazione fosse completamente apolitca, senza alcuna bandiera di partito, senza quindi che nessun rappresentante politico, in grado di far salire la propria voce alle istituzioni, fosse in grado di prendere atto della protesta nella speranza di veder cambiare le cose.

Poi ho letto del passo indietro della moglie di quell’artigiano che si diede fuoco davanti ad un’Agenzia delle Entrate a causa dei debiti. Lei farà la sua protesta da sola, con un avvocato, direttamente da Equitalia. I giornali ci ricamarono su una grande storia di cattiveria nei confronti della vedova, dimenticandosi che se uno accetta un’eredità, ne gode i crediti e si assume il carico dei debiti.

Il corteo c’è stato lo stesso, una cinquantina di persone in una manifestazione per l’abolizione di una struttura necessaria, fatta da “cani sciolti” (parole loro) e sedendosi in mezzo ai viali e impedendo, con il blocco del traffico, alla gente di andare a lavorare.

Questo è un sistema di protesta che non funziona.

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(Andrea Donati) antiequitalia comuni debiti equitalia forconi interessi multe protesta sciopero https://www.andreadonati.it/blog/2013/12/Qualcuno-deve-pur-riscuotere Mon, 09 Dec 2013 18:45:00 GMT
Il monopolio del Football https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/Il-monopolio-del-Football Allora, visto che nei giorni scorsi una manciata di voi mi hanno fatto notare che il flusso di “Foto & Football – il Blog” stavano monopolizzando LogBLog.it, di fatto oscurandone i post classici, ho fatto qualche modifica: ora nel menu a destra c’è il link al blog fotografico sul football americano, mentre su LogBLog.it tornano i post classici.

Il progetto di Foto & Football sta andando bene, è molto di nicchia ma quella nicchia lo segue, quindi non serve più tanta pubblicità. Ho anche rimosso la seconda partita da LogBLog.it, per la prima vedremo in futuro.

In ogni caso, dato che ormai i post classici mancano da un po’ di tempo, ci saranno un po’ di riepiloghi dei giorni passati, cose che avrei voluto scrivere ma, appunto, c’era il monopolio delle foto…

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(Andrea Donati) football americano foto logblog https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/Il-monopolio-del-Football Thu, 28 Nov 2013 18:45:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - VIII https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---viii Ok, partita conclusa. Molte impressioni le ho già iscritte nel lungo prologo. I Neptunes perdono di nuovo, gli umori come sempre sono a zero, provo a salutare il collega fotografo che mi snobba totalmente, raccolgo tutto e vado via.

I giorni successivi preparo le foto, le pubblico e ricevo i soliti complimenti dai dirigenti dei Neptunes. E i Knights? Ho scritto via email, nessuna risposta; su Facebook hanno pubblicato le mie foto grazie ad un nuovo contatto scoperto nel social network invece che dal sito. Non ho ricevuto commenti diretti, solo una manciata di "mi piace": come ho detto, è stata tutt'altra esperienza.

Un po' come la "notturna" dei Warriors Bologna, che scopriremo nella prossima serie.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---viii Mon, 25 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - VII https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---vii Mi sono reso conto che fino a pochi post fa ho pubblicato poche foto d'azione. Vediamo di dare il giusto risalto allora a qualche scena che ho ritenuto degna di pubblicazione, con le due foto che seguono.

Ok, la prima è storta, chiedo scusa, nel tempo ho finalmente cominciato a raddrizzarle, una cosa alla volta!

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---vii Sun, 24 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - VI https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---vi

Il bello è che spesso sento dire di chi propone di eliminare tutte le protezioni dei giocatori, per far sì che si responsabilizzino diminuendo i traumi da contatto.

Al che mi chiedo cosa sarebbe successo alla testa del giocatore dei Knights, se non avesse avuto il casco a proteggerla.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---vi Sat, 23 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - V https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---v Prima avevo accennato al campo, in sintetico, bellissimo.

Ad un certo punto scatto la foto ritratta qui sotto, un giocatore scivola lungo il campo con la palla in mano e addosso a lui, al posto del classico fango o striscia erbosa, sulla divisa e sul braccio rimane attaccata una strana polvere.

Al che decido di inquadrare da vicino il terreno e vedo che non è composto esclusivamente da erbetta finta: tra un ciuffo e l'altro ci sono una moltitudine di pallini verdi, e le righe del campo da football, a differenza di quelle del calcetto, sono tirate con la segatura.

Comprensibile, ma questa cosa della segatura mi mette una gran tristezza. Il risutato però resta interessante e funzionale, certo, finché qualcuno non ci scivola sopra.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---v Fri, 22 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - IV https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---iv  

 

Oufff!!!

Quando ho riguardato questa foto, mi sono accorto che avrei potuto tagliarla in modo da evidenziare esclusivamente il portatore di palla e il suo placcatore. Ma un piede in basso a sinistra era nascosto, una gamba in basso a destra si sarebbe vista troncata... insomma ci sarebbe voluto un notevole lavoro di fotoritocco per togliere i difetti, e in questo primo anno di fotografia volevo lasciare le foto completamente "al naturale", per cercare di correggere gli errori basandomi su foto veritiere, non ritoccate.

E quindi il risultato è che gli altri giocatori forse disturbano la scena principale della foto ma, quello che importa, è che il senso rimane: oufff, appunto.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---iv Thu, 21 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - III https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---iii  

Non so sinceramente se questa composizione sia o meno corretta. Quando si parla di regole, spesso nelle fotografie sportive bisogna scendere a compromessi, immortalare l'azione cercando mille parametri e la composizione spesso è roba da ritagli in post produzione.

Qui di ritagli non ne ho fatti: la foto è nata proprio così, con il suo enorme spazio vuoto a sinistra contrapposto alla flotta di giocatori dei Neptunes che arrivano da destra. Al centro il running back dei Knights, palla in mano e occhio sugli avversari.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---iii Wed, 20 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - II https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---ii

Il campo è molto diverso da quello della settimana prima: il terreno è in sintetico, bellissimo, ne parlerò in un altro post ad esso dedicato. Diverso il discorso sulle tribune, piccine e che danno direttamente sul terreno di gioco. Un impatto decisamente più povero rispetto alle tribune capienti e con accesso riservato che caratterizzavano il campo precedente.

Ma questo è anche un enorme pregio per il mio ambiguo accredito fotografico: se anche non potessi fare le foto da bordo campo, con una tribuna così a ridosso della sideline...

Comunque la prima cosa che faccio è andare dallo staff dei Knights, presentarmi e stringere la mano a tutti, chiedendo una conferma per l'accreditamento.
Non c'è accoglienza, di nessun tipo. La settimana prima avevo ricevuto pacche sulle spalle, ero stato accompagnato, introdotto, assistito. Questa volta c'è una sola stretta di mano seguita dall'indicazione di chiedere alla crew arbitrale per l'accredito.

Gli arbitri non sono ancora entrati pertanto faccio il giro del campo e incontro il fotografo a seguito dei Knights. Gli chiedo informazioni per l'accredito e mi fa subito capire che il problema non sussiste, basta rispettare gli spazi ed esporre il cartellino "Press" della FIDAF, lo stesso che ho mostrato nella parte III di "Foto & Football".
Il cartellino me l'ero stampato e plastificato autonomamente; intanto gli arbitri entrano in campo, mi vedono e non proferiscono verbo. In sostanza la situazione è che per i Knights io ho avuto il benestare degli arbitri, per gli arbitri ho avuto il benestare dei Knights. Andiamo bene.

Attendo il coin toss e controllo le impostazioni della fotocamera. Poi mi giro e mi ritrovo di fronte una ragazza con la divisa dei Neptunes e una macchina fotografica in mano che mi guarda.

Uh.

Chiede a me e all'altro fotografo se bisogna avere una sorta di autorizzazione per poter fotografare la partita da bordo campo e se ci sono particolari regole da rispettare.

Ahahahah!!!

Ripenso velocemente a tutta la trafila che ho dovuto fare per poter fare le foto da bordo campo, e sintetizzo la risposta in un "basta che non entri in campo e puoi stare dove vuoi".

E con questo ho concluso la premessa alla partita.

Penso che tutta questa storia renda chiaramente l'idea della differenza tra l'accoglienza delle prime due squadre che ho contattato.
Ho più volte riflettuto su come sarebbero andate le cose se avessi contattato prima i Knights. Quanta impazienza avrei avuto nell'attesa della partita? Quanta emozione avrei provato nella prima esperienza di fotografia sportiva? Quanto tempo avrei dedicato alla post produzione delle foto? Quanta voglia avrei avuto nel chiedere un'opinione sulle foto i giorni successivi?

L'ho detto in passato e lo ripeto anche qui: auguro a tutti i fotografi novelli di trovarsi di fronte ad un'accoglienza come quella che ho avuto con i Neptunes. Ma lo scrivo anche per coloro che potrebbero avere un battesimo differente, ad esempio come quello descritto nella premessa di questa partita: non disperate, la squadra giusta c'è, semplicemente è un'altra.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---ii Tue, 19 Nov 2013 20:15:00 GMT
06/04/2013 - Knights vs Neptunes - I https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---i

Attendo un paio di settimane prima di poter rimettere mano alla macchina fotografica per una nuova giornata di football americano.

Il 6 aprile è una data speciale: il pomeriggio si disputa la partita tra i Neptunes e i Knights, una sorta di derby della provincia bolognese. La sera giocano i Warriors Bologna contro i Dolphins Ancona, incontro valido per il campionato IFL (solito discorso, come la "serie A" di calcio).

Sabato sono libero da impegni, Simona e i bimbi sono in montagna e decido di tentare il tutto per tutto: due partite da fotografare, una il pomeriggio, l'altra la sera.
Scrivo quindi ai Neptunes per l'accredito del pomeriggio, ma la risposta non è quella che speravo: la richiesta va fatta agli organizzatori, in questo caso i Knights.
Orpola, devo preparare tutto da capo. Così mando l'email ai Knights Persiceto, identica a quella inviata ai Neptunes per la prima di campionato... con la differenza che ora un pur minimo portfolio me lo sono fatto.

Aspetto, passa un giorno, ne passano due, non ricevo risposta. Ohi, manca poco alla partita, devo avere una risposta altrimenti rischio di presentarmi lì e di essere cacciato a pedate! Guardo sul sito ufficiale della squadra e trovo due numeri di telefono: pesco il primo e chiamo.

"Buongiorno mi chiamo blablabla ho inviato un'email con la richiesta di accredito blablabla ho fotografato la partita dei Neptunes contro le Aquile e il portfolio è nel sito indicato nell'email blablabla se ci sono da firmare liberatorie sono disponibile blablabla."

Non ho riassunto molto, non sono uno che parla tanto ma il succo è lì.
La risposta comincia con "sì ma..."
Ouch.
Il tono è quello tipico di chi si è ritrovato un po' stordito da una telefonata imprevista e una richiesta non convenzionale.
Il seguito di quel "sì ma..." non migliora: "bisogna vedere...", "va chiesto alla crew arbitrale...", "lo spazio è quel che è..." e soprattutto "in passato è successo un episodio spiacevole in cui è stato coinvolto un arbitro...", il tutto sempre con lo stesso tono diffidente.

Oh, sia chiaro, comprendo benissimo. Uno sconosciuto chiama, si presenta come fotografo e chiede un accredito: mettiamo le mani avanti! Come detto, è tutto pienamente giustificato.
Il problema è a monte, all'email non risposta, in cui spiegavo nei dettagli chi sono, mostravo un portfolio, senza dover "aggredire" nessuno telefonicamente. Ma allo stesso modo bastava anche un "se ha mandato un'email ci do subito un'occhiata e invio una risposta", risposta che non è arrivata.

Semplicemente c'è stato un mettere le mani avanti, perché non si sa mai. E basta.
Ah, la conclusione è stata anche del tipo "se ci sono problemi al più farà le foto dalla tribuna". Lì per lì non ho detto nulla, ma se devo fare le foto dalla tribuna, vado alle partite dei Warriors, no?

Comunque prendo atto della situazione "indefinita", avrei comunque il sabato libero, e mi presento alla partita con tre quarti d'ora d'anticipo.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/06/04/2013---knights-vs-neptunes---i Mon, 18 Nov 2013 20:15:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - X https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---x Chiudiamo con questa foto, a fine partita l'ho considerata la più eloquente sugli umori dei Neptunes.

Di questa foto mi sono piaciuti i colori, che ho estremizzato in post produzione, il "triangolo" seduto-piegato-in piedi dei tre giocatori, la stanchezza e la delusione nei volti e, sul muro a sinistra, il materiale promozionale dei Neptunes, lì appoggiato come se fosse pronto per essere portato via e allontanato da una partita con un risultato indubbiamente da dimenticare.

Bene, è il momento di tirare le somme.

Del pre-partita ne ho parlato diffusamente nei primi post. Sul post-partita c'è purtroppo poco da dire: la cocente batosta contro le Aquile porta gli umori dei Neptunes a livelli talmente bassi che, quando saluto lo staff che mi aveva così felicemente accolto al mio arrivo, più che un "mi dispiace" e una stretta di mano non riesco a dire o fare.

Torno a casa e sistemo le foto la sera stessa, valutando attentamente una per una tutti gli 800 e passa scatti: il giorno dopo è già tutto pronto per la pubblicazione.
Scrivo nuovamente alla squadra dando comunicazione dell'indirizzo in cui trovarle, la risposta è questa:

Beh... Fantastiche, e non scherzo!!!
Veramente complimenti, sono bellissime!!!
Ora però aspetto che mi accetti l'amicizia su FB che quando le condivido nella pagina pubblica metto anche il tuo nome.
(...)
Ancora grazie e spero a presto!!!
Ciao!!!
 

Allora, questo è un consiglio che do a tutti coloro che avranno a che fare con dei fotografi novellini a bordo campo: lodate le loro foto, anche se fanno schifo! Per dire: ho speso dei soldi per l'attrezzatura, ho cercato informazioni e scambiato contatti per partecipare ad una partita, ho passato un sacco di tempo a sistemare le centinaia di foto fatte... ecco un "sì... carine...", o peggio, non è la risposta giusta, almeno non la prima volta!
Forse una sonora porta in faccia potrà anche essere costruttiva, ma si tratta di un hobby, non di un lavoro, e in questi casi una porta in faccia significa portare in poco tempo tutta l'attrezzatura a prendere la polvere in un buio scaffale, e a impedire un costante miglioramento e un guadagno di esperienza con le partite successive.

Scrivo questo perché, sarò sincero, leggo quelle parole via email e mi galvanizzo da morire, ho una gran voglia di riguardare le foto, di controllarle di nuovo, di studiarle, di capirne gli errori... e soprattutto di tornare ancora a bordo campo a riprendere la partita successiva!
Ma naturalmente se la presentazione dei Neptunes era stata grandiosa, non da meno può essere il proseguimento. Per farvi capire, ecco cosa mi è apparso in chat il giorno dopo:

Ciao Andrea!!!
Ho appena condiviso i tuoi album...
Ti rinnovo i complimenti... Mi aspettavo qualcosa di buono, ma qui sfioriamo il professionale (anche se detto da un profano assoluto come me lascia il tempo che trova)...
Ora sono cavoli tuoi... Sei voluto venire a vedere come sono i Neptunes? E mo ci salti dentro a forza...
 
Non ho mica detto di no! E il prossimo salto porterà alla seconda partita, in casa dei Persiceto Knights.

 

 

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---x Fri, 01 Nov 2013 20:00:00 GMT
18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – X https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-X 18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – X

Chiudiamo con questa foto, a fine partita l’ho considerata la più eloquente sugli umori dei Neptunes.

Di questa foto mi sono piaciuti i colori, che ho estremizzato in post produzione, il “triangolo” seduto-piegato-in piedi dei tre giocatori, la stanchezza e la delusione nei volti e, sul muro a sinistra, il materiale promozionale dei Neptunes, lì appoggiato come se fosse pronto per essere portato via e allontanato da una partita con un risultato indubbiamente da dimenticare.

Bene, è il momento di tirare le somme.

Del pre-partita ne ho parlato diffusamente nei primi post. Sul post-partita c’è purtroppo poco da dire: la cocente batosta contro le Aquile porta gli umori dei Neptunes a livelli talmente bassi che, quando saluto lo staff che mi aveva così felicemente accolto al mio arrivo, più che un “mi dispiace” e una stretta di mano non riesco a dire o fare.

Torno a casa e sistemo le foto la sera stessa, valutando attentamente una per una tutti gli 800 e passa scatti: il giorno dopo è già tutto pronto per la pubblicazione.
Scrivo nuovamente alla squadra dando comunicazione dell’indirizzo in cui trovarle, la risposta è questa:

Beh… Fantastiche, e non scherzo!!!
Veramente complimenti, sono bellissime!!!
Ora però aspetto che mi accetti l’amicizia su FB che quando le condivido nella pagina pubblica metto anche il tuo nome.
(…)
Ancora grazie e spero a presto!!!
Ciao!!!
 

Allora, questo è un consiglio che do a tutti coloro che avranno a che fare con dei fotografi novellini a bordo campo: lodate le loro foto, anche se fanno schifo! Per dire: ho speso dei soldi per l’attrezzatura, ho cercato informazioni e scambiato contatti per partecipare ad una partita, ho passato un sacco di tempo a sistemare le centinaia di foto fatte… ecco un “sì… carine…”, o peggio, non è la risposta giusta, almeno non la prima volta!
Forse una sonora porta in faccia potrà anche essere costruttiva, ma si tratta di un hobby, non di un lavoro, e in questi casi una porta in faccia significa portare in poco tempo tutta l’attrezzatura a prendere la polvere in un buio scaffale, e a impedire un costante miglioramento e un guadagno di esperienza con le partite successive.

Scrivo questo perché, sarò sincero, leggo quelle parole via email e mi galvanizzo da morire, ho una gran voglia di riguardare le foto, di controllarle di nuovo, di studiarle, di capirne gli errori… e soprattutto di tornare ancora a bordo campo a riprendere la partita successiva!
Ma naturalmente se la presentazione dei Neptunes era stata grandiosa, non da meno può essere il proseguimento. Per farvi capire, ecco cosa mi è apparso in chat il giorno dopo:

Ciao Andrea!!!
Ho appena condiviso i tuoi album…
Ti rinnovo i complimenti… Mi aspettavo qualcosa di buono, ma qui sfioriamo il professionale (anche se detto da un profano assoluto come me lascia il tempo che trova)…
Ora sono cavoli tuoi… Sei voluto venire a vedere come sono i Neptunes? E mo ci salti dentro a forza…
 
Non ho mica detto di no! E il prossimo salto porterà alla seconda partita, in casa dei Persiceto Knights.
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(Andrea Donati) football americano foto storie https://www.andreadonati.it/blog/2013/11/18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-X Fri, 01 Nov 2013 18:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - IX https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---ix La sideline.

Ok, io sono un tipo a cui piace certamente la compagnia, ma che sia molto ridotta. Due, tre persone al massimo. Oltre questo numero inizio a parlare sempre meno, a fare passi indietro... insomma a cercare una sorta di "gruppetto nel gruppo" che sia, appunto, composto da due, tre persone al massimo.

Questa premessa è importante per capire che ad inizio partita, soprattutto dopo tutte le raccomandazioni dello staff dei Neptunes sulle posizioni da tenere nel corso delle azioni, cercavo di evitare gli altri giocatori, che in gran numero occupavano le due sideline.
E' bastato poco, in realtà, per ambientarmi al movimento lungo il bordo campo e a capire quando e come chiacchierare con qualcuno a seconda di chi mi trovavo di fianco.
Del resto, come nella foto che ho postato oggi, ogni tanto capita di ritrovarsi da soli lungo il bordo campo e, se incroci qualcuno, uno scambio di battute ci scappa sempre.

Questa foto mi è piaciuta molto per l'atmosfera, per la ragazza con il marker da sola lungo la sideline, con dietro un campo aperto che dà l'idea che sia ancora più sola.

Beh posso assicurarvi che lungo la sideline, alla fin fine, da soli si può stare, in compagnia pure: basta volerlo.

Domani il decimo e conclusivo capitolo su questa prima partita.

 

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---ix Thu, 31 Oct 2013 20:00:00 GMT
18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – IX https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Zenfolio-LogBLog-it-18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-IX Zenfolio | LogBLog.it | 18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – IX

La sideline.

Ok, io sono un tipo a cui piace certamente la compagnia, ma che sia molto ridotta. Due, tre persone al massimo. Oltre questo numero inizio a parlare sempre meno, a fare passi indietro… insomma a cercare una sorta di “gruppetto nel gruppo” che sia, appunto, composto da due, tre persone al massimo.

Questa premessa è importante per capire che ad inizio partita, soprattutto dopo tutte le raccomandazioni dello staff dei Neptunes sulle posizioni da tenere nel corso delle azioni, cercavo di evitare gli altri giocatori, che in gran numero occupavano le due sideline.
E’ bastato poco, in realtà, per ambientarmi al movimento lungo il bordo campo e a capire quando e come chiacchierare con qualcuno a seconda di chi mi trovavo di fianco.
Del resto, come nella foto che ho postato oggi, ogni tanto capita di ritrovarsi da soli lungo il bordo campo e, se incroci qualcuno, uno scambio di battute ci scappa sempre.

Questa foto mi è piaciuta molto per l’atmosfera, per la ragazza con il marker da sola lungo la sideline, con dietro un campo aperto che dà l’idea che sia ancora più sola.

Beh posso assicurarvi che lungo la sideline, alla fin fine, da soli si può stare, in compagnia pure: basta volerlo.

Domani il decimo e conclusivo capitolo su questa prima partita.

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(Andrea Donati) football americano foto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Zenfolio-LogBLog-it-18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-IX Thu, 31 Oct 2013 18:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - VIII https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---viii  

Prima dell'inizio della partita, spesso al termine dell'intervallo, le squadre si raggruppano e si danno forza, urlando frasi di incitamento a testa bassa, con in caschi alzati al cielo, o nei modi più disparati. Ciascuna squadra ha il suo, e da un osservatore esterno è un bel momento.

In ogni partita ho cercato di catturare questi attimi, in questo primo incontro tra Neptunes e Aquile sono riuscito a catturarli entrambi, per cui li pubblico qui e valgono anche per gli incontri successivi, da cui non si discostano molto.

La pecca di questo tipo di foto? Non si vedono i volti, essendo i giocatori riuniti in un unico gruppo. Ma del resto la foto va a cogliere il gruppo, non il singolo, quindi il risultato è perfetto.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---viii Wed, 30 Oct 2013 20:00:00 GMT
Zenfolio | LogBLog.it | 18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – VIII https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Zenfolio-LogBLog-it-18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-VIII Zenfolio | LogBLog.it | 18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – VIII

Prima dell’inizio della partita, spesso al termine dell’intervallo, le squadre si raggruppano e si danno forza, urlando frasi di incitamento a testa bassa, con in caschi alzati al cielo, o nei modi più disparati. Ciascuna squadra ha il suo, e da un osservatore esterno è un bel momento.

In ogni partita ho cercato di catturare questi attimi, in questo primo incontro tra Neptunes e Aquile sono riuscito a catturarli entrambi, per cui li pubblico qui e valgono anche per gli incontri successivi, da cui non si discostano molto.

La pecca di questo tipo di foto? Non si vedono i volti, essendo i giocatori riuniti in un unico gruppo. Ma del resto la foto va a cogliere il gruppo, non il singolo, quindi il risultato è perfetto.

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(Andrea Donati) football americano foto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Zenfolio-LogBLog-it-18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-VIII Wed, 30 Oct 2013 18:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - VII https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---vii

Alcune foto le cerco con più interesse di altre. Ai primi posti ci sono gli sguardi durante le azioni, tuffi e voli di vario genere e... le botte. Specie quelle con acqua, sudore o saliva che partono a spruzzo dal cocciare dei caschi.

Sarà una cattiveria, eh, ma ha un suo fascino, come nella foto a inizio post. L'effetto non è ampio ma è sufficiente per un buon risultato d'impatto. L'ideale sarebbe stato vedere con nitidezza anche i volti dei giocatori ai lati, purtroppo coperti dalle protezioni del casco. Ma è la prima partita, mi accontento.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---vii Tue, 29 Oct 2013 20:00:00 GMT
18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – VII https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-VII 18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – VII

Alcune foto le cerco con più interesse di altre. Ai primi posti ci sono gli sguardi durante le azioni, tuffi e voli di vario genere e… le botte. Specie quelle con acqua, sudore o saliva che partono a spruzzo dal cocciare dei caschi. Sarà  una cattiveria, eh, ma ha un suo fascino, come nella foto a inizio post. L’effetto non è ampio ma è sufficiente per un buon risultato d’impatto. L’ideale sarebbe stato vedere con nitidezza anche i volti dei giocatori ai lati, purtroppo coperti dalle protezioni del casco. Ma è la prima partita, mi accontento.

 

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(Andrea Donati) football americano foto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-VII Tue, 29 Oct 2013 18:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - VI https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---vi Oggi pubblico due foto, per questo le metto in fondo a questo post e non in cima.

Le considero molto simili, seppur prese da angolazioni diverse. Entrambe mi hanno stupito molto per la resa, la prima l'ho persino rafforzata con un effetto in post produzione per incentivare la messa a fuoco in primo piano e i giocatori nello sfondo che corrono.

La seconda per contro l'ho lasciata inalterata, e rispetto alla prima risulta meno ruvida e meno d'impatto, ma anche meno sporca. A voi la scelta.

Anche queste due foto hanno un problema di fondo, dato dall'angolazione di scatto: dall'alto in basso. Lo si nota perché gli avversari sono senza testa. In realtà l'effetto è giustificabile, il soggetto in primo piano e a fuoco è comunque ripreso correttamente, mentre per gli avversari si distinguono comunque le gambe che corrono nella direzione del portatore di palla.

Scattare queste foto è spesso e volentieri un colpo di fortuna: il gioco deve svolgersi esattamente nel punto giusto. Poi per riuscire a tirar fuori una buona foto è un altro paio di maniche. Per dire, in questa partita ho scattato tra le 600 e le 800 foto. Alla fine se n'è salvata poco più di una su dieci.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---vi Mon, 28 Oct 2013 20:00:00 GMT
18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – VI https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-VI 18/03/2013 – Neptunes vs Aquile – VI

Oggi pubblico due foto, per questo le metto in fondo a questo post e non in cima. Le considero molto simili, seppur prese da angolazioni diverse. Entrambe mi hanno stupito molto per la resa, la prima l’ho persino rafforzata con un effetto in post produzione per incentivare la messa a fuoco in primo piano e i giocatori nello sfondo che corrono. La seconda per contro l’ho lasciata inalterata, e rispetto alla prima risulta meno ruvida e meno d’impatto, ma anche meno sporca. A voi la scelta. Anche queste due foto hanno un problema di fondo, dato dall’angolazione di scatto: dall’alto in basso. Lo si nota perché gli avversari sono senza testa. In realtà  l’effetto è giustificabile, il soggetto in primo piano e a fuoco è comunque ripreso correttamente, mentre per gli avversari si distinguono comunque le gambe che corrono nella direzione del portatore di palla. Scattare queste foto è spesso e volentieri un colpo di fortuna: il gioco deve svolgersi esattamente nel punto giusto. Poi per riuscire a tirar fuori una buona foto è un altro paio di maniche. Per dire, in questa partita ho scattato tra le 600 e le 800 foto. Alla fine se n’è salvata poco più di una su dieci.

 

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(Andrea Donati) football americano foto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013-Neptunes-vs-Aquile-VI Mon, 28 Oct 2013 18:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - V https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---v

Non pubblicherò di certo tutte le foto, lo farei volentieri, ma sono centinaia e vorrei mettere qui soltanto quelle particolari.

Un po’ come il giocatore invisibile di questa foto, dove con “invisibile” intendo dire si trova a qualche metro di distanza, placcato a terra da un avversario.

Buffo come la scena del placcaggio con la scarpa che vola via sia riuscito a catturarla, e sia pure venuta bene. E' la foto che si trova nell'indice dei post, in "Foto & Football - III": a mio avviso la scarpa non riesce da sola ad alzare sufficientemente la media della foto. Questa, con la scarpa che pare abbandonata mentre gli altri giocatori passeggiano intorno, l’ho invece trovata decisamente più affascinante.

Inoltre questa foto ha un erroraccio che ho spesso ritrovato anche in foto successive. L’errore è la messa a fuoco, un occhio attento noterà che l’erba è a fuoco prima della scarpa, non sulla scarpa, che risulta già leggermente fuori fuoco. L’ho reputato un errore di esperienza e di tecnica, che sto ancora oggi cercando di correggere.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---v Mon, 28 Oct 2013 16:34:17 GMT
Neptunes Bologna vs Aquile Ferrara – parte 5 https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-5

Non pubblicherò di certo tutte le foto, lo farei volentieri, ma sono centinaia e vorrei mettere qui soltanto quelle particolari.

Un po’ come il giocatore invisibile di questa foto, dove con “invisibile” intendo che non si vede nella foto perché si trova a qualche metro di distanza, placcato a terra da un avversario.

Buffo come la scena del placcaggio con la scarpa che vola via sia riuscito a catturarla, ed è pure venuta bene: tuttavia la scarpa non riesce da sola ad alzare sufficientemente la media della foto. Questa, con la scarpa che pare abbandonata mentre gli altri giocatori passeggiano intorno, l’ho invece trovata decisamente più affascinante.

Inoltre questa foto ha un erroraccio che ho spesso ritrovato anche in foto successive. L’errore è la messa a fuoco, un occhio attento noterà che l’erba è a fuoco prima della scarpa, non sulla scarpa, che risulta già leggermente fuori fuoco. L’ho reputato un errore di esperienza e di tecnica, che sto ancora oggi cercando di correggere.

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(Andrea Donati) football americano foto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-5 Sun, 27 Oct 2013 18:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - IV https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---iv

Questa è la tipica foto che si fa una volta e mai più.

Perché è un classico, non che ne abbia visti in giro, ma la divisa dell’arbitro, bianca e nera, e l’immagine sfocata dei giocatori dietro, insomma… è un tipo di foto “particolare”, avevo in mente di farla fin dall’inizio della partita.

Ci sono altre foto con particolari momenti di gioco che dovrebbero avere lo stesso destino, ovvero “una volta e mai più”, come un kick off ripreso dalla linea del pallone. Ma in quel caso le squadre cambiano ogni volta, e una ripetizione ci può stare. In questo caso il fulcro è la divisa dell’arbitro, che è sempre quella.

Quindi una volta e mai più: eccola. (Se in futuro ne pubblico altre simili siete liberi di sgridarmi.)

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---iv Sun, 27 Oct 2013 07:52:52 GMT
Neptunes Bologna vs Aquile Ferrara – parte 4 https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-4

Questa è la tipica foto che si fa una volta e mai più.

Perché è un classico, non che ne abbia visti in giro, ma la divisa dell’arbitro, bianca e nera, e l’immagine sfocata dei giocatori dietro, insomma… è un tipo di foto “particolare”, avevo in mente di farla fin dall’inizio della partita.

Ci sono altre foto con particolari momenti di gioco che dovrebbero avere lo stesso destino, ovvero “una volta e mai più”, come un kick off ripreso dalla linea del pallone. Ma in quel caso le squadre cambiano ogni volta, e una ripetizione ci può stare. In questo caso il fulcro è la divisa dell’arbitro, che è sempre quella.

Quindi una volta e poi basta: eccola. (Se in futuro ne pubblico altre simili siete liberi di sgridarmi.)

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(Andrea Donati) football americano foto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-4 Sat, 26 Oct 2013 17:45:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - III https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---iii

turnover
Syllabification: (turn·o·ver)
Pronunciation: /ˈtərnˌōvər/
North American (in a game) a loss of possession of the ball to the opposing team.

La giornata era perfetta. La pioviggine era incostante e le nuvole coprivano i bagliori del sole, permettendo foto pulite e senza dover troppo impazzire con le regolazioni della fotocamera.

I Neptunes, in blu, partono all’attacco e alla prima azione succede quanto si evince in foto: il running back, placcato, perde il pallone, letteralmente strappato dalle sue mani da un difensore estense.

Prima azione, prime foto.
Cambio possesso.
Click: preso.

Ce la posso fare.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---iii Sat, 26 Oct 2013 00:22:07 GMT
Neptunes Bologna vs Aquile Ferrara – parte 3 https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-3 image

turnover
Syllabification: (turn·o·ver)
Pronunciation: /ˈtərnˌōvər/
North American (in a game) a loss of possession of the ball to the opposing team.

La giornata era perfetta. La pioviggine era incostante e le nuvole coprivano i bagliori del sole, permettendo foto pulite e senza dover troppo impazzire con le regolazioni della fotocamera.

I Neptunes, in blu, partono all’attacco e alla prima azione succede quanto si evince in foto: il running back, placcato, perde il pallone, letteralmente strappato dalle sue mani da un difensore estense.

Prima azione, prime foto.
Cambio possesso.
Click: preso.

Ce la posso fare.

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(Andrea Donati) football americano foto storie https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-3 Fri, 25 Oct 2013 17:30:00 GMT
Neptunes Bologna vs Aquile Ferrara – parte 2 https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-2 image

Torno un attimo indietro nel tempo.

L’email inviata ai Neptunes Bologna per ottenere l’accredito era del 19 febbraio e tra risposte, informazioni e accordi, l’ultima era del 21.

Premetto che ogni mattina, appena ho qualche minuto libero, do un’occhiata ai siti che ho nei preferiti per aggiornarmi un po’ sulle notizie e commenti di mio interesse.
E’ ormai un’abitudine quotidiana, ed è quindi quello che faccio anche il giorno dopo l’ultimo scambio di battute con i Neptunes: il 22 febbraio 2013.

Ok.

All’inizio non ci faccio caso. Leggo le prime parole del titolo della notizia, l’occhio mi cade subito sull’età nel sottotitolo. Ammetto che non ricordo le reazioni che avevo prima, ma da quando ho dei bimbi che hanno invaso la mia vita, tendo a dare sempre un’inquietante priorità all’età delle persone coinvolte in fatti di cronaca.

Addio a Erika, giocatrice delle Neptunes.
Un minuto di silenzio sui campi di football
Lazzari aveva 26 anni, era il runningback della squadra di Bologna: vittima di una malattia rara, sette giorni fa ha smesso di reagire alle cure. Le compagne e lo staff in lutto. Lunedì i funerali. (fonte: Repubblica.it – Bologna)

Così ho fatto anche in quel momento, e non ho colto subito il resto del titolo. Ricordo perfettamente che c’ho messo un po’ ad arrivarci, è stato come vedere tutto al rallentatore, un pezzo del puzzle alla volta.

E ci sono rimasto di sasso.

Erano bastati pochi messaggi raccolti in un paio di giorni per affezionarmi ad una squadra che mi ha subito accolto a braccia aperte, e il giorno dopo, letteralmente, la ritrovo avvolta in un terribile lutto.

Il debutto dei Neptunes, che doveva avvenire il 24 febbraio, viene rinviato al 17 marzo.

E torniamo quindi al “presente”.
Mi giro e vedo il pubblico. I tifosi non sono oggettivamente tanti, ma tanti mi sembrano: stiamo parlando della terza divisione di football americano in Italia, sono poco meno di 100 persone, e la pioviggine ne ha sicuramente tenuti a casa altri.
Davanti agli spalti c’è appesa una maglia, la numero 32, e di fianco un cartellone che recita “Sempre con noi”, con la “o” a forma di cuore.
Mi fisso a guardare la maglia, penso agli eventi di pochi giorni prima, a come squadra e tifosi affronteranno la partita.

Resto lì parecchio.

Uno degli allenatori dei Neptunes vede che sto guardando il pubblico e mi fa dei cenni con le mani indicandomi di rimanere fermo dove sono. Si gira verso la fetta di pubblico che si trova dietro allo striscione e li chiama a raccolta per una foto. Lo staff dei Neptunes che non si trova a bordo campo e una buona rappresentanza della squadra femminile che si trovava in tribuna, si piazzano in posa dietro alla dedica a Erika. Tutti gli occhi nella mia direzione, nella direzione di quel fotografo al suo debutto che aveva fino a quel momento scattato meno di una decina di foto e che si ritrovava nella situazione di dover fotografare un momento indimenticabile.

Il terrore e la sorpresa accennati nel post precedente sono quindi spiegati e, mi auguro, ampiamente giustificati. La commozione del momento, con il gruppo riunito nel ricordo di Erika, era già presente ma si è amplificata la sera, quando ho sfogliato con attenzione una per una tutte le foto scattate, ritrovandomi di fronte a quella che ho riportato a inizio post.

Gli abbracci, gli sguardi, i sorrisi e il gesto con la mano.

Spero sia chiaro, dopo tutta questa pappardella, perché io ritenga questa foto, a prima vista di una banalità disarmante, una delle più belle immagini scattate nel corso della stagione.

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(Andrea Donati) football americano foto storie https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-2 Thu, 24 Oct 2013 17:30:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - II https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---ii Torno un attimo indietro nel tempo.

L’email inviata ai Neptunes Bologna per ottenere l’accredito era del 19 febbraio e tra risposte, informazioni e accordi, l’ultima era del 21.

Premetto che ogni mattina, appena ho qualche minuto libero, do un’occhiata ai siti che ho nei preferiti per aggiornarmi un po’ sulle notizie e commenti di mio interesse.
E’ ormai un’abitudine quotidiana, ed è quindi quello che faccio anche il giorno dopo l’ultimo scambio di battute con i Neptunes: il 22 febbraio 2013.

Ok.

All’inizio non ci faccio caso. Leggo le prime parole del titolo della notizia, l’occhio mi cade subito sull’età nel sottotitolo. Ammetto che non ricordo le reazioni che avevo prima, ma da quando ho dei bimbi che hanno invaso la mia vita, tendo a dare sempre un’inquietante priorità all’età delle persone coinvolte in fatti di cronaca.

Addio a Erika, giocatrice delle Neptunes.
Un minuto di silenzio sui campi di football
Lazzari aveva 26 anni, era il runningback della squadra di Bologna: vittima di una malattia rara, sette giorni fa ha smesso di reagire alle cure. Le compagne e lo staff in lutto. Lunedì i funerali. (fonte:Repubblica.it - Bologna)

Così ho fatto anche in quel momento, e non ho colto subito il resto del titolo. Ricordo perfettamente che c’ho messo un po’ ad arrivarci, è stato come vedere tutto al rallentatore, un pezzo del puzzle alla volta.

E ci sono rimasto di sasso.

Erano bastati pochi messaggi raccolti in un paio di giorni per affezionarmi ad una squadra che mi ha subito accolto a braccia aperte, e il giorno dopo, letteralmente, la ritrovo avvolta in un terribile lutto.

Il debutto dei Neptunes, che doveva avvenire il 24 febbraio, viene rinviato al 17 marzo.

E torniamo quindi al “presente”.
Mi giro e vedo il pubblico. I tifosi non sono oggettivamente tanti, ma tanti mi sembrano: stiamo parlando della terza divisione di football americano in Italia, sono poco meno di 100 persone, e la pioviggine ne ha sicuramente tenuti a casa altri.
Davanti agli spalti c’è appesa una maglia, la numero 32, e di fianco un cartellone che recita “Sempre con noi”, con la “o” a forma di cuore.
Mi fisso a guardare la maglia, penso agli eventi di pochi giorni prima, a come squadra e tifosi affronteranno la partita.

Resto lì parecchio.

Uno degli allenatori dei Neptunes vede che sto guardando il pubblico e mi fa dei cenni con le mani indicandomi di rimanere fermo dove sono. Si gira verso la fetta di pubblico che si trova dietro allo striscione e li chiama a raccolta per una foto. Lo staff dei Neptunes che non si trova a bordo campo e una buona rappresentanza della squadra femminile che si trovava in tribuna, si piazzano in posa dietro alla dedica a Erika. Tutti gli occhi nella mia direzione, nella direzione di quel fotografo al suo debutto che aveva fino a quel momento scattato meno di una decina di foto e che si ritrovava nella situazione di dover fotografare un momento indimenticabile.

Il terrore e la sorpresa accennati nel post precedente sono quindi spiegati e, mi auguro, ampiamente giustificati. La commozione del momento, con il gruppo riunito nel ricordo di Erika, era già presente ma si è amplificata la sera, quando ho sfogliato con attenzione una per una tutte le foto scattate, ritrovandomi di fronte a quella che ho riportato a inizio post.

Gli abbracci, gli sguardi, i sorrisi e il gesto con la mano.

Spero sia chiaro, dopo tutta questa pappardella, perché io ritenga questa foto, a prima vista di una banalità disarmante, una delle più belle immagini scattate nel corso della stagione.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---ii Thu, 24 Oct 2013 00:01:00 GMT
Neptunes Bologna vs Aquile Ferrara – parte 1 https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-1

Arrivo al campo con il mio zaino colmo di materiale nuovo. A lato spunta il monopiede, non lo userò ma capisco che fa molta scena e fa intendere bene lo scopo della mia presenza in quel posto: quando incontro una ragazza con il cappellino dei Neptunes la prima cosa che fa è salutarmi chiamandomi per nome.

Beccato subito.

L’accoglienza al campo è stata identica a quella ricevuta via email: calorosa. Se io potessi dare un consiglio ai fotografi sportivi “vergini”, non potrei che augurar loro un debutto sul campo come quello che ho avuto io.

Disponibile e gentile, lo staff mi ha accompagnato al campo, mi ha dato un pass grande quanto un A4 da mettermi al collo, qualche indicazione sul dove posizionarmi in base alle situazioni di gioco e tanti saluti, completa libertà di movimento e di azione. Cosa chiedere di più?

Apro lo zaino e inizio a montare l’attrezzatura, poi mi giro e i Neptunes sono già in campo ad allenarsi.

Quella in cima a questo post è la mia prima foto.

Potendo scegliere tra le tonnellate di foto fatte durante quella partita, questa non la ritengo tra le migliori, ma è la mia prima foto e il risultato mi piace. C’è il giocatore in primo piano a fuoco, non ancora pronto a scendere in campo, che guarda la palla lontana, fuori fuoco in alto a destra, volare sotto agli altri giocatori già in campo e anch’essi fuori fuoco, in un piccolo spazio di cielo lasciato libero dagli alberi.

Trasformare la foto in bianco e nero mi ha aiutato a “fermare” ancor di più l’immagine.

Per farla breve: la prima accoglienza ok, il primo click ok. Sembra che le cose siano cominciate bene. Poi mi giro verso il pubblico e mi assalgono terrore, sorpresa e commozione. Contemporaneamente.

Nella prossima parte ne spiegherò il perché.

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(Andrea Donati) football americano foto storie https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Neptunes-Bologna-vs-Aquile-Ferrara-parte-1 Wed, 23 Oct 2013 17:30:00 GMT
18/03/2013 - Neptunes vs Aquile - I https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---i

Arrivo al campo con il mio zaino colmo di materiale nuovo. A lato spunta il monopiede, non lo userò ma capisco che fa molta scena e fa intendere bene lo scopo della mia presenza in quel posto: quando incontro una ragazza con il cappellino dei Neptunes la prima cosa che fa è salutarmi chiamandomi per nome.

Beccato subito.

L’accoglienza al campo è stata identica a quella ricevuta via email: calorosa. Se io potessi dare un consiglio ai fotografi sportivi “vergini”, non potrei che augurar loro un debutto sul campo come quello che ho avuto io.

Disponibile e gentile, lo staff mi ha accompagnato al campo, mi ha dato un pass grande quanto un A4 da mettermi al collo, qualche indicazione sul dove posizionarmi in base alle situazioni di gioco e tanti saluti, completa libertà di movimento e di azione. Cosa chiedere di più?

Apro lo zaino e inizio a montare l’attrezzatura, poi mi giro e i Neptunes sono già in campo ad allenarsi.

Quella in cima a questo post è la mia prima foto.

Potendo scegliere tra le tonnellate di foto fatte durante quella partita, questa non la ritengo tra le migliori, ma è la mia prima foto e il risultato mi piace. C’è il giocatore in primo piano a fuoco, non ancora pronto a scendere in campo, che guarda la palla lontana, fuori fuoco in alto a destra, volare sotto agli altri giocatori già in campo e anch’essi fuori fuoco, in un piccolo spazio di cielo lasciato libero dagli alberi.

Trasformare la foto in bianco e nero mi ha aiutato a “fermare” ancor di più l’immagine.

Per farla breve: la prima accoglienza ok, il primo click ok. Sembra che le cose siano cominciate bene. Poi mi giro verso il pubblico e mi assalgono terrore, sorpresa e commozione. Contemporaneamente.

Nella prossima parte ne spiegherò il perché.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/18/03/2013---neptunes-vs-aquile---i Wed, 23 Oct 2013 00:01:00 GMT
Anno nuovo, Avatar nuovo https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Anno-nuovo-Avatar-nuovo Approfittando dell’ormai ennesimo “anniversario”, decido di andare nel sito del film dei Simpson, così posso modificare il mio avatar per renderlo Halloween-style. Beh apro il sito e mi si para davanti agli occhi la home di Fox Movies. Ooops.

Cerco su web e scopro che il generatore di avatar dei Simpson è defunto insieme al sito del film.

Aaaargghhh la mia versione di Halloweeen! Le mie future versioni carnevalesche, pasquali, estive! (Roba che poi avrei voluto fare da anni ma che non ho mai fatto, limitandomi a quella natalizia.)

Con un po’ di dispiacere nel cuore, sono quindi andato alla ricerca di alternative per un avatar che mi portavo dietro ormai da alcuni anni.

Beh alla fin fine ne ho trovato un altro, ha avuto l’ok dei miei buffi coinquilini e rimarrà così una settimana: poi via alla versione Halloween, poi a quella natalizia, carnevalesca, pasquale, estiva… tutte versioni che probabilmente vorrò fare per anni e chissà se questo giro le farò.

Ma intanto cambio l’avatar: sono a posto per almeno un’altra manciata d’anni.

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(Andrea Donati) avatar faceyourmanga film manga simpson https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Anno-nuovo-Avatar-nuovo Tue, 22 Oct 2013 17:30:00 GMT
Lui può. E io pago. https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Lui-pu-E-io-pago

Breve sintesi della vicenda Maradona:

La Società sportiva Napoli calcio, Maradona, Careca e Alemao ricevono nel corso degli anni ‘90 sei avvisi di accertamento Irpef, che contestavano la non inusuale prassi di pagare, oltre all’ingaggio, una quota aggiuntiva in diritti d’immagine attraverso società estere, che poi la riversavano agli atleti.

Per il fisco si trattava di una truffa: questa “quota aggiuntiva” rappresentava un compenso non dichiarato per i giocatori, e un risparmio sulle ritenute per la Società. La sentenza di primo grado dà ragione al fisco. Il Napoli, Maradona, Careca e Alemao sono colpevoli.

Parte il ricorso da parte del Napoli, Careca e Alemao. Badate bene, manca qualcuno.

La sentenza di secondo grado ribalta il verdetto: non c’è prova di una volontà di truffa, e la lega nazionale aveva del resto riconosciuto il diritto dei calciatori a utilizzare in qualsiasi forma la propria immagine, stipulando contratti con terzi e ricavandone gli utili a titolo diverso da quello retributivo.

Società sportiva Napoli Calcio assolta, Careca assolto, Alemao assolto. E Maradona? Di lui nessuna traccia. Non ha mai presentato ricorso.

Da qui è nata una polemica immensa sul fatto che lui sia davvero un evasore. I suoi legali ritengono ora che per effetto del principio di solidarietà si possano estendere anche a lui gli effetti dell’annullamento dei sei accertamenti.

Ma.

Ma fino alla conclusione della vicenda resta il fatto che Maradona è stato condannato, non ha fatto ricorso, ha lasciato che gli interessi maturassero (da 7 milioni di euro a 40 milioni) e non da ultimo sulla vicenda ha dimostrato tanta di quella preoccupazione da fare, nei confronti di Equitalia, il gesto dell’ombrello.

Eh ma lui può. Lui va ospite alle trasmissioni serali, ha un posto vip allo stadio, ha tonnellate di tifosi che ne osannano le qualità di calciatore e, come ovvia conseguenza, il suo comportamento con il fisco.

Se mi appioppano una multa ingiusta e non faccio ricorso, devo pagare. Rinunciando al ricorso di fatto mi faccio carico della multa, pago e tanti saluti.

Se non faccio ricorso, mi rifiuto di pagare la multa e faccio il gesto dell’ombrello a Equitalia, ho come la vaga idea che partano i pignoramenti. E non avrei nessuna tifoseria alle spalle. Nessuno che mi intervista, nessuno che mi ospita nelle tribune vip degli stadi.

E giustamente, direte voi.

Lui no. Lui può.

 

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(Andrea Donati) alemao careca equitalia fisco irpef legali maradona multa napoli tribunale verdetto https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Lui-pu-E-io-pago Mon, 21 Oct 2013 17:30:00 GMT
Oddio https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Oddio Questa mattina mi alzo e mi ritrovo il PC lasciato acceso da Simona con la pagina di Novella 2000 Libero aperta.
Come notizia in evidenza vedo questo:

Una foto di Emma Marrone che piange, una notizia che manda in tilt la rete… Emma Marrone è morta.

Un po’ perplesso e dispiaciuto apro l’articolo e scopro che questa notizia da prima pagina è l’annuncio da parte della cantante di una versione speciale di un suo album già uscito.

Mo va a cagher…

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(Andrea Donati) emma gossip libero marrone morta notizia https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/Oddio Sun, 20 Oct 2013 17:30:00 GMT
Foto e football – premessa III (Accredito) https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Foto-e-football-premessa-III-Accredito Dicevo, uniamo i puntini.
Passione per il football, passione per la fotografia. 

Continuo a documentarmi sulla fotografia, tramite libri e siti dedicati all’argomento. Mi soffermo su un articolo in particolare: ottenere l’accredito per fotografare gli eventi sportivi.

Ecco un passo che mi fa accendere una lampadina:

Durante manifestazioni di qualsiasi tipo per accedere alle zone riservate ai fotografi è necessario ottenere un pass da parte dell’organizzazione. […]
A seconda dell’importanza della manifestazione è più o meno facile ottenere l’accredito. Per le piccole manifestazioni spesso potete accedere alle aree per i fotografi anche solo presentandovi il giorno stesso, anche se il mio consiglio è quello di fare la richiesta di accredito diversi giorni prima. […]
Iniziate da eventi locali dove potete fare molta pratica. […]

Unire il dilettevole con il dilettevole: fare ulteriore esperienza con il mondo della fotografia e seguire il football americano in Italia… il tutto da una posizione privilegiata… tentar non nuoce!

image

Ora: il primo passo è scegliere la squadra di football a cui chiedere l’accredito.

Parto dall’alto, forse troppo: di fotografare i Warriors Bologna, squadra di punta felsinea che milita nell’IFL (Italian Football League, vedetela un po’ tipo la serie A di calcio), naturalmente non se ne parla: serve esperienza. La tengo come obiettivo finale, e intanto faccio un passo verso le serie minori.

Nella LENAF (Lega Nazionale American Football, vedetela un po’ tipo la serie B di calcio) non militano squadre bolognesi. So guidare ma odio guidare, quindi di seguire i Titans Romagna proprio non ne ho voglia.
Decido quindi di scendere di un’ulteriore serie, nella speranza che le probabilità che mi accettino a bordo campo aumentino.

Pertanto do un’occhiata al CIF 9 (Campionato Italiano di Football a 9, vedetela un po’ tipo la serie C di calcio).
In questo campionato militano una moltitudine di squadre, 40, divise in piccoli gironi da 4. In uno di questi gironi ci sono due squadre bolognesi (Knights e Neptunes), una di Ferrara (Aquile) e una di Parma (Bobcats).

Bene, ho trovato il campionato giusto! Ora il mio scopo diventa quello di scegliere quale squadra di quel girone seguire per chiedere di fare le foto da bordo campo.

La scelta si rivela fin troppo facile.
Scarto Parma e Ferrara
I Knights giocano a Sant’Agata Bolognese. Per farvi capire, da casa mia ci metto più tempo ad arrivare a Sant’Agata che al Mike Wyatt Field di Ferrara, dove giocano le Aquile.
I Neptunes invece giocano al Centro Sportivo Dozza, in zona fiera/Parco Nord. Per raggiungere il campo ci metto la metà del tempo.

image

E’ fatta. Ora devo preparare l’email di presentazione e sperare accettino la mia richiesta di fare le foto da bordo campo.

Cerco di tirar su un po’ di esempi trovati su Internet, unisco il tutto, mescolo e salta fuori questo messaggio, che spero possa tornar buono per preparare (migliori) presentazioni se vi dovessero capitare situazioni simili.

Buondì,

mi chiamo […], sono un appassionato di football americano e, recentemente, di fotografia.

In passato ho fatto molte fotografie ma esclusivamente a paesaggi, quindi mi trovo costretto ad ammettere la mia inesperienza in campo sportivo e la mancanza di un portfolio adeguato che possa presentarmi al meglio.

Tuttavia, dato che vorrei unire queste mie due passioni (e ho anche l’attrezzatura per farlo!) vi chiedo come posso fare per avere un accredito per accedere alla zona della competizione di domenica 24 febbraio alle 14.00, tra i Neptunes e le Aquile, così da poter fare le fotografie dalla sideline […].

Tengo a precisare che non proporrò alcuna vendita di fotografie prima, durante e dopo la manifestazione.

Alcune delle fotografie verranno inserite in un’apposita sezione di un mio sito creato ad hoc per questo tipo di eventi e posso darvi gratuitamente 5-10 fotografie in bassa qualità da utilizzare sul vostro sito.

Sottolineo infine che non ci sono costi per la vostra società.

Grazie mille e cordiali saluti,
[…]

Nell’email cerco di essere quanto più sincero possibile: non ho un portfolio, le foto fatte fino a quel momento, per quanto belle o brutte che fossero, le tengo in forma strettamente privata e sopratutto sono senza esperienza di foto sportive.
Non ho intenzione di sparare curriculum inventati, portare con me foto che non c’entrano un tubo con gli eventi sportivi o atteggiarmi ad esperto, rischiando di fare la figura del fesso.
Alla fin fine confido che la scelta di un campionato minore di uno sport minore mi dia ottime speranze di avere una risposta positiva.

Risposta che non tarda ad arrivare:

Ciao Andrea […].

Per noi puoi venire tranquillamente al campo per fare le foto, senza alcun problema.

Io preparerò dei PASS per permetterti di entrare senza alcun problema. Nel caso, puoi chiedere di me quando sei al campo… Questo non solo per la partita di domenica […], ma per qualunque nostra manifestazione.

Se poi ci saranno gli spazi e l’interesse per una collaborazione anche continuativa sappi che siamo ben disposti a parlarne.

Grazie per il tuo interessamento e sappi che per noi queste iniziative dettate dalla passione sono altamente gradite ed auspicabili.

[…]

Non potevo avere risposta migliore.
Non mi hanno solo scritto “sì”, ma, come avvenuto anche per successivi scambi di email con informazioni più specifiche sull’evento, ho anche ricevuto un’accoglienza inaspettata, e una disponibilità che mi ha istantaneamente messo a mio agio.

Ci siamo: preparo l’attrezzatura, compro gli accessori mancanti, e sono pronto per presentarmi al campo.

imageTamron SP AF 70-200mm F/2.8 Di LD [IF] MACRO

La premessa termina qui, mi è servita per dare un senso ai commenti sulle foto che, quando avrò un po’ di tempo, piano piano metterò su qui su LogBLog.it.

Dato che le foto saranno in ordine cronologico, non di preferenza, le varie didascalie comporranno una storia che sarà in sostanza un seguito di quanto scritto fino ad ora.

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(Andrea Donati) accredito bordocampo football americano foto neptunes sideline sportive https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Foto-e-football-premessa-III-Accredito Mon, 23 Sep 2013 17:15:00 GMT
Foto & Football - III https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/foto-football---iii Dicevo, uniamo i puntini.
Passione per il football, passione per la fotografia. 

Continuo a documentarmi sulla fotografia, tramite libri e siti dedicati all’argomento. Mi soffermo su un articolo in particolare: ottenere l’accredito per fotografare gli eventi sportivi.

Ecco un passo che mi fa accendere una lampadina:

Durante manifestazioni di qualsiasi tipo per accedere alle zone riservate ai fotografi è necessario ottenere un pass da parte dell’organizzazione. […]
A seconda dell’importanza della manifestazione è più o meno facile ottenere l’accredito. Per le piccole manifestazioni spesso potete accedere alle aree per i fotografi anche solo presentandovi il giorno stesso, anche se il mio consiglio è quello di fare la richiesta di accredito diversi giorni prima. […]
Iniziate da eventi locali dove potete fare molta pratica. […]

Unire il dilettevole con il dilettevole: fare ulteriore esperienza con il mondo della fotografia e seguire il football americano in Italia… il tutto da una posizione privilegiata… tentar non nuoce!

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Ora: il primo passo è scegliere la squadra di football a cui chiedere l’accredito.

Parto dall’alto, forse troppo: di fotografare i Warriors Bologna, squadra di punta felsinea che milita nell’IFL (Italian Football League, vedetela un po’ tipo la serie A di calcio), naturalmente non se ne parla: serve esperienza. La tengo come obiettivo finale, e intanto faccio un passo verso le serie minori.

Nella LENAF (Lega Nazionale American Football, vedetela un po’ tipo la serie B di calcio) non militano squadre bolognesi. So guidare ma odio guidare, quindi di seguire i Titans Romagna proprio non ne ho voglia.
Decido quindi di scendere di un’ulteriore serie, nella speranza che le probabilità che mi accettino a bordo campo aumentino.

Pertanto do un’occhiata al CIF 9 (Campionato Italiano di Football a 9, vedetela un po’ tipo la serie C di calcio).
In questo campionato militano una moltitudine di squadre, 40, divise in piccoli gironi da 4. In uno di questi gironi ci sono due squadre bolognesi (Knights e Neptunes), una di Ferrara (Aquile) e una di Parma (Bobcats).

Bene, ho trovato il campionato giusto! Ora il mio scopo diventa quello di scegliere quale squadra di quel girone seguire per chiedere di fare le foto da bordo campo.

La scelta si rivela fin troppo facile.
Scarto Parma e Ferrara
I Knights giocano a Sant’Agata Bolognese. Per farvi capire, da casa mia ci metto più tempo ad arrivare a Sant’Agata che al Mike Wyatt Field di Ferrara, dove giocano le Aquile.
I Neptunes invece giocano al Centro Sportivo Dozza, in zona fiera/Parco Nord. Per raggiungere il campo ci metto la metà del tempo.

image

E’ fatta. Ora devo preparare l’email di presentazione e sperare accettino la mia richiesta di fare le foto da bordo campo.

Cerco di tirar su un po’ di esempi trovati su Internet, unisco il tutto, mescolo e salta fuori questo messaggio, che spero possa tornar buono per preparare (migliori) presentazioni se vi dovessero capitare situazioni simili.

Buondì,

mi chiamo […], sono un appassionato di football americano e, recentemente, di fotografia.

In passato ho fatto molte fotografie ma esclusivamente a paesaggi, quindi mi trovo costretto ad ammettere la mia inesperienza in campo sportivo e la mancanza di un portfolio adeguato che possa presentarmi al meglio.

Tuttavia, dato che vorrei unire queste mie due passioni (e ho anche l’attrezzatura per farlo!) vi chiedo come posso fare per avere un accredito per accedere alla zona della competizione di domenica 24 febbraio alle 14.00, tra i Neptunes e le Aquile, così da poter fare le fotografie dalla sideline […].

Tengo a precisare che non proporrò alcuna vendita di fotografie prima, durante e dopo la manifestazione.

Alcune delle fotografie verranno inserite in un’apposita sezione di un mio sito creato ad hoc per questo tipo di eventi e posso darvi gratuitamente 5-10 fotografie in bassa qualità da utilizzare sul vostro sito.

Sottolineo infine che non ci sono costi per la vostra società.

Grazie mille e cordiali saluti,
[…]

Nell’email cerco di essere quanto più sincero possibile: non ho un portfolio, le foto fatte fino a quel momento, per quanto belle o brutte che fossero, le tengo in forma strettamente privata e sopratutto sono senza esperienza di foto sportive.
Non ho intenzione di sparare curriculum inventati, portare con me foto che non c’entrano un tubo con gli eventi sportivi o atteggiarmi ad esperto, rischiando di fare la figura del fesso.
Alla fin fine confido che la scelta di un campionato minore di uno sport minore mi dia ottime speranze di avere una risposta positiva.

Risposta che non tarda ad arrivare:

Ciao Andrea […].

Per noi puoi venire tranquillamente al campo per fare le foto, senza alcun problema.

Io preparerò dei PASS per permetterti di entrare senza alcun problema. Nel caso, puoi chiedere di me quando sei al campo… Questo non solo per la partita di domenica […], ma per qualunque nostra manifestazione.

Se poi ci saranno gli spazi e l’interesse per una collaborazione anche continuativa sappi che siamo ben disposti a parlarne.

Grazie per il tuo interessamento e sappi che per noi queste iniziative dettate dalla passione sono altamente gradite ed auspicabili.

[…]

Non potevo avere risposta migliore.
Non mi hanno solo scritto “sì”, ma, come avvenuto anche per successivi scambi di email con informazioni più specifiche sull’evento, ho anche ricevuto un’accoglienza inaspettata, e una disponibilità che mi ha istantaneamente messo a mio agio.

Ci siamo: preparo l’attrezzatura, compro gli accessori mancanti, e sono pronto per presentarmi al campo.

image

La premessa termina qui, mi è servita per dare un senso ai commenti sulle foto che, quando avrò un po’ di tempo, piano piano metterò su 500px.com e in copia qui su LogBLog.it.

Dato che le foto saranno in ordine cronologico, non di preferenza, le varie didascalie comporranno una storia che sarà in sostanza un seguito di quanto scritto fino ad ora.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/foto-football---iii Mon, 23 Sep 2013 00:30:00 GMT
Foto e football – premessa II (Foto) https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Foto-e-football-premessa-II-Foto Fino a pochi anni fa, nel 2009, neanche avevo una macchina fotografica. I miei mi prestavano le loro, mia madre una bridge comprata nel 2004:

image

…il cui unico pregio era lo zoom.
Mio padre mi ha poi prestato la sua compatta, più recente (parliamo comunque del 2007, eh) quanto basta per avere risultati decisamente più apprezzabili soprattutto nelle frequenti foto scattate in casa:

image

Con quelle fotocamere ho fotografato i miei primi viaggi con la mia coinquilina e i primi due anni di vita della bimbetta.

A metà 2009 è arrivata un’occasione di quelle che capitano raramente, e ne ho brutalmente approfittato. Mio padre mi ha regalato la vagonata di punti che negli anni aveva raccolto presso una catena di supermercati e dovevo decidere dove spenderli.
Il bello di quei supermercati che non azzerano mai i punti è che anche le famiglie che spendono meno possono comunque accumulare nel tempo punti a sufficienza per premi degni di questo nome.

Un bel regalo, no? Vediamo il catalogo: questo non mi piace, questo ce l’ho, questo non mi piace, questo non mi serve, questo non mi piace, questo che diavolo è, questo non mi piace, questo non saprei dove metterlo, questo non mi piace, questo lo userei una volta e poi basta, questo non mi piace, questo ahahahahahahaha, questo non mi piace, questo… oh.
Una reflex digitale.

image

Era di fascia bassa, ma era anche il tempo in cui valeva alla grande l’affermazione “la peggior foto di una reflex sarà sempre qualitativamente migliore della più bella foto di una compatta”. E visti i punti del supermercato che portavano il costo della reflex a quelli di una compatta…
Da lì, la farò breve, la passione è nata nell’istante in cui ho scattato la prima foto, e da allora non si è più fermata.

Sul discorso “fotografia” non legato al football ne parlerò più avanti, ora sintetizzo: è stato un circolo vizioso. Vedere le foto migliorare mi ha spinto a studiare per imparare termini e suggerimenti che con le precedenti fotocamere avevo dimenticato. E vedevo che le foto miglioravano ulteriormente. Al che continuavo con i test, con lo studio, con la pratica. La funzione “auto” della ghiera l’avevo ormai dimenticata.

L’esperienza con la prima reflex è durata 3 anni esatti, poi è stato il turno di passare ad una fascia un po’ più alta, ne avevo parlato in un post di un anno fa. Mi ero prefissato un budget, e per quel budget volevo il meglio. Non c’è voluto molto:

image

(Sì, è davvero blu.)

Bene.
Domani concludo la premessa con l’unione dei puntini.

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(Andrea Donati) bridge canon compatta foto fotografia olympus pentax reflex https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Foto-e-football-premessa-II-Foto Sun, 22 Sep 2013 17:15:00 GMT
Foto & Football - II https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/foto-football---ii Fino a pochi anni fa, nel 2009, neanche avevo una macchina fotografica. I miei mi prestavano le loro, mia madre una bridge comprata nel 2004:

image

…il cui unico pregio era lo zoom.
Mio padre mi ha poi prestato la sua compatta, più recente (parliamo comunque del 2007, eh) quanto basta per avere risultati decisamente più apprezzabili soprattutto nelle frequenti foto scattate in casa:

image

Con quelle fotocamere ho fotografato i miei primi viaggi con Simona e i primi due anni di vita di Giulia.

A metà 2009 è arrivata un’occasione di quelle che capitano raramente, e ne ho brutalmente approfittato. Mio padre mi ha regalato la vagonata di punti che negli anni aveva raccolto presso una catena di supermercati e dovevo decidere dove spenderli.
Il bello di quei supermercati che non azzerano mai i punti è che anche le famiglie che spendono meno possono comunque accumulare nel tempo punti a sufficienza per premi degni di questo nome.

Un bel regalo, no? Vediamo il catalogo: questo non mi piace, questo ce l’ho, questo non mi piace, questo non mi serve, questo non mi piace, questo che diavolo è, questo non mi piace, questo non saprei dove metterlo, questo non mi piace, questo lo userei una volta e poi basta, questo non mi piace, questo ahahahahahahaha, questo non mi piace, questo… oh.
Una reflex digitale.

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Era di fascia bassa, ma era anche il tempo in cui valeva alla grande l’affermazione "la peggior foto di una reflex sarà sempre qualitativamente migliore della più bella foto di una compatta". E visti i punti del supermercato che portavano il costo della reflex a quelli di una compatta…
Da lì, la farò breve, la passione è nata nell’istante in cui ho scattato la prima foto, e da allora non si è più fermata.

Sul discorso “fotografia” non legato al football ne parlerò più avanti, ora sintetizzo: è stato un circolo vizioso. Vedere le foto migliorare mi ha spinto a studiare per imparare termini e suggerimenti che con le precedenti fotocamere avevo dimenticato. E vedevo che le foto miglioravano ulteriormente. Al che continuavo con i test, con lo studio, con la pratica. La funzione “auto” della ghiera l’avevo ormai dimenticata.

L’esperienza con la prima reflex è durata 3 anni esatti, poi è stato il turno di passare ad una fascia un po’ più alta, ne avevo parlato in un post di un anno fa. Mi ero prefissato un budget, e per quel budget volevo il meglio. Non c’è voluto molto:

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(Sì, è davvero blu.)

Bene.
Domani concludo la premessa con l’unione dei puntini.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/foto-football---ii Sun, 22 Sep 2013 00:30:00 GMT
Foto & Football – premessa I (Football) https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Foto-Football-premessa-I-Football Seguo il SuperBowl statunitense ormai da qualche anno, chi segue questo blog se n’è già accorto. Quello italiano lo seguo soltanto via web, a parte gli ultimi due anni, perché prima la situazione era un po’ caotica (due federazioni, due campionati, tanto casino) e ancor prima perché c’era quel tipico momento che si verifica spesso negli sport minori, dove c’è una sola squadra che vince per anni e anni consecutivamente ammazzando ogni eccitazione nel seguire il campionato:

image

Ma prima ancora il football italiano lo seguivo, erano gli anni d’oro, quando Canale 5 trasmetteva le sintesi delle partite NFL, quando il SuperBowl italiano si disputava in stadi come il Dall’Ara di Bologna:

image

Poi il nulla, nessuna traccia di football tranne che per gli abbonati Tele+, Internet era ancora ignota alle masse, mentre il campionato italiano aveva iniziato un’inesorabile parabola discendente, raggiungendo il fondo probabilmente nel 2008, quando non solo si sono disputati due diversi Super Bowl, come se il football in Italia ne avesse bisogno, ma con lo stesso numero, il 28:

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image

Per fortuna, piano piano, da allora le cose sono andate migliorando, ma la strada è ancora lunga. Per dire, le due federazioni esistono ancora…

Torniamo a noi.

Il 3 febbraio di quest’anno si è giocato il Super Bowl XLVII, e nei giorni successivi mi gustavo le foto e i commenti della partita con il solito amaro in bocca di chi dovrà aspettare 7 mesi per il campionato successivo. Mi aspettava il nulla assoluto?

No.

In USA il football comincia a fine agosto e finisce a inizio febbraio.
In Italia (ma anche nel resto del mondo) il football comincia a fine febbraio e finisce a inizio luglio.
La cosa ha un senso perché in questo modo i campionati non si sovrappongono e gli appassionati possono seguire la NFL e la IFL senza dover scegliere. Certo, a maggio e giugno spesso e volentieri il sole picchia e le temperature sono di fuoco, lo scrivo pensando ai giocatori armati di casco e protezioni.

Ma questa è una grande occasione per i campionati che non sono la NFL (ovvero tutti gli altri): sfruttare l’inerzia generata dai play off e l’ulteriore spinta del Super Bowl per attrarre pubblico verso i propri campionati locali e non rimanere quindi a bocca asciutta per troppo tempo.

imagedefinitivo

Bene.
Domani passo al discorso fotografie.

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(Andrea Donati) albo campionato fidaf football americano foto ifl storie superbowl https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Foto-Football-premessa-I-Football Sat, 21 Sep 2013 17:15:00 GMT
Foto & Football - I https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/foto-football---i Seguo il SuperBowl statunitense ormai da qualche anno, chi segue questo blog se n’è già accorto. Quello italiano lo seguo soltanto via web, a parte gli ultimi due anni, perché prima la situazione era un po’ caotica (due federazioni, due campionati, tanto casino) e ancor prima perché c’era quel tipico momento che si verifica spesso negli sport minori, dove c’è una sola squadra che vince per anni e anni consecutivamente ammazzando ogni eccitazione nel seguire il campionato:

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Ma prima ancora il football italiano lo seguivo, erano gli anni d’oro, quando Canale 5 trasmetteva le sintesi delle partite NFL, quando il SuperBowl italiano si disputava in stadi come il Dall’Ara di Bologna:

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Poi il nulla, nessuna traccia di football tranne che per gli abbonati Tele+, Internet era ancora ignota alle masse, mentre il campionato italiano aveva iniziato un’inesorabile parabola discendente, raggiungendo il fondo probabilmente nel 2008, quando non solo si sono disputati due diversi Super Bowl, come se il football in Italia ne avesse bisogno, ma con lo stesso numero, il 28:

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Per fortuna, piano piano, da allora le cose sono andate migliorando, ma la strada è ancora lunga. Per dire, le due federazioni esistono ancora…

Torniamo a noi.

Il 3 febbraio di quest’anno si è giocato il Super Bowl XLVII, e nei giorni successivi mi gustavo le foto e i commenti della partita con il solito amaro in bocca di chi dovrà aspettare 7 mesi per il campionato successivo. Mi aspettava il nulla assoluto?

No.

In USA il football comincia a fine agosto e finisce a inizio febbraio.
In Italia (ma anche nel resto del mondo) il football comincia a fine febbraio e finisce a inizio luglio.
La cosa ha un senso perché in questo modo i campionati non si sovrappongono e gli appassionati possono seguire la NFL e la IFL senza dover scegliere. Certo, a maggio e giugno spesso e volentieri il sole picchia e le temperature sono di fuoco, lo scrivo pensando ai giocatori armati di casco e protezioni.

Ma questa è una grande occasione per i campionati che non sono la NFL (ovvero tutti gli altri): sfruttare l’inerzia generata dai play off e l’ulteriore spinta del Super Bowl per attrarre pubblico verso i propri campionati locali e non rimanere quindi a bocca asciutta per troppo tempo.

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Bene.
Domani passo al discorso fotografie.

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(Andrea Donati) https://www.andreadonati.it/blog/2013/10/foto-football---i Sat, 21 Sep 2013 00:15:00 GMT
Ho paura, decidi tu https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Ho-paura-decidi-tu

Dunque, a inizio 2013 arriva al Comune di San Giovanni in Persiceto la richiesta di creare un Outlet da parte di Pirani Group e McArthurGlen (qualcuno ha detto Barberino?).

Gli imprenditori sono chiari: tempi brevi, perché se ci sarà il sì del Comune, i lavori dovranno iniziare entro l’autunno.

Ora facciamo una pausa, perché è bene chiarire cosa sia e cosa rappresenti il Comune.

Secondo la Costituzione un Comune (notate la “C” maiuscola) è un ente autonomo con un proprio statuto, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione stessa (art. 114).

Interessante risulta il fatto che sia il popolo, la cittadinanza, i cittadini del comune a eleggere i propri rappresentanti in elezioni democratiche, che andranno ad occupare i posti all’interno del Consiglio Comunale.

Le materie di competenza del Consiglio Comunale sono definite dalla legge. Tra queste c’è lo statuto dell’ente di cui abbiamo letto prima, ma anche altre cose come il bilancio, il conto consuntivo e, guarda caso, il piano urbanistico comunale.

In pratica la cittadinanza esprime le proprie preferenze attraverso un voto e i risultati del voto comportano un certo tipo di composizione del Consiglio Comunale, il quale rappresenterà la cittadinanza che lo ha eletto.

Si presume quindi che il Consiglio Comunale, in quanto rappresentante della cittadinanza, sia in grado autonomamente di prendere le decisioni per cui è stato eletto.

Per fare un esempio, quando è stato eletto Merola sindaco di Bologna, chi lo ha votato era perfettamente conscio che avrebbe pedonalizzato il centro. E lo sta facendo, al di là delle ovvie e naturali lamentele delle opposizioni. Lo stesso con il finanziamento alle paritarie: si sapeva, la minoranza ha voluto (giustamente) dire la sua (coi soldi nostri) ma in pratica non c’è da stupirsi se viene portato un certo programma elettorale in Consiglio Comunale e tale programma elettorale venga (più o meno) rispettato.

Invece il sindaco di San Giovanni in Persiceto, dopo la richiesta di Pirani Group e McArthurGlen, ha deciso di coinvolgere la cittadinanza, ovvero i cittadini che lo hanno eletto in loro rappresentanza, per decidere se far realizzare o meno l’Outlet.

Per fare questo ha, in ordine sparso: organizzato incontri pubblici, creato un numero verde ad hoc, realizzato tavoli di approfondimento con associazioni di categoria, creato una pagina su Facebook per domande e risposte, affidato a una ditta specializzata un sondaggio telefonico.
Evidentemente questo “percorso partecipato” ha ringalluzzito talmente tanto il Comune di San Giovanni in Persiceto, che nel corso di una seduta è stata messa nero su bianco questa idea del coinvolgere i cittadini sulle più svariate questioni che, strano a dirsi, i cittadini pensavano di aver delegato ai loro rappresentati in periodo di elezioni.

Io questa cosa la trovo assurda e paradossale. Indovinate quale può essere uno dei tanti motivi per cui io la ritenga tale. Qualcuno ha detto “si allungano i tempi?”.

Beh, Pirani Group e McArthurGlen qualche giorno fa hanno mandato gentilmente a quel paese il sindaco Mazzuca e tutto il Consiglio Comunale (è un modo di dire, ma è chiaro il concetto), perché non hanno rispettato i tempi richiesti e non sarebbe più stato possibile cominciare i lavori entro l’autunno.

Tra l’altro stiamo parlando di lavori che avrebbero coinvolto meno di un quarto di una porzione di terreno già destinata alla costruzione di case e di un minuscolo pacchetto di negozi.

Io lo scrivo chiaramente: avevano tra le mani una gallina dalle uova d’oro, e per un incomprensibile terrore di dover prendere una decisione, il Comune ha deciso di fare un giro lungo, complicato e inutile.
La gallina è volata via e il sindaco Mazzuca insieme al Consiglio Comunale di San Giovanni in Persiceto hanno perso tempo, soldi e credibilità.

Tra l’altro il risultato del sondaggio telefonico aveva avuto un risultato scontato: solo il 24% degli intervistati era contrario al progetto.

Ciao ciao.

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(Andrea Donati) barberino mazzuca mcarthurglen occasione outlet pirani politica san giovanni in persiceto soldi spesa spreco https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Ho-paura-decidi-tu Thu, 19 Sep 2013 22:00:00 GMT
Due facce della stessa medaglia https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Due-facce-della-stessa-medaglia imagePar7661744

Il mio ragionamento è partito dalla lettura dell’omicidio in Grecia di Pavlos Fyssas, un cantante hip hop esponente di un partito di sinistra. E’ stato arrestato un militante di Alba Dorata, il partito di estrema destra greco, con l’accusa di essere l’assassino.
Il giorno successivo ci sono state manifestazioni in segno di protesta contro l’uccisione di Fyssas, organizzate da diversi gruppi di sinistra.
Nel corso di queste manifestazioni è stata attaccata una sede locale della polizia, lanciate pietre e altri oggetti, incendiati cassonetti e create barriere.

Mi sono chiesto se la stupida, terribile, inutile, assurda e sbagliata uccisione del cantante e attivista greco dovesse per forza avere come conseguenza una stupida, terribile, inutile, assurda e sbagliata violenza contro persone e cose da parte dei manifestanti di sinistra.

Un po’ come quando un bimbo dà dello stupido ad un altro, e questo gli risponde “no stupido tu” e vanno avanti a rimpallarsi l’insulto all’infinito.

Lo stesso è avvenuto in questi giorni anche in Italia, a Bologna, dove Forza Nuova, partito di estrema destra, ha organizzato un corteo nel quartiere Bolognina, da tempo ormai al centro delle accuse dei residenti e commercianti per lo stato di degrado in cui versa.
Qui non è che si parla di omicidio, si parla di un corteo, di una manifestazione, non è una ronda a caccia di clandestini e non ci sono omicidi in mezzo.
Il giorno della manifestazione, in piazza dell’Unità, si concentra un gruppo di appartenenti ai centri sociali e collettivi universitari che fanno partire la “caccia ai fascisti” nella Bolognina iniziando a lanciare bottiglie contro i manifestanti o presunti tali.

Gli esempi non finiscono mai. Qualche mese fa a Milano (la storia salta fuori ora perché non c’era stata denuncia) un ragazzo stava scarabocchiando una vecchia locandina del Partito Comunista davanti all’Università Statale di Milano.
Una ventina di “antagonisti” lo hanno preso a calci a tal punto da spaccargli la testa, letteralmente (otto placche in fronte).

La settimana scorsa a Cantù si è tenuto un raduno nazionale dell’estrema destra. Qui per fortuna niente violenze da nessuna parte ma sono uscite alcuni comunicati molto particolari.
L’ANPI ha infatti scritto che questo tipo di raduno viola la Costituzione “nata dalla Resistenza” (attenzione alle parole) e pertanto andrebbe impedita, senza rendersi conto che l’impedire un raduno sarebbe una violazione ancor più grave della Costituzione.

Allora tutto questo ragionamento mi ha portato a pensare che la citazione di Ennio Flaiano sia portatrice di una triste ma solida realtà:

In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti.


Del resto, come catalogare il rispondere con violenza alla violenza? Come catalogare il dare la caccia a chi la pensa diversamente da te? Come catalogare il vietare o censurare a priori i raduni degli altri? Come catalogare chi fa propria la Costituzione (ricordate il “nata dalla”) dimenticando che è stata approvata da un’Assemblea Costituente democraticamente eletta dal popolo italiano?

Fascismo? Sono d’accordo.

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(Andrea Donati) anpi antifascismo centri sociali collettivi fascismo forza nuova manifestazioni politica violenza https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/Due-facce-della-stessa-medaglia Wed, 18 Sep 2013 22:00:00 GMT
I pagliacci degli sport minori https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/I-pagliacci-degli-sport-minori

La premessa è un messaggio di un utente nel forum Sky dedicato allo snooker:

A Eurosport vanno i miei ringraziamenti per la copertura dello snooker a cui sono appassionato da più di 20 anni. (fonte)

Sabato 7 settembre Mark Davis ha vinto la finale del Sangsom 6-Red World Championship (e i 50mila euro di premio) per il secondo anno di fila, battendo 8 a 4 il numero uno del mondo Neil Robertson.

La copertura dell’incontro è stata affidata a Eurosport 2 HD, che ha mostrato la diretta fino alla sua conclusione. L’evento è durato più del previsto, non poteva essere spostato su Eurosport HD (c’era la diretta di una semifinale maschile dello US Open di tennis) e ha quindi coperto parte dell’evento successivo, ovvero il primo quarto della finale dei campionati europei gruppo B di Football Americano, tra Danimarca e Italia.

Questi alcuni commenti dei raffinati fan del football nel canale Facebook di Eurosport, nei momenti in cui c’era la sovrapposizione con lo snooker:

State per perdere un cliente e piu’ sky!!!!!!!!! Porco c***o!!!! Siamo una comitiva di giocatori di football abbonati a sky davanti ad una partita di biliardo!!! Vi rendete conto???!!!

m’avete fatto perdere tutto iol primo quarto! “la parte migliore dello schizzo dal quale siete nati è finito sulle lenzuola”

Abbiamo già perso ben 3 touchdown… state facendo una figura PIETOSA

Il biliardo nn è manco uno sport! Vogliamo la partita! !

Meglio un fermo immagine di 4 palle colorate

Eurosport ficcatevi una stecca e due palline sul per il culo!!!!

Intasiamo di insulti sti deficienti.

Incapaci incompetenti andate a vedere il biliardo mentre c’è chi cerca di portare l’Italia in cima all’Europa. Gente poco seria siete dei poveracci.

Uso questo post per darvi degli incompetenti!!

Eurosport vergognati

Pagliacci come pochi!!

fottetevi!

Siete ridicoli. Bel servizio. Complimenti

Lo snooker ha rotto…non frega niente a nessunooooooooo

Sarei stato curioso di leggere i commenti dei tifosi di snooker se la finale fosse stata interrotta a pochi minuti dalla fine per far posto alla partita di football.

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(Andrea Donati) biliardo diretta europei eurosport facebook football americano sky snooker https://www.andreadonati.it/blog/2013/9/I-pagliacci-degli-sport-minori Mon, 09 Sep 2013 22:00:00 GMT
Cascato come una… https://www.andreadonati.it/blog/2013/8/Cascato-come-una image

Avevo già parlato de “Il Fatto Quotidiano” qualche giorno fa, in riferimento ad un articolo che di “fatto” aveva veramente poco, inventato e manipolato ad arte per scaricare colpe su chi non le aveva.

Sempre in quell’articolo avevo riportato un testo di Bressanini sui motivi del suo addio al quotidiano, in cui sintetizza in maniera perfetta parte dei motivi per cui quel giornale abbia ormai perso ogni credibilità.

Oltre ai virgolettati inventati, ai collaboratori eufemisticamente identificabili come “fantasiosi”, ora ci sono anche le voci di corridoio.
Poi uno pensa che un giornalista dovrebbe verificare le notizie ma no, c’è una voce che gira, la si riporta paro paro e, come da tradizione, si aggiungono le virgolette. Potete capire che se un giornale si autoproclama “Il Fatto”, c’è qualcosa che non va.

Leggete qui:

[…] l’ala dura del Pdl, quella intransigente dei falchi, ha sbattuto in faccia a B. il racconto di una cena di poche sere fa in Trentino Alto Adige. A tavola il capo dello Stato e sua moglie Clio, in vacanza lì, con la compagnia di alcuni amici. Questa la versione riferita al chiuso di Palazzo Grazioli: “Presidente non t’illudere un’altra volta, Napolitano non ti darà mai la grazia. Senti cosa è successo”. In pratica, la moglie Clio parlando di un provvedimento di clemenza per Silvio Berlusconi, dopo la sentenza del Primo Agosto, avrebbe detto agli altri commensali. “Giorgio non darà mai la grazia a Berlusconi, altrimenti a quel punto dovrà scegliere tra me e la grazia”. […]

Mi sorprende che Napolitano si sia persino degnato di rispondere a questo articolo:

Gentile direttore, nell’articolo dal titolo “Napolitano ordina al PdL: fate i bravi fino a ottobre” pubblicato da Il Fatto, già infondato nel titolo, sono state attribuite a mia moglie Clio affermazioni che non corrispondono al vero. Si tratta di vergognose e grossolane panzane, inventate di sana pianta da chi vuole soltanto creare confusione e pescare nel torbido. La prego di considerare questa lettera non a titolo personale, bensì scritta a nome mio e di mia moglie.

Il Fatto replica:

Prendiamo atto della lettera del Presidente, facendo però rispettosamente notare che la “notizia” dell’esternazione della signora Napolitano è stata diffusa da alcuni esponenti del PdL. Ai quali giriamo volentieri la smentita.

In pratica è andata così: il giornalista scrive di un “sentito dire” da dei falchi del PDL. Mettendo i testi tra virgolette. Non si preoccupa della fonte, ovvero i falchi del PDL, che magari potrebbero essersi inventati apposta questa storia. Non analizza neanche il contenuto, perché se a questa cena avevano partecipato esclusivamente Napolitano, la moglie e alcuni amici, dov’erano questi falchi del PDL? Facevano parte di “alcuni amici”? Non credo proprio. La fonte sono questi “alcuni amici”? E chi erano?
Allora in pratica ‘sto giornalista si trova di fronte a dei falchi del PDL che gli raccontano questa storia che sa molto di panzana, e il giornalista non solo la riporta senza verificarla, ma la virgoletta pure, dando in pratica un peso enorme alla frase della moglie di Napolitano rispetto alla fonte da cui viene questa frase.

Non solo. Avete letto la replica? Napolitano non si tira certo indietro: “vergognose e grossolane panzane”. Questo doveva fare il giornalista, ed è così che dovrebbe funzionare il giornalismo: verificare le fonti, soprattutto se sembrano grossolane panzane. Macché. La colpa non è mica sua, è di “alcuni esponenti del PDL”.
Poi, sia chiaro, non è che hanno raccontato questa storia con un comunicato stampa, ma era “riferita al chiuso di Palazzo Grazioli”…

C’è proprio cascato in pieno.

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(Andrea Donati) falchi giornalismo il fatto il fatto quotidiano inventata napolitano notizia panzana pdl politica replica https://www.andreadonati.it/blog/2013/8/Cascato-come-una Fri, 09 Aug 2013 09:45:00 GMT
Il semaforo stupido per convenienza https://www.andreadonati.it/blog/2013/8/Il-semaforo-stupido-per-convenienza Date un’occhiata a questa foto. Chi vive a Bologna, soprattutto in zona sud-est, riconoscerà sicuramente questo incrocio:

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Bene, ogni mattina a Rastignano si formano code spesso molto lunghe a causa, si dice, del semaforo della stazione. In gran parte è vero, ma è altresì vero che molte di queste code sono causate dal traffico che si forma molto più avanti rispetto al semaforo di Rastignano. Per la precisione dal semaforo nella foto qui sopra.

Questo semaforo è in grado, da solo, di formare una coda quasi ininterrotta di auto per 2 chilometri, fino al semaforo di Rastignano, che a sua volta è “costretto” a formare dietro di sé una coda altrettanto lunga, una lungo la Futa fin’oltre al Cavallino Bianco (1 km), l’altra lungo tutto il ponte delle oche e lungo la fondovalle (un altro km).

Ok, che semaforo è? Dove si trova?
E’ il semaforo che regola il traffico di via Toscana all’incrocio con via dell’Angelo Custode (a sinistra) e via Filippini a destra.

Chi ha progettato questo semaforo l’ha fatto con il preciso intento di eliminare le code che solitamente si formavano all’incrocio con via Croce di Camaldoli, un chilometro più avanti, snellendo il traffico in zona Mazzacorati e (ex) Molino Parisio, di fatto trascinandolo indietro fino a Rastignano e lasciando al Comune di Pianoro l’onere di risolvere il problema del traffico nelle ore di punta.

Per farlo è stata realizzata una vera e propria “truffa semaforica”, ovvero un semaforo dal funzionamento talmente stupido che è impossibile non ci sia sotto lo scopo di spostare più a sud le code di auto.

Il semaforo dell’Angelo Custode è una sorta di vera e propria “dogana” con cui il Quartiere Savena ha deciso di centellinare il passaggio delle auto nelle ore di punta per snellire il traffico verso via Murri.

Vediamo il suo funzionamento.

Cominciamo con il verde per le auto di via Toscana: cortissimo. Contando che via Filippini, a destra, è sì a doppio senso ma solo per 100 metri, poi diventa a senso unico andando verso periferia, le auto che sbucano da lì si contano sulle dita di una mano nel corso di un’intera giornata.
Via dell’Angelo Custode, a sinistra, ha più auto, ma il verde di via Toscana dura talmente poco che è frequente che non si formi nessuna auto in coda, raramente ce n’è una o due, e risulta quasi impossibile vederne saltar fuori tre o più.

C’è chi dirà che un verde “breve” per via Toscana non causi code, se il rosso dura poco. Il problema è che il rosso dura tantissimo.
Il semaforo di via dell’Angelo Custode diventa verde, smaltisce (a volte) quell’auto o due in coda, e poi rimane lì, verde, ancora verde, e ancora, e ancora che io ‘sto qui a scrivere e il semaforo rimane verde, e non diventa mai giallo, ma proprio mai, ecco sì ora è giallo, ancora giallo… bon, è rosso di nuovo. E intanto la coda arriva al mercato di San Ruffillo, poi allo Smeraldo, poi al Ponte Savena, poi a via Pavese… e va a cozzare contro il semaforo di Rastignano.

Tra l’altro questo benedetto semaforo è anche pericoloso e privo di senso. Per chi viene da Bologna, quell’incrocio ha cinque semafori, in tre posizioni diverse (in rosso):

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Questi 5 semafori sono regolati dalla stupidità e pericolosità contemporaneamente. Vediamo perché.

Sono stupidi perché diventano verdi in tempi diversi. Prima diventano verdi i due semafori cerchiati di rosso in basso, poi, dopo alcuni secondi, diventa verde quello cerchiato di rosso in alto e i due suoi compari laterali. Molte auto che stanno in coda vedono i semafori più distanti, non quelli vicini, e quando vedono la luce verde iniziano a strombazzare. Risultato: in zona Angelo Custode c’è un continuo suonare di clacson.

Il motivo per cui i semafori davanti diventino verdi prima di quelli dietro è un mistero, perché non facilitano alcuno scorrimento.

Ora vediamo invece al problema più grave, la pericolosità. Innanzi tutto accade sempre più spesso che ci siano i cosiddetti “furboni” che fanno una manovra del genere:

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In pratica queste auto fanno finta di prendere via dell’Angelo Custode e, all’ultimo momento, tornano su via Toscana saltando di fatto il primo semaforo e parte della coda. Il fatto è che questa manovra non è vietata da nessun segnale né da alcuna barriera. Chi fa il furbo con questa manovra lo fa sapendo che non c’è nulla che si possa contestare, se non l’intelligenza di chi ha progettato questo impianto semaforico.

Non è finita.

Praticamente tutte le auto che vengono da via dell’Angelo Custode fanno questa manovra qui:

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Ovvero per andare verso via Filippini ignorano il primo semaforo e si buttano sulla via senza attendere il verde. Qui la pericolosità è abbastanza palese, ovvero se mentre un’auto fa questa bella manovra il semaforo di via Toscana diventa verde, si rischia il botto.

Possibile non ci siano soluzioni decenti per questo incrocio? Possibile debba essere così complicato?

Ma per favore.

Sarebbe bastato fare un banale impianto semaforico così:

image

Ovvero eliminando quelle cagate di semafori in giallo, spostando il semaforo a nord indietro di qualche metro, così si tagliano le gambe ai furbi, e mantenendo gli altri semafori nelle posizioni rosse.

In più si fa durare molto di più il verde per le auto di via Toscana, non pochi secondi come adesso, e quando il semaforo diventa rosso, pausa, si fa diventare verde prima quello di via Filippini per 6 secondi, poi rosso, pausa, e poi verde quello dell’Angelo Custode per altri 10 secondi, poi rosso, pausa. Totale, 20 secondi di rosso per via Toscana e tanto, tanto verde.

Ci vuole un genio? No.
Non ci vuole certo un genio, quando lo scopo è chiaramente diverso da quello banale di gestire un incrocio.

Io, fossi in Minghetti, metterei un bel semaforo al cartello di Rastignano per chi viene da Bologna, con la scusa del pedonale, con la stessa durata del rosso e del verde di quello all’incrocio con via dell’Angelo Custode.

Vedrai che il Quartiere Savena sistema il problema in un istante.

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(Andrea Donati) angelo bologna coda code incrocio quartiere savena rastignano semaforo traffico via toscana https://www.andreadonati.it/blog/2013/8/Il-semaforo-stupido-per-convenienza Thu, 08 Aug 2013 09:45:00 GMT
Termini azzeccati https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Termini-azzeccati In questa foto di The Verge ci sono due telefoni cellulari HTC:

Potete notare come siano molto simili, tranne che nella cornice, opaca per quello in alto e lucida per quello sotto e, naturalmente, per le dimensioni.

Cioè, le dimensioni differenti si notano. Un pochino, intendo. No? Vediamo anche questa foto:

Ecco vedete, le dimensioni sono differenti, parliamo di, uhm, 5 millimetri sia in larghezza che in lunghezza e lo stesso spessore.
5 millimetri, cosa sono 5 millimetri? Se non avete un righello a portata di mano, 5 millimetri sono circa la metà della larghezza del vostro mignolo. 132mm di lunghezza per il telefono che nella foto sta sopra, 137 per quello sotto. Meno del 4% di differenza.

Bene.

Sapete come si chiama il telefono sotto? “HTC One”.
Sapete come si chiama il telefono sopra? “HTC One Mini”.

“Mini”.

Cioè, rendetevi conto, “mini”, un telefono più corto di 5 millimetri lo chiamano “mini”. Per farvi capire, è più grande di un iPhone 5. E l’hanno chiamato “mini”.

E’ persino più grande del suo più acerrimo rivale, il Samsung Galaxy S4 Mini. Che pure lui di “mini” non aveva nulla, prima che fosse annunciato l’HTC One Mini. Ora persino lui, a confronto, sembra “mini”.

Se non altro i termini non mancano: “micro” e “nano” ad esempio sono già pronti per essere sfruttati da telefoni che resteranno sempre e comunque più grandi della mano che li impugna. Termini proprio azzeccati.

 

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(Andrea Donati) dimensioni htc mini nomenclatura nomi one samsung smartphone termini https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Termini-azzeccati Thu, 25 Jul 2013 09:45:00 GMT
Capolavoro in saldo https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Capolavoro-in-saldo image

Deux Ex: Human Revolution è il terzo capitolo della serie Deus Ex. Uscito il 26 agosto 2011 in Europa a 40 euro, ha ricevuto commenti entusiasti dalla critica e dai giocatori.

Qualche sera fa su Steam era in promozione al prezzo di 1,79 euro. Non ho scritto male: un euro e settantanove centesimi.

C’è modo e modo di combattere la pirateria. Questo è un buon modo.

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(Andrea Donati) deux ex pirateria saldi sconti steam https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Capolavoro-in-saldo Wed, 24 Jul 2013 09:45:00 GMT
Trova le differenze https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Trova-le-differenze

Faccio fatica a pensare che siano passati già 4 anni quando, il primo luglio del 2009, Sky ha cominciato a trasmettere Fox in HD. E la differenza di qualità si vedeva, o almeno, la vedevo io su un 40 pollici seduto a 2-3 metri di distanza.

Poi ho avuto modo di vedere un film in Full HD e non ho notato differenze. E ti credo: i pixel diventano talmente piccini che per poterne apprezzare la qualità e le differenze bisognerebbe stare a 1 metro di distanza dallo schermo.

A quel punto è arrivato il 3D, il solito 3D che provano a in-cul-carcelo da 50 anni senza mai avere realmente successo. Una parentesi ormai chiusa (di nuovo) e che porta all’Ultra HD, o 4K.

Capisco al cinema. Ma in casa? Per godere appieno della visione di uno schermo 4K, supponendo di avere il divano a 2 metri dalla TV, ci vorrebbe uno schermo di 107 (centosette) pollici, che diventano 160 pollici se il divano è a 3 metri.

Per i limiti dell’occhio umano (e assumendo che una persona ci veda benissimo) ad una distanza di 2 metri un 55” 4K si vede come un 55” Full HD. (fonte)

Non è mica finita qui, il nuovo formato è alle porte: Ultra HDTV, o 8K, o 4320p. I divani avranno direttamente la TV integrata davanti ai cuscini.

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(Andrea Donati) 3d 4k 8k distanza divano fullhd hd pixel sky tv ultrahd ultrahdtv https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Trova-le-differenze Tue, 23 Jul 2013 09:45:00 GMT
Cappuccio ed estintore fanno di un ragazzo un eroe https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Cappuccio-ed-estintore-fanno-di-un-ragazzo-un-eroe image

Allo stesso modo in cui si celebra un attentatore dedicandogli la copertina di un famoso periodico (ne ho parlato 2 giorni fa), ecco che a Genova sabato hanno deciso di celebrare, per l’undicesima volta, un teppista.

Un blocco di granito con scolpita la scritta “Carlo Giuliani, ragazzo, 20 luglio 2001” sarà il simbolo del 12esimo anniversario dei fatti del G8 del 2001: realizzato dai “compagni di Carrara”, sarà collocato dai lavoratori portuali genovesi della Culmv in piazza Alimonda alle 10 di sabato al posto della vecchia targa che ricorda la morte del giovane.

Celebriamo un martire dell’aggressività, celebriamo un eroe della violenza, celebriamo una grande mente, così grande da fargli raccogliere un estintore da lanciare contro un defender dei Carabinieri rimasto bloccato in mezzo ai manifestanti violenti.

Nel blocco di granito si legge: “Carlo Giuliani, ragazzo”. No, “ragazzo” è riduttivo, sarebbe come dire “Gesù, uomo”. Ma no, Carlo Giuliani è ricordato per altro, che diamine, bisogna dargli ciò che merita, celebrarlo per l’immagine che si è guadagnato: quella sì di un ragazzo, ma intento a lanciare un estintore a volto coperto.

Celebriamo il teppista.

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(Andrea Donati) attentato carabiniere estintore g8 genova giuliani manifestanti teppista violento https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Cappuccio-ed-estintore-fanno-di-un-ragazzo-un-eroe Mon, 22 Jul 2013 09:45:00 GMT
Speriamo che duri https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Speriamo-che-duri

Da quando hanno rimesso la biglietteria automatica per i treni, a Rastignano si respira aria nuova.

Lo sapete che ora per aprire i bidoni della indifferenziata non serve più la tessera? Aye.

Lo sapete che hanno riparato la fontana? Aye.

Lo sapete che hanno cominciato i lavori per la rotatoria al Ponte delle Oche? Aye.

Lo sapete che TPER ha già inviato gli espropri per il prolungamento del 13? Aye.

Lo sapete che è in programma un ampliamento dei giochi per i bimbi nel Parco Villa dei Pini? Aye.

Lo sapete che stanno portando la fibra ottica nelle scuole e biblioteche del Comune? Aye.

Lo sapete che partirà a breve la manutenzione del controsoffitto e della vasca alla piscina di Pianoro? Aye.

Speriamo che duri.

P.S. Vista la foto? C’era una volta…

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(Andrea Donati) 13 biblioteca bidoni biglietteria fibra fontana oche pianoro piscina rastignano rotonda tper https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Speriamo-che-duri Sun, 21 Jul 2013 09:45:00 GMT
L’idolo della maratona https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/L-idolo-della-maratona Sono dovuti tornare indietro di 40 anni, (quarantatre, per la precisione), per trovare un’altra copertina simile di Rolling Stones.

La rivista americana vinse il National Magazine Award per la sua intervista esclusiva a Charles Manson, ritratto in copertina.

Chi è Charles Manson? Un pluriomicida. Viene anche definito cantautore e musicista ma tant’è.

Torniamo a noi.

Nei giorni scorsi Rolling Stone ha mostrato la copertina del suo ultimo numero, che raffigura il giovane ceceno Dzhokhar Tsarnaev accusato con suo fratello di avere preparato ed eseguito l’attentato terroristico alla maratona di Boston dello scorso 15 aprile.

Eccola:

 

Allora, c’è chi ha scritto che vista la copertina a Charles Manson, non si può giudicare negativamente la copertina che immortala un attentatore di Boston.

Il problema è che in realtà tra questi 40 anni ci sono state centinaia di altre copertine, e tutte hanno raffigurato personaggi importanti, di successo, forse non tutti positivi ma comunque amati e/o rispettati.

Arrivare sulla copertina di Rolling Stone era diventato uno dei traguardi per il proprio successo.

Per questo una copertina che immortala un attentatore, con una posa del genere (e la posa vuol dire parecchio, in riferimento a coloro che di sicuro citeranno le copertine su Berlusconi o Putin del “Time”), rischia di offuscare il reato di cui è accusato elevandolo alla pari di attori, cantanti, sportivi e altri protagonisti delle copertine precedenti (e successive).

Poco importa del sottotitolo che puntualizza il fatto che sia diventato un mostro.
Poco importa che all’interno ci sia un articolo giudicato ben fatto ed emozionante.

La copertina è la prima impressione, e la prima impressione che si ha è che Rolling Stone abbia elevato “The Bomber” al ruolo di icona, regalandogli una pagina dove prima c’era Johnny Depp, prima ancora i Doobie Brothers, poi i Rolling Stones, Bruno Mars, Louis C.K., Jon Hamm, Mumford & Sons, Billie Joe… ma anche Barack Obama.

Non è questione di censura, non è questione di libertà. E’ una mera questione di rispetto nei confronti di coloro che l’attentato di Boston l’hanno vissuto poco tempo fa e ancora lo rivivono di continuo nei loro ricordi, da feriti o da parenti e amici dei 3 morti.

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(Andrea Donati) Senza categoria assurdità pensieri https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/L-idolo-della-maratona Sat, 20 Jul 2013 09:45:00 GMT
Il Fatto Inventato Quotidiano https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Il-Fatto-Inventato-Quotidiano image

L’estratto che segue può sembrare un po’ complicato ma è corto, e va letto per capire la seconda parte del post.

L’importanza della condizione socioeconomica sfavorevole in larghi strati della popolazione del Comune di Taranto, […] si evidenzia chiaramente nell’eccesso di incidenza e di mortalità per alcuni tumori come quelli di testa-collo, stomaco, fegato, colon-retto, mammella e collo dell’utero che riconoscono come fattori di rischio stili di vita e abitudini alimentari sfavorevoli come fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening.

Fonte: Commenti al documento “Valutazione del Danno Sanitario Stabilimento ILVA di Taranto […]” dell’ARPA Regione Puglia – di Paolo Boffetta, Carlo La Vecchia, Marcello Lotti, Angelo Moretto.

Ok.

Ecco il titolo de “Il Fatto Quotidiano” del giorno dopo:

Enrico Bondi: “I tumori? Macché ILVA, la colpa è di tabacco e alcol”.

Ci vuole proprio una bella fantasia.
Questa è roba da denuncia, questa è totale incompetenza su cosa sia il virgolettato o in generale questa è incapacità di fare informazione.
Questo è “Il Fatto Quotidiano”.

Diceva bene Dario Bressanini poco tempo fa proprio sulle pagine del Fatto:

Vi confesso che sono sempre più a disagio nello scrivere qui dentro. Per via della “compagnia” che si è aggiunta nel tempo: complottisti dell’11 settembre, antivaccinisti, “esperti” di energia che sbagliano le unità di misura, “esperti” di nanoparticelle nelle merendine, teorici della decrescita, omeopati, teologi assaggiatori di vino che concionano di ogm invece di parlare di Barolo o Barbaresco e così via. Io ci metto settimane o mesi a leggermi la letteratura scientifica originale e a scrivere un articolo, mentre a scrivere una cazzata con un copia e incolla ci si mette mezz’ora. E dopo neanche un giorno il mio pezzo è svanito dalla home page, scivolato via nel mischione generale insieme a tanti altri con cui francamente non voglio essere associato. Non vale la pena fare tanta fatica. Per cui, come si dice solitamente in questi casi, ho deciso di “prendermi una pausa di riflessione”. Che temo sarà lunga.

Ci sarà chi dice che gli altri quotidiani, cartacei oppure online, non siano da meno. Può darsi. Però a suo tempo il Fatto sembrava un’eccezione. Ora per fortuna ci sono altre eccezioni che stanno tenendo botta.

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(Andrea Donati) bressanini" documento fantasia il fatto il fatto quotidiano il post ilva ricerca titolo tumori https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Il-Fatto-Inventato-Quotidiano Fri, 19 Jul 2013 09:30:00 GMT
La naturalizzazione dell'ignoranza https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/naturalizzazione-ignoranza Ieri accennavo alla questione della grande battaglia che la Boldrini fa per introdurre in Italia lo ius soli. Ed è molto interessante la frase che ha detto per promuoverlo qualche giorno fa:

“In Italia ci sono oltre quattro milioni di immigrati. Tanti sono nati qui e sono cresciuti con i nostri figli. Bisogna prendere atto del fatto, quindi, che sono italiani.”

Beh, ha ragione! I figli nati e cresciuti in Italia dovrebbero davvero essere italiani, ha un senso.
Già.
Infatti la legge attuale lo prevede e si chiama “naturalizzazione”.
Quindi chi vive e cresce in Italia, e con “crescere” ovviamente si intende il passare alcuni anni (da 4 a 10 a seconda della provenienza) in Italia, dopo può diventare cittadino italiano.
Diventano cittadini italiani persino i figli di coloro che vivono in Italia ma che, per loro ragioni, non vogliono diventare cittadini italiani: semplicemente devono raggiungere la maggiore età (18 anni) per fare la richiesta.

Bene, ora riprendiamo la frase della Boldrini: per lei chi è nato e cresciuto in Italia è italiano. Abbiamo appena visto che è già così.
E lo ius soli allora? Che c’entra?
Nulla, è una buffonata per fare i finti moralisti dando la cittadinanza come fossero caramelle. Lo ius soli è una norma talmente priva di senso che si presta a battute e paradossi, come quello dei fratelli:

Una coppia di stranieri si trasferisce in italia. Hanno due figli, uno nato quando erano al paese d’origine e uno nato in italia. Quello nato al paese d’origine è arrivato in italia coi genitori quando aveva pochi mesi di vita. Va all’asilo in italia, parla italiano, ma è straniero.

Il fratellino invece nato in italia riceve la cittadinanza italiana per ius soli solo perché è nato italiano.

Il primo parla italiano, ha vissuto cinque anni italia, ma non è italiano. Il fratellino che ha appena emesso il primo vagito invece sì.

Che senso ha?

Ah boh, ce lo spiegherà la Boldrini.

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(Andrea Donati) boldrini cittadinanza cittadino fratelli italia ius soli naturalizzazione paradosso politica https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/naturalizzazione-ignoranza Thu, 18 Jul 2013 09:30:00 GMT
Prima o poi se ne imbrocca una https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Prima-o-poi-se-ne-imbrocca-una image

Certo che parlare della Boldrini è come sparare alla croce rossa. Ogni settimana salta fuori con una frasona ad effetto che, fin dalla prima lettura, si rivela la solita minkiata.

E di frasi così ne ha accumulate parecchie.
Alcuni ricorderanno l’hastag “nohatespeech”, nato e morto all’istante a causa dei fini politici e censori sulla libertà d’espressione su Internet.
Altri ricorderanno la questione del “femminicidio”, parola inesistente così come inesistente è anche l’allarmismo che ne ha conseguito, sbugiardato ormai ampiamente dai numeri.

Altri ancora non dimenticheranno gli elogi ai rom e la sua idea di dare a loro la priorità sugli alloggi popolari, poi chi se ne frega delle famiglie italiane che vivono per strada.
La Boldrini è anche una paladina dello “ius soli”. Abbiamo una legge intelligente ma frenata da una burocrazia lenta e complicata: miglioriamo la burocrazia? No, cambiamo la legge.

L’ultima uscita vede la Boldrini anche un’esperta di televisione.
Eeeh.
Sentite:
Solo il 2% [delle donne] in tv esprime pareri, parla. Il resto è muto, a volte svestito”.
Evidentemente la Boldrini è rimasta a Striscia la Notizia degli anni 90, e non si è accorta che oggi nelle trasmissioni del mattino e del pomeriggio ci sono donne ovunque, che parlano e parlano, forse pure troppo.

Il top poi arriva con Miss Italia.
Quest’anno la RAI non trasmetterà il concorso: per la Boldrini è “una scelta moderna e civile”.
Carissima Presidente, la RAI ha rinunciato a Miss Italia perché è una trasmissione troppo costosa e poco remunerativa. E visto che la RAI è in perdita, non se la può più permettere.
Altro che scelta moderna e civile: finché rendeva veniva trasmessa.

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(Andrea Donati) boldrini femminicidio ius soli miss italia nohatespeech politica rai https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Prima-o-poi-se-ne-imbrocca-una Wed, 17 Jul 2013 09:30:00 GMT
Reazioni ipocrite per il ministero ipocrita https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Reazioni-ipocrite-per-il-ministero-ipocrita image

Qui il problema non è dato da Calderoli che ha dato dell’orango alla Kyenge. Il problema sono state le reazioni indignate. Reazioni da parte di persone che quando si tratta di prendere per il culo un nero si dimostrano risentite, ma non ci pensano due volte a prendere per il culo Brunetta per la sua altezza, tanto per fare un esempio.

E’ ovvio che, in ambito politico, prendersela con le caratteristiche fisiche di qualcuno sia facile e da codardi, perché è una battuta “da ultima spiaggia”, quando non hai altro da dire, quando non ti restano che gli insulti.

Allora giustissime le reazioni per l’insulto di Calderoli, ma dov’erano tutti questi strenui difensori della dignità della persona quando davano dello “psiconano” a Berlusconi, “zombi” a Bersani, “salma” a Fassino, “container di merda liquida” a Ferrara, “figlia di Fantozzi” a Lupi, “ovetto Kinder” a Passera o “Alzheimer” a Prodi, tanto per fare qualche esempio? Maledetti ipocriti. Ridete quando qualcuno dà del “topo” a Giuliano Amato? Allora rassegnatevi all’orango-Kyenge.

Quello che dell’episodio, a me, è realmente dispiaciuto, è che Calderoli con quell‘“orango” ha fatto un errore grossolano: dare importanza e forza ad un ministro che rappresenta uno dei dicasteri più inutili e ipocriti della storia repubblicana.

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(Andrea Donati) altezza brunetta grillo insulti nomi politica storpiature https://www.andreadonati.it/blog/2013/7/Reazioni-ipocrite-per-il-ministero-ipocrita Tue, 16 Jul 2013 09:30:00 GMT
Nuova stazione, vecchi orari https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/Nuova-stazione-vecchi-orari La prossima settimana viene inaugurata la nuova stazione AV di Bologna. Un pezzo, non tutta, non sia mai, anni di ritardo non si possono eliminare tutti in una volta con un’unica data di conclusione dei lavori.

In pratica a giugno aprono l’atrio, i sottopassi e alcuni parcheggi, mentre a dicembre oltre a concludere i parcheggi dovrebbero arrivare pensiline e piste ciclabili.

Questa premessa porta al fatto che l’apertura della stazione AV porterà anche i treni AV nel nuovo tratto sotterraneo ad essi dedicato, liberando quindi i binari attualmente condivisi con la linea S1B del Servizio Ferroviario Metropolitano bolognese (Bologna – San Benedetto Val Di Sambro/Castiglione dei Pepoli – Prato).

Tolti i treni AV finalmente si potrà inaugurare la stazione Mazzini, che si inserirà di prepotenza in tutti i collegamenti della linea S1B.

Stazione nuova, orari nuovi? Neanche per sogno.

Continuano quindi imperterriti i buchi giornalieri che rendono la linea Bologna-Prato una groviera, incapace di garantire collegamenti a cadenza regolare.

Da Bologna verso Prato i treni partirebbero ai 10 e ai 40 di ogni ora. Mancano però le 7.10, le 9.40, le 10.40, le 11.40, le 12.40, le 16.40 e le 20.10. In effetti faremmo prima a dire che i treni sono ai 10 di ogni ora e solo ogni tanto ai 40.

Le cose non cambiano al ritorno. Prendendo una stazione di mezzo come Rastignano (una a caso eh!) i treni partirebbero ai 05 e ai 35 di ogni ora. Mancano però le 9.35, le 11.05, le 12.05, le 13.05, le 14.05, le 17.05, le 18.05, le 19.35 e le 20.35.

Stesso discorso di prima: la cadenza è ogni ora, non ogni mezz’ora, con qualche eccezione. E un servizio urbano con una cadenza di 60 minuti è di ben poca utilità per l’utilizzatore occasionale.

Il Servizio Ferroviario Metropolitano di Bologna ha molto del “ferroviario” ma ha ancora ben poco del “metropolitano”.

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(Andrea Donati) alta velocità av bologna fermate mazzini prato rastignano sfm stazione https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/Nuova-stazione-vecchi-orari Wed, 29 May 2013 09:30:00 GMT
Tanto valeva boicottarlo https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/Tanto-valeva-boicottarlo Nel referendum di Bologna sul finanziamento alle scuole paritarie, ha votato solo il 28% degli aventi diritto.

Ma d’altro canto l’opzione “A”, per l’abolizione di tale finanziamento, ha portato a casa il 59% dei voti.

E’ ovvio quindi che sia i promotori del referendum sia i favorevoli al finanziamento alle paritarie dichiarino la vittoria.

I promotori del referendum hanno vinto perché il risultato è inequivocabile: il 59% è decisamente più della metà.

I favorevoli al finanziamento alle paritarie hanno vinto perché il referendum consultivo, non avendo quorum, impone anche di tenere conto dei partecipanti, ovvero dell’interesse della cittadinanza bolognese verso questo referendum: il 28% è una percentuale misera, che diventa del 17% circa se si contano solo le “A”.

Naturalmente per entrambe le parti gli avversari hanno perso.

Tuttavia il comitato del “B”, ha perso due volte, perché questo risultato del referendum era prevedibile. Sia nei numeri che nel risultato.

Lo avevo scritto in un post precedente, quando commentavo le polemiche sul mancato accorpamento del referendum alle politiche:

Chi vuole il referendum sa che andrebbero a votare i promotori insieme a chi ha capito poco o male il fine di questo finanziamento. Ma con la scusa del risparmio e quindi con un election day, a votare ci andrebbe il gruppetto di cui sopra in aggiunta a coloro che alle politiche si ritrovano una scheda in più in mano, mettendo la croce sul “Sì” o disegnando un pene coi testicoli perché in entrambi i casi non hanno idea di cosa si parli.

In sostanza: si partiva con il 100% dei voti per l’abolizione al finanziamento, ovvero i voti dei promotori.
Lo scopo di PD, PDL e di coloro che volevano mantenere questi finanziamenti era di erodere il più possibile questa percentuale.
Il risultato? Non ci sono riusciti. E (secondo me) non ci sono riusciti per due motivi:

  1. Hanno usato strumenti e slogan sbagliati per promuovere l’opzione “B”.
  2. Hanno pensato di più a litigare che ad aumentare il quorum: più votanti c’erano, più l’opzione “B” avrebbe sovrastato la “A”.

Vediamo l’opzione 1. Il comitato promotore del referendum è stato fin da subito in grado di stravolgere il meccanismo funzionante del sistema di finanziamento bolognese con semplici slogan, del tipo “no ai finanziamenti alle scuole private” o “i soldi pubblici alla scuola pubblica” o facendo l’occhiolino ad agnostici e atei con riferimenti alla maggioranza di finanziamenti alle cattoliche paritarie.

Con slogan così, la gente che non è avvezza all’argomento capisce che il sistema bolognese regala soldi pubblici alle scuole cattoliche private. E basta.

Ma non è così.
Ed è qui che doveva intervenire il “comitato del B”, con slogan altrettanto diretti e altrettanto chiari.

  • “1700 bambini vanno a scuola con la convenzione. Tutti a casa?”. Questo è il meno-peggio. Rende abbastanza chiara l’idea, ma secondo me è troppo buonista. Quel punto interrogativo in fondo fa pensare che comunque si voti il fatto che i bimbi restino a casa sia un’ipotesi, non un dato di fatto. Male. Voti “A”? Allora preparati a 1700 bimbi senza scuola d’infanzia.
  • “Zero ideologia, 100% bambini”. Ma che caspita vuol dire?
  • “100% bambini tutti uguali, 100% di qualità educativa”. Questo slogan è ambiguo e controproducente, perché sembra si voglia giustificare il finanziamento alle paritarie con la scusa che tutti i bambini sono uguali. Certo che i bambini sono uguali, ma non sono uguali i soldi dei genitori. Chi non ha i soldi manda i propri bimbi alle paritarie comunali o alle paritarie private se alle comunali non c’è più posto. Così era più chiaro, eh?
  • “C’è una sola scuola pubblica: quella che non abbandona i bambini”. Anche questo slogan è ambiguo e controproducente, perché in realtà è il Comune di Bologna che “non abbandona i bambini”, non le scuole pubbliche. Che c’entrano le scuole pubbliche? Si sta parlando di paritarie private!

Poi, guardate questo disegno esplicativo del comitato del B:

image

Dovrebbe essere chiaro e immediato: io non c’ho capito una mazza, e voi?

Insomma, questo referendum andava combattuto con il buonsenso: ad un costo irrisorio si creano posti in alcune scuole paritarie private che accolgono i bambini che non trovano posto nelle paritarie comunali.
Se vince l’opzione “A”, dal prossimo anno tutti questi bimbi rimangono a casa.

E a questo punto ecco che si passa al punto 2. Che è direttamente collegato al punto 1. Più gente convinci a votare, insieme ad una buona dose di buonsenso, più il risultato si poteva ribaltare. Invece i partiti litigavano mentre i promotori facevano banchetti dappertutto.

Perdendo due volte.

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(Andrea Donati) bologna campagna comune finanziamento infanzia paritarie referendum risultato scuola slogan https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/Tanto-valeva-boicottarlo Tue, 28 May 2013 09:30:00 GMT
Tumblr in Yahoo https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/tumblr-in-yahoo

Non ho nulla, contro Yahoo!, semplicemente non voglio che mi stia tra le balle.

E’ probabile che anche voi abbiate delle persone, dei “conoscenti”, con cui andate d’accordo ma preferite se ne stiano per i fatti loro, no? Del tipo, “ognuno per la sua strada”.
Ecco, io provo la stessa sensazione per Yahoo!. Mi ha accompagnato per anni su Internet, soprattutto grazie ai gruppi che con alcuni amici sfruttavamo all’inverosimile per le partite a D&D da tavolo.

Poi nel tempo uno dopo l’altro ho abbandonato tutti i suoi servizi, complice una staticità estetica e funzionale che nel tempo hanno reso, ai miei occhi, Yahoo! un portale brutto, vecchio, scomodo e confusionario.

E alcuni servizi in funzione ancora oggi continuano confermare questa mia impressione: Flickr era il top per la condivisione delle immagini, ma appena è arrivata Yahoo! ha definitivamente perso il treno dell’innovazione. Non riesco a credere come Facebook o Google+ possano proporre un servizio di gallerie fotografiche migliore di Flickr, eppure è così. Sfogliare oggi Flickr è come tornare indietro negli anni.

Per non parlare di Yahoo! Answers: il regno dei bimbiminkia, delle domande stupide e delle risposte ancor più stupide, cioè, rendetevi conto, questo è uno dei messaggi in primo piano della home page di Answers, pubblicato dallo staff di Yahoo!:

La primavera è la stagione dei nuovi amori, ma può capitare di non sentirsi al massimo della forma, ed avere un alito cattivo! Come fare quindi per non farsi cogliere impreparati? Quali sono le cause e i rimedi per l’alito cattivo? La miglior risposta verrà selezionata dal Team di Yahoo! Screen e diventerà parte integrante del prossimo episodio di Domanda Risposta!

Tanto per farvi capire. Che tristezza.

Allora la notizia di questi giorni è l’acquisizione di Tumblr da parte di Yahoo.
Da entrambe le parti i boss delle due aziende si sono affrettati a scrivere che il servizio di microblogging, su cui si basa anche LogBLog.it, rimarrà totalmente indipendente.

Sì, indipendente ‘sti due cojoni.

Uno dei boss di Tumblr:

[…] let me try to allay any concerns: We’re not turning purple. Our headquarters isn’t moving. Our team isn’t changing. Our roadmap isn’t changing. And our mission […] certainly isn’t changing.

So what’s new? Simply, Tumblr gets better faster. The work ahead of us remains the same […] but with more resources to draw from.

Sì buonanotte “with more resources to draw from”! Credi che Yahoo ti regali dei soldi, quando se va bene tirate su 13 milioni di dollari l’anno e avete 175 milioni di investimenti? Yahoo vi ha pagati più di 1 miliardo di dollari, quanto tempo ci metterà Tumblr a riempirsi di pubblicità ovunque, a piazzare banner popup, a riempire la dashboard di katzate magari a pagamento?

Siamo seri.

Avevo trovato una piattaforma indipendente, sembrava la quadratura del cerchio, l’avevo scritto anche nella breve biografia.

Ora dovrò trovare una nuova casa e il modo di esportare i post.
E già mi tocca pensare se rischiare con altre piattaforme già pronte, alla stregua di Blogger, o se tirar su un sito in WordPress e piazzarmi definitivamente lì.

Nel caso, si accettano consigli.

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(Andrea Donati) acquisizione blog indipendenza pubblicità tumblr yahoo https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/tumblr-in-yahoo Mon, 20 May 2013 09:30:00 GMT
Mica tanto “Ben fatto” https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/Mica-tanto-Ben-fatto Non fosse chiaro, a me gli “alternativi” stanno profondamente sulle balle. Ritrovarmi quindi all’interno di una specie di ristorante/osteria specializzato in hamburger, che promuove ad alta voce la genuinità dei propri prodotti, la filiera corta, i prodotti bio e altre banalità e baggianate simili, mi ha reso molto nervoso.

Sarà che io sono molto pratico, mi basta un hamburger grande, buono e a prezzi umani, poi se la carne viene dagli allevamenti di “Bologna di sotto” o dall’Argentina non me ne frega un accidente.
Per dire, c’era un’azienda ortofrutticola che vendeva casse di verdura a 17 euro. Alla Conad di Rastignano casse simili con verdure altrettanto buone costano 4 euro. 17 euro, 4 euro. 17 euro, 4 euro. Devo ripetere?

Torniamo a noi. Di che locale sto parlando? Non è che ci siano molte “hamburgerie” a Bologna quindi non è difficile trovarla con una banale ricerca, ma il nome non lo faccio perché l’esperienza è personale così come i giudizi. Anche io utilizzo strumenti come TripAdvisor o 2spaghi, ma in questo caso mi sono imposto una censura perché il locale è nuovo e forse, tra un po’ di tempo, i giudizi potrebbero cambiare.

  • Prezzi fuori dal mondo: spacciare un panino fatto in casa dalle dimensioni modeste unito a della carne macinata raddoppiandone i prezzi con la scusa della qualità, significa fare circonvenzione di incapace. Per farvi capire, stiamo parlando di pane, carne macinata e verdure con prezzi dai 9 euro in su.
  • Il menu pranzo è l’opportunità di poter attirare lavoratori in pausa, dotati solitamente di buoni pasto dal valore limitato, con prezzi esclusivi. Dieci euro per un hamburgerino, acqua, patatine e caffè non penso proprio attirerà tanti buoni pasto.
  • Un’insalata 9 euro. Non serve aggiungere altro.
  • Un’ora di attesa per cinque panini. Un’ora. Cinque panini.
  • Nel frattempo mi guardo intorno e una cameriera tossisce con la mano davanti alla bocca. Sei educata a metterti la mano davanti, ma con quella mano servi i piatti: si usa la piega del gomito, ragazza.
  • Nell’attesa non sono previsti stuzzichini di alcun genere: manco un grissino… sia mai! Abbasso i prodotti confezionati! Piuttosto che mettere a disposizione dei prodotti industriali lasciamo la gente a bocca asciutta! Tanto non si paga il coperto. Ah no si paga, un euro.
  • Parliamo delle dimensioni di un hamburger in listino a 12 euro: il diametro è come quello di un CD. Farò rizzare i capelli a molti, ma per dire, è grande come un Crispy McBacon… ma a 12 euro.
  • La carne è spessa… e rosa all’interno. E’ carne macinata eh, va cotta bene.
  • Le patate rappresentano questo locale: vogliono fare gli alternativi, non sia mai che le patate abbiano la forma a bastoncino come quei global degli americani! Piatte e tondeggianti, come le Pringles… aspetta un attimo… Comunque, sono talmente pregne d’olio che gocciolano. Sarà anche olio biologico, sanissimo e digeribilissimo, ma la cultura dello spreco dov’è finita?
  • I panini sono serviti in un sacchetto di carta, sopra ad un piatto che in realtà è un vassoio di legno. Ma perché in un sacchetto di carta? Che bisogno c’è? La carta è riciclata eh! Mi sembra un’ottima scusa per sprecare pure quella.
  • I tavoli sono di legno, fin qui ci siamo. Però qui il legno è deformato, eh beh, dà quel senso di rustico. Ma è talmente deformato che devi sempre stare a guardare dove appoggi il bicchiere, altrimenti si inclina lungo le deformazioni a tal punto da cadere di lato e rotolare via.
  • Anche le sedie sono di legno. Quel tipico legno che dopo 5 minuti hai il sedere quadrato. E le sedie ballano tutte. Oh, è il prezzo dell’essere a contatto con la natura, con la genuinità.
  • Non servono Coca-Cola. Siamo alternativi, nel menu c’è solo acqua, birra e varie bevande piene di zucchero e coloranti. Le altre bevande? Facciamo un esempio: una cedrata in una bottiglietta da 25cl, 3 euro e mezzo. Una lattina da 33cl di Coca-Cola l’avrebbero venduta a 10 euro, forse è per questo che non la vendono, c’è stato un briciolo di buon senso.
  • Il menu sembra disegnato da mio figlio. Ha due anni e mezzo. Non si capisce niente. Scusa bimbetto, perdonami, ma sei ancora piccolino.
  • Il caffè ha la stessa cremosità dell’acqua.
  • Alla cassa niente scontrino. “E’ finita la carta”. Va bene, ma compilare il registro dei corrispettivi di emergenza è un dovere. Come non detto, eh?
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(Andrea Donati) bio hamburger opinione prezzi recensione servizio well done welldone https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/Mica-tanto-Ben-fatto Sun, 19 May 2013 09:15:00 GMT
“B” come “Buonsenso” https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-B-come-Buonsenso Ho da sempre ritenuto il referendum consultivo del Comune di Bologna sul finanziamento comunale alle scuole paritarie una pagliacciata, ne ho già espresso i motivi in passato.

Chiunque abbia un minimo di lucidità e senso pratico capirebbe che il finanziamento alle scuole paritarie è un regalo che il Comune di Bologna fa ai bambini, non alle scuole paritarie.

Se il problema è che la maggioranza delle scuole paritarie è di stampo cattolico, allora si risolve questo particolare problema, non è che si richiede l’abolizione in toto dei finanziamenti, no? Non è che ci voglia un genio.

Allora: leggo che il consigliere regionale del PDL Galeazzo Bignami, ha coniato lo slogan “Vota B come Bergoglio” perché il Papa ha detto:

La scuola cattolica è preziosa: svolge un servizio educativo assieme alle famiglie. Il suo ruolo va riconosciuto

Allora qui c’è un grosso problema di fondo. Chi vota “A” è sostanzialmente per due motivi:

  1. non sa di che katzo si sta parlando, lottando per un principio senza avere la minima idea delle conseguenze pratiche;
  2. non vuole finanziare delle scuole cattoliche.

Con questa uscita, “Vota B come Bergoglio”, Bignami fa un enorme regalo a tutti i laici indecisi e dà ulteriori conferme a coloro che votano “A” per il punto 2 indicato qui sopra.

Il quesito dovrebbe rimanere esclusivamente circoscritto a dove infilare mille e passa bambini con un pugno di euro, senza spenderne milioni – che non ci sono – per gestire altri asili – che ricordo non essere obbligatori.

Non è la prima volta che si coinvolge la chiesa in questo referendum: in passato la curia bolognese prima e la CEI dopo, direttamente dalle parole di Bagnasco, avevano espresso le loro ragioni ovviamente a favore del finanziamento, e tali opinioni andavano esclusivamente apprezzate e aggiunte a tutte le altre opinioni simili.

Invece improvvisamente la curia è entrata di peso nella scena politica bolognese, diventando parte dell’alleanza trasversale. Citata sia dai promotori del referendum sia dai contrari, d’improvviso la chiesa sembra essere diventata la ragione per cui bisognerebbe votare a favore o contro il finanziamento alle paritarie.

Ma per favore. Stiamo parlando di un quesito che richiede dieci secondi di ragionamento per capirne l’assurdità.

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(Andrea Donati) bergoglio bignami bologna cei comune finanziamento paritaria referendum scuola https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-B-come-Buonsenso Sat, 18 May 2013 09:15:00 GMT
Punti di vista https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-1

Si vedono sempre in in rete ‘ste foto tutte uguali e tutte d’una banalità mostruosa con la Costa Concordia naufragata al largo del Porto del Giglio.

A volte basta una semplice rotazione per rendere assurda, inquietante e, soprattutto, originale, una foto altrimenti banale.

Complimenti all’autore.

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(Andrea Donati) concordia foto giglio inclinazione mare https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-1 Fri, 17 May 2013 09:15:00 GMT
Una grande telefonata https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-2 (Prima di far partire il video, leggete qui sotto.)
Visto che la citazione di ieri ha avuto un buon riscontro, oggi replico.

Poco prima delle sei del pomeriggio di lunedì 6 maggio Charles Ramsey, di professione lavapiatti in un ristorante, era appena tornato nella sua casa di Tremont a Cleveland dopo essersi comprato la cena in un McDonald’s, quando ha sentito delle urla dalla casa vicina. In pigiama e ciabatte, si è avvicinato, e oltre una porta chiusa e parzialmente scardinata ha visto una giovane donna con una bambina in braccio che chiedeva aiuto e di essere liberata.
Altri vicini hanno sentito il baccano e si sono avvicinati, e insieme a loro Ramsey è riuscito a forzare la parte inferiore della porta e a far uscire la donna e la bambina, e insieme hanno chiamato il 911. (fonte)

La donna è Amanda Berry, una delle tre ragazze vittime di un sequestro di dieci anni, di cui si è tanto parlato in questi giorni.

Il video riporta la telefonata fatta da Ramsey al 911. Bisogna masticare un minimo di inglese, ma i sottotitoli aiutano moltissimo. Non serve che io dica perché questa telefonata è un’autentica meraviglia. Buon ascolto.

(Source: http://www.ilpost.it/)
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(Andrea Donati) 911 audio inglese polizia sequestro sottotitoli telefonata video https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-2 Thu, 09 May 2013 09:15:00 GMT
Femminicidio e colonna a destra https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-3

[…] Il risultato è che gli uomini sono molto più violenti delle donne, più del triplo, e, cosa importante, la loro violenza non varia in modo significativo al passare degli anni, cioè resta approssimativamente la stessa indipendentemente da come varia il maschilismo.
Qualsiasi sia l’origine della violenza maschile, non si può dire che abbia qualcosa a che fare col maschilismo.

Nonostante gli uomini e le donne diventino sempre meno maschilisti, gli uomini rimangono costantemente più violenti delle donne, sia gli uomini maschilisti che gli uomini non maschilisti, e la loro violenza è rivolta contro tutti, senza alcuna distinzione di sesso, etnia o credo. In questo gli uomini non fanno veramente nessuna discriminazione.

Quindi bisogna concludere che il femminicidio, inteso come omicidio maschilista rivolto specificamente contro le donne, non esiste, e che frequentare un uomo è pericoloso tanto per una donna quanto per un uomo.
Però questo non significa che il maschilismo non esista. Il maschilismo esiste, solo che i suoi segni distintivi sono altri, per esempio la colonna a destra del Corriere.

http://incomaemeglio.blogspot.com/2012/12/il-femminicidio-non-esiste_3.html
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(Andrea Donati) dati donne femminicidio maschilismo statistiche uomini violenza https://www.andreadonati.it/blog/2013/5/-3 Tue, 07 May 2013 15:30:00 GMT
(Come non) Abbellire la vista https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/-Come-non-Abbellire-la-vista image

Via del Cappello, Rastignano. Nella foto si vede chiaramente sulla destra una parte del prato che compone l’ormai noto pisciatoio per cani.

Davanti ad esso, il parcheggio scambiatore “posteriore” della fermata Rastignano dell’SFM è diventato un rimessaggio.

Poi è giusto che se uno ha il camper da qualche parte lo parcheggi. Più che giusto. Ma non è certo un bel vedere.

Allora ho ancora in mente la scusa con la quale era stato fatto quell’obrobrio di parchetto davanti alla costruzione dell’EdilCri, privo di panchine, giochi o sentieri, con una assurda collinetta più simile ad un rigurgito del terreno per via della sua forma asimmetrica e decentrata.
Sì, sentite la scusa: abbellire la vista della zona a coloro che passano con il treno.

Sì, bella visuale! Un rimessaggio con dietro un pisciatoio.

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(Andrea Donati) camper parcheggio pisciatoio rastignano rimessaggio scambio stazione verde https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/-Come-non-Abbellire-la-vista Sat, 13 Apr 2013 15:30:00 GMT
Monetine elettroniche https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/Monetine-elettroniche

E così la biglietteria automatica di Rastignano ha fatto il suo ritorno, dopo circa due anni di assenza.

Il problema della prima biglietteria sono stati i ladri, che hanno ripetutamente scassinato serrature e bocche di immissione ed emissione nel tentativo di tirar fuori quei 2 euro lì presenti.

Allora quei furboni di Trenitalia si sono inventati la soluzione definitiva: i biglietti si acquistano solo con carte di pagamento.

Effettivamente è una degna soluzione.

Poi ho letto un articolo in cui si narrano le tristi vicende della casetta con il distributore di latte crudo nel parcheggio vicino al Ponte delle Oche di Rastignano, vittima di continui scassinamenti da parte dei ladri.

Si portano via l’incasso e contemporaneamente disfano il distributore, doppio danno.

Trenitalia ha fatto il gioco comodo: mi disfi il distributore per rubare le monetine? Stai 24 mesi senza, poi te lo ridò e le monetine non si usano più.

Nannetti (quello del distributore del latte), dai, per una volta Trenitalia ti ha messo sulla buona strada.

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(Andrea Donati) bancomat biglietteria biglietti carte contanti distributore latte pagamento rastignano trenitalia vandalismo https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/Monetine-elettroniche Fri, 12 Apr 2013 15:15:00 GMT
Forse non ne aveva voglia https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/Forse-non-ne-aveva-voglia image

“Coinquilina, vieni a vedere le foto della partita di ieri?”

“Sì”, le lascio il computer e si mette a giocare a Farmville 2.

Dopo qualche minuto si alza.

“Coinquilina, vieni a vedere le foto della partita di ieri?”

“Sì”, non arriva e dopo un po’ la trovo a leggere Happy! sul letto.

“Coinquilina, vieni a vedere le foto della partita di ieri?”

“Sì”, e subito aggiunge “Devo fare la lavatrice di nero, hai della roba nera da darmi?”

Finisce di preparare la lavatrice.

“Coinquilina, vieni a vedere le foto della partita di ieri?”

“Sì”, si mette di fianco a me, il tempo di aprire la cartella con le foto che mi giro e non c’è più.

Dopo un po’ torna e mi fa: “allora mi fai vedere ‘ste foto?”

Ne guarda un po’, intanto arriva il bimbetto, lo prendo in braccio, e appena allunga la manina per ciappettare sulla tastiera, Coinquilina dice: “oh fallo un po’ giocare dai!”

Mi giro ed è andata via.

Oh, è tutto vero eh, niente di romanzato.

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(Andrea Donati) foto galleria interesse storia voglia https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/Forse-non-ne-aveva-voglia Thu, 11 Apr 2013 15:15:00 GMT
Uops! https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/uops

E’ stato un sabato faticosissimo ma ne è valsa la pena: due belle partite di football, due nuove gallerie di foto che si aggiungono al porftolio in vista del prossimo Superbowl di luglio a Ferrara e del campionato europeo che si terrà a Milano a settembre.

E mi tocca ringraziare Facebook, grazie al quale utenti e gruppi hanno iniziato una catena di condivisioni che ha reso questa esperienza ancor più eccitante.

Vediamo se sempre tramite Facebook riesco a beccare tutte le condivisioni… intanto ecco i link alle due partite:

Prossimo appuntamento: domenica a Ferrara!

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(Andrea Donati) ancora bologna condivisioni dolphins facebook football americano foto warriors https://www.andreadonati.it/blog/2013/4/uops Wed, 10 Apr 2013 15:15:00 GMT
Il comizio del nulla https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Il-comizio-del-nulla Continuiamo il discorso politico avviato qualche giorno fa, prima o poi terminerà, ma per il momento ci troverei parecchio da ridere se non fossimo in una condizione tragica.

Queste le parole del capogruppo alla camera del M5S al termine del colloquio con Napolitano:

Buongiorno leggeremo una dichiarazione.

Cominciamo bene, il boss scrive, gli schiavi eseguono.

Il M5S è stato il primo per numero di voti, la prima forza politica alle elezioni.

Non è vero, il Partito Democratico ha ottenuto 8.932.615 voti, mentre il M5S ne ha ottenuti 8.784.499.

Sorvoliamo. Sorvolo anche sulla lettura dei 20 punti, la solita sfilza di banalità e assurdità ormai abbondantemente ridicolizzate.

Prosegue:

Nel caso il Presidente della Repubblica accordi l’incarico a noi, il M5S presenterà un suo candidato alla presidenza del consiglio. […] Se questa richiesta non venisse accolta, il M5S, come forza di opposizione, chiederà la presidenza delle commissioni Copasir e Vigilanza RAI.

E’ una sorta di ricatto. Che c’è di nuovo? Anche i “vecchi partiti” si sono sempre comportati così!

Eh, appunto.

Alla fine, alla domanda di un giornalista: “Avete indicato un nome”? La risposta è stata

Abbiamo indicato un progetto.

Ovvero, Grillo ha fatto un comizio al Presidente, parlando sostanzialmente del nulla, perché Napolitano non darà mai l’incarico a qualcuno che non è nemmeno in grado di fargli un nome, a quel punto figuriamoci un governo.

Forse è questo il “nuovo”: leggere dichiarazioni scritte che parlano di banalità e assurdità senza in pratica far nulla.

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(Andrea Donati) dichiarazione incarico m5s napolitano politica presidenza https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Il-comizio-del-nulla Thu, 21 Mar 2013 16:15:00 GMT
C(h)ip e ciop https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/C-h-ip-e-ciop A volte l’oggetto di un articolo di giornale non è niente senza i suoi commenti.

Ormai sapete tutti del microchip impiantato nella pelle di alcuni cittadini americani e dell’autore di questa pagliacciata, Paolo Bernini, deputato del M5S:

Non so se lo sapete ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip all’interno del corpo umano, per registrare, per mettere i soldi, e quindi è un controllo di tutta la popolazione.

Beh ecco un estratto di alcuni commenti:

  • Non installano chip a tutti, a qualcuno installano anche ciop.
  • Ho capito perché Grillo “consiglia” ai suoi di non andare ai talk show
  • Vengono fuori dalle fottute pareti!!!
  • Spero che oltre al chip ti installino anche un display retina
  • Io voglio che mi installino anche il touchscreen, dove si fa domanda?
  • Largo ai giovani!
  • Pillola rossa o pillola blu? Probabile che le abbia prese tutte e due, con un goccio di Fernet.
  • Anche il mio cane ha un microchip sottocutaneo. Le multinazionali del Ciappy lo usano per pilotare il suo stimolo della fame e quando sarà troppo vecchio lo faranno correre sino al primo ripetitore utile dove verrà catturato e ridotto in polpette. Davvero.

E un laconico:

  • Sigh
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(Andrea Donati) america bernini chip commenti controllo grillo ironia m5s microchip popolazione sottocutanei sottopelle https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/C-h-ip-e-ciop Wed, 20 Mar 2013 16:15:00 GMT
Il debutto https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/il-debutto

E così domenica sono davvero andato a fotografare una partita di football. Grazie alla disponibilità dei Neptunes Bologna, ho potuto provare l’emozione di fotografare le spettacolari azioni della partita contro le Aquile Ferrara direttamente dalla sideline, a pochi passi dalla palla.

Di circa 800 foto totali, 170 si sono salvate. Non male vista la totale inesperienza sul campo, con l’autofocus che metteva a fuoco dove pareva a lui, con le finte del quarterback che puntualmente fregavano anche me, perdendo di vista il pallone e di conseguenza il fulcro dell’azione.

Poi, tanto per non farsi mancare nulla, pure una fastidiosa pioggia pomeridiana, e grazie al cielo a suo tempo optai per un kit tropicalizzato.

A tutto questo aggiungiamo un ambiente splendido, dove da novellino sono stato accolto da professionista, dove coach e assistenti, anche avversari, mi salutavano e sorridevano al mio passaggio, dove i tifosi si mettevano in posa quando li inquadravo, dove ai miei dubbi sul risultato finale mi hanno risposto “sono sicuro che andranno benissimo”.

Allora al diavolo tutto, le foto sono venute bene e mi sono pure divertito!

Per l’occasione ho pensato di sfruttare di nuovo Zenfolio, di cui avevo già parlato un paio di volte in questo blog. Oh, lo pago, vediamo come se la cava! Il risultato mi è sembrato niente male, e ho quindi deciso di piazzarci dentro tutte le foto della partita e anche qualche altro scatto.

Allora ecco qui: photos.logblog.it, e per andare direttamente alle foto della partita di domenica: photos.logblog.it/2013_03_18_neptunes_vs_aquile (evviva i link personalizzabili!).

Alla prossima partita!

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(Andrea Donati) aquile blog football americano foto galleria neptunes sideline zenfolio https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/il-debutto Tue, 19 Mar 2013 16:15:00 GMT
Funziona, quindi lo eliminiamo https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Funziona-quindi-lo-eliminiamo image

Da più di 10 anni sui siti web si vedono icone simili a quelle mostrate nell’immagine (fonte) qui sopra.

Il mio essere scettico su qualunque cosa ha naturalmente colpito anche queste icone arancioni, poi una volta provate me ne sono innamorato e ancora oggi sono il mio pane quotidiano.

Si tratta dei flussi (feed) RSS. Che cosa diavolo sono?  In sostanza servono a divulgare i contenuti dei siti web in un formato rapido e semplice da consultare.

Per dire, anche LogBLog.it ha un RSS, che viene utilizzato da una decina di persone.

Ma qual è il motivo per cui si utilizza un RSS? Non sarebbe più semplice visitare direttamente LogBLog.it, invece di doverlo seguire tramite RSS?

La risposta a questa domanda è composta da una parola soltanto: “aggregatori”. Un aggregatore di feed RSS è un applicativo che permette di poter seguire un numero potenzialmente infinito di RSS.

Questo vuol dire che, ad esempio, io la mattina apro il mio bell’aggregatore e mi trovo un paginone pieno di notizie provenienti da tutti i siti a cui mi sono abbonato con gli RSS. Naturalmente conviene che questi siti siano blog con una frequenza di aggiornamenti non eccessiva, tipo 1 post al giorno circa, altrimenti c’è il rischio di trovarsi con centinaia di articoli da leggere e l’impossibilità di finirli tutti.

Però il senso è chiaro: in un unico programma e con il semplice scorrimento della rotellina del mouse, si hanno a disposizione notizie provenienti dai blog più disparati, senza bisogno di avere dei preferiti chilometrici. Il tutto sincronizzato con qualunque dispositivo, PC, portatile, tablet o cellulare che sia.

Bene.

Tutta questa premessa per dire che un aggregatore svettava sopra tutti gli altri, e svetta ancora, sia chiaro, almeno fino a giugno: parlo di Google Reader.

Sentite che razza di motivazione dà Google sulla sua chiusura:

[…] Sebbene il prodotto abbia un seguito piuttosto fedele, l’utilizzo nel corso degli anni è calato. A partire dall’1 luglio 2013 ritireremo Google Reader. […]

Google ha un servizio che funziona e che ha registrato un calo, sì, ma nel corso degli anni. Cioè non è che da un mese all’altro è arrivato un super-concorrente e hanno dovuto ammettere la sconfitta.

Anzi. E’ proprio il contrario.

Dato che di concorrenti non ce ne sono, e quelli che ci sono sono sconosciuti ai più, è un po’ come se Google non avesse stimoli a seguire e migliorare il prodotto, arrivando a chiuderlo piuttosto che a tenerlo funzionante per quello zoccolo duro di utenti che lo utilizzano.

Per questo motivo non metto soltanto Google sul patibolo, ma anche Microsoft.

Quest’ultima tira fuori dal cilindro un servizio di posta degno, un servizio di cloud storage ancora più degno e, senza stare a fare dei pallosissimi elenchi, dei servizi in generale palesemente in concorrenza con Google che hanno come scopo il portargli via utenti. E cosa non fa? Un aggregatore di RSS.

Microsoft ha tra le altre cose messo di mira Google facendo cattiva pubblicità ai suoi prodotti. Ora ha in mano una carta importantissima: screditare la fissazione che ha Google nel ridurre i suoi servizi puntando tutto sul caotico Google+, umiliandola nel rubare tutti gli utenti di Google Reader.

Microsoft, hai tempo fino al 30 giugno. Occhio.

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(Andrea Donati) aggregatori chiusura concorrenza google microsoft reader ritiro rss https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Funziona-quindi-lo-eliminiamo Mon, 18 Mar 2013 16:00:00 GMT
Vent’anni in una frase https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Vent-anni-in-una-frase Massimo Giannini di La Repubblica in un articolo ha di fatto inventato di sana pianta i contenuti di un incontro su temi giudiziari tra Napolitano e una delegazione del PDL.

Napolitano gli ha risposto, con una lettera aperta che il quotidiano La Repubblica ha ben pensato di piazzare a pagina 29.

Nella lettera si trova in particolare una frase. Con quell’unica, breve, chiara frase, Napolitano è riuscito a descrivere e ridicolizzare un intero ventennio di anti-berlusconismo:

tendenziosità tale da fare il giuoco di quanti egli intende colpire

Tanto di cappello.

P.S. Tra l’altro Massimo Giannini ha avuto pure l’ardire di rispondere. Poi, leggendo l’articolo, di ardire ce n’è stato davvero poco: si è ben guardato da entrare nell’argomento delle balle del suo articolo, parlando di tutt’altro.

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(Andrea Donati) antiberlusconismo giannini intentare napolitano politica replica repubblica https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Vent-anni-in-una-frase Sun, 17 Mar 2013 16:00:00 GMT
Una posizione poco invidiabile https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Una-posizione-poco-invidiabile Bersani è in una posizione poco invidiabile.

E’ chiaro che il M5S punti ad un’alleanza tra PD e PDL, l‘“inciucio” che darebbe ancor più voti al suo partito, portandolo quasi certamente ai vertici della politica italiana.

Finché Grillo fa tenere il broncio ai suoi scagnozzi, Bersani non può far altro che allontanare lo sguardo alla ricerca di alternative.
E se davvero Bersani chiederà voti al PDL, Grillo brinderà per giorni. Nelle piazze non dirà certo che non ha lasciato scelta a Bersani. Ma va là. “PDL e PDmenoL hanno già deciso tutto come avevo predetto, vogliono far fuori il M5S ma non ci riusciranno, e blablabla-assurdità-blablabla-minkiate-blablabla”.

E’ il motivo per cui non accettano compromessi, dialoghi, confronti. Si tratta di una sorta di ricatto, del tipo “o fai quello che ti dico io o ti allei con gli altri”. E’ anche il motivo per cui, quando anche qualcuno tra i grillini prova a dire qualcosa di sensato proponendo aperture con il PD la sera, ecco che la mattina dopo si auto-smentisce: nessun accordo.

Grillo sta facendo di tutto nella speranza che Bersani faccia un’alleanza con Berlusconi, e quest’ultimo riesce persino inconsciamente a fare il gioco di Grillo: accusando il PD di anteporre i propri interessi a quelli del paese, di fatto sta dicendo a Bersani che la giusta strada è un’alleanza con il PDL.

Bersani è decisamente in una posizione poco invidiabile.

Ma, del resto, se l’è cercata.

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(Andrea Donati) bersani governo grillo inciucio m5s pd pdl politica https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Una-posizione-poco-invidiabile Sat, 16 Mar 2013 16:00:00 GMT
Cosa cambia? https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Cosa-cambia Due giorni fa una ragazza in zona universitaria si è vista sfilare di mano il suo iPhone. Insegue il rapinatore che si infila nella facoltà di lettere. ‘Sto stronzo! Mo’ lo sistema e chiama la polizia, che arriva dopo poco. Ma non entra in facoltà. Ci sono dei teppisti che bloccano l’accesso e iniziano ad insultare gli agenti lì presenti che volevano entrare per aiutare quella ragazza. Risultato? Per evitare danni peggiori la polizia prende nota di alcuni nomi tra la gente che blocca il passaggio e se ne va. Addio ladro e addio iPhone.

Ieri pioveva: quando piove c’è sempre un gran casino perché chi solitamente gira su due ruote sceglie l’auto o i mezzi pubblici. Ma ieri niente mezzi pubblici, c’era uno sciopero “a sorpresa”. O meglio, alcuni hanno deciso la sera prima di fare sciopero, e per farlo hanno bloccato  l’accesso al deposito di Due Madonne. E il nome cade a fagiolo, anche se le Madonne tirate dalla gente alle fermate siano state ben più di Due.

In entrambi i casi c’era un’agitazione in corso. “Agitazione” è un termine buffo, in pratica c’è gente che vuole esprimere le proprie ragioni e per farlo si “agita”. E’ un termine equo, politicamente corretto. Per loro non è un’agitazione ma un’espressione delle proprie rimostranze nel pieno dei loro diritti, mentre per gli altri non è un’agitazione ma una sonora rottura di coglioni.

Oh, punti di vista, possono aver ragione entrambi, per me no ma non è questo il punto.

Il punto è il come si vuole fare una manifestazione, uno sciopero, fin dove si vuole arrivare nelle proteste.

Torniamo a noi.

In entrambi i casi c’erano dei manifestanti che impedivano il passaggio. ‘Che poi con “passare” si intende “lavorare”, è una conseguenza. E qualcuno ci rimette. Sempre.

Allora alla fin fine qualcuno per protestare blocca gli altri. Cioè se devi protestare lo fai con i tuoi capi, lo fai con la direzione, lo fai manifestando, lo fai non lavorando, ma lo fai anche rispettando chi invece non è d’accordo con te, permettendogli di fare il suo lavoro e il suo dovere. Restando nei limiti della legalità.

“Se l’azienda restera’ sorda, e’ innegabile che ci dovranno essere altre lotte- avverte Marco Bartoli, il sindacalista della Fit-Cisl – e faremo di tutto perche’ restino nei limiti della legalita’ perche’ siamo i primi dispiaciuti per i disagi”

Beh per quanto assurdo è vero che siano i primi dispiaciuti. Sono anche gli unici. La gente era indubbiamente inferocita. E quel discorso sulla legalità, proprio quando è stato proclamato uno sciopero assolutamente fuori-legge, è ridicolo.

Allora che differenza c’è con i teppisti che bloccano l’accesso ad una facoltà e insultano chi sta facendo il proprio lavoro?

Che differenza c’è? Cambia qualcosa? Cosa cambia?

Nulla.

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(Andrea Donati) autisti bloccare picchetto sciopero teppisti tper https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Cosa-cambia Fri, 15 Mar 2013 15:30:00 GMT
Non sappiamo dirle https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Non-sappiamo-dirle image

Ho la casa invasa da volantini di pizzerie con consegna a domicilio, ne ho talmente tanti che ho sempre ritenuto “Pizzabo.it” un servizio sostanzialmente inutile… questo finché una sera non mi sono trovato a voler mangiare una pizza con un amico in un posto  completamente privo di volantini (beh uno c’era, ma la settimana prima l’avevamo sonoramente bocciato).

Beh, quale occasione migliore? Ora non entro nei dettagli perché non voglio fare pubblicità e perché onestamente non ne ho voglia, comunque Pizzabo.it fa il suo dovere: ti segnala le pizzerie, puoi personalizzare gusti, scegliere gli eventuali omaggi e verificare le opinioni degli altri utenti che hanno provato il servizio.
Inoltre ti dà in tempo reale la conferma della prenotazione e i tempi massimi di consegna, purtroppo rispettati al minuto, nel senso che se scrivono che la consegna è in 45 minuti stai pure sicuro che prima del 45esimo minuto nessuno suona alla porta.

Bon, io vivo a Rastignano (ma va?) che per quanto possa essere appiccicato a Bologna è pur sempre parte del comune di Pianoro. E nell’elenco di Pizzabo.it oltre a Bologna ci sono altri 4 comuni, e Pianoro non ne fa parte.

Allora, Bologna ha 60 comuni, vediamo di contribuire alla causa aggiungendo le due pizzerie con consegna a domicilio di Rastignano: nel Comune di Pianoro e dintorni non ce ne sono molte di più, sia mai che in futuro lo mettano in elenco!
C’è l’apposita pagina in cui fare le segnalazioni, inserisco quel paio di pizzerie con relativi dati e commenti. Questo un mese fa.

Nessuna risposta.

La settimana successiva provo ad utilizzare la pagina dei contatti per vedere se effettivamente c’è qualcuno che legge i messaggi:

Buondì,
la settimana scorsa ho messo due indirizzi di pizzerie di Rastignano, nel comune di Pianoro.
Vi chiedo se mi potete dare una tempistica sull’eventuale inserimento di questa località nel vostro sito.
Grazie mille e a presto!

Mi rispondono dopo 2 (due) settimane. Ecco cosa mi scrivono:

Purtroppo non sappiamo dirle.
Grazie mille per l’attenzione.

Qui ci sono due cose da considerare: il tono e il contenuto.

Il tono è tipico del “cheppalle questi clienti che ci danno i soldi per mangiare, digli che non lo sappiamo e chiudi lì”.

Il contenuto mi ha lasciato senza parole.
Capirei fosse un turista.
Toh, è di fianco alle due torri, passa un altro turista che gli chiede dove sono le due torri e questo, spaesato, gli risponde “purtroppo non so dirle”. Oh, pronto!!! Sono di fianco a te!
Però dai è un turista.
Ma chiedere a Pizzabo.it qualcosa inerente a Pizzabo.it e avere come risposta “non sappiamo”, mi ha lasciato interdetto.

Poi ho un’illuminazione: la riga dopo! “Grazie mille per l’attenzione”. Ah beh ecco il trucco! Non ho fatto sufficiente attenzione! Allora mi concentro su quel “purtroppo non sappiamo dirle” ma con tutto l’impegno che mi è stato possibile non sono riuscito a trovare significati diversi da quello riscontrato alla prima lettura.

Dai, una risposta così sarà un caso. Poi su Facebook leggo la risposta ad una che chiede se in futuro sarà inserita Castel Maggiore: “Siamo spiacenti ma, purtroppo, al momento non ci è possibile inserire locali di Castel Maggiore”.

Oh, è un passo avanti: hanno scritto il doppio di quel che hanno scritto a me. Ma il contenuto è poi sempre quello. Sembra di fare le domande ad un agente della CIA.

Dai, prendiamo carta e penna.

Gentile cliente,
Pizzabo.it è sempre alla ricerca di nuovi locali per ampliare la propria offerta, e grazie alle vostre segnalazioni questo obiettivo risulta ancora più veloce da raggiungere.
In questo periodo sono in corso i contatti e le trattative con le varie pizzerie del Comune di Pianoro e, se ci sarà la disponibilità dei locali e allo stesso tempo saranno garantiti gli standard qualitativi richiesti da Pizzabo.it, saremo lieti di aggiungere questo comune all’elenco di quelli già presenti nel nostro sito.

Se nel frattempo dovessero aprire nuovi locali o dovessero cambiare i giudizi che ci hai comunicato, non esitare a contattarci nuovamente!

Grazie ancora per il tuo contributo e a presto!

L’ho scritta in un minuto.

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(Andrea Donati) cliente contenuto lettera pianoro pizzabo rastignano risposta tono https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Non-sappiamo-dirle Thu, 14 Mar 2013 15:30:00 GMT
Puzza di gas https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Puzza-di-gas Qualche giorno fa arrivo a casa e trovo nella bacheca del condominio questo volantino.

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Gli butto uno sguardo distratto e i miei occhi si fermano su “prevenzione fughe di gas”, sui loghi con le fiammelle, e sul “dispositivo di protezione”.

Il mio sguardo distratto unisce i puntini: “verranno a controllare con un dispositivo di rilevamento se per caso ci sono fughe di gas”.

Ecco, io ho letto questo. O meglio, non ho letto nulla, ho solo buttato l’occhio lì e ho costruito tra me e me i tre pezzetti del volantino su cui ho buttato un occhio.

Oh, ero pure contento! Cavolo vengono a verificarmi che non ci siano fughe di gas! Tutto questo aiutato anche dal fatto che recentemente hanno cambiato il contatore del gas nell’ufficio di Simona perché perdeva. Quindi non poteva esserci nessuno più soddisfatto di me per questa futura visita.

Questa sera faccio il mio solito tour su alcuni siti, tra cui quello del Comune di Pianoro, dove trovo un titolo enfatizzato da un paio di poco istituzionali maiuscoletti:

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Dispositivi di sicurezza gas: ATTENZIONE alle FALSE indicazioni – nessun obbligo di legge

Mi è venuto un colpo: “ma che caspita ho letto nel volantino???”.

Clicco sul link nel sito del Comune e leggo questo messaggio:

Si informano i cittadini che a seguito di segnalazioni in merito a volantini che vengono distribuiti presso i condomini per l’eventuale installazione di dispositivi per PREVENZIONE FUGHE DI GAS NON ESISTE NESSUN OBBLIGO DI LEGGE che lo imponga, pertanto non vi sarà nessun controllo da parte delle Autorità per verificare se i cittadini hanno dotato le proprie abitazioni di tale apparecchiature, ne tantomeno saranno applicate eventuali sanzioni.

Siete quindi invitati a fare attenzione ad eventuali false indicazioni fornite in merito mettendo a conoscenza soprattutto le categorie più a rischio quali gli anziani.

Beh.

Il Comune mi ha catalogato nelle “categorie più a rischio”. Cioè non è stato il Comune, sia chiaro, sono proprio io che ho fatto la figura del fesso.

Allora ho indagato. Chi ha scritto quell’avviso messo nella nostra bacheca? Così mi metto a fare quello che avrei dovuto fare fin dall’inizio: leggo il volantino.

In realtà il controllo è finalizzato alla vendita di un dispositivo di protezione gas. Ma chi sono questi? Sicurezza Gas, gruppo S.I.P., S.I.P. srl.

Leggete la presentazione nel loro sito web:

Sicurezza Gas si occupa della sicurezza del metano, GPL e ossido di carbonio, nato per rassicurare le famiglie, dare una sicurezza all’interno delle abitazioni. Sicurezza Gas ha 3 dispositivi fondamentali: il salvagas è un dispositivo che rileva sia il metano che per il gas liquido, il rilevatore di ossido di carbonio é un dispositivo che rileva ogni fonte di monossido di carbonio (gas inodore e insapore molto pericoloso) e il sensore fumo.

L’italiano, signori miei, l’italiano. Molto professionale.

Ora vorrei mostrarvi le immagini che campeggiano nella testata del loro sito:

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Rassicuranti, vero?

Ma il bello viene nella pagina chiamata “L’UFFICIALITA’”:

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“Prima di iniziare a lavorare diamo comunicazione tramite un’informativa dettagliata che invia la nostra segretaria via fax al comune locale, carabinieri, polizia locale e polizia di stato.”

Così un altro occhio disattento può intuire che questa azienda abbia una sorta di nulla osta dai comuni, agendo a nome loro.

A qualcuno potrebbe mai scappare la parola “truffa”? Giammai! Nel loro blog SIP Sicurezza Gas ci tiene a precisare che:

SIP Sicurezza Gas: nessuna truffa! Il comune di Adria informa i suoi cittadini.

Il comune di Adria, paese della provincia di Rovigo, informa i propri cittadini tramite un comunicato sul sito web comunale che la SIP Srl passerà per le case della città per proporre ai cittadini l’acquisto di apparecchiature per la sicurezza GAS. Il comune ci tiene a precisare che la società detiene tutti i permessi necessari per la vendita porta a porta e che i suoi rappresentanti saranno muniti di tesserino di riconoscimento.

Nessuna truffa quindi! La SIP Srl non è parte di aziende che nel passato hanno leso l’immagine della vendita porta a porta di tali dispositivi.

Poi mettono il link del comunicato del Comune di Adria. In realtà il comunicato dice una cosa ben diversa:

Comunicazione del Sindaco

A PARTIRE DALLA DATA ODIERNA (30.01.2013) INCARICATI DEL GRUPPO S.I.P. s.r.l.,  MUNITI DI TESSERINO DI RICONOSCIMENTO AZIENDALE CON FOTOGRAFIA,  PASSERANNO PRESSO LE ABITAZIONI DEL TERRITORIO COMUNALE PER PROPORRE L’ACQUISTO ALLE PERSONE INTERESSATE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE A SEGUITO DI LORO ESPRESSA RICHIESTA DI UN DISPOSITIVO DI SICUREZZA CONTRO LE INTOSSICAZIONI E IL RISCHIO DI ESPLOSIONI DA GAS METANO – GPL E DI MONOSSIDO DI CARBONIO. 
SI PRECISA CHE TRATTASI DI FACOLTA’ E NON DI OBBLIGO

Il SINDACO
Massimo Barbujani

In pratica il sindaco dice: oh, occhio, sono venditori porta a porta, aprite solo se volete voi, comprate solo se volete voi, non siete obbligati né ad aprire né a comprare.

Poi basta una banale ricerca su Internet:

Vendono rilevatori di gas a 249 euro «Anziani attenti, è una truffa» Ravenna & Dintorni-31/gen/2013
L’associazione Clan-Destino dopo aver ricevuto diverse denunce da parte di cittadini, segnala una presunta truffa ai danni di anziani ad opera

Rilevatore di fughe di gas La truffa è porta a porta
L’Arena -16/feb/2013
Questa volta, nel mirino dei «truffatori porta a porta», è finito il quartiere Golosine, dove ieri mattina si sono presentati alle porte di una serie di

Venditore porta a porta minaccia una donna a Udine: i carabinieri lo 
Il Messaggero Veneto-27/feb/2013
martedì una romena ha acquistato un rilevatore di gas per ben 250 euro. riesce a introdursi nelle case e a mettere a segno furti e truffe.

Truffe, A2A mette in guardia i cittadini dai falsi addetti che suonano 
Corriere della Sera-19/feb/2013
Se qualcuno suona a casa vostra e vi propone di acquistare un apparecchio rilevatore di gas, dicendo che lavora per A2A, non apritegli.

Attenti ai truffatori che si fingono tecnici
TgVerona-19/feb/2013
Truffatori sempre in agguato e vittime designate, quasi sempre,  cercano di vendere rilevatori di fughe di gas, al prezzo di svariate centinaia di

Eccetera, eccetera, eccetera. Per non parlare dei commenti degli utenti, troppi per essere linkati qui.

Poi oh, fate voi, ma a me tutto questo puzza, e non è gas.

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(Andrea Donati) comune dispositivi gas legge obbligo pianoro rastignano rilevazione truffa https://www.andreadonati.it/blog/2013/3/Puzza-di-gas Fri, 01 Mar 2013 15:30:00 GMT
Ogni promessa è debito https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Ogni-promessa-debito Premessa: questo è un post lungo e “dovuto”. Ho promesso una cosa, la mantengo.

Sintesi: il 14 febbraio compro dei fiori per la mia coinquilina. Ci saranno dei siti che fanno consegna in giornata? Proviamo con quelli più famosi, il primo su cui finisco è Interflora. Nelle condizioni di vendita scrivono che il 14 febbraio potrebbero fare le consegne il 15. Quindi niente consegna in giornata? Il modulo d’ordine dice il contrario:

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Oh, consegna il 14 febbraio, orario: pomeriggio. Meglio di così!

Bon, secondo voi i fiori sono stati consegnati quel pomeriggio? Macché. Nessuna telefonata, nessun avviso, nessun messaggio. Niente di niente, né a me né alla mia coinquilina. Li consegnano il giorno dopo, il 15 febbraio, un giorno “qualunque”.

La cosa mi fa un po’ girare le balle perché oh, è San Valentino, katzarola, se scrivi che consegni il 14 pomeriggio rispetti la data. Soprattutto in un servizio in cui la puntualità dovrebbe essere messa in primo piano.

Ancora nero di rabbia scrivo a Interflora una lettera di reclamo, facendo loro presente che nonostante le condizioni di vendita, la data indicata nel modulo d’ordine era chiaramente indicatrice di una consegna in giornata… più precisamente nel pomeriggio della giornata stessa.

Passano 24 ore e non ricevo risposta, quindi ne sollecito una sempre tramite email. Mi rispondono il pomeriggio del giorno successivo:

Gentile Cliente,

il fiorista ci comunica che la  sera del 14 , essendo l’ordine indirizzato ad uno studio, hanno ritenuto opportuno telefonare e non avendo ricevuto alcuna risposta, non hanno potuto effettuare la consegna. La consegna è stata comunque effettuata la mattina successiva alle ore 9.30.

Cordiali Saluti

Orpo, ma davvero m’han chiamato? Vado a vedere nel cellulare. Il pomeriggio e la sera del 14 febbraio non ho chiamate senza risposta. Controllo anche quello della coinquilina: nulla di nulla.

Rispondo dicendo che non ho ricevuto alcuna chiamata, che il problema della consegna permane e che vorrei una risposta chiarificatrice dal reclamo.

Qui c’è da fare una precisazione. I fiori sono un bene “deperibile”, non c’è recesso né annullamento. Quello a cui punto non è un rimborso, di difficile attuazione, ma banalmente delle scuse. In sostanza a loro ho chiesto un rimborso sapendo che avremmo raggiunto come compromesso un messaggio di scuse. E chiusa lì. Che m’hanno scritto dopo 48 ore?

Egregio Cliente,
con la presente siamo ad inviarle il suo documento fiscale.
Certi di averle fatto cosa gradita, cogliamo l’occasione per porgerle cordiali saluti.

Ma che…?!?!

Rispondo che non è stata affatto una cosa gradita, sollecitando una risposta al reclamo. Mi rispondono mezz’ora dopo:

Gentile Cliente,

In risposta al suo quesito, le ricordiamo che come evidenziato nelle condizioni generali di vendita, sottoscritte in fase di acquisto, e riportate nel sito,  in alcuni giorni dell’anno, tra i quali il 14 febbraio, considerato il volume di consegne previsto, gli ordini possono  essere consegnati il giorno antecedente o successivo alla data della festività.

Nel suo caso particolare Il fiorista ci ha comunque confermato di aver tentato di effettuare la consegna la sera stessa contattando il destinatario, ma di non aver ottenuto risposta ed di essere andato in consegna la mattina successiva.

 Cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti

Non c’ho più visto:

Gentilissima […],

in pratica Lei mi sta dicendo che:

- avete scritto nelle condizioni di vendita che il 14 febbraio gli ordini potranno essere evasi il 15, ignorando che nell’ordine stesso ci sia scritto solo il 14 senza alcun riferimento al 15; pertanto visto che Interflora ha comunque scritto una cosa nelle condizioni e ne ha scritta un’altra nell’ordine, il cliente che si fida del marchio e dell’ordine e che quindi dà fiducia alla data indicata nel modulo d’ordine, è evidentemente un povero ingenuo;
- il fiorista ha confermato di aver chiamato, ma in nessuno dei due cellulari forniti c’è alcun riscontro di questa fantomatica chiamata, quindi in sostanza dato che si tratta della parola del fiorista contro la parola del cliente, è ovvio che il cliente ha sicuramente torto;
 
Detto questo prendo atto del vostro comportamento. Sia chiaro però che così facendo il cliente lo perdete.
 
Non giriamo intorno al problema: le condizioni di contratto sono un documento che, giustamente, deve contenere nei dettagli tutte le norme che regolano l’acquisto. Ma l’ordine deve far riferimento a questo contratto. Vero? Allora se nel contratto c’è scritto 14 o 15 febbraio ma nell’ordine c’è scritto solo 14 febbraio, cosa credete che il cliente pensi? Penserà che i fiori saranno consegnati come indicato nel modulo d’ordine, visto che nel contratto c’è scritto che “potranno” essere consegnati il 14 così come il 15. Altrimenti nel modulo d’ordine ci sarebbe stato scritto “14 o 15 febbraio” oppure “15 febbraio”. No? Perché il modulo d’ordine deve far riferimento al contratto di vendita. Altrimenti che modulo d’ordine sto firmando? C’è scritto una cosa nel modulo d’ordine e un’altra nel contratto? Vi pare una cosa corretta nei confronti del cliente?
 
Evidentemente per Interflora il cliente ha torto a prescindere. Beh un bell’atteggiamento. Intanto mi mandate la ricevuta con scritto che siete certi di avermi fatto cosa gradita. Proprio.
Beh.
Vorrà dire che “il cliente” ne prenderà atto e scriverà dell’avvenuto sul suo blog, su Facebook, Twitter, Tumblr e Google+ oltre che su siti di rating tipo Trustpilot e Ciao.it, facendo linkare e condividere la questione a tutti i contatti così che la rete di conoscenze e la diffusione raggiunga i massimi livelli.
 
“Certi di averle fatto cosa gradita”. Ma dai, non vi siete neanche impegnati a prendere in carico un problema per evitare di uscire con un’email gioiosamente preconfezionata ad un cliente che ha sporto un reclamo.
Mica male.
Fatto, come promesso.
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(Andrea Donati) bugie cliente condizioni consegna contratto fiorista interflora reclamo ritardo https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Ogni-promessa-debito Thu, 28 Feb 2013 15:15:00 GMT
Abbiamo perso tutti https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Abbiamo-perso-tutti Eh beh, abbiamo perso tutti:

  • Ha perso il PD, un partito guidato da vecchi eletti da vecchi: come hanno sempre dimostrato negli ultimi 20 anni, se i sondaggi li danno sconfitti puntualmente perdono, mentre se i sondaggi li danno vincitori e conquistano la maggioranza dei voti… riescono a perdere lo stesso. A fine 2012 hanno avuto l’occasione della vita: portare alla guida un gruppo di giovani con idee simili ai veterani ma pieni di voglia di fare e di vincere, capaci di portarsi dietro valanghe di voti altrimenti nelle mani di PDL e M5S. Risultato? I vecchi (eletti da vecchi) sono rimasti al potere, e la sconfitta non era altro che un’ovvia conseguenza.
  • Ha perso il PDL, trainato dal suo leader storico e i suoi assurdi metodi da venditore porta a porta. Senza di lui il partito era ormai prossimo a sparire nel nulla, ben sotto al 10%. E quando al suo posto stavano incredibilmente spuntando volti nuovi e programmi seri… il venditore porta a porta è tornato. Con le sue sparate ha cominciato a recuperare il distacco dal PD, e via via che le sparava sempre più grosse il divario diminuiva. Ma è arrivato stremato alla fine della campagna elettorale e non è riuscito a dare il colpo finale per ottenere la maggioranza.
  • Ha perso la Lega, perché Maroni potrà essere politicamente dieci volte più capace di Bossi ma ha un decimo del suo carisma e da quando guida il partito, al posto di urla, improperi e baggianate, ha al più sussurrato qualcosa. Certo le urla erano esagerate, assurde, volgari: ma almeno si sentivano e si capivano. E poi Bossi, diciamolo chiaro, per quanto incapace è stato l’unico in grado di tenere un dito nel culo di Berlusconi. Maroni a Berlusconi al più gli ha leccato le scarpe. E’ chiaro che in molti se la siano legata al dito.
  • Ha perso la Scelta Civica. Nel 2012 Monti ha messo le mani intorno al collo della gente e ha stretto molto forte la presa, mentre il suo governo da sotto tirava via gli spiccioli dalle tasche. Per quanto contestabile, in un periodo di forte crisi economica il sistema stava giocoforza funzionando, attirando consensi qua e là grazie ad un sistema (apparentemente) serio e concreto. E’ riuscito a buttare all’aria tutto alleandosi con due cariatidi ormai completamente prive di qualunque credibilità e influenza politica, assetate dei suoi consensi… perdendone parecchi a causa loro.
  • Ha perso l’UDC. Beh, perso… non è che abbia mai realmente vinto.
  • Ha perso FLI. Fini poteva tranquillamente prendere il posto di Berlusconi, era tutto pronto. Con il benestare del Cavaliere (bastava leccargli il culo ancora per qualche anno, fino a fine legislatura) o senza (ovvero nel magico momento del “che fai, mi cacci?”), Fini aveva il ruolo di leader del centrodestra stampato in fronte. Ma alla guida della coalizione ha preferito lo scranno della Camera, perdendo di botto tutta la sua credibilità e la presenza che conta, ovvero quella della politica “attiva”.
  • Ha perso Rivoluzione Civile. Ingroia ha cavalcato l’antiberlusconismo candidandosi nel momento migliore, quando i suoi processi erano nelle prime pagine, quando la sua popolarità era al massimo. Poi ha aperto bocca, ed è stato il disastro.
  • Ha perso Fare. Avevano un programma realistico, basato su fatti concreti e con proposte serie e fattibili. Tra fondatori e sostenitori c’erano economisti e studiosi capaci. Alla guida un volto noto e rispettato… oltre che un incontenibile contaballe. E l’immagine del partito serio si è dissolta in un lampo. Di leader buffoni in politica ce ne sono già tanti: Giannino non poteva (e non doveva) farne parte.
  • Ha perso SEL. Senza il PD non vale nulla, con il PD fa la voce grossa: mi ricorda quei cagnolini mignon che abbaiano come dei matti. Tanto rumore per nulla. Con la differenza che quei cagnetti si fanno capire meglio di Vendola.
  • Ha vinto il M5S. E con questo abbiamo perso tutti.
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(Andrea Donati) considerazioni elezioni fare fli legea m5s pd pdl politica rivoluzione scelta sel udc https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Abbiamo-perso-tutti Mon, 25 Feb 2013 15:15:00 GMT
Ridare vita allo Star City https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Ridare-vita-allo-Star-City Il comunicato che segue è stato scritto dalla Cooperativa Star City, in merito alla possibilità di riaprire lo Star City Cinemas.

Star City Cinemas è chiuso da poco più di un anno e ancora alle prese con i problemi che ne hanno decretato la chiusura, anche se sarebbe meglio dire che il tempo ha accentuato alcune problematiche legate alle infiltrazioni dal tetto e dall’Albergo.
In realtà il degrado dell’area è sotto gli occhi di tutti, se ne è accorto anche chi fingeva di non vedere e di non capire quale sarebbe stata la sorte del complesso.
La situazione del cinema ci vede aggiornati al 31 gennaio u.s., quando abbiamo incontrato i rappresentanti di Immobilgest R. E. srl. L’incontro serviva a sondare la nostra disponibilità a riprendere l’attività.

A questo punto sono necessarie alcune precisazioni:

  • la Star City Società Cooperativa è nata esclusivamente per la volontà di alcuni dipendenti di riaprire la multisala che aveva chiuso l’attività il 31 gennaio 2010.
  • la Cooperativa aveva fatto, confidando nelle durata del contratto, investimenti consistenti dotando la sala 1 del miglior impianto digitale dell’Emilia Romagna (il Proiettore Sony 4K) ed altri interventi, a proprie spese, per migliorare la qualità audio delle sale e la segnaletica di sicurezza.
  • la Cooperativa aveva riattivato a proprie spese un impianto di condizionamento che aveva garantito, nell’estate del 2011, un confort ottimale.

E’ quindi evidente che la Cooperativa Star City non avrebbe mai voluto arrivare alla chiusura dei locali, ed è altrettanto palese che saremmo ben lieti di poter riprendere l’attività, che è fondamento della Cooperativa.

Ma.

Nel 2010 avevamo un grande entusiasmo e sembrava che la nostra volontà fosse supportata da tutti, dai semplici cittadini, dai partiti politici, dalle imprese e dalle istituzioni.

Abbiamo creduto e dato fiducia, ma la realtà si è dimostrata ben diversa dal sogno che avevamo: un sogno condiviso da moltissime persone, che ci sono sempre state vicine anche in questo anno e che sperano, come noi, di poter tornare a dare vita alla multisala più amata da chi ama il cinema.
La polemica l’abbiamo sempre evitata e la scelta di mantenere un profilo molto discreto ha scatenato i tuttologi del web con ricostruzioni fantasiose, spesso lontane dal vero anni luce.
Era nostro dovere lasciar lavorare le istituzioni che si erano prontamente mosse per cercare di tutelare il nostro lavoro e una presenza importante, dal punto di vista culturale, di un’intera vallata (e non solo) come lo Star City Cinemas.

La CISL, la Confcooperative ed il Comune di Pianoro (nelle persone del Sindaco Gabriele Minghetti e dell’Assessore alle Attività Produttive Claudio Baccolini) hanno coinvolto la Provincia nella persona dell’Assessore Graziano Prantoni, che ha subito convocato un tavolo di salvaguardia alla presenza di tutte le parti interessate.
Tavolo che è in attesa di essere riconvocato, perchè adesso ci sono le condizioni per arrivare ad una soluzione, che non è detto sia necessariamente positiva.

Dopo l’incontro con la proprietà ho visto il Sindaco e l’Assessore Baccolini ed abbiamo concordato una linea: tutto il complesso va riqualificato (dalla proprietà) e solo dopo si potrà parlare di riprendere le attività. I problemi non riguardano solo le singole unità, ma sono parte di problema più vasto che può essere risolto solo a monte. Il cinema, ad esempio, è stato danneggiato dalle infiltrazioni provenienti dall’Albergo. Per non parlare del parcheggio, che presentava buche enormi ed un degrado non certo imputabile alla gestione del cinema (che, ad esempio, si è trovata a dover far fronte da sola alla potatura).

Adesso

La riapertura della Multisala può diventare un fatto concreto se ci sarà una mobilitazione fattiva di tutte le componenti sociali. L’azione dovrà essere veramente efficace.
La nostra costanza ci ha riportato nuovamente ad un passo dal rinnovare il nostro sogno, ma questa volta rispondiamo presente solo se tutti rispondono con i fatti, non con le promesse.
Per questo aspettiamo risposte, proposte, suggerimenti da tutti quelli che vorrebbero rivedere la Star City Cinemas riaperto: cittadini, gruppi, associazioni, imprese e istituzioni.

Noi, la Cooperativa Star City (Bruno, Graziano, Massimiliano, Rosy e Svitlana i soci lavoratori ed Emanuela, Marco e Massimo i soci sovventori) ci siamo.

E Voi?

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(Andrea Donati) comune cooperativa pianoro rastignano riapertura soci star city https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Ridare-vita-allo-Star-City Thu, 21 Feb 2013 15:15:00 GMT
Cos’è che ha detto il Papa? https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Cos-che-ha-detto-il-Papa Ecco un estratto di Padre Lombardi in una conferenza stampa sulla rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino:

L’annuncio è stato al termine del Concistoro, (…) il Papa si è seduto, gli hanno dato il microfono e ha letto questa dichiarazione in latino. (…) Il Papa leggeva in latino, quindi non tutti hanno capito (…).

A suo tempo dissi la mia sulla diversità linguistica, oggi faccio un breve accenno alle lingue morte. Neanche al Concistoro tutti conoscono il latino.

Se si vogliono imparare le declinazioni c’è il tedesco, se si vuole studiare una lingua che permetta delle reali aperture mentali, l’inglese, lo spagnolo, il mandarino sono lì che aspettano di essere imparate. Lingue che si possono utilizzare per ascoltare e/o parlare, non lingue morte. Lingue che permettono di tenere allenata costantemente la mente, che permettono di avere aperture non solo mentali ma anche sociali con centinaia di milioni di persone.

Allora capisco che si studi il latino o il greco antico o altre lingue morte per scopi meravigliosi quali ad esempio la comprensione e la traduzione di testi antichi. Materiale comunque letterario e per una piccola nicchia di persone. Ma tenerlo lì in bella mostra in scuole come il Liceo Scientifico, dove ruba tonnellate di ore a materie come fisica o chimica, è veramente assurdo.

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(Andrea Donati) antica capire comprendere concistoro conoscere latino lingua morta papa scientifico straniera https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Cos-che-ha-detto-il-Papa Thu, 14 Feb 2013 15:15:00 GMT
Rido e mi imbarazzo https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Rido-e-mi-imbarazzo Allora c’è Berlusconi che, in un convegno in cui firmerà un contratto per la fornitura di due impianti di riscaldamento, fa battute ricche di doppi sensi alla venditrice di fianco a lui. Quest’ultima fa finta di ignorarli, ride, sta al gioco nel ruolo della venditrice e si diverte pure a seguire il giochetto di Berlusconi.

Tutto comincia con una frase di lei in cui gli dice che viene (e partono le risate del pubblico)…

V …a costo zero, le montiamo due impianti.

B Scusi… mi consenta ma non ho capito molto bene: lei viene?

V (ride) Sì (ride)

B Sì ma scusi, una volta sola?

V No! Sono due gli impianti (ride)

B Quante volte viene?

V (ride) Se, allora, possiamo mettere due impianti più i red più visita per ogni volta, ci possiamo mettere anche la bicicletta elettrica…

B Ho capito… quante volte quindi?

V Tre, quattro, cinque, dipende dalle esigenze (ride)

B Con che distanza temporale, una visita?

V Dipende dai nostri tecnici (ride)

B Va bene mi sembra che sia tutto sommato un’offerta conveniente!

V Ottimo! Ci piace!

B Si vuole girare ancora un’altra volta?

V Di là?

B Di là!

(Lei si gira dando le terga a Berlusconi, ride e saluta il pubblico)

B Sì, è un’offerta conveniente!

V Bene, è una carta speciale, quindi deve schiacciare bene.

B Devo firmare qui?

V Due copie, una per me, personale (ride)

B Già che ci sono le metto anche il numero di telefono?

V Sì! (ride)

Ora, lei avrà sicuramente fatto il suo mestiere di venditrice, e poi il cliente non è certo roba da nulla, ma dalla via che rispondi ridacchiando e stando al gioco, non è che il giorno dopo te ne esci con questa affermazione:

(…) In qualità di Donna e di Madre, le battute del Cavaliere non mi hanno affatto onorato, solo imbarazzato. (…)

Nel momento stesso in cui ridacchiavi, in cui stavi al gioco e seguivi la strada dei doppi sensi intrapresa da Berlusconi, altro che “Donna” e “Madre”, eri completamente nel ruolo di venditrice.

“Le battute del Cavaliere mi hanno imbarazzato”? Non si è affatto visto. E, se anche lo avessero davvero fatto, o lo dici subito o taci, perché ormai sei finita in una strada senza ritorno.

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(Andrea Donati) berlusconi doppi sensi imbarazzo malizia venditore venditrice https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Rido-e-mi-imbarazzo Wed, 13 Feb 2013 15:15:00 GMT
Godiamo della sufficienza https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Godiamo-della-sufficienza Comune di Bologna, question time del 01/02/2013. Si parla di raccolta porta a porta, parla l’assessore all’ambiente Patrizia Gabellini:

[…] La nuova modalità ha consentito di passare da una percentuale nel 2012 di raccolta differenziata nel centro del 13.3% all’86.7 %. […]

Il Resto del Carlino Bologna, articolo del 01/02/2013. Si parla del sistema eGate di Rastignano, parla l’assessore alle politiche per la qualità urbana del Comune di Pianoro, Marco Sassatelli:

Con il 65% di differenziata abbiamo superato l’obiettivo minimo del 60% che ci eravamo preposti. […]

Il 65% è certamente meglio del 60%.

E’ esattamente come quei ragazzi che a scuola dicono: “spero di prendere almeno la sufficienza”. Poi prendono 6 e mezzo ed esultano per il successo di quella misera sufficienza.

Nel frattempo il compagno di classe che ha realmente studiato e ha fatto un compito degno di tal nome, si è portato a casa un otto e mezzo da favola.

Continua senza sosta il ridicolo viaggio della raccolta differenziata a Rastignano, che ricordo è stata approvata dall’intero Consiglio Comunale di Pianoro tra voti a favore e astensioni. Nemmeno un voto contrario. Nemmeno uno. I cittadini e le “botteghe di Rastignano” valgono zero.

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(Andrea Donati) bologna carlino corriere differenziata egate gabellini porta a porta raccolta rastignano rifiuti sassatelli spazzatura https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Godiamo-della-sufficienza Wed, 06 Feb 2013 15:15:00 GMT
Facciamo casino! https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Facciamo-casino Devi inaugurare un nuovo stabilimento della tua azienda. Saranno presenti numerosi giornalisti e contemporaneamente vuoi celebrare l’evento invitando tutti i lavoratori.

Ora, come si svolgerà questa inaugurazione? Ci dovrà essere un discorso da parte della dirigenza, sicuramente, e bisognerà riservare dello spazio per la stampa di fronte, per le foto e i video di rito. I lavoratori quindi si troveranno a lato, sono in tanti e per forza di cose saranno su più file. Per sapere dove stare vengono indicati dei punti per terra così tutti sanno dove mettersi senza sbagliare.

Si terrà il discorso della dirigenza al termine del quale tutti potranno “festeggiare”, naturalmente lasciando spazio ai media, quindi toh, applausi e sorrisi, ma cercando di rimanere composti per non creare confusione.

Bon.

Io non ci vedo nulla di strano in tutto questo. Sei un dipendente di un nuovo stabilimento e il giorno dell’inaugurazione è ovvio e naturale dover sottostare a precise regole, ci dev’essere un’organizzazione perfetta per far sì che la stampa possa essere agevolata nel suo lavoro e di conseguenza lo stabilimento, quello stesso stabilimento in cui lavorerai, appaia al meglio.

E’ una questione di rispetto, rispetto per la dirigenza, per i media… ma anche per ciascuno dei lavoratori. Tutto perfetto per tutti gli invitati.

Naturalmente doveva esserci la voce contraria. Un ex rappresentante della FIOM (già qui…), ora in lista per SEL, commenta in questo modo l’inaugurazione su Report84.it che a sua volta copia da Il Fatto Quotidiano:

Sel attacca: “A Grugliasco era tutto preparato”
Sarà data molta enfasi agli applausi degli operai di Grugliasco per l’inaugurazione del nuovo stabilimento Fiat avvenuto alla presenza di Sergio Marchionne e John Elkann.
Qui la maggioranza degli iscritti è della Fiom e gli applausi rappresentano, per i vertici del Lingotto, una vittoria sul campo. Non importa se la giornata, come a Pomigliano e Melfi, sia stata preparata con cura certosina.
A raccontarlo è Giorgio Airaudo, ora candidato alle politiche per conto di Sel, ma fino a ieri segretario della Fiom piemontese e per vent’anni a stretto contatto con quello stabilimento: “I lavoratori – dice al Fatto – ci hanno raccontato che queste rappresentazioni vengono curate dal punto di vista mediatico, come prima di uno spettacolo. Nella giornata di ieri (l’altroieri, ndr) è stato spiegato quando e come sorridere, chi far mettere in prima fila e chi in seconda, fino a tracciare i segni per terra come punti di riconoscimento”.

Era tutto preparato? Ma dai! Queste rappresentazioni vengono curate dal punto di vista mediatico? Ma dai!

Per Airaudo la normalità sarebbe stata questa, evidentemente:

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Ha-ha.

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(Andrea Donati) airaudo fiat fiom giornali inaugurazione media preparazione https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Facciamo-casino Tue, 05 Feb 2013 15:15:00 GMT
Farsi pubblicità https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Farsi-pubblicit Il Comune di Pianoro ha dato il via ad uno studio di fattibilità per la realizzazione di un centro di Last Minute Market. Questo studio di fattibilità lo pagherà il Comune. A Last Minute Market.

Il che è un po’ come dire che io voglio aprire un negozio di vendita di materiale usato, e il Comune stanzia dei soldi pubblici da spendere per capire se il mio negozio può o meno avere successo.
E i soldi li dà a me.

Solo io vedo un conflitto di interessi? Ma andiamo oltre.

Questi di Last Minute Market partono con un’idea senz’altro ottima: devolvere ai bisognosi tutto il cibo, i farmaci, e in generale l’oggettistica che per motivi solitamente “estetici” le imprese devono buttare. Ad esempio se in un cartone con dodici confezioni di latte una di queste si rompe, non si butta tutto il cartone ma si recuperano le altre undici confezioni. Ok, nel campo del commercio parliamo dello 0,04% del materiale. Ma anche fosse un cartone di latte su un milione, potrebbe comunque valerne la pena.

Fin qui tutto bello, ma LMM non fa solo questo: promuove anche iniziative per sensibilizzare la gente sullo spreco del cibo.
Secondo LMM un terzo del cibo viene sprecato. La fonte di questi dati? Una stima (notate il termine) europea di 7 anni fa.

Pensate: buttare un terzo della roba nel vostro frigorifero. Ma vi è mai capitato di buttare via un terzo di ciò che comprate? Un terzo?

Non credo sia un caso che:

l’unica ricerca condotta in Italia specificatamente su questi temi con una metodologia chiara è stata realizzata nella primavera del 2012 dalla Fondazione Sussidiarietà ed è firmata da Marco Melacini, Paola Garrone e Alessandro Perego del Politecnico di Milano (“Dar da mangiare agli affamati”).

Secondo il testo lo spreco alimentare complessivo considerando la ristorazione delle collettività, quella commerciale e domestica ammonta al 16%, e in particolare lo spreco domestico si aggira intorno all’8%. (fonte)

Allora perché mai diffondere un dato come il 30%? Perché fa comodo, perché dovendo scegliere tra dati diversi, conviene sempre quello che maggiormente avvalora i propri scopi. E, volendo pensar male, istigare timore e/o stupore nella gente con dati del genere la spinge a volersi per forza informare, per esempio comprando dei libri. Libri scritti dal fondatore di LMM. Faccio peccato?

Tutto questo mi ricorda tante altre vicende, in cui chi con forza vuol farsi strada, vuol far valere le proprie opinioni, vuole farsi pubblicità, è disposto a cercare e sfruttare ogni dato anche se la logica e, soprattutto, dati maggiormente aggiornati e validi dicono il contrario.

Avviene ormai da sempre in politica, dove i fact-checking al termine di ogni trasmissione di approfondimento dimostrano la pessima abitudine dei politici di sparare una sequela interminabile di statistiche stravolte, fonti errate, responsabilità dimenticate, dati inesistenti. Il tutto per quale motivo? Per portare avanti la propria idea a tutti i costi.

E in tanti AAAHMMM abboccano.

Lo spreco alimentare è un problema? Certo che è un problema! Ma non serve sbandierare dati assurdi per metterlo in risalto.

Un ultimo esempio per farvi capire l’assurdità della cosa e sottolineare come un’azienda con uno scopo nobile rovini la propria immagine: esiste il riscaldamento globale? No è un’invenzione. E ci sono studi scientifici seri che lo dimostrano. Uno studio? No. Due? No. Dieci? No. Sono ventiquattro. Ben ventiquattro studi differenti dimostrano senza ombra di dubbio che il riscaldamento globale non esiste.

E’ sufficiente?

Beh dipende. Ad esempio se si ignora volutamente il fatto che a favore del riscaldamento globale ci sono 13.950 (tredicimilanovecentocinquanta) studi scientifici.

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 (fonte)

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(Andrea Donati) alimentare comune last minute market lmm pianoro rastignano riscaldamento spreco https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Farsi-pubblicit Mon, 04 Feb 2013 15:00:00 GMT
Tackle that fly! https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/-1

Ok, mancano pochi minuti, non voglio sentire volare una mosca.

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(Andrea Donati) football americano pregame superbowl https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/-1 Sun, 03 Feb 2013 15:00:00 GMT
Pure il blackout https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/pure-il-blackout

Una partita mozzafiato, fino all’ultimo istante, rovinata solo da un blackout elettrico che ha ritardato la fine di oltre mezz’ora.

Andare a letto quasi alle 5 è dura ma, come detto l’anno scorso, una volta all’anno si può fare.

Prossimo appuntamento a giugno per il XXXIII Italian Superbowl!

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(Andrea Donati) baltimora blackout finale football americano ravens risultato superbowl https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/pure-il-blackout Sun, 03 Feb 2013 15:00:00 GMT
Kick off! Bimbi a letto! https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Kick-off-Bimbi-a-letto image

L’anno scorso mi lamentai perché le partite dei Warriors Bologna si giocavano tutte alle 21. Per chi aveva una famiglia con bimbi piccoli era un orario impossibile.

Quest’anno… stessa storia. Tutte le partite casalinghe dei Warriors si giocheranno alle 21. E il mio bimbetto è ancora piccolo.

Allora, non è che il football americano piaccia a tutti: ‘sta squadra ha la grande fortuna di giocare in uno stadio con dietro un bel parco, porca zozza, giocate alle 15! Così gli appassionati vanno allo stadio e gli altri stanno nel parco a farsi due chiacchiere o a far giocare i bimbi!

Nah. Tutte le partite alle 21. I miei figli vanno a letto alle 21! IO li metto a letto alle 21! Come posso andare a vedere e fotografare le partite se vengono disputate alle 21?! Che caspita di orario è?!

L’anno scorso mi lamentai, quest’anno lo faccio ancor di più: basta giocare in un orario così assurdo! Mica è un Monday Night! Pensate alle famiglie!

Nel frattempo è facile decidere il da farsi: me ne vado in trasferta!!! Per esempio il 20 aprile faccio un bel viaggio a Reggio Emilia con Simona e i bimbi, e alle 15 vado a tifare per gli Hogs!!!

E un altro giorno porto la famiglia a Parma… e mi concederò una pausa per tifare i Panthers! Squadre che giocano alle 15, quando ci si può portare dietro la famiglia, non quando bisogna mettere a letto i figli!

Sciagurati!!! (Mio adorato eufemismo!)

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(Andrea Donati) alfheim bambini campionato famiglie football americano letto lunetta orario warriors https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Kick-off-Bimbi-a-letto Sat, 02 Feb 2013 20:30:00 GMT
Pregiudizi ovali https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Pregiudizi-ovali image82454953GB014_Sharpie_500

Sky in queste settimane sta orgogliosamente pubblicizzando la trasmissione di tutte le gare di Formula 1 nel suo nuovo canale ad hoc, Sky Sport F1 HD.

Pochi giorni fa ha anche annunciato che trasmetterà il campionato IndyCar.

In pratica è abbastanza prevedibile ciò che succederà: grandissima, enorme, smisurata enfasi per gli eventi di Formula 1 e, tra una gara e l’altra, un bel refill con un altro campionato a ruote scoperte, l’IndyCar.

In questo modo non c’è alcun buco di programmazione, e anche quando ci saranno due o tre settimane tra un evento di F1 e il successivo ci si potrà comunque distrarre.

Sì, tra una dormita e l’altra.

In tutto questo rimane esclusa la Nascar. Sportitalia acquistò un biennale in esclusiva nel 2011. Trasmise il campionato 2011 e del 2012 non si è saputo nulla. Pare che gli ascolti fossero talmente bassi che hanno preferito rimetterci i soldi del biennale pur di non trasmettere niente in TV, neanche in orario notturno, neanche delle differite o delle sintesi.

Nulla di nulla.

E per il 2013, se possibile, siamo persino messi peggio: nessuna rete ha annunciato l’acquisto dei diritti TV. E così il campionato motoristico più seguito in assoluto negli USA, in Italia viene completamente snobbato (nel resto d’Europa viene regolarmente trasmesso), a favore di una Formula 1 che ormai lotta ad armi pari con la MotoGP per gli sbadigli più numerosi o quelli più lunghi.

Il bello è che è proprio il campionato IndyCar a dimostrare quale sia il problema della F1: la noia. Avviene lo stesso anche nelle gare americane che si disputano sui “circuiti tradizionali”: pochi sorpassi, poca bagarre, poche emozioni, poca sfida.

Ma ecco che nei circuiti ovali si raggiunge l’apoteosi: manciate di sorpassi ogni giro per centinaia di giri, gruppi sempre compatti grazie alla competitività di tutte le scuderie, strategie che portano ad incredibili bagarre negli ultimi giri, rientri ai box colmi di suspance, incidenti che, per quanto possano piacere o meno, portano contemporaneamente spettacolo e rimescolano le carte in tavola.

Sì, la prima sensazione che dà un circuito ovale è la noia, ma questo è il tipico giudizio di chi non ha mai seguito neanche una gara, non ha mai compreso come in un ovale la guida sia al limite, l’aderenza inesistente, i giochi di scie fondamentali.

E il tutto contornato dalla solita immensa cornice di pubblico. Gente che si siede in un qualunque posto e riesce a godersi l’intero circuito. Due auto che cercano di agguantare una posizione sorpassandosi in continuazione? Il pubblico può godersi la lotta senza mai dover togliere lo sguardo dalle auto.

Mai dimenticherò la mia tappa ad Imola per un gran premio di F1 di tanti anni fa: non si capiva nulla. Nulla. Solo un rumore assordante. Peggio che guardare una gara in TV, che è tutto dire.

Beh dopo tutto questo sfogo il risultato non cambia. Anche per quest’anno gli ovali della Nascar resteranno fuori dai confini italiani. Peccato.

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(Andrea Donati) circuiti diritti f1 formula 1 imola motogp nascar noia ovali sky sportitalia tv https://www.andreadonati.it/blog/2013/2/Pregiudizi-ovali Fri, 01 Feb 2013 20:30:00 GMT
C’era una volta la carta fotografica https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/C-era-una-volta-la-carta-fotografica image

Mi ritrovo pieno di hard disk in cui sono sparse foto di ogni tipo, poi non vi dico con i bimbi e i viaggi che razza di confusione. Migliaia di foto, decine di video, vagonate di gigabyte spezzettate qua e là tra i vari hard disk che negli ultimi anni ho usato insieme ai computer di casa.

Così mi sono stufato e ho deciso di fare un po’ d’ordine.

La prima domanda è stata: dove metto le foto? In un hard disk in casa? Beh… avere una spada di Damocle sulla testa è già sufficiente quando vado a lavorare, con gli hard disk dei server che di tanto in tanto cioccano. Allora per ovviare al problema basta un bel NAS casalingo, magari con gli hard disk sostituibili a caldo così anche in caso di rottura non bisogna impazzire.

In questo caso il problema è lo spazio libero, perché d’accordo, le foto in RAW e i video possono occupare parecchi gigabyte, ma in fin dei conti è raro superare certe dimensioni. Il problema però è che comunque prima o poi queste dimensioni si raggiungono, e quindi ci vuole un cambio hardware, altre spese, altra energia, altro tempo, sempre con il timore che nella transizione nulla vada perduto.

Oh. Siamo nel 2013, devo tenere tutto in casa per forza? Chi mi paga il NAS? Chi gli hard disk? Chi l’energia per il NAS? E se voglio portarmi le foto in giro da far vedere ad amici o parenti le devo copiare ogni volta?

Allora è già chiaro dove voglio arrivare. Online.

Avevo già parlato a suo tempo di 500px, un servizio però orientato all’esposizione di foto, non all’archiviazione, e per questo impossibile da sfruttare. Così guardandomi intorno in siti di fotografia ho visto che la grande maggioranza ha optato per Zenfolio.

Adesso non è che mi metto a fare pubblicità, però è un servizio che sa il fatto suo: spazio illimitato, gestione di foto e video, possibilità di stampare o scaricare il proprio archivio, in parte o completo, condivisione dei file, sito web personalizzato, eventualmente anche vendita con portfolio, app per la visualizzazione e archiviazione, slideshow, e altre menate varie.

Così da novembre scorso mi sono messo al lavoro e di tanto in tanto butto su qualche cartella. Manca ancora molto, per ora sono a 3mila foto e 150 video divisi in 50 gallerie. Però almeno quei video e quelle foto sono corrette e in ordine, già consultabili. Poi, al termine, tornerò su 500px per iniziare a diffondere quella foto su mille che di tanto in tanto sembra venir bene.

Difetti? L’upload. Se si hanno soprattutto tanti video ci vuole una banda decente. Una ADSL casalinga è tabù, ci vorrebbero giorni e giorni con il PC acceso e la rete intasata. A quel punto il risparmio va a farsi benedire. Per chi ha un PC in ufficio: a casa ordina le foto, buttale su una chiavetta e fai l’upload durante le pause pranzo. Swisssh e in un attimo tutto è online.

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(Andrea Donati) 500px adsl archivio backup cloud fibra foto gallerie online storage zenfolio https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/C-era-una-volta-la-carta-fotografica Thu, 31 Jan 2013 20:30:00 GMT
Sonno tormentato https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Sonno-tormentato La pausa dei post di gennaio è stata causata dall’influenza. In realtà non è stata niente di che, la febbre ha appena appena superato i 38, ma dato che mi basta un 36,8 per essere già steso e completamente privo di qualunque spinta, mi son preso un po’ di tempo per ricominciare a scrivere.

E’ proprio nei giorni di febbre comunque che si comprende appieno il significato di “sonno tormentato”. Ancora ricordo alcuni dei sogni che ho fatto nel corso della malattia:

  • ero alla guida di un qualche veicolo futuristico lungo strade notturne illuminate, nel tentativo di raggiungere nel più breve tempo possibile una meta indefinita (secondo me qui c’è l’influenza di GTA e Driver);
  • tutta l’umanità, a cominciare dai paesi dell’est europeo, dovevano essere teleportati in un luogo sconosciuto, simile ad un enorme aeroporto, in cui venivano schedati per motivi di controllo (e la cosa mi sembrava persino giusta);
  • ero capo cuoco in un ristobar: dopo un’impegnativa giornata a smistare ordini e servire piatti mi ritrovavo la sera a tormentarmi sull’enorme difficoltà e su come mai avrei potuto continuare questo lavoro. Ed era il primo giorno! (Guarderò Hell’s Kitchen con occhio diverso);
  • consigliere in una seduta comunale di Pianoro a sfogare sguaiatamente tutto il mio disappunto… indovinate su cosa.

Per fortuna non ricordo il resto, e per fortuna che quando sto bene non ricordo mai nulla.

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(Andrea Donati) febbre incubo malattia sogno sonno https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Sonno-tormentato Wed, 30 Jan 2013 20:30:00 GMT
Lo stereotipo dell’eroe https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Lo-stereotipo-dell-eroe Evoluzione di un personaggio?

A 30 anni:

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A 35 anni:

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A 45 anni:

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Anche a voi sembra la stessa persona in epoche diverse? Moraccione, sguardo truce quanto basta, barbetta… fantascientifico nella prima immagine, bravo ragazzo nella seconda, vendicativo nella terza.

Beh.

Sono tre persone diverse: Adam Jensen nella prima immagine, protagonista di Deus Ex: Human Revolution; John Tanner nella seconda immagine, protagonista della serie Driver; Max Payne, nella terza immagine, protagonista dell’omonima serie in tre capitoli.

Ora, capisco che per certi tipi di protagonisti avere volti o fattezze tipo i seguenti sia un po’ assurdo:

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(Chi li riconosce?)
Però dai, un po’ di fantasia! Per dire, Jason Brody (Far Cry 3), poteva essere la versione dei moraccioni a 25 anni:

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Ma vedete i grandi cambiamenti? Barba e capelli castani!

Sigh.

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(Andrea Donati) barbetta deus ex driver farcry max payne moraccione protagonista stereotipo truce https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Lo-stereotipo-dell-eroe Mon, 28 Jan 2013 20:30:00 GMT
No a prescindere https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/No-a-prescindere C’è un’azienda che in Italia ha:

  • 16.700 dipendenti;
  • l’80% part-time;
  • il 71% a tempo indeterminato;
  • il 23% in apprendistato;
  • il 6% a tempo determinato;
  • tutti assunti con contratto collettivo nazionale del lavoro (C.C.N.L.) del turismo;

Questa azienda decide di assumere 3.000 lavoratori nel corso del 2013, mettendo in chiaro alcune cose, tra le quali:

  • di attenersi ai tempi stabiliti “anche per andare al bagno, come avviene in tutte le attività professionali in cui il rispetto coordinato dei tempi è un fattore chiave per la qualità del lavoro”;
  • vanno ricoperte diverse mansioni, “in genere distribuite secondo i turni e con un criterio di rotazione”;
  • “Devono essere adeguatamente coperte anche le ore di apertura notturna e i week-end”;
  • per i contratti a tempo indeterminato e apprendistato sono previste 14 mensilità con retribuzioni allineate al contratto collettivo nazionale del lavoro del turismo, a cui si aggiungono le maggiorazioni per i turni e i bonus;

Per promuovere queste assunzioni, visto il tempo che corre, colpire nel segno è un gioco da ragazzi. Così con una pubblicità ad hoc nei vari media si sparge la voce, con una campagna che recita “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. 3.000 nuovi posti li mettiamo noi”.

Ok. 3.000 nuovi posti, fiko. Part-time, paga onesta, a turni, con orari ben precisi.
Notate qualche inghippo?

Io no.

Qualcun altro sì, la Filcams-CGIL.
Ti pareva.
Con la scusa della campagna promozionale che denigra il primo articolo della costituzione, il sindacato accusa l’azienda di queste cose:

  • l’80% dei dipendenti è part-time;
  • devono prestare servizio con orario notturno e nei week-end.

Aspetta un attimo… ma non sono esattamente le stesse cose messe in chiaro dall’azienda? Qual è il problema? Sono caratteristiche ben note!

Possibile che un sindacato si debba scagliare contro un’azienda che assume? Poi si legge il motivo di tanto astio: l’azienda si è “sistematicamente sottratta al confronto” sul contratto integrativo aziendale e ha relazioni sindacali a livello nazionale “pressoché inesistenti”.

E ti credo! Se quando la società decidere di assumere, la presa di posizione della Filcams-CGIL è no a prescindere, cosa pretendi che faccia?!
Dai, su… nessuna azienda con un briciolo di buon senso si sognerebbe di avere relazioni con una sigla sindacale che ragiona in questo modo.
McDonald’s è evidentemente una di queste.

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(Andrea Donati) assunzioni cgil filcams full-time mcdonald notturna part-time sindacato turni week end https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/No-a-prescindere Wed, 09 Jan 2013 20:15:00 GMT
Capo in casa d’altri https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Capo-in-casa-d-altri Questo è un post che avrei voluto scrivere parecchi mesi fa, durante l’estate, ma per un motivo o per l’altro non l’ho mai messo nero su bianco. Lo scrivo ora, ma fate finta sia datato novembre scorso.
A suo tempo mi è più volte capitato di parlare con gente che esprimeva il suo pensiero più o meno in questi termini: “ma se Monti è tanto bravo, perché non ha fatto questo e quello e quest’altro e quell’altro? Allora andavano bene le cose anche prima”.

Forse perché la maggioranza non era sua ma dei partiti eletti precedentemente. E finché si trattava di “prosciugare”, questi partiti lo appoggiavano a mani basse, tanto la colpa e le critiche cadevano su Monti e non su di loro; nel momento in cui andava contro gli interessi delle lobby o dei partiti stessi bam! Si trovava di fronte ad un muro, sempre più spesso, fintanto che non gli è caduto addosso nel momento in cui si è cominciato a parlare di giustizia e candidabilità degli indagati.

Premesso che anche Monti se l’è andata a cercare, in ogni caso quando sei da solo a capo di una maggioranza non tua devi obbligatoriamente scendere a compromessi.

Ma vaglielo a spiegare…

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(Andrea Donati) maggioranza monti opposizione ostruzionismo parlamento politica https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Capo-in-casa-d-altri Tue, 08 Jan 2013 20:15:00 GMT
La scusa del risparmio https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/La-scusa-del-risparmio Da una parte c’è il risparmio, dall’altra c’è una corretta espressione del voto.

Ovvio che accorpare delle elezioni politiche con un referendum locale sia economicamente vantaggioso, ma è anche ben poco corretto dal punto di vista del reale valore del quesito.

In quanti sarebbero in grado di mettersi lì a richiedere soltanto la scheda per le politiche e rifiutare quella del referendum? Giusto per far capire la situazione, quando all’ultimo referendum ho rifiutato due schede su quattro, ho mandato nel panico il seggio. Sono stato l’unico in tutto il seggio a rifiutare delle schede. Dai, praticamente tutti le prenderebbero entrambe, poi al più mettono una croce sul “Sì” perché i referendum si votano “Sì” a prescindere, evviva l’ignoranza, oppure disegnano un pene coi testicoli, ma intanto la percentuale di votanti aumenta.

Chi vuole che il referendum consultivo (ovvero senza quorum, a scopo indicativo non vincolante) è ovvio che punti all’accorpamento, parlando di risparmio economico per ipocrisia, perché sa che solo con un election day si potrà sperare di raggiungere un numero di voti notevole, e di conseguenza far pesare la propria voce.

Chi vuole che il referendum non passi si espone di più a critiche ipocrite. Il più che corretto motivo del “si falserebbero le intenzioni di voto” verrebbe ignorato o sbeffeggiato.

Fatto sta che a suo tempo avevo già parlato del finanziamento alle scuole private, in un articolo che tra l’altro era riuscito a farsi strada in un sistema che sembrava a senso unico in quanto a opinioni.
Ora si discute sull’accorpare o meno le elezioni politiche a questo referendum.

Chi vuole il referendum sa che andrebbero a votare i promotori insieme a chi ha capito poco o male il fine di questo finanziamento. Ma con la scusa del risparmio e quindi con un election day, a votare ci andrebbe il gruppetto di cui sopra in aggiunta a coloro che alle politiche si ritrovano una scheda in più in mano, mettendo la croce sul “Sì” o disegnando un pene coi testicoli perché in entrambi i casi non hanno idea di cosa si parli.
Visto che a Bologna si vota sempre in massa allora ecco che i numeri diventerebbero pesanti, costringendo la giunta a ripensare alla propria posizione, mandando probabilmente in crisi le già scricchiolanti alleanze interne e, soprattutto, rischiando di sbattere fuori dai nidi 1.600 (milleseicento) bambini.

Che senso avrebbe vincere così, per dare ragione a 4 gatti? Che si paghi allora questo referendum, con i soldi nostri, grazie a coloro che hanno firmato ai banchetti senza avere alcuna idea delle conseguenze.

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(Andrea Donati) asili convenzionati finanziamento paritarie politica referendum scuole https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/La-scusa-del-risparmio Mon, 07 Jan 2013 20:15:00 GMT
Punire, non incentivare https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Punire-non-incentivare

Il primo post dell’anno è dedicato alla spazzatura. Ah sarà proprio un bell’anno!

Il 28 novembre scorso si è riunito il Consiglio Comunale di Pianoro per parlare delle modifiche e integrazioni al regolamento per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Il sistema “eGate” di Rastignano è stato naturalmente al centro della discussione.

Vi sarete ormai fatti due palle così a leggere di ‘sta storia che ormai ho spulciato in tutte le lingue, ma in sostanza questa seduta è importante perché il sistema sperimentale adottato a Rastignano di fatto diventa definitivo.

Il sistema eGate punisce il virtuoso, incentiva all’abbandono, produce migrazioni in altre zone. Inoltre i bidoni sono spesso rotti, di impossibile accesso per i disabili, di difficile utilizzo per gli anziani, con aperture troppo piccole per le esigenze delle famiglie numerose.
E se mai ci sarà il monitoraggio sull’utilizzo della tessera, tutto questo sarà estremizzato.

Un progetto fallimentare fin dalla sua ideazione, sbagliato, assurdo. E l’assessore Sassatelli spara numeri fuori dal mondo, 75% di differenziata, quando è palese l’origine di un dato così assurdo. Basta guardarsi attorno, non c’è un bidone che non abbia rifiuti abbandonati a fianco.

E adesso tutto questo è diventato parte del regolamento comunale, grazie al consenso di 13 consiglieri e al silenzio assenso degli altri 4.

Sapete qual è la ragione per cui si è adottato questo metodo e non il porta a porta? Perché secondo Sassatelli è “il più possibile economico”.

Sassatelli ha calcolato quanti soldi vengono spesi per riparare i bidoni rotti? Per mandare a casa della gente altre tessere? Per creare inutili report individuali? Per mettere telecamere sulle zone a rischio? Per aumentare i controlli sull’abbandono? Per chi deve ogni volta raccogliere i rifiuti abbandonati di fianco ai cassonetti?

Il sistema porta a porta funziona sempre, è indubbiamente il metodo più efficace per il riciclaggio. Ma toh, sembra ci sia un sistema che costa meno. Invece di facilitare la vita alla gente, soprattutto indirizzando quella più incivile nella giusta strada mettendo sotto al loro naso i bidoni già pronti, questo sistema è pensato per renderla più difficile a tutti quanti.

Ok, il porta a porta costa troppo? La gente ha già una tessera in casa? L’idea di farla pagare meno sulla base di quanto differenzia, invece di quanto indifferenzia, è un’idea così assurda? Per esempio usando i soldi dell’eGate (e delle sue disgraziate quanto ovvie conseguenze) per aumentare gli orari di apertura del centro di smistamento di Pian di Macina, premiando coloro che portano personalmente i rifiuti a differenziare invece di abbandonarli davanti ai cancelli?

Il concetto di “tu differenzi quindi sei bravo e paghi meno”, ovvero l’incentivo a migliorarsi, è del tutto sconosciuto a Sassatelli. L’idea del sistema eGate è chiara: puniamo tutti a prescindere. Poi chi riesce ad abbandonare i rifuti, a buttarli da altre parti, a metterli nei cassonetti sbagliati e via discorrendo, in futuro potrebbe anche essere che pagherà di meno. I più incivili, i più furbi, i più menefreghisti, pagheranno meno.

Buon anno.

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(Andrea Donati) bidoni differenziata egate politica porta a porta rastignano rifiuti sassatelli spazzatura https://www.andreadonati.it/blog/2013/1/Punire-non-incentivare Sat, 05 Jan 2013 20:15:00 GMT
Graffette d’autore porta a porta https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Graffette-d-autore-porta-a-porta C’è una società che vende graffette porta a porta. Ma graffette d’autore eh.
Per farlo utilizza metodi non propriamente legali, raggirando la gente, truffando gli anziani, dando copie omaggio ma firmando contratti che obbligano all’acquisto, promettendo tirature limitate che limitate sono ben poco o garantendo un incremento del valore nel tempo in realtà assente. Il tutto a prezzi fuori mercato.

I clienti si lamentano, lo scandalo arriva nelle tv pubbliche e private, arriva l’Antitrust che spara alla società 400mila euro di multa per pratica commerciale scorretta. Il tutto a fine 2011.

La società fa ricorso al TAR e il Presidente si dice “allibito” dalla decisione dell’Antitrust, annunciando che nel frattempo la società ha appena dato il via a una campagna di ricerca di personale per 70 posti di lavoro.

Un mese dopo la società si dimentica delle assunzioni e annuncia la richiesta di cassa integrazione per 56 dei 71 attuali dipendenti. Colpa della multa, dicono, nonostante la multa fosse contestuale all’annuncio delle assunzioni.

Comunque il tempo passa e nell’estate del 2012 si ricomincia a parlare sui media di nuove vendite truffaldine. Una reiterazione del reato che non può passare inosservata.
Infatti a ottobre 2012, due mesi fa, il TAR non può che confermare “il gravato provvedimento per quanto riguarda sia l’accertamento della scorrettezza della pratica commerciale posta in essere dal professionista, sia l’importo della sanzione irrogata”.

A novembre 2012 la società di graffette ne acquista un’altra, che tra l’altro a maggio di quest’anno era stata multata dall’Antitrust di 100mila euro per pratica commerciale scorretta.

Curioso caso in cui i “simili si attraggono”, non credete?
Queste vicende segnano gravemente le immagini delle società coinvolte e, naturalmente, di chi le rappresenta.

Se vi chiedo di dare un giudizio sul Presidente di questa società di graffette, cosa direste? Ignorereste tutti i guai giudiziari avuti dalla società che ha fondato e diretto per tanti anni? Ignorereste tutte le truffe? Gli annunci in pompa magna seguiti da smentite?
Secondo voi che tipo di persona è il Presidente di questa società di graffette?

Bene.
Qualche giorno fa è morto. Ricominciamo.
Se vi chiedo di dare un giudizio sul Presidente di questa società di graffette, cosa direste? Ignorereste tutti i guai giudiziari avuti dalla società che ha fondato e diretto per tanti anni? Ignorereste tutte le truffe? Gli annunci in pompa magna seguiti da smentite?
Secondo voi che tipo di persona era il Presidente di questa società di graffette? 

Per i quotidiani che ne hanno riportato la dolorosa notizia si parla solo della fondazione e direzione della società, delle acquisizioni, dell’amore per le graffette d’autore. Niente scandali, la morte li assolve, e la gente può ipocritamente andare a salutare il grande Presidente, la cui società da lui fondata e diretta truffava e reiterava la truffa ai danni della gente.

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(Andrea Donati) antitrust art'è artè assoluzione autore colpe libri morte multa tar truffa https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Graffette-d-autore-porta-a-porta Sat, 29 Dec 2012 20:15:00 GMT
Linea 13 a Rastignano, un passo avanti https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Linea-13-a-Rastignano-un-passo-avanti Finalmente i tre Comuni di Bologna, Pianoro e San Lazzaro hanno messo nero su bianco l’accordo procedimentale per l’allungamento della linea 13 fino al Ponte delle Oche di Rastignano.

Poi tra il nero su bianco e l’inizio dei lavori ci saranno in mezzo verifiche su verifiche. Diciamo che se tutto va bene i lavori partiranno a fine 2013 e termineranno a fine 2014, a detta del sindaco, mentre per TPER la durata raggiungerà i due anni.

In ogni modo i lavori saranno articolati sostanzialmente in queste fasi:

  1. a primavera 2013 verrà demolita la struttura di fronte al Ponte delle Oche;
  2. terminata la demolizione partiranno subito i lavori per la realizzazione della rotonda che sostituirà l’incrocio tra via Andrea Costa, via Marzabotto e il Ponte delle Oche;
  3. in prossimità della rotonda verrà realizzata anche la fermata che fungerà da capolinea del 13, indicativamente dove ora fermano anche il 96 e il 906 (e il 13 serale) che sarà ampliata e rimessa a nuovo.
  4. TPER provvederà a quel punto a realizzare la linea aerea per permettere ai filobus di raggiungere il nuovo capolinea.

Ovvio che l’obiettivo principale sia quello di permettere al 13 di raggiungere la fermata dell’SFM di Rastignano. Poi che la diretta conseguenza sia la copertura dell’intero territorio residenziale e commerciale del paese non può che essere una cosa positiva.

Poi ci sono gli aspetti negativi.

Il primo è che la linea aerea passerà lungo via Andrea Costa, e naturalmente non potrebbe essere altrimenti. Ma questo significa anche che i progetti futuri per via Andrea Costa al termine della realizzazione del nodo di Rastignano, ovvero una stradina comunale con utopiche speranze pedonali, vada a morire definitivamente se ogni due o tre minuti passa uno snodato da oltre 15 metri.

Il secondo sono i commenti dei sapientoni.

Roba del tipo “Ci sarà da divertirci quando farà manovra al capolinea considerando gli spazi che ci sono”, che vuol dire non aver letto della nuova rotatoria e della demolizione della struttura che permetterà di ampliare notevolmente gli spazi.

Seguita da “a Rastignano disagi per i 2 anni di lavori”, quando in realtà i lavori saranno al Ponte delle Oche, che è fuori dal “centro” (hahahaha!) di Rastignano e comunque l’unico momento di reale disagio sarà durante la posa della linea aerea, che non durerà di certo 2 anni, visto che stiamo parlando di appena 1 chilometro di allungamento.

Poi il finale è uno spasso: “Considerando che il 96 è più facilmente superabile quando è fermo alla fermata, invece il 13 di lunghezza quasi doppia meno.” Lungo tutta Rastignano la linea longitudinale di mezzeria è continua: via 2 punti della patente, da 39 a 139 euro di multa. Poi non contiamo che le fermate del Paleotto e del Ponte delle Oche sono in corrispondenza di un attraversamento pedonale, e in questo caso fai ciaociao alla patente.

Dai, facciamo che è una trollata e ci sono cascato.

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(Andrea Donati) capolinea filobus linea 13 pianoro rastignano rotatoria tper https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Linea-13-a-Rastignano-un-passo-avanti Fri, 28 Dec 2012 20:15:00 GMT
Io non sto con Marco https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Io-non-sto-con-Marco
  • Fino ad oggi tutti i provvedimenti di amnistia e indulto sono stati assorbiti in un paio d’anni.
  • Dopo ogni provvedimento di amnistia e indulto c’è sempre un sensibile rialzo degli indici di incremento dei reati.
  • A volte bastano anche solo un paio di punti (ma se ne potrebbero aggiungere ben altri) per rendere assurda e ridicola l’ennesima battaglia per l’amnistia e l’indulto.

    Combattere il sovraffollamento delle carceri e la mastodontica lentezza processuale non si possono risolvere con un provvedimento a tempo e pericoloso.

    Basterebbe che anche uno soltanto di coloro che escono per l’indulto facesse un reato contro una persona. Uno soltanto.

    Chi ripagherebbe quella persona? Pannella?

    Ma per favore.

    In Italia nel 2010 c’erano 68mila detenuti, in Germania 69mila. Come mai in Germania la densità penitenziaria era pari all’89% e in Italia al 153% se i detenuti erano numericamente uguali? Non è il caso di riflettere su questo dato intervenendo sulle carceri, invece di risolvere il problema per un paio d’anni liberando i criminali e aumentando i reati?

    Come mai nel 2010 in Germania i detenuti in attesa di giudizio erano il 15,5% della popolazione carceraria e in Italia il 43,6%? Quarantatre percento! Non è il caso di riflettere su questo dato intervenendo sui tempi processuali, invece di risolvere il problema creando una situazione di pericolo per la gente?

    Nooo.

    Amnistia e indulto: così mentre ci sarà chi gode e si pavoneggia per il grande gesto d’umanità nel dare la libertà a chi non la merita, con le mani si tapperà le orecchie per non sentire la disperazione di chi subirà il loro ritorno.

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    (Andrea Donati) amnistia carceri detenuti indulto pannella processi reato sovrappopolazione https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Io-non-sto-con-Marco Thu, 27 Dec 2012 20:00:00 GMT
    Scar...glie di torrone https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/scarti-scaglie-torrone

    Scaglie di torrone con pistacchi Flamigni.

    La mia coinquilina mi ha giustamente fatto notare che sembrano gli scarti dei torroni, riciclati con un nome altisonante e venduti in belle confezioni.

    Oh, l’ha detto lei eh?

    In effetti usare il termine “scaglie” al posto di “scarti” può essere un’ottima idea commerciale.

    Se l’è pure mangiate tutte, ‘sti scarti non dovevano essere poi così male.

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    (Andrea Donati) flamigni pistacchi scaglie scarti torrone https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/scarti-scaglie-torrone Wed, 26 Dec 2012 20:00:00 GMT
    Un anno di LogBLog.it https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Un-anno-di-LogBLog-it Oggi LogBLog.it compie un anno! 173 post (compreso questo) e tanti visitatori, il 15% dei quali hanno aperto LogBLog.it cercando “bambina nel pozzo” e di conseguenza hanno portato questo assurdo e inutile post ad essere il più visitato del sito.

    Diamo spazio anche gli “1”:

    Attualmente link ai post di LogBLog.it li trovate anche su Twitter, Facebook, Google Plus e tramite RSS.

    Prossimo appuntamento il 23 dicembre 2013!

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    (Andrea Donati) anniversario auguri compleanno logblog statistiche un anno https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Un-anno-di-LogBLog-it Sun, 23 Dec 2012 20:00:00 GMT
    Non c’hanno più visto https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Non-c-hanno-pi-visto C’è ‘sta donna di 60 anni con la pensione minima. Peccato abbia il vizio del gioco e si ritrovi indebitata. Prende un pezzo di cartone, ci scrive sopra “I soldi o sparo, stai zitta, il mio complice ti sta guardando”, poi prende una pistola finta e tira via il tappo rosso.

    Va in un supermercato, mostra pistola e cartello alla cassiera che le dà mile euro. Arriva il 113, soldi recuperati, finita lì.

    Questa signora che, ripeto, non è una vecchina perché 60 anni sono ormai un’età ancora lavorativa, ha fatto la stronzata, è stata beccata e rilasciata perché soggetto non pericoloso in attesa di giudizio, e mi sta bene.

    Poi arriva il Codacons. In quale lodevole iniziativa si impegnerà il Codacons? Forse nel prendersi carico gratuitamente della signora nel farla guarire dal vizio del gioco? Forse nell’accompagnarla gentilmente nella necessaria pianificazione economica di una vita di certo tristemente basata su una pensione minima? Forse nel comprendere le ragioni del gesto per evitare che questo non si ripeta?

    No.

    Le dà un avvocato gratis.

    Poi chi se ne fotte della cassiera che avrà perso anni di vita quando si è vista una pistola semiautomatica puntata in faccia, chi se ne fotte se la signora avesse dato i soldi a qualcun altro facendoli sparire.

    No, la signora è un caso, usiamo i soldi degli associati per darle un avvocato gratis.

    Urge ricordare al Codacons che questa signora ha 60 anni, non 80, ha la pensione minima ma vive con il marito, non è da sola, e ha contratto debiti per il vizio del gioco, non è che arriva a fatica a fine mese.
    Questa signora ha minacciato di morte una persona, ha rubato i soldi di un supermercato, non è che ha rubato un tozzo di pane o una mela.

    Questi hanno letto “anziana con la pensione minima rapina un supermercato” e improvvisamente non c’hanno più visto. E’ come se avessero visto la luce, ma una luce così forte da accecarli. E così non hanno letto l’età, non hanno letto che cosa l’ha portata a quel gesto, non hanno letto cosa ha rubato né come l’ha rubato.

    Ma che testa ci vuole per ergere a martire una rapinatrice? In tutta Italia c’è gente che non arriva a fine mese? Chi se ne fotte! Questa ha avuto le palle di rapinare un supermercato, premiamola! E al diavolo gli altri morti di fame!

    Mi sembra di sognare, non fosse che ne avevo già parlato in passato. Io mi chiedo chi ancora dia i soldi ad associazioni così. Piuttosto li devolva direttamente alla rapinatrice.

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    (Andrea Donati) anziana arma assistenza avvocato codacons gratis gratuita legale pensione pistola rapina supermercato https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Non-c-hanno-pi-visto Mon, 17 Dec 2012 16:30:00 GMT
    In fila col sorriso ebete https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/In-fila-col-sorriso-ebete Domenica scorsa (domenica), mezz’ora di fila (mezz’ora), alla cassa del minuscolo Conad di Rastignano.

    Domenica. Mezz’ora di fila.

    Al di là della rottura di cogxioni, ero piuttosto soddisfatto. Alcuni mesi fa dissi la mia sulle aperture domenicali. Non ho cambiato idea di mezza virgola.

    (Poi, tornando alla fila in sé, non ho nemmeno cambiato idea sull’assurda mancanza di parchi commerciali nel Comune di Pianoro.)

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    (Andrea Donati) cassa coda conad domenica festivi lavoro rastignano sindacato https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/In-fila-col-sorriso-ebete Sun, 16 Dec 2012 16:30:00 GMT
    Oltre al danno anche la beffa https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Oltre-al-danno-anche-la-beffa image

    Lagaro è una piccola frazione di Castiglione dei Pepoli. Si trova nell’appennino bolognese, in alto ma non troppo, 400 metri, caldo ma non troppo d’estate, freddo ma senza eccessi d’inverno.

    Conosco la località perché è vicina ad un altro paese dove ogni tanto trascorro qualche giorno d’estate. So della sua posizione, piuttosto distante da vie di grande comunicazione, so della sua dimensione, un migliaio di abitanti, e so che lì vicino ci sono i cantieri della variante di valico.

    Da ieri Lagaro ha il suo nodo. Lì l’hanno chiamato “circonvallazione di Lagaro” ma nel bolognese questo termine è ormai riconosciuto come nodo. Anche Lagaro ha una strada provinciale che passa fuori dal paese. Il nodo di Lagaro.

    Gli abitanti di Rastignano possono continuare a prendersela in quel posto ancora per parecchi anni. Con rispetto per Lagaro, oltre al danno anche la beffa.

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    (Andrea Donati) castiglione circonvallazione lagaro nodo rastignano strada https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Oltre-al-danno-anche-la-beffa Sat, 15 Dec 2012 16:30:00 GMT
    Polemiche sulla coerenza https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Polemiche-sulla-coerenza Solo io noto che qualcosa non va nella frase che segue?

    Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico allora prende e va fuori dalle palle.

    Vabbè che il concetto di democrazia è piuttosto interpretabile, ma c’è un limite a tutto.

    E in ogni caso, inconsapevolmente o meno, Grillo ha indiscutibilmente ragione, e la scelta di cacciare Giovanni Favia e Federica Salsi (e non sono neanche i primi) è assolutamente ragionevole. Il Movimento 5 Stelle di chi è? Di Giovanni Favia? Di Federica Salsi? Chi ha fatto le regole del Movimento, Giovanni Favia? Federica Salsi?

    Inutile girarci intorno, tutte ‘ste polemiche non valgono nulla. Nulla. Ci sono delle regole, le regole vanno seguite, se non le si seguono si prende e si va da un’altra parte dove ci sono regole diverse. Tutti erano perfettamente consapevoli dei metodi di Grillo e Casaleggio, a tutti sono chiari i modi e i toni usati dal primo e tutti hanno a disposizione le inquietanti idee esposte nei video del secondo.

    Ma di che ci si sorprende? Sembra quasi che questa coerenza di Grillo sia improvvisamente diventata una sorpresa inaspettata. 

    Grillo ha usato un termine sbagliato, “democratico”, ma la sostanza delle sue azioni è chiara e ragionevole. Chiamiamolo “regolamento”, “indicazioni”, “statuto”, quel che si vuole. Il Movimento 5 Stelle si è dato delle regole e queste vanno rispettate.

    Come in un qualunque altro partito politico.

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    (Andrea Donati) casaleggio democratico democrazia espulsione favia grillo m5s partito regole salsi https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Polemiche-sulla-coerenza Fri, 14 Dec 2012 16:30:00 GMT
    Il ribes nero https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Il-ribes-nero Ok, mettiamo che ci sia in Italia qualcuno che ami le mele a tal punto da decidere di fondare un’associazione che appoggi le mele, chiedendo allo Stato fondi per diffonderne la coltivazione nella gran parte delle regioni d’Italia.

    Naturalmente gli toccherà scontrarsi con altre associazioni, per esempio quella delle arance diffusa principalmente al sud, quella delle pere, anch’essa ricca di seguaci un po’ ovunque, ma anche associazioni minori come quella dei kiwi, relegate a piccole zone.

    Tutte quante richiedono fondi allo Stato, fondi che sono limitati, pertanto sono sempre in continua lotta e discussione tra loro.

    Un giorno una piccola associazione “radicale” di frutta, il ribes nero, apre una nuova sede. Ci sono altre associazioni che non amano il ribes nero a causa di alcuni gravi eventi avvenuti negli anni passati, che avevano coinvolto antichi esponenti di un altro frutto di bosco, il sambuco nero. L’odio contro il sambuco nero e la frutta nera in generale è rimasto da allora, e tra i maggiori accusatori ci sono le arance e soprattutto le varie altre associazioni dei frutti di bosco rossi.

    Queste ultime iniziano a far partire manifestazioni di protesta contro l’apertura della nuova sede del ribes nero. Manifestazioni che sono incentrate principalmente sul colore di quel particolare ribes. La manifestazione è talmente d’odio nei confronti del ribes nero che proseguono le minacce e le provocazioni anche al termine della stessa, fino all’apice raggiunto poche sere più tardi.

    Tre esponenti dell’associazione dell’uva spina si dirigono davanti alla nuova sede del ribes nero.

    Uno è rimasto in macchina in un vicolo. Due sono scesi e, mentre un giovane stava per scrivere sul muro con una bomboletta, l’altro ha acceso e gettato una molotov; tre agenti di una pattuglia della Digos, appostata nei pressi, si sono qualificati e gli hanno intimato l’alt. I due sono fuggiti: uno a piedi, seguito da un poliziotto, mentre l’altro è salito in auto. Con l’aiuto delle Volanti, allertate dalla sala operativa, la polizia li ha fermati, non senza fatica perché questi hanno risposto con calci e pugni. Fermata l’Audi, il giovane alla guida ha tentato anche lui di scappare a piedi. “Complimenti. Mi avete preso, sono io il terzo”, ha detto ai poliziotti l’ultimo ad arrendersi.

    Le accuse: atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, fabbricazione e detenzione di congegno esplosivo o incendiario, lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale.

    Qualche giorno più tardi le principali Associazioni di frutta (mele, pere e arance) della zona si riuniscono in un’apposita sede di quartiere. Un esponente di queste Associazioni dice:

    a seguito del vergognoso attentato di stampo terroristico subìto <dall’associazione del ribes nero> per mano di tre giovani <dell’uva spina>, si esprime solidarietà <all’associazione del ribes nero> e agli Agenti rimasti contusi nelle fasi dell’arresto dei malviventi

    Apriti cielo: gli esponenti delle arance, vicini alle associazioni dei frutti di bosco rossi, si rifiutano di esprimere qualunque tipo di solidarietà.

    Voi cosa ne pensate di questa scelta? Ora vi dico la mia.

    Qui non c’è una questione di interpretazioni: la scelta è chiara, bianco o nero. O si esprime solidarietà nei confronti del ribes nero, o in pratica si appoggia l’attentato. Non è che esprimi il tuo dissenso perché

    Siamo un quartiere pacifico e <contrario alla frutta di colore nero> e quell’odg fa rientrare <il ribes nero> nelle <associazioni di frutta>, ma così non è. Inoltre la sede in cui ci troviamo è proprio intestata ad un <antifruttanera> e importante membro dell’<Associazione Nazionale Frutta Rossa Italiana> e del <Comitato Unitario Antifruttanera>”.

    Ma chi se ne frega dell’intitolazione della sede.
    E poi scusa, “siamo un quartiere pacifico”? Ma va? Non è un quartiere orientato alla guerra? E’ un po’ come quei comuni che scrivono “denuclearizzato”. Bella forza, la legge vieta il nucleare! E poi checché se ne dica il ribes nero è un frutto.

    In ogni modo la sostanza è che pur di non avere nulla a che vedere con il ribes nero, le associazioni delle arance giustificano la molotov e giustificano l’attentato. Non lo dicono eh? Sia chiaro. Ma la scelta è fin troppo chiara.

    Bel ragionamento! Non c’è una sorta di razzismo in tutto questo?

    Ora fatevi anche voi un’idea della reazione dell’associazione delle arance di rifiutare la solidarietà al ribes nero, poi se volete andare a leggere la cronologia dei fatti:

    Parte 1Parte 2 - Parte 3

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    (Andrea Donati) antifascisti attentato casa pound centri sociali comunisti fascisti incendio molotov razzismo sede terrorismo https://www.andreadonati.it/blog/2012/12/Il-ribes-nero Thu, 13 Dec 2012 16:15:00 GMT
    Il nodo della Croara https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Il-nodo-della-Croara

    Non si direbbe che questa stradina stretta stretta sia in realtà un’arteria di grande comunicazione.

    Siamo matti? No, è la cosiddetta “Croara”, una minuscola viuzza che collega San Lazzaro (zona Bellaria), Bologna (zona Ponticella), Rastignano (zona Valleverde) e Carteria di Sesto (zona Lelli).

    Ma c’è via Toscana, direte. Eh, e chi conosce via Toscana sa quanto sia impossibile da percorrere senza incappare nei suoi duecento semafori e nelle file chilometriche.

    Così in molti sfruttano via Croara (compresa via Madonna dei Boschi, da cui è tratta la foto) come vero e proprio “Nodo di Rastignano”.

    Proprio così, un’alternativa a via Toscana esiste già, una sorta di “Nodo di Rastignano” in grado di collegare tre Comuni.

    Peccato che, appunto, la strada sia larga come un mignolo, le curve siano cieche, l’attraversamento animali sia una costante e le misure di sicurezza ai lati della strada siano assenti.

    Quanto ci vorrebbe per rendere la Croara una via di comunicazione sicura? Penso proprio meno rispetto ad un nodo che, se va bene, sarà pronto nel 2020.

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    (Andrea Donati) bologna croara nodo ponticella rastignano san lazzaro strada https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Il-nodo-della-Croara Mon, 26 Nov 2012 16:15:00 GMT
    L’ufficio C.C.S. colpisce ancora https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/L-ufficio-C-C-S-colpisce-ancora I conti correnti postali nascono nel 1918. Insieme ad essi sono quindi introdotti i bollettini postali. Ad oggi vengono ancora usati moltissimo, affiancati naturalmente da sistemi più moderni (per modo di dire) come il bonifico bancario che, tramite home banking, risulta immediato e privo di commissioni.

    L’Ufficio Complicazione Cose Semplici del Comune di Pianoro, dopo aver colpito Rastignano con il sistema eGate, ha deciso di intervenire sui metodi di pagamento al Comune, almeno per quanto riguarda le rette scolastiche. Il bonifico bancario è uno strumento eccessivamente moderno, troppo semplice da eseguire e addirittura arriva ad essere gratuito per l’utente finale: malissimo! Urge una soluzione!

    Hanno quindi deciso che a partire dai pagamenti di dicembre non è più previsto il bonifico bancario. Si paga esclusivamente con il bollettino postale. Le Poste Italiane saranno contente e i servizi di home banking pure, perché pagando un bollettino da un conto online si pagano non solo le commissioni alle Poste, ma anche alla banca.

    Ottimo! Aspetto trepidante il prossimo intervento dell’Ufficio C.C.S.

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    (Andrea Donati) bonifico home banking pagamenti pianoro poste rastignano https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/L-ufficio-C-C-S-colpisce-ancora Sun, 25 Nov 2012 16:15:00 GMT
    Vecchie pettegole https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Vecchie-pettegole Prima di guardare la foto, provate a fare una riflessione con me.

    Prendiamo due settimanali.

    Conoscete “Autosprint”? E’ un periodico cartaceo dedicato ad auto e motori con notizie, listini, quotazioni, prove su strada e recensioni.
    Chi pensate possa essere il tipico lettore di Autosprint? Secondo i dati Audipress è un uomo tra i 35 e i 44 anni.

    Bene.

    Conoscete “Oggi”? E’ un periodico cartaceo dedicato alle famiglie italiane (già qui…) con notizie, gossip, salute e cucina. Ha anche un sito web: gli argomenti trattati sono gli stessi che vengono mostrati nelle colonnine laterali dei siti dei quotidiani online, non so se avete presente (cliccate sul link, ne vale la pena).
    Chi pensate possa essere il tipico lettore di Oggi? Secondo i dati Audipress è una donna sopra i 65 anni.

    Ora, non ci voleva certo l’Audipress per indovinare questi dati, ma è importante capire che spesso il lettore medio di determinate riviste è esattamente quello che si immagina.

    Per questo motivo mi ha sorpreso molto il messaggio che ho letto oggi nella biblioteca di Rastignano e di cui riporto una foto scattata male.

    In sostanza qualcuno ruba sistematicamente le copie di “Oggi”.

    Ora, torniamo all’inizio del post. Chi è il lettore medio di “Oggi”? Immaginate la signora anzianotta, la tipica pettegola accotonata (vi ricordo gli argomenti tipici di una rivista come “Oggi”), che entra in una biblioteca per rubare. Rubare.

    Uno si aspetta degli episodi di vandalismo, uno si aspetta che scompaiano dei computer, dei DVD, toh, delle riviste per auto. Roba che potrebbe rubare un ragazzo. Tanto per stare negli stereotipi del ladro comune. Ma ce lo vedete un ladro di computer o di DVD rubare “Oggi”?

    Allora penso a ‘sta tizia che ruba le riviste. Ci vuole proprio una testa tanta.

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    (Andrea Donati) anziane autosprint biblioteca furto lettori oggi rastignano rubare vecchiette https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Vecchie-pettegole Sat, 24 Nov 2012 16:15:00 GMT
    Non batte https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Non-batte La chiusura nei fine settimana della T a Bologna, la riqualificazione di vie e piazze, la raccolta differenziata porta a porta, gli interventi pratici ed estetici che in generale il Comune di Bologna fa o progetta di fare sono il segno che finalmente, dopo tanti anni di coma, il battito c’è ancora.

    Poi non sono qui ora per discutere del risultato (se vogliamo ci sarà tempo e modo), ma per evidenziare il fatto che finalmente, lo ripeto, finalmente si sta facendo qualcosa.

    Ora si attende di sentire il battito anche sul tema della mobilità, perché lì il coma dura da decenni, indicativamente tra il 1963, con il saluto definitivo ai tram, e il 1967, con l’inaugurazione della tangenziale. Da allora il nulla più totale.

    Bologna, sotto questo punto di vista, è talmente arretrata che siamo costretti ad affidarci a pubblicità scandalose. Roba che andava bene negli anni ‘70. Siti web che promuovono sistemi di trasporto che potevano andare bene 30 anni fa, che potevano essere scarse alternative 20 anni fa, essere ridicoli 10 anni fa, mentre oggi sono solo il risultato di un immobilismo disarmante.

    Io sono sempre stato a favore del People Mover, non è possibile che per avere un degno collegamento tra aeroporto e stazione si debba aspettare un decennio. Lo vuoi fare e lo fai, ci son quattro gatti che urlano, cazzi loro, hai un programma sulla mobilità, la maggioranza della gente te l’ha votato e lo devi portare a termine.

    Altrimenti ci dobbiamo sorbire pubblicità come queste:

    Fino ad oggi, per andare a prendere l’aereo a Bologna o per tornare a Firenze dall’aeroporto bolognese le uniche alternative erano il treno o l’automobile.

    STRESS, INQUINAMENTO, COSTI PROIBITIVI!!! 

    Affidati al nuovo servizio esclusivo di bus APPENNINO SHUTTLE! Noi vi portiamo assieme ai vostri bagagli praticamente dentro l’aeroporto


    Ma vi rendete conto? Siamo nel 2012 e promuovono l’utilizzo di un AUTOBUS, un AUTOBUS, come miglior mezzo per raggiungere l’aeroporto di Bologna da Firenze. UN AUTOBUS!

    Con Appennino Shuttle impiegherete soltanto 80 minuti e con la fine imminente della variante di valico autostradale ci metterete ancora meno… Comodo no?.

    Ma comodo un par de balle! Ottanta minuti? A parte che ci metti 80 minuti quando non c’è traffico, auguri! Poi non si può gioire per un’ora e venti di viaggio in AUTOBUS, quando con treno + people mover al massimo (al massimo) ci vogliono 50 minuti.

    Ma dai, un autobus per unire la stazione di Firenze all’aeroporto Marconi. Questa è com’è ridotta Bologna in tema di mobilità alle soglie del 2013.

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    (Andrea Donati) aeroporto autobus autostrada bologna firenze marconi mobilità people mover treno https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Non-batte Thu, 22 Nov 2012 16:15:00 GMT
    La visione d’insieme https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/La-visione-d-insieme Allora, mettiamo che io abbia un’immensa industria che produce, chessò, palline colorate.

    A Bologna ne vendo così tante che piano piano voglio estenderne la vendita su tutta Italia, costruendo punti vendita qua e là.
    Il problema è: come faccio arrivare le palline colorate ai miei punti vendita? La soluzione è semplice: contatto un’azienda specializzata in stoccaggio e distribuzione, in grado quindi di immagazzinarmi tantissime palline colorate e di trasportarle ai punti vendita solo quando ne hanno bisogno.
    Grazie a questa azienda posso continuare a concentrarmi nella realizzazione delle palline colorate, senza dover investire una quantità smodata di denaro nella realizzazione di un centro di smistamento interno.

    Bene.

    Inizio a spedire le mie palline colorate a questa azienda. Tutto fila liscio finché il calo dei consumi (ah… la crisi…) si abbatte anche sulle mie palline colorate. Le richieste diminuiscono del 25%, quindi devo comunicare all’azienda che si ritroveranno a dover distribuire una percentuale minore di palline ai vari punti vendita.

    Un giorno, di punto in bianco, il centro di smistamento si blocca. Non distribuisce più le palline colorate. Nel corso delle settimane successive i punti vendita serviti da quel centro iniziano a svuotarsi e a non avere più ricambi.

    E’ un bel problema. Per quale motivo l’azienda ha interrotto la distribuzione?

    Telefono alla direzione: ohibò, da un mese è un corso uno sciopero con picchetto. Un gruppo di lavoratori dell’azienda coadiuvati da gente proveniente da centri sociali (no comment) sta bloccando la distribuzione delle palline colorate.
    Oh, parliamoci chiaro: tiro fuori i contratti firmati con questa azienda in cui faccio notare che nero su bianco erano state indicate clausole ben precise in cui l’azienda doveva rispettare in tutto e per tutto i diritti dei lavoratori e via discorrendo, roba che a suo tempo avevamo firmato apposta per evitare situazioni simili. Loro mi garantiscono che hanno sempre seguito scrupolosamente le leggi, mi danno conferma di questo anche le istituzioni del luogo.

    Eppure la questione non va bene per niente.

    Per la mia azienda di palline colorate questo è un problema enorme: sono costretto a interrompere la produzione, di fatto azzerando gli incassi e pagando gli stipendi di tasca mia.
    A causa delle problematiche di quell’azienda inizio ad avere problemi anch’io. Le palline venderebbero ma non posso venderle!

    Così mi stufo, telefono all’azienda e chiedo che ci si riunisca tutti insieme per trovare la soluzione. Guarda te se devo essere io a risolvere i problemi di un’altra azienda! E dire che l’avevo scelta esterna apposta per rimanere concentrato sulla produzione delle palline colorate!

    L’incontro è un disastro: i sindacati non hanno intenzione di togliere il blocco, l’azienda non sa che fare. Io continuo a non vendere, i punti vendita sono vuoti e reclamano i prodotti, ho gli operai che costruiscono le palline colorate preoccupati per il ritardo dell’ultimo stipendio.

    Basta, urge una soluzione: cambio temporaneamente centro di smistamento fintanto che continuano i blocchi. Contatto un’altra azienda per far riprendere la distribuzione.
    E così riparte la produzione, riparte la vendita, tornano i soldi per pagare gli stipendi agli operai, e tutto torna alla normalità. Nel frattempo continuo a trovarmi con i sindacati e l’azienda per trovare una soluzione.

    Tutto bene quel che finisce bene?
    Mica tanto.

    Do un’occhiata ai quotidiani di questi giorni:

    “Sciopero dei facchini delle palline colorate: scontri”. Eh? Da quando ho dei facchini? Mi giro e guardo gli operai al lavoro sulle palline colorate… mica stanno scioperando! Quelli che scioperano sono alcuni facchini dell’azienda di stoccaggio e distribuzione! Che c’entro io?

    “Manifestazione contro i ricatti dell’azienda delle palline colorate”. Eh? Ricatti? Scopro che per “ricatti” intendono la mia decisione di spostare temporaneamente la distribuzione delle palline colorate in un altra azienda, di fatto interrompendo i lavori della prima e rischiando la mobilitazione per più di 100 lavoratori. Ehi! Ma quell’azienda era già bloccata da prima! Mica l’ho bloccata io!

    “Sindacati contro i licenziamenti dell’azienda di palline colorate”. Eh? Ma io non sto licenziando nessuno, ho solo detto all’azienda che le avrei mandato meno palline perché ne sto vendendo meno, poi è lei che decide il da farsi. Che faccio, la riempio di palline fino a farla scoppiare perché i punti vendita ne chiedono di meno? E chi mi dà i soldi delle palline invendute?

    “Abbiamo verificato un punto vendita locale. Mistero sulle condizioni di lavoro”. Eh? Ma che c’entra un punto vendita con l’azienda di distribuzione? Si vuole trovare l’inchiesta per forza? E quale mistero? Il direttore non c’era, cos’è, si fanno entrare in negozio persone che fanno domande personali senza alcuna autorizzazione?

    Poi arriva un’altra mazzata.

    Il giorno successivo a questi titoli dei quotidiani partono su blog e social network delle campagne denigratorie contro le palline colorate (qui i link non li metto perché all’incoscienza c’è un limite), con iniziative di boicottaggio per la salvaguardia dei lavoratori dell’azienda di distribuzione.

    Ma che cosa c’entra la mia azienda che fa palline colorate con quella che le distribuisce? Possibile che la mia decisione di riuscire a vendere quelle palline per poter dare lavoro agli operai e ai punti vendita debba paradossalmente scatenare un’ondata di proteste negative?

    “Il manifesto delle palline colorate diventa un boomerang sul web”. Oh questa poi… tempo fa avevo deciso di creare un sito web in cui la gente poteva proporre nuovi temi per le palline colorate. Un’iniziativa di incredibile successo che serviva a fidelizzare i clienti e concedere loro una voce nell’azienda. Dopo i titoli assurdi dei quotidiani, il sito si è riempito di insulti. E dopo questi altri titoli è partito un effetto domino e ora il sito è un’autentica fornace di invettive.

    Bene, la storia finisce tristemente qui.
    Niente happy ending, niente incredibile svolta finale.
    Questa è la tipica scena, sia chiaro identica anche per altre aziende, in cui non si ha o non si vuole avere ben chiara la visione d’insieme. L’altra campana non esiste. Figuriamoci in una storia come questa, dove ce ne sono almeno tre.

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    (Andrea Donati) crisi distributore distribuzione facchini giornali ikea sciopero sindacati vendita https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/La-visione-d-insieme Sun, 11 Nov 2012 16:00:00 GMT
    Eresia a prescindere https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/eresia-a-prescindere Ogni tanto mi gusta andare controcorrente.

    Lucia Rizzi, alias Tata Lucia, protagonista dello spot della Nutella. Vade retro! Anatema! Eresia!

    Pfff.

    Che sia un problema calorico? Una porzione di Nutella (la Ferrero indica 15 grammi ma suvvia, mettiamone 30) spalmata su una fetta di pane apporta 162 calorie, meno della metà delle calorie consigliate per una corretta colazione. Aggiungiamoci la fetta di pane, un frutto e il latte e la quantità calorica è perfetta. Quindi il problema non è calorico.

    Che sia un problema di ingredienti? Olio di palma, senza dubbio. Allora mangiamoci dei bei biscotti! Olio di palma anche lì. Fette biscottate? Pure lì. Poi non parliamo dello zucchero. Frollini, corn flakes, merendine… aaaghhh!

    Si dovrebbe quindi rinunciare a tutto e mangiare esclusivamente frutta? Hai voglia: ci vorrebbero una manciata di mele per tirar su l’energia necessaria. Niente mele? 15-20 albicocche posso essere un’alternativa?

    Andiamo, non è certo la fettina di pane e Nutella presa a colazione ad ammazzare la gente. E lo dice uno che la Nutella non la mangia praticamente mai, e che tra un pane e Nutella o un cornetto salato non ci pensa due volte e sceglie il cornetto.
    Poi oh, c’è chi preferisce far colazione con 4 banane. Tutto il mio rispetto eh? Ma non posso non pensare a questa vecchia barzelletta:

    DOCTOR: You’ve got to stop drinking, smoking, and chasing women.
    PATIENT: If I do that, will I live to be 100?
    DOCTOR: Naw, but it’ll sure feel like it.

    (Source: http://www.nutella.it/)
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    (Andrea Donati) calorie colazione ingredienti nutella spot tata lucia https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/eresia-a-prescindere Sat, 10 Nov 2012 16:00:00 GMT
    Caro Giornalista Freelance… https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Caro-Giornalista-Freelance …parliamoci chiaro.

    Non è che arrivi un mese dopo, scrivi un articolo che tratta gli stessi identici argomenti scritti da me, con gli stessi dati, e non citi la fonte.

    Perché a volte non basta riscriverlo da zero per farlo sembrare nuovo, o condirlo con altre foto: sei arrivato in ritardo di tre settimane, hai cercato su Internet, hai trovato i miei post, e da quelli hai costruito il tuo articoletto.

    Poi comodo pubblicarlo su due o tre dei vari blog personali per diffonderlo, peccato sia una pratica scorretta per aumentare la visibilità. E ne approfitti anche perché, visto che è passato del tempo dai miei ultimi articoli sull’argomento, qualcuno che aveva dimenticato la questione sparge il link del tuo articolo (o di una delle varie copie) nei social network. Come se fosse una novità, come se nessuno fino ad ora ne avesse mai parlato.

    Com’è facile copiare eh?

    Ironicamente, nella tua biografia c’è scritto che il giudizio sulla tua professionalità spetta ai lettori.

    Beh io ho letto il tuo articolo, e il mio giudizio sulla tua professionalità è pari a zero. Ze-ro.

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    (Andrea Donati) articolo copia copyright fonte freelance link https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Caro-Giornalista-Freelance Thu, 08 Nov 2012 16:00:00 GMT
    Il maraglio metano https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Il-maraglio-metano

    A Bologna si utilizza di frequente un termine che si sta pian piano diffondendo in tutto il Paese: maraglio.

    In rete si trovano un sacco di definizioni, quella che ho trovato più azzeccata è la seguente (mi inchino all’autore della definizione perché non avrei saputo far meglio):

    aggettivo sostantivato utilizzato per identificare ragazzi/e abbastanza grezzi che si mettono in mostra in modo vistoso e cafone. Il giovane della Bologna bene affermerà “che gran maraglio!” indicando platealmente il possessore della Renault 5 turbo con ruote iperlarghe e adesivi sul genere “turbo”, “Rabbit”, “O’neill”. Il contrario avviene quando il giovane della bologna bene sfodererà il Porsche fiammante dal quale scenderà rigorosamente iperabbronzato con camicia bianca e con occhiali da sole “Rayban” portati anche la sera. In questo caso la domanda più comune tra la gente è: “Ma che maraglio è…?”

    Fine premessa.

    Mentre andavo al lavoro mi passa di fianco un’auto dalla quale esce un “UNZ! UNZ! UNZ!” dal volume più che notevole. Mi giro e guardo dentro, trovando alla guida un giovane il cui look rispecchia esattamente la definizione suddetta.

    L’auto prosegue la sua corsa e dietro leggo marca e modello: FIAT Punto Natural Power.

    Non ci sono più i maragli di una volta.

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    (Andrea Donati) bolognese cafone definizione fiat grezzo maraglio metano natural power https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Il-maraglio-metano Sun, 04 Nov 2012 15:45:00 GMT
    Criticare serenamente https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Criticare-serenamente Ché poi non è che io son solo capace di dare addosso al Comune di Pianoro eh. Mi rendo conto del lavoro immane che c’è dietro anche soltanto leggendo il loro albo pretorio, dal quale si evincono alcune iniziative molto interessanti e che denotano comunque un impegno costante.

    Un esempio è l’ex multisala StarCity: ammirevole la volontà del Comune di mantenere la zona ad uso commerciale, cosa di cui Rastignano, Pian di Macina e Pianoro hanno un bisogno esagerato, sia essa una rinnovata multisala o un centro commerciale (dai Esselunga, fiuta l’affare!).

    Potrei anche dire che tutto ciò di cui non parlo funziona. In realtà potrebbe anche non funzionare, è solo che o nessuno me l’ha fatto notare, o non mi ha ancora coinvolto direttamente o, semplicemente, non me ne può fregar di meno.

    Tuttavia ci tengo a sottolineare che le critiche che io metto nero su bianco in questo blog sotto il tag “Rastignano”, non vanno generalizzate all’intero operato del Comune di Pianoro, ma siano unicamente circoscritte al problema evidenziato.

    E ora posso tornare a criticare serenamente!

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    (Andrea Donati) commerciale critica rastignano residenziale starcity https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Criticare-serenamente Sat, 03 Nov 2012 15:45:00 GMT
    Problemi collaterali https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/-1

    Quando ho esposto tutte le ragioni per cui il sistema della chiave elettronica per i bidoni dell’indifferenziata fa acqua da tutte le parti, ho dimenticato di dire che se la gente trova il bidone rotto, non ha la tessera o il sacchetto è troppo grande, potrebbe gettare i sacchetti in un bidone della differenziata a fianco.

    Qui ci sarebbe da discutere sul fatto che sia o meno educata a non lasciare i sacchetti per terra…

    Comunque, i bidoni del vetro, plastica e carta hanno fori di ingresso troppo piccoli per un tipico sacchetto della spesa pieno di zozzeria. Quello dell’umido invece ha l’apertura identica all’indifferenziato e di fianco alla serratura penzola la chiave di plastica per aprirlo.

    Indovinate che fine fanno i sacchetti di indifferenziata.

    Bene, evidentemente qualcuno che potrei identificare nel Comune di Pianoro (non ho letto comunicazioni ufficiali in merito, quindi la mia è esclusivamente una deduzione personale, potrebbero essere anche stati dei vandali, ma a che pro?), si è accorto che evidentemente i bidoni di organico erano pieni di sacchetti di indifferenziata.

    Cos’ha fatto?
    Ha tolto le chiavi di plastica.

    Così da un giorno all’altro la gente si è trovata con in mano dei puzzolenti sacchi di umido e l’impossibilità di aprire il bidone.
    La foto rende chiaramente l’idea della fine che hanno fatto i sacchi.

    Quindi ora tutti i bidoni di umido sono definitivamente chiusi con la serratura. Anche i bidoni di indifferenziata sono chiusi con la serratura. Uno ha una chiave di plastica, l’altro una chiave elettronica.

    L’obiettivo della sperimentazione, ovvero rendere più agevole la raccolta differenziata rendendo più complicata l’indifferenziata (ditemi voi se un’idea simile può avere un senso logico), si sta trasformando nel rendere più complicata sia la differenziata sia l’indifferenziata.

    Non ho parole.

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    (Andrea Donati) bidoni chiave differenziata indifferenziata rastignano sportello tessera umido https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/-1 Fri, 02 Nov 2012 15:45:00 GMT
    Dare per scontato https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Dare-per-scontato Con migliaia di foto da conservare, catalogare e non perdere, puntare tutto su un PC con un altro hard disk di backup per me non è abbastanza.

    Così vado alla ricerca di luoghi in cui conservare le mie foto. Dato che alcune di queste foto mi piacerebbe renderle pubbliche (un po’ come ho fatto con un paio di foto l’inverno scorso su questo blog), e dato che i servizi di storage tendono ad avere uno spazio comunque limitato, ho puntato gli occhi sui siti dedicati esclusivamente all’archiviazione delle foto.

    Ho dato per scontato che tutti questi siti, oltre ad uno spazio illimitato per le foto, alla promozione e alla pubblicazione delle stesse, dessero anche la banalissima possibilità di scaricare il proprio archivio in caso di necessità.

    Dopo qualche ora sparsa qua e là a leggere innumerevoli forum, recensioni e altro dedicati ai più disparati servizi, trovo quello giusto. Spendo altre ore a sistemare e fare l’upload di duecento foto, dieci alla volta. Beh oh, dopo un po’ mi stufo, ci sarà un metodo migliore!

    Così cerco “uploader for windows” nella schermata di supporto. Ne parlano! C’è un utente che chiede quando uscirà, dato che vuole fare il backup delle proprie foto, ne ha a migliaia e a furia di 10 alla volta diventerà matto.

    Beh gli rispondono che no, il sito non è concepito per i backup. Gli utenti possono inserire le foto nel sito, ma non le possono scaricare.

    Uh.

    Si ricomincia a cercare.

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    (Andrea Donati) 500px archivio backup download foto online storage upload https://www.andreadonati.it/blog/2012/11/Dare-per-scontato Thu, 01 Nov 2012 15:45:00 GMT
    Buuuh https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/buuuh Buuuh!!!

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    (Andrea Donati) Senza categoria https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/buuuh Wed, 31 Oct 2012 15:45:00 GMT
    Poco gratis o molto scontato? https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/Poco-gratis-o-molto-scontato Io non riesco a capire.

    Sono amministratore di un minuscolo Comune e, tra le millemila spese che devo sostenere ogni anno ho a disposizione 100mila euro da destinare alla scuola d’infanzia (asilo nido).
    C’è un asilo comunale e uno privato.

    Il solo asilo comunale, con i suoi 10 bimbi, tra entrate (fino a 400 euro al mese a bambino per i più benestanti) e uscite (stipendi, ristrutturazioni, sovvenzioni, e via discorrendo), mi porta via 80mila dei 100mila euro totali.

    Il problema è che ho ricevuto 15 richieste, non 10. Gli altri 5 bambini dove li metto?

    Vediamo, mi restano 20mila euro, con i quali non riuscirei mai a gestire un altro asilo, figuriamoci a costruirne, ristrutturarne o affittarne uno per poi doverlo gestire: se l’altro me ne costa 80mila, i calcoli si fanno in fretta.

    Per questo motivo con quei 20mila euro che mi rimangono vado nell’asilo privato e dico ai gestori: il vostro asilo costa 900 euro al mese per ogni bambino. Noi vi diamo 20mila euro così che per 5 bambini che vengono iscritti in convenzione con il Comune, 500 euro ve li danno i genitori, gli altri 400 noi. 400 euro al mese per 5 bambini per 10 mesi di asilo fanno 20mila euro in tutto. Inoltre è chiaro che in quanto Comune come parte responsabile dell’istruzione che viene data a questi bambini, pretendo da parte dell’asilo privato un elevato e controllato livello di educazione.

    In questo modo riesco a garantire il posto per tutti i bimbi che necessitano di una scuola dell’infanzia (che, sottolineo, non è obbligatoria), senza dover sostenere spese folli per la realizzazione di altre strutture, garantendo un posto sicuro dal costo nullo o irrisorio per le famiglie in difficoltà e uno più costoso ma comunque notevolmente scontato per chi rientra in parametri meno “bisognosi”.

    Bene, ora si parla di un referendum indetto da un comitato per l’abolizione di queste sovvenzioni pubbliche alle scuole private nella città di Bologna, e la seguente destinazione di quei fondi alle scuole pubbliche.
    Il problema, come visto nell’esempio, è che quei fondi sono insufficienti per garantire la totale copertura della richiesta di posti-asilo.
    I numeri forniti dal Comune di Bologna sono 1737 posti in convenzione contro appena 175 se gli stessi fondi fossero stanziati alle scuole comunali. 

    Sono certo che il comitato promotore del referendum avrà già individuato la soluzione a questo problema che non sia un semplice quanto stupido “destiniamo ai nidi altri soldi”.

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    (Andrea Donati) asilo comitato convenzione copertura infanzia referendum scuola https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/Poco-gratis-o-molto-scontato Tue, 30 Oct 2012 15:45:00 GMT
    Auguri automatici https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-1

    Non parliamo dello spam e di quelli ancora a venire per via dei fusi orari… poi il sole è sorto e sono arrivati anche quelli non automatici. Grazie a tutti!

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    (Andrea Donati) auguri automatismo compleanno email forum https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-1 Mon, 22 Oct 2012 14:30:00 GMT
    Contiamo le mani alzate https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/Contiamo-le-mani-alzate Quello che segue è un estratto di un documento pubblico, per l’esattezza è il programma triennale delle opere pubbliche 2013/2015 del Comune di Pianoro, pubblicato il 10/10/2012 (pur con data 29 settembre).

    Se non avete voglia o non avete la possibilità di ingrandire la foto, ecco cosa appare nelle parti cerchiate di rosso:

    Realizzazione di nuova rotonda di immissione alla fondovalle savena e capolinea ATC 13 presso ponte delle Oche a Rastignano.
    Stima tempi di esecuzione:
    Inizio lavori: 2° trimestre 2012 – Fine lavori: 4° trimestre 2012 

    Chi ci crede alzi la mano.

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    (Andrea Donati) lavori linea 13 ponte delle oche rastignano rotonda tper https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/Contiamo-le-mani-alzate Fri, 19 Oct 2012 14:30:00 GMT
    Numeri timidi https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-2

    Sempre dall’ultimo numero di Pianoro Informa si parla di una corretta e ottima iniziativa:

    Si informano tutti i cittadini che tutti i lampioni su palo del territorio sono numerati (il n. è posizionato sul palo e ben visibile)

    Bene, osservando la foto vi invito a verificare l’eventuale correttezza dei punti che seguono:

    • il numero è timido
    • il numero si è appisolato
    • il numero non si sta staccando, in realtà si sta attaccando da solo
    • gli utenti alti almeno 190cm sono invitati a collaborare fissando al palo ogni mattina il numero con la mano
    • lo sputo non è una colla adatta a questa iniziativa
    • il numero sta andando a prendere la tessera per i bidoni dell’indifferenziata
    • c’è un motivo per cui altre città stampano i numeri o fissano targhette con nastri o viti sul palo
    • nuovo concorso de “L’Idea”: porta con te un adesivo con il numero, attaccalo ad un lampione del luogo in cui ti trovi, e manda la foto al giornale!

    Quando nel consiglio comunale chiederanno chi ha avuto la brillante idea di usare dei foglietti di carta adesiva che si disfano al primo cambio di temperatura autunnale (pensate a quando nevicherà o picchierà il sole a 40 gradi), quale pensate potrà essere la risposta?

    • nessuna
    • “ormai non ha più senso attribuire delle colpe”
    • “il Progetto egate è un clamoroso successo!”
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    (Andrea Donati) colla distacco lampione numerazione rastignano https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-2 Thu, 18 Oct 2012 14:30:00 GMT
    Permesso… https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/Permesso

    • Bidone blu: ciao vado a fare un giro nel prato!
    • Bidone verde: ehi aspetta vengo anch’io!
    • Bidone giallo: voi andate che io vi aspetto sul marciapiede!

    Starring: i due bidoni erranti la sig.ra Barriera Architettonica.

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    (Andrea Donati) barriera architettonica bidoni marciapiede prato rastignano https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/Permesso Wed, 17 Oct 2012 14:30:00 GMT
    Compleanni https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-3 Il 13 ottobre è stato il compleanno del bimbetto. Il 13 ottobre è stato anche il compleanno del pepe. Beh, non proprio il compleanno, diciamo che è l’anniversario della scadenza. Tra l’altro Marco è nato nel 2010 quindi potrei persino sentirmi in colpa nell'essermi dimenticato di festeggiare il primo anniversario della scadenza del pepe… dato che quel giorno ero in ospedale.

    Tanti auguri!

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    (Andrea Donati) anniversario bimbo compleanno pepe scadenza scaduto https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-3 Tue, 16 Oct 2012 14:30:00 GMT
    Vandalismo a go-go https://www.andreadonati.it/blog/2012/10/-4

    Qualche settimana fa nel sito dell’ormai defunta L’Informazione era apparso un articolo in cui si parlava del vandalismo nel parco dell’ex laghetto. Sono passati due mesi (DUE MESI) e i segni del vandalismo sono stati in parte nascosti esclusivamente dal verde, che fitto fitto cresce senza che nessuno lo tagli.

    E così ora il palo di ferro che sostiene il bidone è sempre lì nel prato, pronto ad accogliere le fronti dei bambini che correndo inciampano nella base del tronco d’albero a sinistra o affondano nel buco a destra. Il buco non si vede? C’è, c’è… l’erba è cresciuta e l’ha coperto per bene.

    Quando vivevo con i miei genitori, una volta al giorno portavo il cane in un parco le cui condizioni erano simili a questo. Panchine, bidone e giochi per bimbi imbrattati e divelti, sporcizia ovunque, verde non curato. Di punto in bianco un giorno arrivo e vedo tutto ripulito. I graffiti sono rimasti ma i giochi sono sistemati, le panchine sono rimesse al loro posto così come il bidone.

    Il giorno dopo torno e vedo il bidone completamente sradicato dalla sua posizione, esattamente come quello in foto. “E’ durata poco”, penso. Beh il giorno successivo arrivo e il bidone è tornato esattamente al suo posto, piantato a terra. Passano 24 ore e il bidone è di nuovo gettato nell’erba, sradicato. Il giorno successivo il bidone è al suo posto, piantato nel terreno ancora più a fondo, talmente in basso che basta poco che tocca terra. Per sradicarlo di nuovo ci stavano mettendo una settimana. Ogni giorno che passava il terreno intorno al bidone era sempre più brullo.

    Oh.